E’
l’una di notte ed affacciarsi al balcone a guardare i cortili deserti è l’azione
più naturale che possa esistere. E’ l’una di notte, l’ora più bella tra tutte e
ventiquattro, del blu più intenso mai esistito, orlato di stelle più splendenti
di quanto l’occhio umano possa desiderare, talmente lucenti da poterle vedere
riflesse nell’asfalto.
All’una
di notte nessuno pensa più che esista il sole e con esso tutta la vita che ci
dobbiamo portare appresso, con il peso di responsabilità che, alla luce della
luna, non sembrano esserci mai appartenute. Non esistono possessi, non esistono
mio o tuo, tutto è di tutti, all’una di notte,
e tutto è tenuto estremamente bene.
E’
l’una di notte e anche se sono immersa nella città più grigia che abbia mai
conosciuto, riesco a vedere il mare e a sentirlo sulla pelle: l’acqua s’infrange
ai miei piedi, le onde si susseguono placide l’una dopo l’altra, l’odore è così
forte da far girare la testa. E’ l’una di notte e sono al mare, ma le stelle
sono quelle della montagna, luminose come una manciata d'allegria, gli occhi
sorridenti di una notte felice.
E’
l’una di notte e anche se non ho sonno, anche io ho un posto in cui riparare:
scrivo di quest’ora in cui il tempo sembra concedersi una pausa e rallentare,
un’ora che puoi dedicare solo a te stessa. E io scrivo, scrivo perché il cielo è
troppo grande per non provare a descriverlo, le strade troppo lunghe per non
provare a rincorrerle con parole inventate, l’aria troppo preziosa per non
provare a possederne almeno un poco con un sospiro
ispirato.
E'
l’una di notte ed io sto ad osservare, dal balcone del terzo piano, una
splendida notte che comincia ad appassire. E’ l’una di notte, ormai l’una e
mezza, e mi accorgo che il tempo mi ha solo illusa, quest’ora è così breve da
non poterla raccontare tutta, la si può solo respirare col cuore, lasciandolo
scoperto, anche se fa immensamente paura.