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Autore: Agapanto Blu    30/07/2011    4 recensioni
Questa One-Shot è un attimo della vita di Milena, una donne forte colpita da un evento traumatico. La sua vita non ha continuazione, ma solo un passato che non può essere lasciato indietro.
Abbiate pazienza, è la mia prima storia in assoluto.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La donna come il sole

Camminò ancora un po’ sul bagnasciuga, non ancora pronta a fermarsi.
Le onde la raggiungevano pigre e le lambivano con delicatezza le caviglie, era come se sapessero che non sarebbe fuggita, che non serviva inseguirla.
In fondo, alle sue calcagna c’era già abbastanza gente.
Non sapeva dire quanto tempo le restava, se secondi o minuti…
Ore no… Non erano così sprovveduti…
Raggiunse quelle cinque grosse rocce che costituivano tutti gli scogli di quella spiaggia e saltò sulla prima con agilità per passare da quella alla terza, la più alta e centrale… Per chi non era abituato, raggiungere quel punto era difficile: gli scogli erano bagnati e perlopiù privi di appigli.
Si accoccolò sulla pietra e si cinse le ginocchia con le braccia per poi affondare il mento nell’incavo tra le gambe.
Sospirò e guardò il sole calare inesorabilmente verso il mare, in cui si sarebbe spento come ogni sera… Lei e il sole erano molto simili, tutti e due si ostinavano a compiere il loro ciclo sapendo che il momento in cui potevano brillare sarebbe finito, eppure lo accettavano perché sapevano che, prima o poi, sarebbe venuta un’altra alba…
Sorrise amara e raddrizzò la schiena per poter infilare una mano nello scollo della sua camicetta e tirarne fuori un pezzo di carta piegato in quattro.
Era carta da fotografie, lucida e in bianco e nero…
La foto raffigurava un uomo dai capelli castani sui quaranta anni che teneva in braccio un bambino sui dieci che pareva la sua copia ringiovanita, i due si guardavano tra di loro ridendo.
Per un attimo rivide l’immagine dalla prospettiva in cui l’aveva vista il giorno i cui l’aveva scattata: lei stava dietro l’obbiettivo…
“Forza Almerique! Guarda la mamma che ti fa la foto!” diceva l’uomo al bambino. Erano in piedi uno accanto all’altro e l’uomo stava indicando con l’indice lei al di là della macchina fotografica con treppiede. E il bambino rideva in risposta. “Guarda, papà, che io la sto guardando! Sei tu che guardi me!” rispondeva con allegria. E l’uomo si atteggiava da finto offeso, incrociava e braccia e diceva: “Ah sì?” Dopodichè si chinava e prendeva il bambino tra le braccia come si fa con i neonati… Il bambino gridava di gioia mentre il padre lo prendeva in giro. I due si guardavano e ridevano e lei, sorridendo, scattava la foto. “Ma… Milena? Perché hai scattato adesso? Non guardavamo né l’uno né l’altro!” borbottò l’uomo, il padre del bambino. “Lascia perdere, Johan! Ho perso le speranze di farvi una foto in cui mi guardate entrambi… E credo che questa sia comunque la più bella che abbia mai scattato…” diceva lei enigmatica. Johan spostava il bambino in modo da metterselo bene appoggiato sull’avambraccio sinistro e si avvicinava a lei che aggirava la macchina per andargli incontro. L’uomo le cingeva la vita con un braccio per poi darle un bacio veloce sulla bocca… Il gesto causava l’ilarità del piccolo Almerique e, subito dopo, quella di lei e di Johan.
Con il suono di quelle risate ancora nelle orecchie, Milena tornò al presente.
Johan aveva trentanove anni all’epoca, Almerique dodici e lei trentasette, erano in vacanza in Toscana e dietro di loro spiccava la campagna intorno alla splendida Firenze.
Milena si lasciò sfuggire un sorriso mentre fissava di nuovo la foto.
Lei, italiana, e Johan, statunitense, si erano incontrati su di un taxi in Francia perché il vecchio autista aveva caricato anche lei che doveva andare dal capo opposto della città, nonostante sull’auto ci fosse già Johan. Quando lei aveva detto l’indirizzo, comunque, lui non aveva detto nulla, anzi!, si era rivolto al tassista dicendogli di portare prima la signora perché lui non aveva fretta… In realtà era già in ritardo per un’importantissima riunione di lavoro e la sede di essa era a solo due isolati di distanza…
Una volta arrivati all’indirizzo di casa sua Johan si era reso conto che era ormai notte e che il suo capo gli aveva appena lasciato un messaggio sulla segreteria che gli diceva che poteva considerarsi licenziato in tronco!
A Milena si era stretto il cuore e l’aveva invitato ad entrare ed ospitato per la notte sul divano dell’appartamento.
Quel giorno era iniziata la loro storia d’amore.
Qualche settimana dopo il capo di Johan l’aveva richiamato e gli aveva riofferto il lavoro perché il cliente che aveva lasciato ad aspettare era fallito incredibilmente e la loro azienda aveva quindi risparmiato un sacco di soldi; lei si era laureata in Scienze Politiche pochi mesi dopo.
Si erano sposati poco dopo e poi lei era rimasta incinta…
Quando l’ecografia aveva decretato il figlio maschio per loro non c’erano stati dubbi sul nome, il nome di quel pazzo d’un autista che li aveva fatti incontrare: Almerique.
Ed eccoli lì, in vacanza: l’italiana, l’americano e il francesino… che strana famiglia…
Poi… Poi…
Poi era successo tutto e a lei era rimasto niente…
Niente se non quella foto…
Le voci la raggiunsero, un tramestio di grida e parole e un sacco di volte il suo nome ripetuto.
“Milena! Milena! Stia ferma, per l’amor del cielo! Non si butti!”
Che sciocchi, non era la prima volta che scappava e non si era mai suicidata…
Senza pensarci due volte e senza distogliere gli occhi dalla linea del mare, Milena ripiegò la foto e la rimise tra i suoi seni.
Arrivarono due uomini grandi e grossi che, con non poche difficoltà, salirono sul suo scoglio.
Milena non guardava nessuno, solo il sole di cui ormai restava solo una strisciolina all’orizzonte…
Come al sole restava poco prima di tramontare a lei restava poco prima di andare via da lì…
“Forza signorina Milena…” le disse un uomo all’orecchio quando fu finalmente saldo sulle gambe su quella pietra scivolosa.
Lì vicino risuonava la sirena di un’ambulanza, Milena sospirò e si alzò lanciando un’ultima occhiata al mare…
Del sole non restava traccia.
Un quarto d’ora dopo, Milena si trovava di nuovo in quella stanza dalle pareti imbottite dove tutto era bianco e gli oggetti e i muri sfumavano gli uni dentro gli altri…
Anche lei era vestita di bianco…
Si sedette per terra con la schiena contro un muro…
In manicomio ci stanno i pazzi, i matti, quelli con problemi mentali…
Ma lei non era matta…
Loro la stavano facendo diventare tale!

Articolo di giornale conservato nella cartella clinica della paziente Milena Missouri:

CLAMOROSO INCIDENTE AEREO A GENOVA! Il veivolo si è schiantato sulla pista di atterraggio alle dieci di ieri mattina per cause ancora ignote agli inquirenti che, tuttavia, seguono tutte le piste: dall’incidente all’attentato. Ad ora sono quindici le vittime su i cinquanta passeggeri del volo di linea, tra di esse il famoso imprenditore Johan Missouri e il giovane figlio Almerique.
  
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