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Autore: purplebowties    31/07/2011    6 recensioni
La prima volta che Dan aveva incontrato l'individuo che con il tempo avrebbe cominciato ad etichettare come il diavolo, non poteva negare di aver provato un certo recondito - e decisamente, decisamente inaccettabile - sentore di interesse.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Dan Humphrey
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Autore: purplebowties
Titolo: Meet the Devil
Personaggi: Dan Humphrey, Chuck Bass, Blair Waldorf.

Paring: accenni Chuck\Blair
Rating: Verde
Timeline: Pre-Serie
Introduzione: La prima volta che Dan aveva incontrato l'individuo che con il tempo avrebbe cominciato ad etichettare come il diavolo, non poteva negare di aver provato un certo recondito -e decisamente, decisamente inaccettabile- sentore di interesse.

 


 

La prima volta che Dan aveva incontrato l'individuo che con il tempo avrebbe cominciato ad etichettare come il diavolo, non poteva negare di aver provato un certo recondito - e decisamente, decisamente inaccettabile - sentore di interesse verso quel ragazzo dall'aria noncurante ed annoiata che se ne stava poggiato con una certa eleganza alla porta d'ingresso del St.Jude, lo sguardo scuro ed un ghigno eccessivamente malizioso per essere quello di un quindicenne a tagliargli il volto pallido e dalla forma particolare. 

Dan era rimasto ad osservarlo da lontano, intimorito come qualsiasi ragazzo al suo primo giorno di superiori, paralizzato davanti al cancello e sinceramente stupito da come il suo nuovo centro di interesse (così Vanessa era abituata a chiamare i particolari su cui Dan era solito fissarsi quasi ossessivamente, alla ricerca di qualcosa di convincente da scrivere) sembrava essere al contrario assolutamente imperturbabile, calmo ed a suo agio nel modo in cui aveva cominciato a radunare intorno a se un circolo piuttosto nutrito di ragazzi - anche dell'ultimo anno, aveva notato Dan sempre più stupito - intenti ad ascoltare completamente incantati quello che stava dicendo.

Di certo, aveva dedotto Dan, il ragazzo misterioso doveva essere particolarmente intelligente per accattivare un pubblico così particolareggiato. Sembrava che tutti si comportassero con lui come ci si comporta con una celebrità, assetati di curiosità ma abbastanza intimoriti da non accorciare il mezzo metro di distanza che li separava dal tipo con il sorriso pungente.

In lontananza, un gruppetto di alunne in minigonna aveva cominciato a sussurrare e saltellare beatamente, indicando il ragazzo con entusiasmo.

Dan aveva sentito stridere qualcosa dentro di se, varcando finalmente il cancello e rendendosi conto di avere la stessa trasparenza di un fantasma per gran parte della folla di giovani che accalcava il cortile, fatta eccezione per gli sguardi disgustati da parte delle ragazze della Costance, probabilmente disturbate dalla sua divisa comprata ai grandi magazzini - perchè quando la sarta aveva avvisato suo padre che solo la cravatta del St Judes sarebbe costata cento dollari, il buon Rufus aveva optato per un completo preconfezionato e di qualità decisamente inferiore rispetto all'abbiglio che tutti parevano indossare in quella dannata scuola. 

Dan si era così avvicinato con cautela, assaporando la sgradevole sensazione di sentirsi completamente inadatto al luogo in cui si trovava e tristemente banale di fronte al soggetto che non riusciva assolutamente a smettere di guardare. Per qualche ragione, Dan aveva iniziato a rimpiangere di aver passato l'estate in compagnia dei suoi libri di letteratura inglese e di non aver seguito il consigli di sua sorella Jenny, che aveva passato tre mesi borbottando circa la sua apatica presenza e su come avrebbe fatto bene ad uscire e dimenticare la partenza improvvisa di Vanessa, sviluppando le sue capacità di relazionarsi con il mondo.

Quando gli era stato finalmente abbastanza vicino, Dan non aveva potuto fare a meno di notare quanto, sebbene anch'egli indossasse una divisa, il completo del ragazzo avrebbe tranquillamente potuto figurare in una di quelle sfilate di moda che ossessionavano tanto Jenny. Forse, aveva riflettuto Dan un secondo dopo, non era neanche il vestito a creare quell'effetto sorprendente: era più che altro il modo in cui il ragazzo lo portava, con quel filo di elegante indifferenza, che lo faceva sembrare letteralmente cucito addosso.  Una sciarpa di seta a quadri e pois rossa, bianca e gialla gli ondeggiava placidamente sulle spalle, al ritmo scanzonato dei suoi racconti sicuramente interessanti.

I primi stralci di conversazione erano arrivati in quel momento alle orecchie curiosamente tese di Dan, che aveva ritenuto necessario sistemarsi dietro ad una colonna per analizzare meglio la situazione: dando un'ulteriore occhiata critica alla sua divisa, si era sentito decisamente troppo a disagio per avvicinarsi palesemente alla cricca adorante.

"E così ho ritenuto che il mio ingresso in questo posto..." stava dicendo il ragazzo muovendo la mano destra impercettibilmente, indicando l'edificio della scuola con una vena di totale disinteresse, "...dovesse essere sancito con un regalo particolare."

Il tipo affascinante conosceva i tempi teatrali, aveva riflettuto Dan, osservando sempre più da vicino come egli avesse fatto una pausa al termine della frase e chiuso le palpebre con un'espressione compiaciuta, accompagnata da un sorriso tirato e sufficientemente arrogante, creando un perfetto clima di suspense. Era rimasto ad attendere qualche secondo, poi, con molta cura, aveva estratto dalla sua cartella scura una piccola teca di cristallo, contenente una pallina da baseball.

"La palla di Babe Ruth: il miglior fuori campo mai realizzato.*1" aveva sentenziato con garbo, tenendo la teca in mostra sul palmo della mano teso, di modo che tutti intorno a lui osservassero bene l'oggetto sorprendente. A quelle parole Dan aveva strabuzzato gli occhi e trattenuto il respiro, esattamente come tutti gli altri spettatori: lui non era di certo un intenditore di baseball (era più un intenditore di libri e film cervellotici), ma non aveva impiegato molto tempo per capire che quel piccolo concentrato di pelle bianca e cuciture rosse doveva costare circa quanto tre anni di affitto in appartamento a Brooklyn, se non di più.

Improvvisamente, tanto sperpero lo aveva lasciato incredibilmente infastidito ed irritato: suo padre, la sera prima, come regalo di buon augurio, gli aveva fatto trovare sul letto una stilografica comprata in un negozio polveroso di antiquariato a pochi passi dal loro loft. Quel ragazzo, invece, pareva avere acquistato la celebre palla di Babe Ruth completamente da solo.  

Dan si era sentito quasi disgustato dalla sconcertate quantità di denaro che doveva essere nascosta nel portafogli sicuramente firmato di quel tipo ed il suo interesse si era fatto d'un tratto ancora più vivo, mentre tentava di mettere a tacere la parte di se che bisbigliava diabolica che sarebbe stato bello, almeno per una volta, possedere qualcosa di tanto costoso.

Era ancora immerso nei suoi pensieri, quando, improvvisamente, un altro soggetto aveva catturato magneticamente il suo interesse.

Una bella ragazza dall'aria spavalda, il capo boccoloso fasciato da un cerchietto cremisi piuttosto vistoso, aveva letteralmente aperto un varco tra il manipolo di spettatori, muovendo scattosamente la mano con fare superbo e regale. I ragazzi l'avevano lasciata passare e Dan, sempre più incuriosito, aveva notato come lei si fosse avvicinata di molto al ragazzo, arrivandogli quasi sotto al mento, con un tono decisamente confidenziale che nessun altro fino a quel momento aveva dimostrato. Lui aveva sistemato nuovamente il cimelio nella cartella.

"Bass," aveva sospirato la ragazza con voce chiaramente irritata, puntando gli occhi incredibilmente vivi addosso al ragazzo, che aveva sorriso compiaciuto.

E così, aveva costatato Dan dando un senso a quell'assurda disponibilità economica, il giovane ricco e misterioso non era altri che il figlio di Bart Bass, il magnate che a giorni alterni compariva sul New York Times e contribuiva a rendere l'umore di suo padre più tetro e scontroso.

Dan si era appoggiato meglio alla colonna, sporgendosi leggermente, curioso come non mai di scoprire per quale motivo quella ragazza si fosse avvicinata al Bass con tanta inaspettata disinvoltura.

"Oh, Blair. E' cattiva educazione interrompere una conversazione, lo sai?" l'aveva canzonata il Bass, con un certo guizzo spregiudicato negli occhi che Dan aveva interpretato come divertito. Sì, il ragazzo ricco era incredibilmente divertito dalla posa severa e dittatrice che Blair aveva assunto, le mani posate sui fianchi ed un'espressione che avrebbe intimorito chiunque.

Dan aveva alzato un sopracciglio tramortito, chiedendosi per quale motivo lei avesse cominciato a comportarsi come una soldatessa pronta per partire per la guerra. Una soldatessa vestita Chanel, aveva notato qualche secondo dopo, vedendo il marchio tanto caro a sua sorella sulla borsa rossa della ragazza. Sospirando, si era chiesto per quale assurda ragione fosse indispensabile agghindarsi in quel modo per andare a scuola. Infondo, la scuola era fatta per seguire le lezioni, non per sfoggiare capi troppo costosi e alla moda.

"Non sono qui per giocare, Chuck. Ho bisogno di aiuto," aveva soffiato Blair e Chuck aveva fatto un cenno alla sua combriccola venerante che, senza una parola, si era dissolta tra il centinaio di volti sconosciuti che abitavano il cortile.

Chuck Bass, il nome ed il cognome finalmente chiari nella mente di Dan, aveva lanciato a Blair uno sguardo lascivo, che ben poco lasciava immaginare circa quali fossero i pensieri che gli affollavano la mente. Dan l'aveva osservato stranito, perchè lui non aveva alcuna dimestichezza con il sesso, mentre il ragazzo pareva aver riversato in una sola occhiata un'esperienza decennale, per quanto fosse biologicamente impossibile: il contatto più ravvicinato che Dan aveva avuto con il sesso era stato un porno giapponese di bassa qualità, che era finito nel cassonetto dietro casa quando Rufus lo aveva beccato osservare le scene con attenzione, ridacchiando divertito con una mano appoggiata allo stipite della porta. Dan si era sentito così in imbarazzo che non si era più azzardato a comprarne un altro.

"Non dirmi che hai finalmente capito che il dolce Nathaniel non potrà mai soddisfare certe tue necessità," aveva buttato lì Chuck con  data arroganza e le gote di Blair avevano assunto una certa sfumatura di porpora: per un momento la ragazza era sembrata agli occhi di Dan molto meno rigida e decisamente volenterosa di esplicitare tutta la sua rabbia schiaffeggiando il volto spavaldo ed eccessivamente divertito di Chuck Bass. Di certo, aveva riflettuto Dan, questo ragazzo dal nome altisonante di cui parlavano doveva essere il fidanzato di lei.

"Sei un pervertito, Bass," aveva sibilato irosa Blair e Dan, da dietro la sua colonna, non aveva potuto fare a meno di annuire inconsciamente. Sì, quel Chuck Bass assomigliava sempre di più ad un viziato ragazzino crudelmente spocchioso e decisamente pervertito.

Ma lei, a giudicare dal modo in cui se ne stava tutta dritta e austera, truccata e pettinata con una cura assolutamente maniacale, almeno quattromila dollari di abbiglio addosso, a Dan non era sembrata da meno. Magari non pervertita, ma sicuramente viziata e probabilmente altrettanto crudele.

"In ogni caso, Serena è sparita. Lily ha detto che non è tornata a casa ieri notte," aveva proseguito Blair velocemente, impedendo a Chuck di ribattere alcunché alla definizione pervertito. Non che ci fosse nulla da ribattere, aveva pensato Dan, proseguendo nel suo monologo interiore circa l'assurdità di quei due individui.

A giudicare dall’espressione rassegnata e vagamente annoiata che Chuck aveva assunto, le presunte sparizioni di questa certa Serena non dovevano essere assolutamente una novità, aveva decretato Dan confuso: se la suddetta aveva la stessa loro età non doveva avere più di quattordici anni, quindici al massimo. Come era possibile che fosse sparita?

Lui aveva ancora un coprifuoco piuttosto rigido e sua sorella, di due anni più piccola, non sognava nemmeno lontanamente di uscire di casa da sola, tanto meno di notte. La gente ricca era davvero strana aveva convenuto quindi Dan, proseguendo nell’ascolto.

“Ovviamente ho mentito dicendo che aveva dormito da me ma, Chuck, non ho davvero idea di dove sia ora. E’ il primo giorno di scuola!” Il tono di Blair era diventato immediatamente preoccupato e Dan aveva notato subito come anche l’espressione di Chuck si fosse fatta improvvisamente più seria ed anche vagamente disgustata.

“Ieri sera l’ho vista al bar del Palace con quella strega,” aveva detto schifato, stringendo le labbra come se avesse appena mangiato un limone.

Blair, d’altro canto, aveva assunto la medesima espressione nauseata. “Georgina Sparks. Dobbiamo distruggerla, Chuck,” aveva dunque affermato Blair sicura ed irosa.

Chuck aveva piegato la testa indietro con un sospiro, facendo aderire i capelli corvini contro il muro, con tutta l’aria di aver già ascoltato quelle considerazioni decine di volte.

Dan si era sporto un po’ di più oltre la colonna, gli angoli della borsa ora più visibili ad di là della porzione di muro, chiedendosi per quale motivo queste persone passassero il loro tempo a pensare a come distruggere qualcuno. L’unica cosa che lui aveva distrutto in vita sua era stata una Barbie di sua sorella quando aveva dieci anni e si era sentito mortalmente in colpa per settimane. Chuck e Blair, invece, a quanto pareva, stavano parlando di una persona, qualcuno che di sicuro avrebbe subito le loro angherie con molto meno stoicismo di una bambola.

Era stato in quel momento che il diavolo lo aveva fissato per la prima volta, con aria assolutamente truce. Dan si era ritratto immediatamente dietro alla sua ormai cara colonna, pregando che quello sguardo fosse stato un casuale errore di direzione e che fosse in realtà indirizzato a Blair e alla sua voglia di distruggere quella tale Georgina Qualcosa.

“Un momento, Waldorf,” aveva detto Chuck secco e Dan aveva chiuso gli occhi maledicendo se stesso e la sua dannata curiosità. Tutto quello di cui non aveva bisogno ora era che qualcuno lo additasse come lo spione di turno, tanto meno se quel qualcuno aveva quella strana influenza sulle persone.

Non aveva dovuto voltarsi per sapere che Chuck e Blair erano dietro di lui, la mistura dei loro profumi costosi gli era arrivata alle narici pungente e disturbante a chiarire definitivamente la loro sconveniente posizione.

Con un leggero colpo di tosse, Chuck si era schiarito la gola. “Non gradisco che le mie conversazioni vengano origliate," aveva esordito Chuck Bass con un tono basso e sufficientemente intimidante.

Dan si era sentito un completo idiota mentre si era girato velocemente, con un sorriso bonario dipinto in volto, sotto lo sguardo pungente della ragazza, ferma a braccia conserte al fianco di Chuck, con la medesima espressione contrariata. A vederla più da vicino, aveva dedotto Dan deglutendo spaesato, Blair pareva avere un luccichio decisamente maligno negli occhi nocciola incredibilmente duri.

“Io non stavo origliando. Mi è caduta la borsa, mi sono abbassato per raccoglierla e ho realizzato di avere dimenticato…l’astuccio. Si, mi capita di dimenticare le cose. Mio padre dice sempre che ho la testa tra le nuvole. Sapete, colpa dei libri,” aveva blaterato Dan incoerentemente, inventando quella che sarebbe passata alla storia come la peggior giustificazione di sempre.

Spaventosamente all’unisono, Chuck e Blair avevano incarnato un sopracciglio, osservandolo dubbiosi. Dan si era sentito come davanti ad una sorta di commissione che avrebbe di lì a poco decretato la sua condanna a morte e, scioccamente, aveva teso in avanti la mano, presentandosi. “Io sono Daniel Humphrey, comunque,” aveva detto tutto d’un fiato. “Ma tutti mi chiamano Dan,” aveva aggiunto mezzo secondo dopo, con il braccio a penzoloni davanti alle figure malignamente divertite di Chuck e Blair, consapevole che quel tutti avrebbe potuto circoscriversi alla sua famiglia, qualche compagno delle scuole medie e Vanessa.

“Non mi sembra di avertelo chiesto," aveva allora risposto Chuck, costringendo Dan a ritrarre velocemente il braccio. “Come ti ho già detto, non tollero chi ficcanasa nei miei affari.”

“Ma io non stavo…”

“Il tuo astuccio è proprio lì,” era intervenuta improvvisamente Blair, allungando un dito fresco di manicure verso la borsa semiaperta di Dan, malamente poggiata a terra, dalla quale sporgeva un portamatite di legno. Un sorriso chiaramente perfido le si era aperto tra le labbra coperte di rossetto: se Chuck Bass era il diavolo, aveva dedotto Dan, lei doveva certamente essere la sua versione femminile.

Per qualche assurda ragione, Chuck si era voltato verso Blair e aveva riso con perfidia, guadagnando uno sguardo di tutta approvazione da parte di lei. Dan aveva avuto la momentanea impressione che si fossero dimenticati di lui, ma era stato prontamente smentito quando Blair aveva ricominciato a parlare.

“Va tutto bene,” aveva detto carezzevole, quasi stesse comunicando con un bambino di cinque anni. Dan si era sentito confuso. “E’ normale per i ragazzi poveri provare curiosità verso di noi.”

Non c’era nulla di comprensivo nel tono falsamente dolce, solo una grande quantità di classismo e un certa vena canzonatoria che aveva fatto sentire Dan minuscolo e inadeguato. La camicia giallo vivo di Chuck gli era sembrata improvvisamente il mantello di un monarca dispotico ed opprimente a confronto con il pallido panna della sua. Chuck aveva riso nuovamente, lanciando uno sguardo carico di pena alla divisa di Dan, che aveva aperto la bocca per ribattere, ma non aveva trovato davvero nulla di convincente da dire.

“Sta attento,” lo aveva dunque avvertito Chuck, tornato pericolosamente serio. “Se ti becco a spiarmi un’altra volta sappi che farò in modo che la tua borsa di studio venga revocata.”

Dan era rimasto interdetto per qualche secondo, poi si era ricordato dei sacrifici che lui e la sua famiglia avevano fatto perché potesse entrare in quell’odiosa scuola di élite e una moto di rabbia gli si era agitato nel petto, sotto all’imbarazzo e all’umiliazione.

“Vorrei tanto capire come fate a sapere che sono povero. O come un ragazzino di quattordici anni possa interferire con il meccanismo di assegnazione delle borse di studio,” aveva scandito con chiarezza, sentendosi in quel momento incredibilmente forte e superiore. Lui, di certo, al contrario di quei due, aveva una dannata morale. Dei valori, degli ideali.

“Quanto alla povertà parla la tua divisa,” aveva ridacchiato malignamente Blair, arguta.

“E per quanto riguarda il resto…” aveva proseguito Chuck, fermandosi un secondo per stendere le labbra in un ghigno spudoratamente arrogante. "Io sono Chuck Bass.”

Con queste parole se ne erano andati entrambi, lasciando Dan tramortito ad elaborare quello che avrebbe ricordato per tutta la vita come il suo primo, traumatico, disastroso incontro con l’inferno di soldi, cattiveria e corruzione che era l’Upper-East-Side. 
Quei due dovevano essere sicuramente dei diavoli, perchè, tentatori, gli avevano impiantato contemporaneamente nell’anima l’inconfessabile desiderio di fare parte di quel modo impregnato di potere e privilegio.

 

Note:
* 1: E’ una frase di Chuck utilizzata nella 1X04

   
 
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