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Autore: shadowsdimples_    01/08/2011    4 recensioni
Scarlett Begonia Morrison, Echelon e stylist, ama due cose: la moda, e i 30 Seconds to Mars. Riuscirà a realizzare il suo sogno di diventare una stylist professionista?
FF di pochissimi capitoli nata unendo le mie due più grandi passioni: la moda e i Mars. Desclaimer all'interno della storia.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia: Fashion is my relief.
Desclaimer: I personaggi (Rachel Zoe, Mars, Brad Goreski, Jordan Johnson) non mi appartengono minimamente.
Timeline: non specificata.

Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno questa brevissima Fic e chissà, magari finirà anche nelle preferite di qualcuno.

Ps: In questa fic tenderò ad essere più esauriente nelle descrizioni che nei monologhi mentali e psicologici.

New York, 7.02 AM

Il rumore degli operai e dei taxi newyorkesi mi svegliavano ogni mattina a quell'ora. Mi guardai intorno: ero nel mio piccolissimo appartamento, il parquet rovinato, le pareti di un giallo smunto, la cucina a vista e, l'unica stanza, il bagno. Mi alzai dal letto e mi avvicinai alla finestra: dietro le scale anti incendio che caratterizzavano gli appartamenti di quella zona, vedevo gli operai che armeggiavano con il martello pneumatico.
"Vi si rompa il martello, con tanto amore.", bofonchiai. Feci il caffè e nel frattempo andai a rifare il letto. Quella era una sistemazione temporanea. Speravo di potermi trasferire a breve e, poche settimane prima, il mio desiderio si era avverato.

"Pronto?" Presi il cellulare al volo dalla mia maxi bag di Miu Miu che aveva preso le somiglianze della borsa di Mary Poppins.
"Parlo con Scarlett Begonia Morrison?"
"Si, chi è?" Uscii da Starbucks col mio Tall in mano.
"Chiamo da parte di Rachel Zoe, abbiamo esaminato il suo curriculum che ha inviato una settimana fa." Veramente lo avevo inviato due settimane fa, ma si vede che c'erano stati problemi nelle spedizioni. Mi destai da quelle congetture mentali.
"Oh, salve, mi dica!"
"Volevo informarla che la signora Zoe ha esaminato il suo curriculum e ha deciso di metterla in prova per una settimana. Dovrà presentarsi allo studio di Los Angeles, lunedì mattina alle nove in punto." Non potevo crederci. La donna che più ammiravo al mondo mi aveva assunta! O meglio, quasi assunta.
"Certo! Si, si, certo, ci sarò, sarò puntualissima!"
"Bene, allora a lunedì."
"Certo, a lunedì." In mezzo alla strada, in mezzo a tanti newyorkesi scorbutici, una ragazza con tacchi a spillo e occhialoni da sole scurissimi che si mette a saltare non sempre risulta normale, infatti, la maggior parte della gente mi guardava curiosa. Iniziai a correre verso il mio appartamento... Beh, per quanto si possa correre con dodici centimetri di tacco sotto i piedi. Salii di corsa le scale di ferro battuto che collegavano i vari appartamenti dall'esterno del condominio ed entrai in casa, fremente. Tirai fuori gli scatoloni che avevo conservato e li riempii di carta velina e ci buttai dentro le trentasette paia di scarpe, con tacco e non, che tenevo meticolosamente in fila sotto la finestra sul pavimento. Aprii le ante del mio armadio e presi le mie valigie di Vuitton, riempendole fino a farle scoppiare. Che giorno era? Ah, mercoledì. Presi al volo il cordless e digitai il numero dell'aeroporto.
"Vorrei un biglietto di sola andata per Los Angeles."
"Per quando, signora?"
"Sabato mattina."
"Prima classe o business?", chiese la donna con voce annoiata, come se quelle fossero domande di routine. Beh, forse per lei lo erano, ma per me erano l'inizio di un ponte per la mia carriera. Seguii le istruzioni per il pagamento e continuai a impacchettare la mia roba. A fine giornata avevo quattro scatoloni pronti e sette valigie, due scatoloni con dentro le scarpe, e il beautycase semi pieno. Giravo per casa in fantasmini e pantaloni neri di Dolce, alla ricerca di scatole e scatoline. Alle dieci di sera, decisi di fermarmi per scrivere un breve aggiornamento su Twitter.
"Finally Rachel Zoe assumed me!! I'll do a trial week, then we'll see.. @janetpuppyguy, r u happy I'll come in LA?"
Janet era una mia carissima amica che abitava a LA. Non poche volte mi aveva implorato di andare a vivere da lei, ma avevo sempre declinato: la mia vita era a NYC. E adesso potevo finalmente dire addio a tutto e costruirmi una vera carriera. Dieci minuti dopo, la risposta
"@ScarlettBegonia OMG!!! I'm fuckin' happy! God, You'll find your room all ready! I can't wait! :D" Sorrisi e mi buttai in branda.

Los Angeles, 9.38 AM

Il taxi sfrecciava per le vie di una Los Angeles incredibilmente attiva. Janet sicuramente stava dormendo, ma non me ne curavo. Il taxi si fermò davanti casa sua. Pagai e il tassista mi aiutò a scaricare le valigie. Suonai il campanello, con il trolley in mano.
"Chi è?"
"Postino." Risi. Janet aprì la porta insonnolita. "E' presto per sistemarsi?"
"Ommioddio! Scarlett!" Mi saltò addosso, con i suoi ricci color platino che ballonzolavano. "Pensavo arrivassi più tardi! Dio, che bello rivederti! Vieni dentro, ti aiuto!" Mi aiutò a portare dentro tutti i miei scatoloni e mi portò subito in camera mia.
"Scommetto che la maggior parte di quei scatoloni sono scarpe e vestiti."
"Veramente sono due di scarpe. I vestiti sono nelle valigie."
"Oh, beh, allora quelli che contengono i tuoi vecchi oggetti li possiamo anche tenere chiusi, qui avrai tutto quello che ti serve finchè starai qui. Eccoci!" Si fermò davanti a una porta e la aprì. Bianca, vetrata, letto a baldacchino matrimoniale, cabina armadio, bagno in camera, potevo chiedere di più? Entrai, convinta che quello fosse il mio sogno.
"O mio dio... Non ci credo, è... E' favolosa!"
"Sapevo che ti sarebbe piaciuta. Beh, ti lascio, sicuramente vorrai sistemarti, io vado a prepararmi. A dopo." Iniziai a sistemare i miei vestiti e le scarpe nella cabina armadio grossa quanto il mio vecchio monolocale a New York. Dopo un paio d'ore, i vestiti erano tutti in ordine, abiti da cocktail, abiti da sera, abiti da giorno, e le scarpe erano tutte sistemate su scaffali senza ante in ordine di marca. Nel pomeriggio io e Janet uscimmo e andammo a fare un giro a Rodeo Drive. Non potete immaginarvi la roba che mi sono comprata: giacche, pantaloni, scarpe, cappotti, mantelline, gioielli... Per le scarpe, Louboutin; per i gioielli, Van Cleef e Bulgari, e per l'abbigliamento un po' tutto, soprattutto Gucci e H&M; per gli abiti da sera, Valentino e Armani erano obbligatori. Tornammo a casa con maree di scatole e buste. La cabina armadio era già quasi piena, le scarpe da ginnastica e le ballerine dovetti rimetterle nelle scatole, non c'era più posto. Sistemai le varie custodie con dentro gli abiti e andai in giardino a prendere un po' di sole con Janet.
"Sei ansiosa?" Mi chiese mentre ci arrostivamo sotto il sole delle tre.
"Per cosa?"
"Per Rachel. E' quello che hai sempre sognato di fare." Si voltò e si tirò su i suoi occhialoni marroni. Sospirai.
"Beh, l'ansia c'è, non te lo nego, ma è eclissata dall'eccitazione e dalla felicità. E' tutta la vita che aspetto questo momento, Janet, tutta la vita."
"Sono felicissima per te. Spero che tu ti costruisca una meravigliosa carriera." Sorrisi. Janet era una grande amica: ci vedevamo pochissimo, lo ammetto, ma dal primo momento si era instaurato tra di noi un rapporto magnifico. La domenica era il giorno più deprimente della settimana: sentivi la fiacca e la nullafacenza nell'aria. Lunedì mattina, alle sei in punto, ero nel panico più totale: primo, non sapevo che mettermi; secondo, non sapevo come arrivare allo studio. Sospirai e mi avventurai nella cabina armadio. Iniziai dai pantaloni: doveva essere qualcosa di alla moda, ma comodo (Sapevo che fare il lavoro di Rachel non era una passeggiata, tra corse e prove di abiti). Alla fine scelsi dei jeans a palazzo, maglietta bianca maniche a tre quarti con spalla calata e gilet marrone in pelle con frange lunghissime e maniche larghe. Scarpe: zeppe di Loubi. Qualche anello, un bracciale, trucco e via. Alle otto e mezza uscii dopo aver lasciato un biglietto a Janet. Il mio caffè non mancava e, dopo essere riuscita a chiamare un taxi, arrivai allo studio.
"Salve, sono Scarlett Begonia Morrison. Cercavo Jordan Johnson." Jordan era la seconda assistente di Rachel. Una ragazza con i capelli castano chiari lunghi mi si avvicinò, sorridente.
"Ciao, tu devi essere Scarlett."
"E tu sei Jordan, vero?"
"Esatto. Vieni, ti faccio strada, Rachel arriverà tra poco." Mi fece gironzolare nell'edificio e poi spuntammo in quello che io chiamavo 'paradiso terrestre': lo studio vero e proprio. Davanti la porta c'era la cucina, con tanto di isola, poi la scrivania e gli stand con i vestiti di altissima moda che amavo come una donna ama il proprio marito. Sulla destra, a terra, c'erano centinaia di scarpe sistemate meticolosamente e uno scaffale pieno di gioielli presi in prestito magari da Van Cleef. L'eccitazione e l'adrenalina schizzavano nelle mie vene.
"Oh mio dio..." Jordan mi guardò.
"Cosa c'è?"
"E'... è sempre stato il mio sogno fare un lavoro del genere e, adesso che ho l'occasione di farlo, mi sembra un sogno..." Jordan mi sorrise, apprensiva. C'era passata sicuramente anche lei.
"Beh, in effetti a volte questo lavoro può essere un sogno come può essere un inferno. Specialmente quando ci sono problemi con le consegne degli abiti o con un cliente... A Rachel non piace che i clienti non siano soddisfatti."
"Si, lo avevo notato nella serie." Rachel aveva su Sky un programma, The Rachel Zoe Project, che non mi perdevo mai.
"E' un lavoro davvero duro, a volte lavoriamo quattordici ore al giorno." La porta si aprì e ne uscì fuori un ragazzo alto che ci squadrava.
"Buongiorno Brad. Lei è Scarlett Begonia, Rachel la metterà in prova per una settimana." Jordan mi presentò al primo assistente di Rachel. Brad era un ragazzo simpatico, con occhiali da vista più grandi del suo viso tra un po', e un abbigliamento classico che lo rendeva unico nel suo genere e per niente ridicolo.
"Oh, ciao, piacere, Brad Goreski."
"Scarlett Begonia Morrison. Piacere mio" Sorrisi stringendogli la mano. Il freddo pungente di fine febbraio lo aveva fatto arrossire. Dopo un po', entrò la donna dei miei sogni (Ehi, non fraintendetemi!). I suoi capelli biondi ricadevano sulla pelliccia che indossava, jeans a campana, maglietta vintage della sua linea e Birkin marrone. In una mano, il caffè Tall, nell'altra il BB. Mi bloccai completamente, mentalmente e fisicamente.
"Ciao Rachel. Lei è..."
"Scarlett Begonia Morrison. Lo so. Piacere, hai un nome stupendo." Mi strinse la mano sorridente, poggiandò il BB sull'isola.
"Piacere mio, grazie. E' una canzone dei Grateful Dead." Sorrisi.
"Si, è la mia preferita. Allora... Cominciamo subito?" Jordan, alle parole di Rachel, scattò e prese il pc, Brad si armò di BB e blocco per appunti.
"Il tuo primo incarico sarà una cosa semplice. C'è un attore, Jared Leto, che vuole che lo vestiamo per la prima del suo film, Mr.Nobody, al festival di Venezia." Mi stavo per strozzare col caffè: Jared Leto?! Bartholomew Cubbins?! 30 Seconds to Mars? Non avevo capito bene.
"Chi è, scusa?"
"Jared Leto, cantante, attore e regista. Tanto eccentrico quanto bello.", ripeté Rachel calma. Oh, cara, ci puoi scommettere! le stavo per dire ridendo. Trattenni una risata.
"Jordan ti darà una mano, mentre Brad starà con me. Va bene?"
"Certo."
"Ok, mettetevi all'opera, se Jared sarà soddisfatto, vedrò di assumerti." Disse rivolgendosi a me. Sorrisi: non se ne sarebbe sicuramente pentita. Sentivo il piccolo ed innovente tatuaggio sotto il mio braccio bruciare, come a ricordarmi: niente coinvolgimenti personali. Sospirai e mi concentrai con Jordan: quando potevo avere una possibilità con la perfezione?

   
 
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