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Autore: rossella_04    01/08/2011    3 recensioni
Osservo quel volto così famigliare ma allo stesso tempo sconosciuto. Osservarlo fino allo sfinimento.
Osservo quei capelli così folti e ribelli. Passarci le mani per ore.
Osservo quella bocca rossa che t’invita solo a divorarla di morsi. Riempirla di baci.
Osservo quegli occhi. Perdersi per non ritrovarsi.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Questa one-shot partecipa al contest " Guerra Dramionesche" indetto dal gruppo Dramione's Elite, su Facebook, nella squadra IC.
 
 
 
 
 
 

« Il vino è un’assai gioviale creatura, se è ben usata. »
William Shakespeare
 
 

 
 
 
Rosso.
Come le sue labbra.
 
Il vino rosso colora le labbra della donna che ho di fronte a me.
Il suo sguardo è vuoto: non un sorriso le deforma il viso.
Non ho mai pensato che la Mezzosangue Zannuta potesse crescere, un giorno.
Non credevo che sarebbe riuscita a domare quei capelli ribelli: scendono in morbide onde, incorniciandole il viso minuto.
Il mio sguardo si alterna dal suo viso al vino che oscilla nel calice che ha nella mano.
Lo muove piano, con lenta agonia, quel liquido rosso.
Come le sue labbra.
Il suo sguardo incrocia il mio. Oro contro argento. Si umetta le labbra, posa il bicchiere e mi fissa.
Non abbasso lo sguardo.
«Cosa ti porta di nuovo nel Mondo Magico, Granger?» domando con noncuranza, sorseggiando il mio vino.
Appena l’ho vista seduta, da sola, al bancone del bar, sono rimasto stupito.
I suoi occhi e i suoi capelli sono inconfondibili.
Cinque anni fa, appena finito Hogwarts e avendo conseguito a pieni voti i M.A.G.O, Hermione Granger era sparita. Nessuno, neanche Potterino o Lenticchia, avevano più avuto sue notizie.
E ora, incredibilmente, sono seduto con lei, a sorseggiare vino.
La situazione ha del comico.
«Per quanto tu, Malfoy, non mi reputi una strega a tutti gli effetti, solamente perché sono nata babbana» mi aggredisce, « ciò non vuol dire che io non possa tornare nel Mondo Magico. »
Nei suoi occhi color oro passa un lampo di determinazione.
«Sempre orgogliosa, eh Mezzosangue?»
La vedo stringere le labbra, segno che l’ho irritata.
«Sempre il solito borioso e velenoso serpente, eh Malfoy?» ribatte caparbia.
«L’inferno è vuoto, tutti i diavoli stanno qui,* Granger. »
Si appoggia allo schienale della sedia, incrociando le braccia sotto il seno e mi fissa trucemente.
Ricordo quello sguardo: fiero, deciso e illeggibile. Quello sguardo era riservato a tutti, tranne che a Potter e a Weasley.
Oh no, loro no.
Loro potevano avere il privilegio di ricevere uno sguardo dolce dalla Mezzosangue Granger. Tutti gli altri non erano nient’altro che insetti, rispetto a lei: la prima della classe, l'amica di Potter!
Camminava con sicurezza nei corridoi: sempre perfetta, sempre pronta a qualunque evenienza.
La odiavo dal profondo del cuore.
«Non è affar tuo, ovviamente, il motivo per cui sono tornata. »
«Andiamo, Granger. Siamo adulti ormai, direi che Serpeverde e Grifondoro non esistono più. Ciò non toglie, comunque, che rimani e resterai comunque una mezzosangue
Si alza di scatto dalla sedia, attirando l’attenzione dei tavoli vicini a noi.
«Non ti permetto di parlarmi così, chiaro Malfoy? »
La osservo, divertito da tanto fervore.
Rosso.
Come il coraggio e l’orgoglio.
«Oh Granger, sono a dir poco terrorizzato. »
Chiude gli occhi e respira cercando di calmarsi.
Si siede di nuovo e si ricompone.
«Non c’è nulla di più comune del desiderio di essere importante.* Dico bene, Malfoy? »
«Già, Granger. E tu lo sai meglio di me, vero? »
La vedo irrigidirsi, di nuovo, di fronte alla più semplice verità. «Il desiderio di essere qualcuno. Di essere importante per gli altri. Agli occhi degli altri. » Voglio ferirla, levarle quell’aria da prima donna dal viso. «Dimmi, Granger, come ti sentivi quando tutti ti venivano a chiedere aiuto, eh? Ti sentivi importante, così importante da oscurare il fatto di essere nata babbana. »
«Tu non sai niente» sussurra, con odio.
Si alza, prende il mantello, si avvolge la sciarpa intorno al collo ed esce dal locale senza degnarmi di uno sguardo o di una parola.
La osservo allontanarsi dalla vetrina dei Manici di Scopa in fretta e furia: il volto livido di rabbia.
Rido dentro di me, contento di essermi preso finalmente la mia vendetta sulla Mezzosangue.
Mi alzo con tranquillità, lascio alcune monete sul tavolo e m’infilo il mantello.
Un paio di guanti attira la mia attenzione. Devono essere caduti alla Mezzosangue quando è fuggita via.
Li raccolgo e li metto in tasca. Alla fine se ne sarebbe accorta, no?
Esco dai Manici di Scopa: la neve ricopre Hogsmeade, dandole un’aria natalizia.
Manca poco a Natale, e tutta la cittadina è in festa.
Così come io sono in festa: il volto livido della Granger nei miei ricordi è anche meglio di un regalo di Natale.

 
 
 
 
 
 
 
 
«La vita è una favola narrata da uno sciocco piena di strepito e di furore, ma senza significato alcuno.»
William Shakespeare.
 

 
 
 
Un lampo illumina il cielo color pece.
Siamo a luglio, ma è come essere in dicembre inoltrato. E’ da due giorni che piove e non accenna a smettere: il sole è ormai un vacuo ricordo.
Il mio sguardo scorre su un paio di guanti rossi posati sul tavolino vicino al mobiletto del bar.
Come il sangue.
I guanti della Granger. Sono passati due giorni da quando l’ho incontrata e solo ora mi sono ricordato dei guanti.
«Padron Draco?» Quinky, uno dei miei tanti elfi domestici, fa capolino nella stanza.
«Sì?»
«C’è una signorina giù nell’atrio che chiede di lei. »
Chi è che si avventura fuori di casa con un tempo del genere?
«Grazie Quinky. Falla pure accomodare.»
L’elfo con il naso tocca il pavimento, inchinandosi. «Sì, Padron Draco.», poi sparisce.
Mi alzo e mi dirigo verso il mobiletto del bar. Il sapore dolce del vino rosso mi ammorbidisce la gola secca.
«Malfoy.»
Un tuono rimbomba nel cielo, facendo tremare il vetro della finestra.
«Mezzosangue.»
Non mi giro intento a riempire una ciotola con delle ciliegie. Mia madre amava le ciliegie. Da bambino mi raccontava che era grazie ad una ciliegia che si era innamorato di mio padre. Un insulso frutto?
Non le ho mai chiesto una spiegazione, non mi è mai interessata.
Con tutta la calma del mondo prendo una ciliegia e la infilo in bocca, poi mi giro verso la Granger.
Di nascosto, prendo i guanti in mano.
I capelli crespi, bagnati di pioggia, le ricadono scompostamente sul viso esile e leggermente arrossato.
La postura fiera, composta. Tutto di lei dice Gryffindor.
«Qual buon vento ti porta qui da me, Granger?»
Prendo una seconda ciliegia: non ricordavo che fossero così buone.
«I miei guanti, Malfoy. Li rivoglio » esige.
«Io non li ho i tuoi guanti, Mezzosangue.»
«Bugiardo.»
La osservo divertito. Sempre quella certezza assoluta.
«Lo sai, Mezzosangue, che è scortese presentarsi a casa di qualcuno e esigere qualcosa?»
Non dice niente. Si morde il labbro, facendosi uscire il sangue: eppure il suo sguardo non si stacca dal mio.
«Ridammeli, Malfoy.»
«Chiedimelo, Granger.»
Arrossisce lievemente, mentre sposta lo sguardo da una parte all’altra della stanza, a disagio.
«Voglio i miei guanti, Malfoy.»
«Non li ho.»
«Malfoy!»
«Granger.»
La rabbia è visibile sul suo volto, ma cerca di controllarsi.
«Malfoy.», stringe le labbra, «Potresti ridarmi i miei guanti, per favore?»
Bingo.
«No.»
Al mio rifiuto, sul suo volto passano molti stati d’animo.
Sorpresa, rabbia, indecisione, frustrazione.
Divertito, mi prendo una terza ciliegia: hanno un gusto così dolceamaro.
Non mi accorgo che si è avvicinata e che mi punta la bacchetta contro.
«Che cosa credi di fare con quella bacchetta, Mezzosangue.»
«Riavere i miei guanti, Furetto.»
Touché.
«Abbassa la bacchetta.»
«I guanti.»
«La bacchetta.»
«Malfoy.»
«Granger.»
E’ una rincorsa: un gioco. Alzo la mano libera e la poso sulla bacchetta della Granger, facendogliela abbassare.
«Non essere ridicola, Granger. Vuoi schiantarmi per un paio di guanti?»
«Se è necessario.»
Non ci siamo accorti di essere vicini, talmente vicini che riesco a vedere le lentiggini sul suo volto e sentire il suo profumo.
«Granger.»
«Malfoy…»
Mi abbasso fino a sfiorarle le labbra rosse: la sento sussultare al tocco, ma non s’allontana.
Approfondisco il contatto fino a baciarla. Ha un sapore strano, la Granger.
E’ dolce, ma al tempo stesso amaro. Dolceamaro.
Come le ciliegie.
“Mi sono innamorata di tuo padre grazie a una ciliegia, Draco.”
Sento le sue mani poggiarsi sul mio petto. Un brivido - un brivido?- mi percorre la spina dorsale.
Lascio la presa sui guanti, ormai dimenticati, e poso le mani sui suoi fianchi, stringendola a me.
E poi fu tutto rosso.
Come il peccato.
 

 
 
«L’amor di sé resta il valore più prezioso.»
William Shakespeare.
 
«I’m only human.»
Thriving Ivory - Flowers For A Ghost
 
 

 
 
Il ticchettio della pioggia contro la finestra mi risveglia dal dormiveglia.
Sento un qualcosa di caldo contro il mio corpo.
Mi giro verso il suddetto calore e vedo un groviglio di ricci sparsi a ventaglio sul pavimento. Qualche ciocca mi solletica il braccio.
Un viso dalle gote arrossate e una bocca rossa socchiusa spuntano dai capelli.
Mezzosangue. Guanti. Bacio. Passione. Peccato.
Rimango disteso per terra incapace di credere di aver potuto compiere un gesto così stupido, così irreale.
Riporto lo sguardo sulla Granger. Magari mi sbaglio, magari non è lei. Sono andato a letto con un’altra donna.
Un paio di occhi color nocciola incontra i miei e lì non ho più dubbi.
Mezzosangue. Guanti. Bacio. Passione. Peccato.
Anche lei mi fissa smarrita, poi sorride.
«Malfoy…»
«Granger. »
«Sono tornata perché volevo vedere con che coraggio Ron e Harry riescono ad andare avanti.»
Guardo il soffitto, poi lei, poi di nuovo il soffitto.
«Con che coraggio si svegliano la mattina, si guardano allo specchio, pensando a quanti innocenti sono morti cinque anni fa? » mi domanda.
«Sapevano a cosa andavano incontro, Granger.»
«Io non lo sapevo. »
Riporto lo sguardo sul profilo nudo della Granger. Quand’è che era cresciuta così?
«Ero solamente una ragazzina che voleva salvare tutti e che invece è riuscita a salvare solo se stessa.»
«Se non ci fossi stata tu in quegli anni a quest’ora Potter e Weasley sarebbero sotto terra.»
Si gira su un fianco verso di me e dopo pochi minuti il suo palmo caldo mi accarezza il viso, delicatamente.
Mezzosangue. Guanti. Bacio. Passione. Peccato.
«Mezzosangue…»
«Shh…» m’interrompe posando un dito sulle mie labbra, «Non dire niente.»
E allora rimango in silenzio e la osservo.
Osservo quel volto così famigliare ma allo stesso tempo sconosciuto.Osservarlo fino allo sfinimento.
Osservo quei capelli così folti e ribelli. Passarci le mani per ore.
Osservo quella bocca rossa che t’invita solo a divorarla di morsi.Riempirla di baci.
Osservo quegli occhi. Perdersi per non ritrovarsi.
Un sussulto al cuore…e decido.
Che cosa ho fatto?
Prendo la bacchetta della Mezzosangue, che era caduta vicino a noi poche ore prima, e con uno strano senso di vuoto, gliela punto addosso.
Mi osserva smarrita, la mezzosangue. «Cosa…»
«Perdonami Granger, ma sono solo umano.»
Nei suoi occhi vedo il lampo della comprensione e un velo di lacrime illumina gli occhi della strega sotto di me.
Cerca di liberarsi dal mio peso, ma invano. Le lacrime che scorrono copiose sulle sue gote rosse.
Non rendere tutto più difficile, Granger. E’ stata solo una notte, dopotutto.
«Oblivion.»
Rosso.
Come l’inferno.





Nota autrice:

Ciao a tutti! Non dirò niente questa volta sulla storia, perchè è per un contest e non so neanche come la mia mente abbia potuto partorire una simile cosa.
Avrete notato, se avete letto la storia fino alla fine, che tutte le citazione sono di Shakespeare trannè una. Nella storia inoltre le frasi con questo * vuol dire citazione, ovviamente tutte di Shakespeare.
Approfitto per ringraziare chiunque abbia avuto il coraggio di leggerla.
A presto, Ross.



   
 
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