Ma Sciau!!!! come
va la vita senza di me? migliora notevolmente vero?
eh lo so.......
senza stare ad
annoiarvi volevo ringraziare tutti...tantissimo..per tutto......
vvttttttb!!!!
Forse è un pochno
triste ma sta canzone ci stava troppo...quando ho riletto
il testo ho
pensato " è LEI!" e
infatti credo che sia venuta come volevo...
cioè vorrei
sempre fare meglio di quello che faccio ma bisogna anche
accontentarsi...una
one-shot su questa categoria...ce ne sono poche vero?
ma sono troppo
belli sti due...ed in fondo è solo grazie a loro chde ho cominciato a leggere
ff e scriverne!!! come li amo!!!!!!!!!!!!!!!!
purtroppo so
anche che è una categoria poco commentata...che peccato....
perchè le storie
sono davvero bellissisme (mie a parte) vabbè avevo detto
che non volevo
annoiarvi ma l'ho fatto lo stesso...questa è per ringraziare
tutte le persona
che hanno recensito "sussurrando all'oceano" dalla prima
all'ultima, so
bene che non è un granchè e che si è bloccata...ho ancora
qualche capitolo
e prima o poi la finirò...cmq...vi saluto vvttttb ciao!!!!!
*°*
Due
occhi scrutano fissi una parete, due occhi profondi che cercano qualche cosa e
non la trovano, semplicemente. Ormai ha intaccato tutto, ormai era finita,
ormai non sarebbe più cambiato niente, ormai aveva
indissolubilmente rovinato tutto. Con un soffio, con qualche
parola, con qualche sguardo di quelli più ghiacciati, con qualcosa di
impercettibilmente glaciale. Di qualche cosa che aveva distrutto tutto
quello che a pensarci bene non c’era ma che avrebbe voluto ci fosse. E forse in effetti…c’era qualche cosa…di quelle cose
piccole ma immutabili di quelle piccole imprevedibilità e di quei piccoli gesti
quotidiani, conosciuti e nuovi ogni volta. Anche solo nei suoi occhi, in quegli occhi che amava sopra a tutto,
in quegli occhi nei quali amava specchiarsi per vedersi magari migliore di
quello che era. E magari scrutarsi nei minimi
dettagli ma senza pensare a sé stesso ma a quella speranza che cresceva dentro
come un’ondata di marea scatenata da quel verde intenso.
Quegli stessi occhi
che poco prima si erano chiusi, feriti davanti a lui, che avevano lasciato cadere
scintille amare e luccicanti sulla gote. Che avevano
indotto la ragazza a scappare in camera, che avevano portato a quella improvvisa e arrabbiata partenza. A quella dolorosa
partenza.
Già la immaginava
in camera a fare la valigia rabbiosamente, raccogliere le sue cose a grandi
bracciate, mentre nascoste dai lunghi capelli color miele piccole lacrime
rabbiose lasciavano scie dolci e salate dietro di loro, sulla rosea pelle.
“perdonami” quanto sarebbe costato dire quella parola aprire la bocca e darle
fiato modulando quei suoni. Quanto gli sarebbe costato farlo? Poco, ma anche
troppo per lui. Così se ne stava inerme a guardarla fuggire dopo una telefonata
veloce, dopo non avergli più rivolto nemmeno una parola, dopo averlo guardato
come fosse l’ultimo degli stupidi e dei vermi sulla
terra. No, non uno sguardo disgustato, soltanto uno sguardo
ferito che valeva più di mille parole indignate, arrabbiate o chissà cosa.
Valeva più anche di qualche insulto o di un mutismo protratto. E quelle due
parole pronunciate a denti stretti e testa bassa, al telefono… “arrivo domani” aveva sussurrato senza sapere che quelle due uniche parole sussurrato
contro la cornetta, ascoltate dalla madre della ragazza, lo avevano
colpito a morte. E ora, seduto in cucina, mentre lei si appresta a uscire, in mano la valigia, la prospettiva di una
scalinata, un taxi e l’aeroporto…poi un aereo, qualche ora di viaggio e
l’America…per sempre. Ancora due parole… che spaventano, “per sempre” perché in fondo fanno paura? Perché nessuno
ha vere certezze e quando crede d’averne di sicuro sono infondate e allora
tutto cade come un castello di sabbia dopo un’onda spumeggiante, e tutto sembra
destinato a finire…e quel per sempre ti rende impotente, crudele ma anche
triste e rinchiuso. Una gabbia di per sempre, la
monotonia, la paura della routine…ma ora quelle parole che spaventano anche in
un contesto armonico e positivo sembrano mille volte più brutte e tetre. Per
sempre…che in quel caso equivaleva a “mai più” mai più con
lei…questo non poteva succedere eppure stava accadendo…la stava lasciando
partire… quando finalmente aveva capito che era tutto per lui…e senza di lei
lui non esisteva. “Come vorrei poterti rincontrare d dimenticare tutto quanto…”
> Tump < la porta che si chiude alle spalle di qualcuno
e un ragazzo che china la testa sconfitto, gli occhi
amareggiati celati dalla frangia dei folti capelli castani mormorando
una parola.
-Miyu…
Il tempo scorre o non trascorre
mai, a volte non esiste
Per questo non ho cancellato tutti i miei giorni con te
La strada scorre sale l¹ansia che io non saprò nascondere
C¹è sempre un¹emozione nuova nel rivederti
No, non ti chiederò, se resterai un giorno o solo un'ora
Se, puntualmente siamo all'ultima puntata della nostra storia
-Miyu…
> plic < un piccola lacrima cade sul pugno chiuso. Un’altra. Ancora
una. “basta” una mano asciuga rabbiosa la traccia umida.
Perché doveva andare tutto sempre così? Perché lui
doveva essere sempre così odiosamente insensibile..possibile
che ogni volta doveva esagerare e non chiedere scusa? Perché risultavano
così difficili quelle parole, anche ammettere a sé stesso di avere torto era
faticoso. Ammettere a sé stesso che ora stava piangendo per lei…beh si…questo era come chiedergli di volare.
Magari avesse
potuto farlo, volare, non essere visto, poter essere quello che era senza
sentirsi più diverso da come è o da come vorrebbe
sembrare.
Perché?
Perché era stato così idiota da lasciarla andare?
La lancetta
sull’orologio correva, ma solo una cosa era chiaramente definita nei suoi
pensieri.
Lei… Ora,
subito, immediatamente. > Gridava
ogni cellula del suo corpo < Ora,
subito, immediatamente, lei...
Sui alzò di botto lasciando cadere a terra la tazza posata lì
accanto. > crash <
Questa volta non avrebbe rimpianto nulla sarebbe arrivato fino alla fine. Indipendentemente da quello che sarebbe successo. Indipendentemente da quello che avrebbe fatto lei. Lui
l’avrebbe ritrovata. Ora, subito, immediatamente.
Adesso no, non mi importa niente, niente al
mondo
Incognite, malinconie, lasciate il posto in questo cuore che va
Che attraversa la città, non fermatemi, sto per raggiungerti.
Un leggero vento spazzava l’aria tiepida e lambiva le foglie verdi smeraldo degli alberi in fiore. Qualche fiore dall’aspetto delicato cadeva danzando nella brezza. Non sapeva bene dove stava andando, si guardava intorno, non sapeva decidersi, ma avrebbe toccato terra in un modo o nell’altro, sospinto da uno o dall’altro zefiro. Un po’ a sinistra un po’ a destra, sospinto da aliti nuovi e sospiri anelati.
-Kanata…
Si posò piano a terra assieme ad una piccola scintilla.
Favilla caduta da due occhi verdi smeraldo, che nascosti dietro chiari capelli color miele si affliggono. Per delle stupide parole, per degli stupidi sguardi, per delle stupide incomprensioni. Per una stupida illusione. L’illusione di essere qualcuno di speciale per lui. L’illusione di essere apprezzata se non amata. L’illusione di esserci, di esistere ai suoi occhi. Quando per lei esisteva solo e unicamente lui.
Si stinse il cappotto estivo bianco di più, come in cerca di calore che di certo non mancava in quel tardo pomeriggio giapponese.
Tanta rabbia e tanto dolore, entrambi amari e pungenti come aghi ma anche schiaccianti come una pressa. Forse sotto quella presa c’era il suo cuore. Sembrava stesse per esplodere o implodere, che fa più effetto come parola, da più l’idea di qualche cosa di interno. E in effetti era tutto da dentro che riempiva e faceva male.
Si asciugò rabbiosamente gli occhi con il dorso della mano e percorse frettolosamente il vialetto giungendo alle scale. Si bloccò, guardò alle proprie spalle il tempio e i ciliegi screziati da germogli bianchi e rosa, pallidi. Sospirò. Posò il piede sul primo scalino chiuse gli occhi per un istante e li alzò al cielo azzurro. Entro una manciata di secondi si trovava già ai piedi delle scalinate che aveva percorso tutto d’un fiato, trascinando la valigia dietro di lei.
Aprì la portiera e mormorò richiudendola.
- all’aeroporto, grazie- chinò la testa, mentre i lunghi capelli dorati le ricadevano davanti, ancora una scintilla sul pugno chiuso sulla gonna verde.
“addio”
Il tempo scorre inesorabile, tu non ci sei, stavolta non verrai
Ed i ricordi sbattono in faccia,
Come un treno che sfreccia.
Ma che sarà di
noi, se tutto è stato, oppure non c'è stata mai
La coscienza di poter toccare insieme il cielo in una stanza
“Illusa…sei solo una povera illusa…” si ripeté senza cercare neanche più di trattenere le lacrime, perché avrebbe dovuto trattenerle? Con chi doveva salvare la faccia ormai? Con chi doveva sembrare arrabbiata anziché ferita? Perché doveva dimostrare di essere forte quando non si sentiva forza addosso? “sono una stupida a sperare che…non verrà…” concluse mentalmente mordendosi le labbra.
Le immagini si susseguivano nella mente, rincorrendosi. Un piccolo ufo… capelli castani folti, occhi scintillanti, parole dolci, quotidiane, uno strano animale mezzo cane e mezzo gatto, una vocina allegra :“mamma…papà…” degli stupendi occhi azzurro cielo.
Dello stesso colore della sorridente volta celeste che sovrastava quel dì. Che andava via via scurendosi, cedendo il passo alla notte. Quel cielo che pareva ridere delle sofferenze che incitava alla felicità quando essa al momento si era presa qualche giorno di vacanza, qualche giorno di troppo.
La ragazza si avvicinò al bancone dell’addetta all’informazione. Scambiarono qualche secca parola, e la bionda si sedette stancamente su una sedia di plastica rossa, lasciando cadere la valigia blu scura li accanto. Si poteva specchiare quasi indistintamente nelle grandi vetrate che si affacciavano sulle piste di atterraggio.
Appoggiò i gomiti sulle ginocchia e il viso alle mani. Si scrutò nel rimando delle invetriate.
Quello era il volto di una ragazza che stava facendo la cosa giusta?
Scosse la testa impercettibilmente, appoggiando la schiena alla spalliera. “no, non dovrebbe essere quello”
> I signori passeggeri del volo per New York possono gentilmente accomodarsi al gate 457. grazie e buon viaggio <
-è il mio-
si alzò mogiamente trascinando il trolley con sé.
Chissà… chissà… e resto solo con le mie domande
Patetiche, inutili purtroppo indispensabili
Adesso che sono solo, sono io a non credere
In un laconico addio
“dov’è? Dov’è? Signore…fa che non sia partita…” con gli occhi scandagliava ogni singola bionda che incontrava con lo sguardo “Miyu…”
lo sguardo incontrò un paio di occhi verdi fissi sul cartellone elettronico (ma cm si chiama??? ndcarillon) dove c’erano scritti gli orari, dei capelli lunghi e dorati e quella figura che conosceva meglio di qualunque altra.
-Miyu…- sussurrò a sé stesso mentre le correva incontro.
La ragazza si guardò curiosamente intorno per un breve istante prima di sgranare gli occhi e lasciar cadere la maniglia della valigia, la quale atterrò con un leggero tonfo sordo alle sue destra.
-Kanata…- distolse lo sguardo fissandosi imbarazzata le scarpe.
Tu non smetterai di essere il centro di tutti i miei pensieri
E di tutti i sogni quelli più veri
E se mi cercherai, se ti sentirò
O Se Non Ci Incontreremo Mai,
Comunque Io Ti Ritroverò In Tutti I Miei Giorni
- ti prego non
partire…- disse piombandole accanto respirando affannosamente per la corsa.
–non partire…non farlo ti prego…- sussurrò senza
guardarla negli occhi.
Miyu
sorrise sollevando a sua volta gli occhi su quelli bruni del ragazzo.
- perché?-
Kanata parve del
tutto impreparato a quella domanda, cosa avrebbe dovuto rispondere?
“la verità” gli suggerì una vocina, sospirò piantando i suoi occhi in quelli
verdi di lei.
- perché senza di te non esisto- mormorò, lei avvicinò la sua bocca a quella
di Kanata, sorridendo radiosa.
- grazie per averlo detto…ora esisto anche io- sussurrò prima di
posargli un leggero bacio sulle labbra.
Miyu prese per mano
il ragazzo e nell’altra gli consegnò la valigia, liquidando le proteste con una
linguaccia e un semplice - ora che esisti puoi afferrare la maniglia della
valigia e aiutarmi-
Rieccomi! come
vi sembra? sono adorabili, vero?
oddio, storia
mia a parte, si intende!!!
miyu mi
assomiglia un po'...sempre a "sdrammatizzare" tutto con una
battuta... canzone antica (x modo di dire...) ma meravigliosisssimissima!!!
"in tutti i miei giorni" ...ditemi che non è bella...e vi
scanno...eheheh scherzo !!! vabbè vi saluto e vi invito a leggere le altre mie
ff...grazie e ciao!!!!!!