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Autore: misslittlesun95    30/07/2011    4 recensioni
“Torna a prendermi amore mio, torna quando vuoi. Per ora ti lascio questi fiori, queste tre rose rosse, come nella canzone dei Modà; tre rose rosse per te per ricordarti di me.
La tua Annina" (OS molto corta)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tre rose rosse per te.
 

Il vento faceva ballare i capelli di Anna, neri, corti. Tutto era nero, quella mattina. I suoi abiti, il carro funebre, i vestiti dei vecchi colleghi. Rimanevano fuori da quel nero freddo e triste il suo rossetto, la bara marrone e gli alberi del Verano. Alberi in fiore. Loro rinascevano e sotto le loro fronde qualcuno se ne andava per sempre, sotto la gelida terra. Quel giorno se ne andava il vice questore Luca Benvenuto,  quasi trentasei anni, troppo pochi per morire.
Anna si guardò in torno. Elena abbracciata a Castelli piangeva, e troppe volte aveva già pianto ad un funerale. Raf e Antonella con una bimba in carrozzina, Ale tornato dall’America con in braccio Irene, la sua unica figlia e donna, dato che la madre era morta di parto. E poi ancora; Lorenzo, Gabriele e la Donati, Antonio, Ugo, Giuseppe e Vittoria. C’era anche Francesco, il figlio di Vittoria con la fidanzata incinta. Quello la rattristò ancora di più. Aveva perso il suo bambino, di nuovo. I medici pensavano che il suo corpo non avrebbe mai portato a termine una gravidanza, e così lei aveva deciso di crescere il piccolo Abel. Aveva lasciato il suo compagno e si era trovata una nuova casa. Voleva crescerlo, ma con Luca. Lo aveva chiamato una sola volta, lui l’aveva accolta. Stavano preparando tutto per il trasferimento quanto Vittoria l’aveva chiamata. Una sparatoria si era portata via il suo vero amore. Come si era portata via Irene tre anni prima, e chissà quanti poliziotti ancora. Ma non ci pensi, se non ci passi non ci pensi.
Abel le teneva la mano. Gli altri le dicevano parole di conforto, parole che lei non voleva sentirsi dire. Perché sentirsele dire significava accettare la morte di Luca, e lei non voleva accettarla. “ Non è morto”. Voleva urlare. “Lui non è morto, lui non se ne è andato.”
Ma non aveva la voce, per urlare. Tutto nella sua vita si stava spegnendo da quando lui se ne era andato. Quello era il funerale, il momento di piangere, ma Anna tutte le sue lacrime le aveva terminate nei giorni precedenti.  “Ci amiamo, perché non stiamo insieme?” se lo era chiesto per tanti anni. La colpa era sua, sempre e solo sua. Aveva paura, e quando aveva paura scappava. Ma ogni volta che scappi lasci dietro anche qualcosa di cui non puoi fare a meno. E per lei era Luca. “Ti ho lasciato troppo indietro, scusami amore mio”. Ma non poteva bastare delle stupide parole.
Durante la funzione era stata zitta, teneva la mano al piccolo e si guardava in torno. Solo loro del Decimo avevano poi partecipato alla sepoltura vera e propria. Lei era rimasta dietro, nascosta, lontano da chi non sapendo curare il proprio dolore voleva curare il suo.
Vittoria e Giuseppe se ne erano andati per ultimi, dopo mille abbracci e frasi come “fatti forza”. Abel stava pensando a chissà cosa e lei aveva deciso di lasciare accanto alla tomba i suoi fiori, le tre rose rosse che teneva in mano da quella mattina.
Dentro i fiori un biglietto.
“Torna a prendermi amore mio, torna quando vuoi. Per ora ti lascio questi fiori, queste tre rose rosse, come nella canzone dei Modà; tre rose rosse per te per ricordarti di me.
La tua Annina.” 

 

   
 
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