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Autore: Lizzie_Siddal    01/08/2011    4 recensioni
[Katherine/Elena]
Una piroetta, e i capelli scuri le ricadono in morbide onde sulle spalle, mentre la schiena si inarca. Le caviglie si piegano per poi distendersi in un saltello atletico, in sincrono con le braccia che si sollevano agitando in aria i pon pon.
Secoli di vita immortale, di sangue, di omicidi e delle cose più bieche che si possano immaginare, e poi ci sono ancora sciocchezze infantili a cui Katherine proprio non può resistere.
"Hey ragazzi, sono Elena, la cheerleader che fa pena!" canticchia su ritmo improvvisato e demenziale.
"Le tue rime sono pessime” sbotta Elena, seccata.
"E per la cronaca, non fai ridere”
"Oh, così mi spezzi il cuore, bambina!” esclama Katherine, portandosi le mani al petto e fingendosi mortalmente affranta.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Elena Gilbert, Katherine Pierce | Coppie: Elena/Katherine
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Dysfunctional family'
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Titolo: Little pieces of memories
Fandom: The Vampire Diaries
Personaggi/Pairing(s): Katherine/Elena; implied Damon/Elena/Katherine/Stefan
Genere: Commedia, Fluff
Avvertimenti:
oneshot, femslash, UST (unresolved sexual tension – quanto mi piace questo warning, oh), what if..? ambientata nel mio solito college-verse in cui quei quattro condividono una relazione aperta, decisamente irrealistica, ma tanto p0rnofluffosa e felice.
Challenge/Prompt:
scritta per il TVG!Fest @vampiregeometry, prompt Elena/Katherine – pon pon da cheerleader
Note iniziali: io non vorrei finire a scrivere sempre cose così idiote, e giuro che prima o poi la smetterò con queste due, dedicandomi anche al resto dell'OT4, perché diamine, Delena, Stelena, Kamon, Steferine e Salvatorecest mi chiamano \o/ (Per non parlare del poligono al completo *tossicchia*)


Dedicata a quell'esserino diabolico di Fiery, perché ha gettato il seme del male shippandomi (?!) con i pon pon di Elena. Ho decisamente delle amicizie normali, mh?


Una piroetta, e i capelli scuri le ricadono in morbide onde sulle spalle, mentre la schiena si inarca. Le caviglie si piegano per poi distendersi in un saltello atletico, in sincrono con le braccia che si sollevano agitando in aria i pon pon.
Secoli di vita immortale, di sangue, di omicidi e delle cose più bieche che si possano immaginare, e poi ci sono ancora sciocchezze infantili a cui Katherine proprio non può resistere.
"Hey ragazzi, sono Elena, la cheerleader che fa pena!" canticchia su ritmo improvvisato e demenziale.

"Le tue rime sono pessime” sbotta Elena, seccata.
"E per la cronaca, non fai ridere”
"Oh, così mi spezzi il cuore, bambina!” esclama Katherine, portandosi le mani al petto e fingendosi mortalmente affranta.
Elena decide di non replicare, non servirebbe, limitandosi a sottrarle i pon pon e rimettendoli a posto.
Sapeva che il trasloco da casa Salvatore alla stanza del dormitorio del college non sarebbe stato semplice – tra oggetti da trasportare e ricordi da ripiegare ordinatamente sul fondo delle valige, assieme ai vestiti e alla malinconia - , ma non aveva fatto i conti con la difficoltà di dover sopportare anche Katherine e le sue immancabili provocazioni.
D'altra parte, doveva aspettarselo: nulla è mai semplice, quando c'è la sua doppelganger di mezzo, e comunque quello è solo l'inizio.
Dovranno condividere una camera. Loro due sole. Di certo scoppierà il delirio, ed Elena deve ritenersi fortunata solo per il fatto di essere ancora viva.
Nel frattempo, Katherine sta osservando una vecchia bottiglia di Jack Daniel's vuota, tirata fuori da uno scatolone.

"La mia prima sbronza” recita una scritta sull'etichetta, tracciata solo qualche anno prima, ma che sembra appartenere ad una vita fa.
"Allora anche tu sapevi come divertirti, una volta!” commenta giuliva la vampira, sollevando la bottiglia e rigirandosela tra le dita sottili.
"Vuoi stare ferma?” ringhia Elena, e Katherine, distratta, obbedisce: la sua attenzione è già stata attirata da qualcos'altro.
È davvero una bambina.

"Tranquilla, non rovinerò i tuoi preziosi tesori”
Già, si limiterà solo a rovistare tra la biancheria intima e gli effetti personali della sua sosia fino a portarla all'esasperazione - un'abitudine cominciata da Damon che Katherine s'è premurata di perpetrare con una certa allegria.

"Potresti aiutarmi, anziché imperversare e fare casino?” sbuffa Elena, roteando gli occhi.
Contava sulla forza sovrannaturale della sua doppelganger e sul suo aiuto, ma è chiaro che anche quella è destinata a rimanere una pia illusione.
Katherine non sembra minimamente intenzionata a muovere un dito se non per darle fastidio, la maledetta.
"Eddai, non fare la solita guastafeste, sorellina. Questo posto è come un parco giochi per me. Tutte queste scemenze da mortali sono divertenti..."

"Non avevo dubbi... ehi, piantala!”
Katherine ha ripreso a trafficare coi pon pon, e ora se la ride di gusto, approfittando della sua super velocità per strofinarli sulla faccia di una Elena a dir poco furiosa.

"Ti ammazzo, Katherine. Lo giuro. Smettila subito!”
"Che paura” ridacchia lei, comparendole alle spalle.
"Sto tremando...”
Abbandona finalmente il mal tolto solo per serrare le braccia attorno al corpo della sua gemella, in una stretta che avrebbe del violento se solo non fosse anche segretamente dolce e possessiva.
Così tanto che Elena, anziché irrigidirsi, si rilassa d'istinto.

"Sai, forse non ti è ancora ben chiaro” le sussurra Katherine tra i capelli.
"Ma il mio divertimento preferito, in questa stanza, sei proprio tu”
"...Io non sono un giocattolo. Tanto meno il tuo" chiarisce Elena a mezza voce, odiando il calore improvviso che le sale alle guance.
"Oh, sì che lo sei, e ti piace anche, esserlo” è la replica maliziosa e insinuante.

"Io, Stefan e Damon, che ti cerchiamo e viziamo di continuo... Ti piace eccome, piccola ingrata" ride soffusamente, sfiorandole il lobo dell'orecchio con la punta della lingua, solo per un attimo.
Elena sussulta e chiude gli occhi, invocando tutto il proprio autocontrollo.
Sarebbe fin troppo facile interrompere i dispetti e rimandare i doveri, lasciandosi andare alle carezze di Katherine.
Ma non cederà.
Non adesso.
Non di nuovo.
Anche se la tentazione è terribilmente forte.
Sospira, prendendole i polsi e allontanandola con gentilezza da sé, stupita dal fatto che lei non si opponga ma accetti con sportività la sconfitta.
Probabile - anzi, sicuro - che stia già pianificando un contrattacco vendicativo da mettere in atto alla prima buona occasione, ed Elena non è esattamente sicura di poterle resistere una seconda volta.
"Perché ti sei portata dietro quella robaccia, comunque?” cambia discorso Katherine, adagiandosi con grazia invidiabile sul letto.
Sembra tranquilla, nonostante tutto. O forse è la proverbiale calma prima della tempesta.
Accavalla le gambe e intreccia le mani dietro la nuca con aria svagata, e per un attimo Elena pensa che, se non la conoscesse, sembrerebbe davvero un'adolescente qualunque impegnata a infastidire la propria gemella.
Quel pensiero la fa sorridere tra sé.

"Insomma, per la maggior parte si tratta di cianfrusaglie inutili"
"Valore affettivo, Katherine” spiega paziente l'altra, mettendosi ad ordinare un mucchio di album fotografici e gli stessi pon pon sullo scaffale più alto della libreria.
"Puoi capirlo?”
"Affatto. Tsk, umani! Ho smesso di tentare di comprendervi da secoli” sbadiglia Katherine, mentre Elena scuote la testa.
Sa che è una bugia.
Lei non lo ammetterà mai, eppure, come ogni vampiro, invidia e rimpiange l'umanità, tutto quello che poteva essere e non è stato, e perfino quei piccoli, stupidi sogni da ragazzina di cui le piace tanto prendersi gioco.
Piegando le labbra in un sorriso, la giovane ripone un ultimo, antico e voluminoso libro - quello della famiglia Petrova.
Katherine non s'è portata dietro nessun ricordo tangibile del proprio passato, ma Elena crede che non le dispiacerà scoprire che qualcuno l'ha fatto al posto suo.

   
 
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