Sbagliata

“Sbagliata...”

Ninfadora Tonks si avviava verso la sua postazione. Il rumore dei sassolini che calciava via dal sentiero accompagnava il susseguirsi rapido dei suoi pensieri.

Aveva appena accompagnato a scuola Harry, che aveva tutto il sesto anno davanti a sé ed già era stato aggredito.
Come lei, in un certo senso.
Quella di Severus Piton era l'ennesima di una lunga serie di freccette che i suoi compagni dell'ordine le avevano piantato nella schiena. Era lei il bersaglio privilegiato dei commenti sprezzanti dei membri dell'Ordine da quando si sentiva... beh, così.

Sbagliata.

Potevano aiutarla, dopotutto erano nella stessa squadra, invece di appiccicarle in fronte sotto varie forme quell'etichetta.

Sbagliata.

Questo era ciò che tutti pensavano di lei. Questo era ciò che Tonks iniziava a pensare di se stessa.

Sbagliata per sua madre perché non mostrava traccia della spiccata femminilità tipica delle Black.

Sbagliata per Molly perché non era tutta casa, cucina e famiglia, anzi, non aveva prospettive di crearsene una in tempi brevi.

Sbagliata per i giovani ragazzi Weasley perché non era più la ragazza allegra dai capelli rosa cicca che faceva la sfilata dei nasi dopo le cene.

Sbagliata per Alastor, il suo mentore, per la sua notevole goffaggine.

Sbagliata per i suoi compagni d'armi, come Severus poco prima, perchè permetteva che i suoi drammi personali opprimessero i suoi poteri magici fin quasi ad annientarli.

Sbagliata perché autrice dello sbaglio in duello che ha portato alla morte di Sirius.

Sbagliata anche per lui, suo cugino, quand'era vivo.

“Per il perizoma da striptease di Merlino! Si può sapere cos'hai nel cervello, uno Schipodo Sparacoda?! Provarci con lui?! È troppo vecchio per te, ha la mia età! Tredici anni son tanti, renditi conto. Poi è un lupo mannaro e la licantropia non è mica un raffreddore! Sei giovane, per Godric, hai bisogno di vivere! Dà retta a tuo cugino per una volta, levatelo dalla testa!”

Non si deve parlar male dei morti ma Sirius non ha mai capito: solo con Remus Lupin lei non si sentiva sbagliata, non si sentiva fuori posto. Si sentiva amata. Si sentiva a casa.

Lui la capiva: nessuno meglio di Remus sapeva cosa significava essere additato dalla società come inadatto a farne parte. Anche se per motivi più seri, lui aveva passato la vita a sentirsi come lei.

Sbagliato.

Tonks avrebbe dovuto capire che non avrebbe dovuto chiedergli di uscire: era logico che sarebbe fuggito, lasciandola sola.

Quando una persona passa la vita ad essere considerata sbagliata smette di cercare una situazione in cui possa sentirsi giusta: si rassegna.

Anche lei l'avrebbe fatto: la sua forza emotiva, sgominata dal dolore per l'allontanamento di Remus, stava ormai venendo meno. 
Anche lei l'avrebbe pensata così, un giorno... o forse no.

Tonks non si sarebbe rassegnata, non così presto almeno: vivere la vita senza di lui significava assistere a una sequela di sbagli e critiche senza senso.

Costi quel che costi, sarebbe riuscita a far capire all'uomo che amava che spesso due persone sbagliate insieme riescono a dar vita a una cosa giusta.