-Nick autore (su EFP e sul forum se differenti): LilyBlack
-Titolo:
L’uomo della Nebbia
Pacchetto:
-Pairing
Crack: Minerva/OC
Immagine:
http://browse.deviantart.com/?order=9&offset=72#/d14x44d
Citazione: Citazione: Essere dimenticati è peggio che morire. (Freija Final Fantasy IX)
-Rating: Verde
-Genere: Drammatico, Introspettivo,Malinconico
-Avvertimenti: OneShot/ What if ?
-Citazione scelta: “Noi possiamo chiudere col passato, ma il passato non chiude con noi” (Magnolia; Jimmy Gator)
-Introduzione:
Londra, anni indefiniti.
Un uomo anziano e affascinante viene
trovato in un parco in un quartiere secondario e adottato dalla
cittadinanza locale. Quest’uomo ha un buco nero nel suo
passato,
non si sa da dove arriva e nessuno riuscirà mai a scoprire
il suo
nome ma tutti sanno dove va: rincorre i suoi ricordi.
-NdA:
Totalmente What if? ovviamente, dato il crack pairing.
Come al
solito non parlo della coppia insieme, ma la storia si basa sul loro
essere stati una coppia, parte da quello, altrimenti non sarebbe mai
nata, e la ‘trama’ non avrebbe avuto motivo di
essere. In fondo
tiro le fila e spiego con la voce di lei, da dov’è
nato l’uomo
della nebbia.
Dato la sua nascita il 4 Maggio 1925, seguendo Harry
Potter Lexicon.
* la citazione centrale è di Franz Kafka
Questa
storia partecipa al contest a squadre e turni 'Storytelling' di Fabi_
sul Forum. In fondo troverete giudizio e punteggio
L'uomo della Nebbia
L'aria
era invasa da mille rumori lontani, mentre la nebbia sembrava
danzare, seguendo il ritmo di quella strana musica naturale.
Tutto
viveva di una strana ed apatica armonia, grigia e appena palpabile
come le nuvole che ricoprivano Glouchester road ed emozionante, come
quelle foglie d'acero rosso che cadendo creavano una passerella
naturale verso il nulla.
Il
parco all'alba era sempre stato un luogo magico e speciale, dove le
energie naturali si scontravano e incontravano, come in un
rondò; i
babbani raccontavano di strani e fatati accadimenti consumati in
quello che era oramai un luogo leggendario. Numerose storie si
rincorrevano sulle labbra londinesi, ma da alcuni mesi la
più in
voga era quella dell'uomo della nebbia, l'uomo smemorato o,
più
romanticamente, colui che cercava nel fumo l'amore perduto da
tempo.
Nessuno
aveva mai conosciuto veramente il suo nome o la sua età, ma
tutti
coloro che avevano incontrato i suoi profondi occhi grigi,
convenivanosul fatto che quell'uomo così triste doveva
essere stato
affascinante e potente; aveva un portamento autoritario e modi
eleganti, nonostante l'evidente malattia.
Sedeva
spesso sulla panchina centrale del viale, lasciando che il tempo gli
passasse addosso senza mai scomporsi; con gli occhi fissi
sull'orizzonte lasciava scivolare via ogni dettaglio, apparentemente
senza rubarne nessuno.
Sorrideva
raramente e solo quando c'erano le foglie rosse, come se gli
ricordassero qualcosa, un momento indefinito del suo passato che lo
lasciava sempre solo; non era mai stato visto in compagnia di una
donna e, quelle rare volte che discorreva con qualcuno, non faceva
mai intendere di avere figli, nipoti o legami familiari di
sorta.
L'uomo
della nebbia era inesorabilmente un uomo solo che a volte parlava al
vento senza fare paura, nemmeno in una città abituata se non
ad aver
paura, quantomeno a diffidare del diverso.
Una
volta, in un tiepido pomeriggio d'autunno, aveva svelato con parole
delicate ad un bambino, cosa vedeva nella nebbia:
''
E' un forziere; vi trovo ogni giorno un tesoro diverso, un nuovo
frammento, una scoperta novella che mi fa sorridere di piacere. La
nebbia mi entra dentro, alcuni dicono anzi che sia già
dentro di me
e ad ogni nuova alba, quando la luce fa meno male ad i miei occhi
stanchi, la cerco. Cerco Lei sai, non la nebbia...Cerco quei ricordi
che non riesco a cancellare né ad afferrare''
La
sua voce tremava ad ogni alito di vento e i suoi occhi si chiudevano
spesso, come se fossero costretti ad affrontare visioni dalle quali
voleva sfuggire o forse, così preziose da non volerle
condividere
con il mondo.
La
sua lucidità a tratti si perdeva, mescolandosi a parole
frammentarie
e sogni, ma riusciva sempre a riprendere il filo del discorso e
così
anche quella volta, con un sorriso dolce sulle labbra oramai
sottili.
''Oggi
vedo i suoi occhiali squadrati ed un sorriso timido oltre i vetri, un
sorriso silenzioso adatto ad un carattere forte La vedo correre
davanti a me, con i piedi nudi su un prato immenso, la sua risata mi
echeggia nelle orecchie, con quel sapore frizzante delle cose
inusuali. Non ride spesso, questo lo capisco e mi alzo per
raggiungerla, ma scompare prima che io possa fare un solo passo; le
mie dita deboli non riescono ad afferrare altro.''
Era
visibile a tutti che le sue parole erano accompagnate da immagini che
secondo lui erano reali e quell grumo romantico di fantasticherie
senili, faceva sì che attorno a lui si raccogliesse sempre
un gran
numero di curiosi, di affezionati sconosciuti e di anime bisognose di
qualche attimo di poesia.
Le
sue memorie non erano mai uguali, tanto che alcuni medici babbani gli
avevano diagnosticato alcune malattie oltre la normale vecchiaia; ad
ogni racconto i momenti evocati variavano per quasi la
totalità dei
particolari e il suo volto appariva sconfitto e sempre più
malato,
dopo ogni tentativo fallito.
Negli
anni gli abituè avevano raccolto numerosi indizi tra quelli
che si
faceva sfuggire sulla donna del mistero, commossi da quegli occhi
antichi che si velavano di lacrime di rabbia, nel tentativo di
riaccoglierla quantomeno nella sua mente, visto che era evidente che
erano passati anni dall'ultima volta che l'aveva stretta tra le
braccia.
Nonostante
gli innumerevoli sforzi, non erano approdati a nessun risultato.
Tutti si erano dovuti arrendere all'evidenza: in Inghilterra non
esisteva una signora dal nome di una dea, nata negli anni trenta e
legata nella nascita o nel lavoro ad un luogo la cui iniziale era H,
situato probabilmente nei pressi dei Grandi Laghi. Rapire sempre
nuovi indizi da quei racconti sconclusionati era pressocchè
inutile:
ogni giorno che giungeva al termine, con il suo tramonto dal colore
tremendamente simile alle foglie sul selciato, li rendeva affezionati
figli della rassegnazione.
La
realtà non si sarebbe piegata né al loro caparbio
volere, né
all'ammiccare malinconico di colui che era, oramai, lo zio di tutta
Glouchester road.
Mentre si ride si pensa che c'è sempre tempo per la serietà."*
Ogni
ricordo dell'uomo parlava di gioia, di sorrisi persi nel tempo e di
frammenti felici di vite che si erano irrimediamibilente divise;
l'unico attimo che non riusciva ad afferrare, era il più
importante,
forse per malattia, come dicevano alcuni medici o forse per una
difesa emotiva, come supponevano alcuni psicologi suoi amici. Sapeva
che la donna era morta e rivederla continuamente giovane e viva, gli
faceva bene al cuore.
Lo
scorrere degli anni era stato impietoso, con l'uomo della nebbia: le
spalle si erano curvate sempre di più e la neve era
diventata la
regina incontrastata dei suoi capelli folti e morbidi.
Apparentemente
nulla era cambiato e ogni suo passo, giorno dopo giorno, ripeteva i
soliti schemi: l'insicurezza era solo nelle sue parole. Le consonanti
vibravano sempre di più e le vocali si prendevano
più secondi del
dovuto per morire lontano dalle sue labbra.
Tutti
sentivano che il giorno della fine stava per arrivare e potevano
quasi toccare le ultime gocce di vita che si allontanavano dal suo
corpo, dopo avergli tenuto compagnia per gli ultimi lunghi
anni.
Nessuno
ricordava il giorno esatto in cui era comparso su quella panchina, ma
tutti avrebbero ricordato il giorno in cui capirono che non vi si
sarebbe seduto più: aprendo il Times, quella mattina,
trovarono un
articolo di cronaca nera in cui la giornalista descriveva, nei minimi
particolari, il ritrovamento al parco di un corpo sconosciuto,
appartenente ad una vittima in là con gli anni.
Bastarono
pochi attimi a tutti per capire di chi fosse quel corpo,
bastò una
sola occhiata all'unica foto della zona in cui era stato trovato il
corpo: uno sbrindellato pezzo di carta con su scritta la frase che
ultimamente lui amava ripetere fino alla noia: ''Essere
dimenticati, è peggio che morire.''
I
più pragmatici si convinsero che era stato preda di un
attacco di
confusione senile, mentre i più romantici continuarono a
pensare per
anni che quella mattina aveva visto la sua lei e aveva solo trovato
un piccolo intoppo nella corsa verso le sue braccia, cadendo prima
della fine a causa delle sue gambe stanche che non avevano saltato
bene il fosso in cui era caduto.
La
cronista riportava un sorriso sulle sue labbra livide e di qualsiasi
fazione fossero i suoi amici, dalla mente scientifica o sentimentale,
questo bastava loro per augurargli serenamente un buon viaggio.
Era il 4 Maggio 2010 e Minerva McGranitt, compiva 85 anni e si accingeva a dire addio alla parte più breve ed appassionata della sua vita.
Charles McGranitt era un mago stimato ed era suo cugino, ma quello non aveva impedito loro di amarsi, quando erano molto giovani.
Il mondo magico, sul finire degli anni 40, era estremamente conservatore e loro non erano visti di buon occhio: lui era stato denunciato per circonvenzione di giovane strega e sarebbe stato spedito ad Azkaban.
L'allora professore di Trasfigurazione di Hogwarts, il suo professore preferito, la aiutò nel perseguire quello che considerarono un grande atto d'amore: Charles McGranitt fu obliviato e spedito in Inghilterra, in un luogo che a lei era sempre rimasto sconosciuto.
Dopo la morte di Albus Silente, aveva fatto cercare l'unico uomo che nella sua vita avesse avuto un peso maggiore di quello del suo mentore, ma quando lo trovarono per suo conto fu solo per spedirle una lettera di condoglianze e una fotografia delle sue ultime parole.
Era il 4 Maggio 2010 e fu l'inizio della malattia che anni dopo l'avrebbe portata alla morte.
4. lilyblack - L'uomo nella nebbia -
Grammatica e sintassi: 3.6/5
Lessico e stile: 9.4/10
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
Originalità: 5/5
Utilizzo del prompt: 5/5
Gradimento personale: 4.9/5
Sviluppo della trama: 4.9/5
42.8/45
Hai scritto una favola moderna usando dei protagonisti inusuali.
Dire che mi è piaciuta è davvero dire poco, hai messo poesia e amore nelle tue parole, hai creato un ambiente cittadino nel quale l’uomo nella nebbia passa la sua esistenza, a metà tra la memoria e il ricordo dell’amore per Minerva.
Il pacchetto non era semplice, la coppia era probabilmente una di quelle che desideravo vedere realizzate più di molte delle altre. Io mi sono spesso chiesta cosa avesse spinto il personaggio di Minerva a non farsi una famiglia, a vivere nella scuola senza figli, lei che pare così materna.
La tua soluzione è interessante e triste, come mi aspettavo, perché non c’è un amore romantico nella vita della McGranitt, purtroppo. La tua caratterizzazione dei due è molto delicata, profonda e definita in modo armonico.
La storia è originale, romantica e triste. Hai scelto un’ambientazione londinese, lasciando fuori il mondo magico, ma mantenendo la magia.
Lo stile è molto buono, hai utilizzato un lessico ricercato e curato e nelle frasi, c’è ordine e magia. C’è qualche piccolo errore: uno spazio mancato: ‘convenivanosul’; alcune ripetizioni, in particolare ‘alcuno/alcuni’ e ‘corpo’, alla fine. ‘pressocchè’, al posto di pressoché, ‘quell grumo’. Lo stile è comunque otitmo. Mi è piaciuto il metodo che hai usato per narrare questa storia d’amore di altri tempi, ricollegata ai giorni nostri e al nostro mondo. Mi sono piaciuti i personaggi e la caratterizzazione che hai dato di questo OC.
Hai inserito bene la fotografia, anch’essa non semplice, e la coppia, quindi ottimo inserimento dei prompt.
Cosa posso dire? Mi è piaciuta moltissimo.