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Autore: _Miwako_    30/03/2006    39 recensioni
'Ma ognuno ha i propri segreti, no? Certe cose non si riescono a dire neanche volendo.'
Matrimonio di Bill e Fleur. Hermione e Ron seduti sul ramo di una quercia senza riuscire a parlare.
(Tentativo di rendere giustizia al personaggio di Hermione, rovinato dai film. Vorrei vedere la vera Hermione per una volta...)
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Okay, quanto ci vorrà mai ad indossare un vestito

Okay, quanto ci vorrà mai ad indossare un vestito?

Cioè, va bene che siamo in presenza di Phlegm, miss delicata-come-un-fazzolettino-di-seta.

Va bene che non è un semplice vestito, ma è un vestito da sposa.

Ma a tutto c’è un limite.

Hermione rimuginava astiosamente fuori dal camerino di un grazioso negozio di Diagon Alley di vestiti da sposa, sposo, testimoni e damigelle. Dio, aleggiava un profumo così forte e zuccheroso che aveva la nausea.

Effettivamente, però, era lì seduta da un’ora e venti. Cioè, non era mai stata in un negozio così a lungo. Tranne che in libreria.

Per la ventitreesima volta, Fleur fece capolino da dietro la tenda in tutto il suo odioso splendore nonostante fossero appena le nove del mattino. Hermione non era così neanche dopo cinque caffè.

-         Come mi sto? – disse, con il suo solito accento. Si mostrò agli occhi di annoiatissime e disperatissime Hermione, Ginny e Molly.

Come al solito, come tutti i vestiti che aveva provato, le stava alla perfezione. Bianco, lungo, con veli tutt’intorno alla vita, neanche fosse stata una nuvola.

Hermione e Ginny cominciavano a pensare che il giorno in cui Dio aveva distribuito la bellezza dovevano essere tutti in pausa pranzo tranne Fleur.

-         Molto bene – mormorò Molly, sfinita. Ormai non aveva neanche più la forza di arrabbiarsi.

-         Ma se sembro una cicogna! – piagnucolò Fleur, tirando leggermente i veli morbidi come batuffoli di cotone.

-         Beh, Bill non ha mai detto che non gli piacciono le cicogne – borbottò la signora Weasley, in preda ad un moto di sprezzo.

Fleur non parve cogliere il tono ironico e ci pensò su.

-         Forse è melio che ne pronda un altro. –

Tutte impallidirono.

-         Ma, Phleg… Fleur – balbettò Ginny. – ne hai provati ventitré. Ce ne sarà pure uno che preferisci. –

La ragazza storse il nasino all’insù.

-         Non sono convinta… - mormorò, rimirando il proprio riflesso allo specchio intero con aria afflitta.

Poi la sua espressione si illuminò nuovamente.

-         Beh, allora, facciamo una pausa per un po’. –

Hermione si sentì così sollevata che le parve di essersi liberata di un macigno. Fece per filarsela, indossando la giacca, ma Fleur la fermò con un battito di ciglia (Hermione non sapeva come si potesse fermare una persona con un battito di ciglia: fatto sta che in qualche modo oscuro e misterioso Fleur ci riusciva).

-         Intendovo, perché non proviamo i vestiti delle damisgelle? Non abbiamo ancora controllato le misuré. –

Ginny si alzò di scatto.

-         Ehm… io devo andare un attimo in un negozio qua vicino. Scusatemi, è un impegno molto importante… -

Nessun idiota avrebbe creduto ad una bugia raccontata così male, ma Fleur le sorrise facendole cenno di andare, anche se con una vena preoccupata (probabilmente era ancora triste perché Ginny era nata con i capelli rossi e ciò non le permetteva di far indossare alle damigelle il suo colore preferito).

Molly si offrì in un impeto di sospetta generosità di andare a comprare qualche caffè e cornetto dal bar lì a fianco, e Fleur accettò entusiasta (a questo punto verrebbe da chiedersi dove diavolo li mettesse tutti quei cornetti quella ragazza, che aveva la vita stretta che neanche una zanzara… forse consumava parecchio rompendo i cosiddetti alle altre donne con la sua estenuante bellezza).

Fleur ed Hermione rimasero sole.

Hermione tentò di formulare una scusa abbastanza credibile per sparire, ma Fleur non gliene diede il tempo e la trascinò in un altro camerino.

-         Che ne dici di provare tu il vostito di Ginny, Hermione? Avote quasi la stesa talia, e vorrei tonto vederti con un vostito descente ogni tonto! –

Hermione istintivamente si guardò allo specchio: una sobrissima t-shirt bianca, la felpa allacciata alla vita ed un paio di blue jeans. Provò un moto di rabbia. Solo perché Fleur andava in giro con svolazzanti vestitini mozzafiato con fantasia di fiori non significava che anche lei dovesse farlo. Insomma, era una ragazza, va bene… ma aveva dei criteri.

In qualche modo Fleur riuscì a ficcarla dentro il camerino con il vestito azzurro da damigella in mano. Anche lei che si lasciava convincere: quel vestito era splendido, ma non voleva farsi vedere in giro conciata in quel modo, dato che l’ultima volta che si era buttata sul genere aveva ricevuto in cambio solo guai.

Da dietro la tendina Fleur parlava a raffica.

-         Sono così emozionata per il matrimonio! Mancano solo due settimone! – chiocciò. – come te la stai cavondo? –

Hermione sbuffò e si chiuse la cerniera su un lato del vestito. Tirò la tenda di lato con il broncio.

Fleur batté le mani, estasiata.

-         Ma stai bonissimo! – strillò. – peccato che tu non sia una delle mie damisgelle. A Ron piasceresti moltissimo! –

Hermione, che di fronte a cotanta dimostrazione di gioia non aveva potuto fare a meno di arrossire di pura vergogna e si stava di nuovo infilando nel camerino, sbirciò da dietro la tenda con gli occhi scuri indagatori.

-         Che c’entra Ron? –

-         Non state insiome? –

Lei si sentì peggio che mai e si chiuse la tenda dietro le spalle con decisione.

-         Devono averti informata male – borbottò, soffocando nei volants del vestito.

-         Davvero? Incredibile. – mormorò Fleur, con un tono di serio disappunto.

Hermione tacque volutamente e indossò i vestiti di prima.

Fleur la guardò con aria delusa.

-         Senti… -

-         Oh, buongiorno, ragazze! Abbiamo avuto la stessa idea. –

Le due si voltarono. Bill le salutava con la mano entrando nel negozio, seguito da un Harry ed un Ron che sembravano estremamente storditi dalla quantità di stoffe e colori femminili che c’erano in giro.

Fleur strillò ed Hermione sussultò per lo spavento.

-         Nascondi il vostito! – le urlò in un orecchio, e lei nella confusione vide il… cioè, l’ammasso di vestiti da sposa su un divanetto. Non sapendo con esattezza a quale diavolo di vestito si riferisse, si sedette sopra a tutti cercando di nascondere alla meglio tutto ciò che poteva dar loro una parvenza di abbigliamento.

-         Il vestito? Allora state scegliendo il vestito da sposa? – disse Bill, con aria curiosissima.

Ron guardò di sbieco Hermione stravaccata sulla stoffa bianca.

-         A me sembra più un ammasso di lenzuola da lavare – mormorò, ma in modo che né Bill né Fleur lo sentissero.

Hermione avrebbe voluto obbiettare, per pura abitudine, però; in fondo, non la pensava tanto diversamente.

Fleur svolazzò da Bill a dargli un bacio.

-         Oh! Sapete che prima Hermione si è provata il vostito di Ginny e stava divinamonte? –

Tutti si voltarono a guardarla e lei affondò ancora di più nei vestiti, stavolta per la vergogna.

-         Ci fate la sfilata, allora? Sono sicuro che sareste entrambe splendide – occhieggiò Bill. – vero, ragazzi? –

Harry prese la saggia decisione di accennare un vaghissimo movimento della testa, mentre Ron come al solito non poté trattenersi.

-         Ho i miei dubbi – mormorò, pensando sognante ad una Fleur avvolta in seta e rose rosse.

-         Ron, che vorresti dire? –

Hermione gli lanciò un’occhiata fulminante. Ron si rese conto di aver dato inizio al solito patatrack. Ma insomma, com’è che non se ne accorgeva mai prima di farlo?

-         Niente – cercò di rimediare, ma il rossore alle orecchie lo tradì.

-         Sei veramente pessimo. Voglio poi vederti, rigido come un bastone in uno smocking… anche se sarà sicuramente meglio dell’ultimo vestito da cerimonia. – sbottò Hermione, per qualche motivo in preda alla più cupa rabbia.

Ron la fissò.

-         Prego, Hermione? Potresti ripetere? Non capisco molto bene la lingua delle zitelle acide. –

-         Oh, scusa, nemmeno io so parlare la lingua degli idioti senza cervello. –

Harry avrebbe voluto buttare lì una battuta simpatica alla ma avete comunque un dialogo, ah ah ah ma non era il caso.

Bill e Fleur, che non erano molto abituati ai loro bisticci, erano preoccupatissimi.

-         Oh, ragazzi, come siamo irascibili – disse Bill, appoggiando una mano sulla spalla di un Ron seccato.

Sia lui che Hermione gli lanciarono un’occhiataccia.

Bill sbatté le palpebre, senza capire.

-         Beh, sarà il caso di andare a provare i nostri, di vestiti – fece, schiarendosi la voce. – Harry, Ron… -

I due lo seguirono, mentre Ron stringeva gli occhi in modo ostile verso Hermione e lei faceva una smorfia.

Quando se ne andarono nel reparto da ‘uomini’, Fleur sospirò di sollievo ed invitò Hermione a rialzarsi dai vestiti.

 

“I’m talking out my hair                                     Mi aggiusto i capelli
I’m pulling at my clothes                                    
  mi liscio i vestiti
I’m trying to keep my cool                                  
  cerco di mantenermi fredda
I know it shows                                                    
  lo so che si nota
I’m staring at my feet                                            
fisso i miei piedi
My checks are turning red                                    
 le mie guance diventano rosse
I’m searching for the words inside my head”    
  cerco le parole nella mia testa…”

 

Fleur sorrise allegramente, mentre rimettevano nelle grucce i vestiti, servendosi della bacchetta.

-         Numero quindici – disse.

Hermione la guardò, inarcando un sopracciglio. Pregò che la signora Weasley e Ginny tornassero il più presto possibile.

-         Scusa? –

-         Dirgli che non a questo punto dei preparativi non ho ancora scelto il vostito. Numero quindici della lista delle cose che non dirò mai. –

Hermione cercò di trattenere una smorfia.

-         Hai anche una lista? –

-         Beh, è una lista montale. –

Lei rimase zitta per un attimo.

-         Stai dicendo che non a volte non sei sincera? – sbottò, per qualche motivo.

Fleur la guardò, incuriosita.

-         Oh, non discevo mica una lista di busgie. Ma ognuno ha i propri segreti, no? Scerte cose non si riescono a dire neanche volendo. –

Hermione si annodò la felpa in vita, sentendosi strana.

Ah, se lei avesse avuto una lista di cose che non dirà mai, avrebbe avuto bisogno di tanta carta quanta l’intera foresta amazzonica. C’erano tante frasi che aveva lasciato a metà… ma non era l’unica.

-         Tu, ad esompio, non sci credo che sei così fredda e porfettina.. –

Hermione la guardò, leggermente incredula. Cos’era tutta questa confidenza? A conti fatti, con Phlegm ci aveva parlato sì e no cinque volte e di sfuggita.

-         Chi sarebbe, perfettina? – esclamò, punta sul vivo.

-         Ah, non so. Se non lo sai tu – mormorò Fleur con un inquietante sorrisetto enigmatico, indossando una giacca.

-         Non… -

-         Oh, non volio liberorti dai tuoi travagli adolescenziali. Sono così divertonti… nel ricordo. – ridacchiò, scivolando verso una commessa per dirle che per i vestiti delle damigelle andava bene ma che ‘ci avrebbe pensato su’ riguardo al vestito da sposa.

 

“…Cause I’m feeling nervous            “… perché mi sento nervosa
Trying to be so perfect                         
cercando di essere così perfetta
Cause I know you’re worth it             
 è che so che ne vali la pena
You’re worth it…”                              
 ne vali la pena…”

 

Uhm. Cose che non dirà mai.

Vediamo… ad esempio, non era molto brava a sciare. Nonostante andasse in montagna tutti gli anni con i suoi genitori, non era portata per niente per lo sport, però ad Harry e Ron aveva lasciato sempre intendere di essere una specie di atleta sulla neve.

Poi… che ogni tanto leggeva un romanzo (anche se contemporaneamente ai soliti trattati e libri di storia).

Però, forse non era quello che Phlegm intendeva.

Aspettando accanto all’uscita, vide che Fleur veniva raggiunta alla cassa da Bill, Harry e Ron, che parevano invece essere stati molto veloci a scegliere gli smocking ed il futuro sposo doveva versare l’acconto.

Involontariamente guardò Ron, che aveva i capelli tutti spettinati, probabilmente a causa dei tentativi di indossare la camicia dello smocking senza slacciare i bottoni, per fare prima. Pensò che non era proprio tipo da cravatta, ed era anche questo che…

Si voltò, deglutì, un po’ arrossì.

Ecco.

Cose che non dirò mai…

Uno.

Che lui mi piace anche per questo.

Ecco. Va bene? Una cosa che non avrebbe detto mai. Ma insomma, non ci si vedeva proprio. Hermione Granger che diceva esplicitamente una cosa simile. Non tanto per timidezza… ma, sapete, c’è una strana paura in questi casi, a cui nessuno ha ancora dato un nome. Una paura strana, che si insinua lungo la spina dorsale e ti blocca tutto, che la mente smette di pensare e la bocca non sa più come parlare.

 

“…if I could say what I want to say         “… se potessi dire ciò che voglio dire
I’d say what about you… away                      
direi che voglio mandarti fuori… di testa
Be with you every night                                  
 stare con te ogni notte
Am I squeezing you too tight?…”                  
ti sto stringendo troppo forte?...”

 

Non che non dicesse la verità quando doveva dirla.

Però… insomma, tutti la conoscono quella sensazione, bene o male.

Ci sono volte in cui non è che non puoi dire la verità, non è che non devi… è che non ci riesci.

Ron si voltò e la guardò con aria interrogativa. Mormorò qualcosa a Harry, che stava cercando disperatamente di convincere Bill a evitargli di indossare anche il farfallino nonostante non fosse nemmeno uno dei testimoni, e la raggiunse.

-         Fai parte dell’arredamento? – le chiese, mettendosi le mani in tasca.

Hermione fece una smorfia.

-         Sì, pensavo di piantare le tende. Anche perché pare che Phlegm ci voglia vivere, qui dentro… -

-         Oh, insomma, la finite tu e Ginny con ‘sto ‘Phlegm’? –

Lei si voltò dall’altra parte con aria indifferente.

Ron la trovò buffa e sorrise.

Due.

Dirgli che non sopporto quando pende dalle labbra di un’altra ragazza.

Hermione lo squadrò, fissando improvvisamente il suo sguardo su una guancia di Ron, che aveva un graffio sullo zigomo.

-         Beh? Che ti è successo? – chiese, aggrottando le sopracciglia.

Ron si portò una mano sul graffio e per qualche motivo distolse lo sguardo e arrossì profondamente.

-         Uhm… un paio di giorni fa, quando sono venuto da queste parti con mio padre per farmi aprire un conto alla Gringott… ehm, ho avuto un ‘incontro ravvicinato’, per puro errore, con Lavanda… -

Hermione ci mise un momento per metabolizzare e lo fissò con aria insieme furiosa ed orripilata e fece un passo indietro.

Ron si accorse che forse l’aveva un attimo frainteso.

-         Ehm, non è come credi – si affrettò a chiarire. – eravamo andati a pranzare e l’ho incrociata, e prima che potessi fare qualcosa, che so, rinchiudermi dentro una bara pur di evitarla, mi ha visto e mi è saltata addosso… appena uscita dall’estetista, con le unghie affilate che neanche la spada di Godric Grifondoro… -

Ron rabbrividì al solo ricordo ed Hermione suo malgrado scoppiò a ridere.

Tre.

Che mi piace come mi fa ridere.

Da piccola, quando ancora gattonava o aveva appena imparato a camminare, non c’era mai stato verso di farla ridere di gusto. I suoi genitori le compravano montagne di giocattoli buffi, suo padre e sua madre si impegnavano nell’inventare storie comiche ai limiti dell’assurdo ed a fare smorfie. Ma niente, lei abbozzava un sorriso, ma non rideva. Forse sotto sotto era un po’ musona. Forse perché pensava troppo. Fatto sta, che per quanto avesse lottato contro questa sua caratteristica, proprio non ci riusciva a ridere spensierata quando una cosa non la faceva ridere. D’altra parte, non si può lottare più di tanto con la propria natura. Questo però non le impediva di sentirsi, come dire… diversa?

-         Brr – li interruppe Harry, venendo verso di loro con aria furtiva. – quei due là sono tremendi. E dire che Bill mi è sempre sembrato uno a posto… è proprio vero che l’amore di fa diventare scemo. –

Ron annuì, guardando disgustato Bill e Fleur che facevano le fusa mentre sceglievano il colore del vestito per la signora Weasley e la madre di Fleur, neanche quel matrimonio fosse stato una sfilata durante la settimana della moda.

-         Temo che solo una Maledizione Confundus potrebbe renderti così cretino – assentì.

Scoppiarono tutti a tre a ridere.

Quattro.

Che a volte ho paura di sapere cosa sarebbe successo se non li avessi incontrati.

Se non avesse dovuto cercare il ranocchio di Neville, se non si fosse fermata in quel vagone sei anni prima, se non avesse ricevuto la lettera di Hogwarts… o se non fosse nemmeno stata una strega.

Faceva quasi paura con quanta precisione il caso avesse voluto farla arrivare fino a lì.

Che poi, lo sapeva cosa sarebbe successo se lei non li avesse incontrati.

Sarebbe andata avanti normalmente, perché lei era indipendente e in un modo o nell’altro se la cavava. Era una che si rialzava anche se cadeva dieci, cento, mille volte, che percorreva un sentiero ripido anche se non ne vedeva la fine… però, sarebbe stata da sola.

Quando una cosa è meglio di un’altra te ne accorgi solo se te la tolgono.

-         Bene, ragazzi, è tutto a posto – fece Bill, con un braccio intorno alla vita di una Fleur tutta soddisfatta. – con i vestiti siamo a posto. Naturalmente, Harry ed Hermione, voi potete più o meno vestirvi come volete. –

Ron li guardò con profonda invidia.

-         Ma dove sono finite Ginny e tua maman, Bill? Sono sparite da un po’… -

Uscendo dal negozio le videro fare tranquillamente colazione in un bar.

Grazie mille, pensò Hermione.

 

Giorno del matrimonio.

Gente francese ovunque. Sembrava che Fleur avesse invitato la Francia e tutte le colonie annesse.

Per l’occasione, il giardino della Tana era stato liberato di tutti gli gnomi (li avevano lanciati talmente lontano che ci avrebbero messo parecchio a tornare) e Phlegm aveva insistito per far costruire un piccolo palcoscenico bianco per l’orchestra. Il catering aveva piazzato una decina di tavoli in giro con tanto di una ventina di vassoi traboccanti di stuzzichini per ognuno di questi.

Hermione guardava la gente correre da una parte all’altra dalla finestra della camera sua, di Ginny, di Gabrielle e di un paio di ragazze amiche di Fleur.

Naturalmente, tante ragazze in una sola stanza era una cosa improponibile: la stanza era inguardabile per quanto era incasinata.

Quello era uno dei pochi momenti in cui non c’era nessuno, però. Si stava divinamente, lì alla finestra con un po’ di vento rinfrescante ed il sole che segnava circa le cinque del pomeriggio. Ginny si era dileguata, tirando su alla caviglia il vestito azzurro da damigella (indirettamente colpa di Hermione, che era un po’ più alta di lei e l’aveva provato dimenticandosi questo particolare), alla ricerca di qualcuno che le appuntasse le margherite tra i capelli, cosa che Phlegm si era estremamente raccomandata che tutte le ragazze facessero.

Hermione appoggiava il mento alle mani, seduta accanto al davanzale. I camerieri stavano mettendo a posto gli ultimi vassoi e l’orchestra stava accordando gli strumenti, mentre gli invitati chiacchieravano, mentre un gruppo particolarmente grosso di persone attorniava Bill, estremamente elegante e bello nonostante le cicatrici nel suo smocking. Naturalmente, Fleur aveva deciso di non farsi vedere in giro finché non fosse iniziata la cerimonia.

Il suo sguardo arrivò vicino al palcoscenico, dove Harry e Ginny ridevano per qualcosa. Vide Harry aggiustarle goffamente una margherita che lei aveva tra i capelli rossi e Ginny arrossì un po’, tesa.

Hermione sorrise.

Quasi istintivamente cercò altrove con lo sguardo.

In un attimo, vide Ron seduto poco elegantemente ad un tavolo mentre giocherellava con una forchetta, con lo smocking da testimone già un po’ stropicciato ed il nodo alla cravatta lento. In fondo era estate, quell’abbigliamento era un po’ pesante. Gabrielle, la sorella minore di Fleur, gli ronzava intorno senza che lui se ne accorgesse. Da quando era arrivata con i genitori sembrava essersi presa una gran cotta per Ron ma non sembrava trovare il coraggio di parlarci.

Hermione la guardò fingere di aggiustarsi il vestito, lanciandogli ogni tanto qualche occhiata furtiva, e stranamente si sentì incredibilmente simile a lei.

Cinque.

Che anche se sono sempre stata la più adulta, in realtà sono sempre stata la più bambina.

Del resto, una donna non è una donna se non ha contraddizioni, anche Hermione, che a parole non si contraddiceva mai.

Ron alzò lo sguardo proprio verso di lei, che sobbalzò.

Lui la guardò stupito e senza sapere bene cos’altro fare le fece un cenno di saluto con la mano.

Hermione fece lo stesso, un po’ imbarazzo, e chiuse subito la finestra.

Era il caso di scendere, la cerimonia stava per iniziare. Si aggiustò istintivamente i capelli (la signora Weasley, in un attimo di tempo libero, si era impegnata a renderli presentabili, tirarli su ed appuntarci le margherite) e lisciò il vestito blu al ginocchio. Mise lo scialle sulle spalle, prese il respiro ed aprì la porta.

Si ritrovò Ron davanti, con la mano tesa verso dove prima si trovava la maniglia.

-         Oh – dissero, entrambi.

Sei.

Che sei l’unica persona che riesce a fare sempre il contrario di quello che mi aspetto.

-         Ti stavo venendo a cercare – farfugliò Ron, arretrando di un paio di passi per lasciarla uscire.

-         E io stavo scendendo… – disse Hermione, chiedendosi perché a volte le usciva quel tono di voce così odioso.

Ron fece per replicare, poi però la guardò meglio, ammutolì, la guardò di nuovo.

Hermione arrossì e si strinse lo scialle intorno alle spalle, sentendosi come se centocinquanta persone la stessero osservando in silenzio.

-         Beh, che hai da guardare? –

-         Bella… -

Entrambi si guardarono, piuttosto increduli di quello che stavano dicendo.

-         … la pettinatura, cioè. – cercò di rimediare Ron, voltandosi immediatamente ed invitandola in modo un po’ brusco a seguirlo.

Ma perché a volte le parole sono così pericolose?

 

“…if I could say what I want to see         “… se potessi dire cosa vorrei vedere
I want to see you go down                              
vorrei vederti abbassarti
On one knee                                                    
su di un ginocchio
‘Marry me today’                                           
‘sposami oggi’
Yes, I’m wishing my life away…”                 
 
sì, penso di stare ignorando la mia vita…”

 

L’orchestra si stava dando da fare con chitarre e violini vari. Parecchi invitati ballavano. Fleur alla fine si era fatta fare un vestito su misura, e pareva aver levato il fiato a tutti. Era una creatura indescrivibile. Bill sembrava al settimo cielo. La cerimonia era stata quasi commovente: ora ballavano assieme a tutti gli altri.

Hermione, Ginny, Harry e Ron se ne stavano seduti ad un tavolo a mangiucchiare a chiacchierare. Ormai il sole stava per tramontare: il sole si era tinto di uno splendido arancione.

Ormai la cravatta di Ron doveva essere andata persa: nessuno la trovava più da nessuna parte da dopo la cerimonia. Anche i capelli ben pettinati da Molly Weasley erano andati a farsi benedire, se li era spettinati appena sia Fleur e Bill avevano detto il fatidico sì, provocando in Harry una specie di attacco di risa che dovette trasformare in un colpo di tosse.

-         L’unica cosa positiva – disse, a bocca piena. – è che si può mangiare a volontà. Tanto pagano tutto i genitori straricchi di Fleur. –

Ginny ed Harry scoppiarono a ridere.

Hermione sorrise.

-         Potresti smettere di essere venale per cinque minut… -

-         Ehm, scusami. –

Tutti e quattro si voltarono verso qualcuno vicino a Ron.

Gabrielle, rossa come un peperone, lo guardò.

-         Possiamo ballare? – disse, in un filo di voce.

Ron la fissò, accigliato. Poi guardò oltre la spalla della ragazzina: Fleur, mentre ballava con Bill, gli fece un cenno di preghiera.

Lui scrollò le spalle.

-         Certo – sorrise, ancora un po’ sorpreso. Gabrielle parve non contenere tanta gioia.

Harry, Ginny ed Hermione li guardarono allontanarsi, divertiti.

-         Pensa, Hermione – ridacchiò Ginny. – è riuscita a chiederglielo una ragazzina e te invece sei ancora lì imbambolata. –

Hermione la fissò, arrossendo leggermente sulle guance.

-         Finiscila – tagliò corto, incrociando le braccia.

Sette.

Ammettere che avrei dovuto chiederlo.

 

“…it don’t do me any good                          “… tutto questo non mi fa bene
It’s just a waste of time                                       
è solo una perdita di tempo
What use is it to you                                           
secondo te a cosa serve tutto questo
What’s on my mind                                              
tutto quello che ho in testa
If ain’t coming out                                               
se non verrà mai fuori
We’re not going anywhere                                  
 non stiamo andando da nessuna parte
So why can’t I just tell you that I care…”         
 ma perché non posso solo dirti che m’importa…”

 

Hermione si alzò.

-         Vado a fare un giro… torno fra una decina di minuti. –

Ginny fece spallucce.

-         Ti consiglio di andare sul retro, se vuoi prendere una boccata d’aria decente. Non dovrebbe esserci molta gente. –

Hermione annuì ed eseguì il consiglio.

Effettivamente, sul retro della Tana era tutto molto tranquillo. E poi, diavolo, che vista. Da quella parte stava tramontando il sole. E poi bastava scavalcare una staccionata per ritrovarsi nei campi incontaminati. Hermione cercò di non strapparsi o sporcarsi il vestito e di non inciampare con quelle scarpe scomode sul prato. Si diresse verso un albero lì vicino e si appoggiò contro il tronco, godendosi una delle ultime serate d’estate. Presto sarebbero dovuti partire per cercare gli Horcruxes… chiuse gli occhi.

Più se ne rendeva conto, più ogni momento le pareva importante.

Rimase lì ad ascoltare l’orchestra che suonava attutita dalla lontananza.

 

“… what’s wrong with my tongue     “ … che cos’ha la mia lingua
These words keep slipping away              
 queste parole continuano a sfuggirmi
I stutter, I stumble off                                
balbetto, mi blocco
Like I’ve got nothing to say…”               
 come se non avessi niente da dire…”

 

-         Pisolino serale? –

Hermione aprì gli occhi.

Ron arrivò, con le mani in tasca, camminando sul prato verso di lei.

Otto.

Che a volte vorrei smettere di pensare perché pensare mi fa illudere e le illusioni fanno soffrire e soffrire fa male.

-         Avevo solo caldo – mormorò Hermione. – tu invece non ti eri lanciato nelle danze? –

Ron fece una smorfia.

-         Non ti dimentichi mai niente, eh? Comunque, ancora lo devo capire cosa diavolo voleva la sorella di Fleur. –

Hermione sorrise.

-         Mah, chi lo sa – disse, incrociando le braccia.

Rimasero in silenzio per qualche secondo, senza sapere bene cosa dire.

-         Oh! – esclamò improvvisamente Ron, squadrando l’albero a cui Hermione era appoggiata.

-         Cosa? –

-         Ti trovi sotto il mio celebre nascondiglio. –

Lei lo guardò, confusa.

-         Nascondiglio? –

-         Sì, beh, verso i nove o dieci anni. Prova tu a vivere con tanta gente per tutta l’infanzia, dopo un po’ la nausea ti viene. Ed i nascondigli sono il posto perfetto. –

Hermione assunse un’espressione contrariata.

-         Ma smettila, tutti i tuoi fratelli, eccezion fatta per Percy, sono straordinari. E anche i tuoi genitori. –

Nove.

Che a volte mi sento sola. Ma resisto perché è questo che ci si aspetta da me.

Ron scosse la testa.

-         Parli così perché sei figlia unica. –

-         Parli così perché non sei figlio unico. –

Lui scrollò le spalle, deciso almeno per un po’ ad evitare qualche altra rocambolesca litigata.

Si avvicinò al tronco, si aggrappò ad un ramo e dopo un attimo di concentrazione ci si arrampicò sopra.

-         Scimmione – disse Hermione, guardandolo scalare l’albero.

-         Grazie. Guarda che qua si sta benissimo, se si tiene l’equilibrio. –

Ron si sedette su di un ramo che considerò abbastanza robusto e le fece cenno di salire.

Hermione scoppiò in una risata sarcastica.

-         No, passo – esclamò, con decisione.

-         Oh, andiamo. –

-         Ron, vorrei mantenere parvenze umane almeno fino alle dieci di sera. Se mi metto ad arrampicarmi sugli alberi, mi si sporca il vestito, e se si strappa è anche peggio. Se tu vuoi rovinare un vestito nuovo di zecca non sono affari miei. –

Lui scoppiò a ridere, dondolandosi sfacciatamente sul ramo.

-         Ehi, da quando fai così la femmina? Neanche ti avessi chiesto di buttare a mare uno dei tuoi libri. –

Lei gli lanciò un’occhiataccia. Lui rispose con uno sguardo di sfida parecchio irritante.

Hermione si tolse le scarpe ed afferrò un ramo.

Scivolò.

-         Ah, ah, ora capisco perché non volevi – ridacchiò Ron. – qui c’è qualcuno che non sa manco arrampicarsi sugli alberi. Hai passato tutta la tua infanzia a leggere? –

Lei fumò di rabbia e ci riprovò. Stavolta riuscì, seppur molto goffamente, a salire sul primo ramo.

Ron fischiò ironicamente ammirato e ridendo le porse una mano per farla arrivare alla sua altezza.

-         Siamo sicuri che quel ramo ci reggerà? – fece Hermione, esitando a prendergli la mano.

-         Certo! Reggeva pure Fred e George quando avevano sui quattordici anni.  A meno che tu ultimamente non sia ingrassata… -

Hermione gli prese la mano, ma la strinse un po’ troppo violentemente mentre riusciva finalmente a sedersi accanto a lui.

-         Ahia – disse Ron, scrollando la mano.

Lei guardò di fronte a sé, ancora parecchio accaldata dalla scalata.

Il sole stava tramontando proprio in quel momento.

Era uno spettacolo straordinario: cose che si vedono solo nelle fotografie.

Il cielo rosso ed i campi ed il cielo limpido… era valsa la pena di fare tutta quella fatica.

Una margherita le cadde dai capelli sulla mano.

Lei sbuffò, rigirandosela tra le dita.

-         Peccato – mormorò.

-         Ma insomma, cos’hai oggi, che sei così fissata con vestiti e capelli? – rise Ron. – non è per niente da te. –

Lei lo guardò per replicare acidamente, ma arrivò quel momento.

Quel momento in cui la mente non ti ascolta, la bocca non sa più parole, e dire che le parole sono lì… ma non escono.

 

“…Cause I’m feeling nervous            “… perché mi sento nervosa
Trying to be so perfect                         
cercando di essere così perfetta
Cause I know you’re worth it             
 è che so che ne vali la pena
You’re worth it…”                              
 ne vali la pena…”

 

Ron la guardò e smise di ridere.

Quel momento.

Quello di quella paura alla spina dorsale.

Lo so che potrei, lo so che dovrei… ma non ci riesco.

-         Io… io credo che sia ora di andare, altrimenti non sapranno dove cercarci – disse, ridendo nervosamente. Cercando di farcela da sola, scese dal ramo ed in un attimo tornò a terra.

Ron parve metterci un attimo per riprendersi. In fretta, scese anche lui dall’albero mentre lei si rimetteva le scarpe.

-         Ehm, Hermione… -

-         Ron, noi siamo due idioti completi. –

La ragazza si aggiustò lo scialle e cominciò a camminare verso il giardino della Tana.

Ron la seguì, con aria confusa.

-         Che cosa? E perché? –

Hermione aveva i nervi improvvisamente a pezzi.

-         Oh, indovina! – esclamò, esasperata e stranamente triste.

Era inutile. Se uno non le dice le cose, niente andrà avanti. Se uno aspetta, poi il momento passa.

Ma faceva così rabbia…

-         Non… -

Ron probabilmente voleva dire non ti capisco, ma mentre lo diceva capì. Si fermò.

Lei si voltò a guardarlo.

-         Beh? – fece, con le sopracciglia aggrottate per la disperazione.

-         Hermione, devo capire perché te la prendi con me, adesso. Fino a prova contraria anche tu sei capace di parlare. –

Lei, presa in contropiede, lo guardò dritto negli occhi azzurri. Era strano che Ron accennasse anche soltanto alla cosa. Effettivamente non sembrava molto sicuro di sé, in quel momento. Aveva le orecchie in fiamme.

Dio, avrebbe davvero voluto…

Avrebbe voluto.

- Beh, allora devo capire perché dovrei essere io a prendermi la responsabilità! – replicò, ritrovando dignità.

Lui aggrottò le sopracciglia.

-         Perché… perché sei tu che hai tirato fuori l’argomento. –

-         Sì, ma sarebbe compito tuo! Io non ce la faccio! –

-         Chi l’ha detto che devo farlo io? E’ una nuova legge? –

-         Ed io continuo a dire che non farò nulla se prima non dici qualcosa! –

Si guardarono male.

Ron deglutì.

-         Va bene. – disse, con fermezza nonostante la voce un po’ tremante.

Lei lo fissò, confusa.

-         Va bene? –

-         Vuoi che lo dica io? Te lo dico io. –

Nonostante i buoni propositi, seguì un lungo silenzio. Ron aprì e chiuse la bocca a intermittenza, senza fare uscire un solo suono.

Hermione, per qualche motivo, scoppiò a ridere.

-         Ehi, grazie dell’appoggio! – protestò Ron, rilassando per un attimo i muscoli.

-         E’ che sembra che abbiamo tredici anni e ne abbiamo diciassette e siamo degli stupidi. –

Si guardarono.

Lei sorrise, in imbarazzo.

-         E’ meglio lasciare perdere. Dimentica quello che ho… quello che non ho detto. –

Riprese a camminare, eppure si sentì decisamente meglio di prima. Un sorriso le si stampò in faccia senza che neanche se ne accorgesse.

Ron la raggiunse, un po’ meno soddisfatto, probabilmente scontento della sua pessima figura.

-         Beh, magari non adesso… però se mi lasci preparare psicologicamente te lo dirò. Quando meno te lo aspetti, perciò stai all’erta… –

Improvvisamente, la tensione si sciolse completamente. Scoppiarono a ridere.

Hermione si voltò e Ron la baciò.

Bacio sulle labbra, l’adrenalina corre sulla spina dorsale e fa volatilizzare quella paura.

Appoggiò una mano sul suo collo e lui si sentì sufficientemente sicuro per approfondire il bacio.

Si scostò solo per un attimo.

-         Ah, comunque, quello che ti dovevo dire… è che ho perso il libro che mi avevi prestato. –

Hermione ghiacciò sul posto e dopo un attimo lo spintonò via.

-         Era della biblioteca! – esclamò.

-         Lo so! Non è colpa mia se mia madre vuole sempre rassettare camera mia. –

La ragazza  riprese a camminare con tutta la dignità che si può avere con dei tacchi su di un prato.

-         Basta, mi hai stufato – disse, gli nascose il sorriso, però.

Ron rise ed entrambi scavalcarono la staccionata.

Dieci.

Che sono innamorata di te.

Ma questa la mettiamo nella lista solo temporaneamente.

 

“If I could say what I want to say          “Se potessi dire ciò che voglio dire
I’d say what about you… away              
direi che voglio mandarti fuori… di testa
Be with you every night                          
stare con te ogni notte
Am I squeezing you too tight?…             
ti sto stringendo troppo forte?...

If I could say what I want to see               se potessi dire cosa vorrei vedere
I want to see you go down                       
vorrei vederti abbassarti
On one knee                                             
su di un ginocchio
‘Marry me today’                                    
‘sposami oggi’
Yes, I’m wishing my life away                 
 sì, penso di stare ignorando la mia vita…

With these things I’ll never say.”             con queste cose che non dirò mai.”

 

 

 

 

**

Ho voluto fare anch’io la mia versione del matrimonio di Bill e Fleur, dato che ne ho lette diverse versioni… e poi era da tempo che mi girava per la testa una storia così. La canzone a cui è ispirata la one-shot è Things I’ll never say di Avril Lavigne… è una canzone a cui sono molto affezionata, quando mi capita di sentirla vedo subito Hermione. A proposito di questo, naturalmente io non ho alcuna voce in capitolo e non sono la Rowling (altrimenti in questo momento sarei in costume da bagno a farmi una nuotata in una piscina riscaldata… anche se, a dire la verità, non so se la Rowling ha una piscina riscaldataO_O), però ho proprio voluto cercare di porre il personaggio di Hermione come viene esposta nel libro. Insomma, ridendo e scherzando nei film è stata brutalmente maltrattata. Io l’Hermione del grande schermo non la conosco, per me è un’altra persona, un’altra storia. Non che ce l’abbia con la Watson o simili, perché è colpa di tutta la Warner, credo.

Comunque, lasciamo perdere! Non voglio mettermi a fare discorsi noiosi, la storia è questa, ed è così come la vedete e non pretende niente. Ringrazio molto Weasleygirl che ha contribuito a farmi nascere quest’idea, assieme alla canzone, e se lo merita!

Spero che questa one-shot vi sia piaciuta. Fatemi sapere, eh._.

A presto!

 

Miwako__

 

 

 

 

 

 

 

  
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