Ocean
Un’aria
frizzante aleggiava fra gli scogli, alcuni gabbiani emettevano le loro grida,
richiamandosi tra loro. Nuvole dall’aspetto allegro e fantasioso
attraversavano il cielo, ma curiosamente non impedivano mai lo scorgere del
sole.
I
raggi del sole, che ormai arrivavano obliqui sugli scogli che coronavano la
baia, quasi con delicatezza illuminavano il paesaggio circostante. La sabbia che
spiccava tra il blu dell’oceano e il colore scuro degli scogli era chiara, e
pareva risplendere sul paesaggio circostante, un lieve odore di sale si aggirava
nel paesaggio, dandogli un tocco unico, quasi irreale.
Una
figura emergeva dal paesaggio, estranea a ciò che aveva intorno. La figura di
una ragazza. Ella stava stesa sugli scogli e, con sguardo amaro, osservava lo
spumeggiare delle onde che,
nonostante il clima mite, increspava la superficie trasparente, eppure carica di
riflessi colorati, dell’oceano. Non piangeva, né sembrava arrabbiata o
nervosa, era semplicemente ferma, in pausa, ad osservare uno spettacolo, dolce
ed irripetibile, unico, come quella spiaggetta dispersa sulla frastagliata costa
delle isole Azzorre.
All’orizzonte
il sole calava ed ormai ne si poteva ammirare solo un parte, l’altra era ormai
immersa nei fondali marini, andata a rischiarare l’altro emisfero, un lieve
venticello si alzò dalle acque stuzzicandole i capelli morbidi e castani, la
ragazza iniziò a ridere allegra, cristallina, una risata sincera, una risata
vera. Quel suono irradiava speranza, felicità, dando al paesaggio circostante
una nuova luce, rendendolo ancor più suggestivo e bello.
Con lentezza la ragazza si legò i capelli e tornò a contemplare lo spettacolo del tramonto che rischiarava la superficie dell’acqua, colori che spesso non si distinguevano venivano a galla, in quel momento brillavano intensi e guizzavano sulla superficie per poi sparire e dare posto ad altri, dalle tonalità diverse.
Il
silenzio che si era instaurato in quel preciso luogo era interrotto qua e la da
qualche verso di gabbiano, che spaurito invoca gli altri, oppure dal frusciare
del vento tra i rami di un qualche albero che puntellava di verde la costa,
altrimenti più scura, più buia.
La
ragazza sorrise mentre si alzava in piedi, stiracchiandosi alla luce di quegli
ultimi raggi di sole, era fantastico poter godere di quegli attimi di pace, di
tranquillità. Il suo sguardo sereno si posò sulla superficie leggermente
increspata del mare sottostante, sul fondale ricco di conchiglie e di pietre
dalle più varie sfumature, rabbrividì all’immaginare l’acqua fresca sulla
sua pelle chiara e le venne voglia di tuffarsi, di immergersi in quelle acque
invitanti e fresche.
Con
un movimento arcuato si tuffò in acqua, con estrema eleganza, alzando solo
qualche goccia d’acqua, che peraltro rese l’ingresso ancor più suggestivo
ed affascinante, fu come respirare per la prima volta quando, finalmente,
riemerse dall’acqua.
Il
fondale era buio ma si vedeva, Hermione non vedeva l’ora di osservarlo un
po’ di più, più a fondo, cercare di carpirne i segreti, era conscia del
fatto che non ci sarebbe riuscita e ciò le strappò un lieve sorriso, si
arrampicò sugli scogli e recuperò una maschera, poi si ributtò in acqua, si
immerse e con qualche bracciata giunse sul fondo.
Qualche
pesce spaventato si nascose al suo passaggio, era strano come in
quell’universo, era lei a fare paura e tutte le sue insicurezza scomparivano,
come la neve al sole, un risolino le affiorò dalle labbra e subito una smorfia
di disgusto lo seguì, l’acqua marina non era affatto buona o dissetante.
Diede
un colpo di gambe e tornò in superficie, divertita da quella battaglia contro
quel mare enorme e sconfinato. Si immerse nuovamente, questa volta serrando le
labbra, in una morsa ferrea, sul suo volto apparve una smorfia buffa, aveva
raggiunto un'altra volta quel fondale che prima l’aveva ricacciata in
superficie, attenta a non ridere si mosse orizzontalmente.
Quel
fondale era puro, come la superficie, solo più misterioso, nessuno lo
conosceva, tranne gli esseri che lo abitavano, qua e là c’erano delle
spruzzate di sabbia, mentre a destra e a sinistra poteva scorgere alcuni pezzi
di corallo, ve ne era di tutti i colori, arancio, rosso, giallo… Hermione si
avvicinò a quegli esseri che per anni erano stati definiti inanimati, senza
vita.
Era
triste pensare che quegli esseri erano viventi mentre in realtà erano vivi come
lei, con una mano tremante ne sfiorò la dura scorza, era ruvida e le fece il
solletico, in risposta un lieve filo di bolle giunse fino in superficie a
dimostrare che il solletico era un modo semplice per farla divertire.
Con una rinata consapevolezza la ragazza si accorse che i suoi polmoni richiedevano aria e con un’aggraziata capovolta si riportò in linea retta verso la superficie, raggiungendola.
Buttò
i capelli bagnati all’indietro, respirando con forza.
Si
teneva a galla senza fatica, era quella la bellezza del “morto”, poteva
osservare il cielo, ormai coperto di mille sfumature, dal rosso vivo, al tenue
arancione che colorava l’orizzonte. La temperatura si fece fresca, e la
ragazza dai boccoli castani rabbrividì, ma non aveva voglia di uscire, avrebbe
tanto voluto non essere da sola, quella consapevolezza la turbò un poco, ma non
se curò. Un lieve rumore la fece muovere, sussultare, un figura in maglietta e
pantaloni corti si arrampicava sugli scogli, leggermente impacciata, subito un
tenue color porpora invase le guance della ragazza, che sussultò, lo avrebbe
riconosciuto ovunque. Anche la figura si accorse di lei, e gli sorrise
passandosi una mano sulla fronte accaldata.
-Oh
ecco dov’eri finita- disse ridendo –Ti ho cercata per tutto il pomeriggio-
Hermione
rise, allegra, non ci credeva probabilmente aveva dormito per tutto il
pomeriggio, ritrovò la calma e si stese nuovamente sulla superficie per quanto
era umana mente possibile, rilassandosi, socchiuse gli occhi e continuò a
fissare il cielo, che via via si scuriva.
-Ti
da fastidio se resto?- chiese inaspettatamente la voce calda di Ron, Hermione
scosse la testa, i suoi capelli ondeggiarono nell’acqua lenti ed oscillanti,
strappano una sorriso al ragazzo che la osservava dall’alto.
-Allora
mi tuffo- quasi a chiedere conferma di quella risposta il ragazzo proferì
quelle parole più a domandarle, che altro.
-Va
bene- rispose Hermione sorridendo
-Guarda
che non era una domanda- ribadì il ragazzo, si osservarono per un paio di
secondi, rimanendo in silenzio, poi risero e Ron si tuffò schizzando tutto
intorno.
Hermione
scosse la testa.
-Sei
un’incapace, non sai neanche tuffarti- disse con una punta di sarcasmo, ma il
tono era dolce e affettuoso, ed il ragazzo dai capelli ramati non ci rimase
male, anzi le sia avvicinò, restarono in silenzio per un po’, ad osservare il
progressivo scurirsi del cielo, una brivido scosse Hermione e Ron alzò subito
lo sguardo.
-Che
c’è?- mormorò.
-Devo
muovermi… facciamo una gara- propose, cercando di scaldarsi scuotendo le gambe
con foga, il ragazzo sorrise brevemente.
-Okay,
che proponi?- chiese, la ragazza chiuse gli occhi, le venne un’idea, simpatica
e dolce, la giudicò.
-Ci
immergiamo e prendiamo una conchiglia la più bella vince- disse, il ragazzo la
guardò poi si immerse, Hermione urlò un “così non vale” poi lo raggiunse.
Il
fondale era diventato ancor più cupo, ma la ragazza fu attratta da un barlume
di luce, un piccolo lume in oceano d’acqua, sbatté le gambe e lo raggiunse,
era una conchiglia, una metà almeno, essa risplendeva nell’acqua aveva un che
di surreale, di bello e di limpido, la prese in mano e sicura vincere ritornò
in superficie.
Ron
spuntò poco dopo, teneva stretta una conchiglia in mano, ma non permise ad
Hermione di vederla, sorrise compiaciuto certo di vincere.
-Chiudiamo
gli occhi ed al tre apriamo la mano e guardiamo il risultato- propose il
ragazzo, Hermione annuì e serrò gli occhi.
-Uno-
Strinse brevemente il pugno, certa di vincere, non aveva mia visto una
conchiglia così bella.
-Due-
Tese il braccio in avanti, con lentezza.
-Tre-
Spalancò gli occhi ambrati e squadrò la conchiglia del ragazzo, un “oh” le
solcò le labbra, era uguale alla sua, solo dalle sfumature più scure, più
cupe, istintivamente guardò il ragazzo negli occhi, anche lui aveva avuto lo
stesso pensiero.
-È
uguale- mormorò
-No,
è un pelo diversa, la mia è più scura- borbottò Ron
-Un
segno-
-Già-
Si
avvicinarono, avvicinando contemporaneamente le conchiglie, che si incastrarono,
erano la stessa, l’una la metà dell’altra, come lo erano le due persone
poste l’una di fronte all’altra, una più chiara, più dolce, l’altra più
scura e schietta.
Due
metà diverse eppure così simili, due metà complementari, Hermione scruto gli
occhi di Ron e mentre in essi reperiva la risposta gli si avvicinò di più, Ron
le mise le mani trai capelli bagnati, una lacrima brillò alla luce della luna
che ormai i stagliava nel cielo blu della notte prima che due persone si
unissero in un bacio dolce e complementare come quelle due conchiglie, come
quelle due anime.
E
mentre quel sogno si avverava le conchiglie vennero lasciate e, senza separarsi,
ondeggiarono fino a giungere sul fondale, e infine vi si posarono, unite, una
metà chiara ed una più scura. Una metà più dolce ed una più schietta. Fu
questo che quella notte vide l’oceano, fu questo che le sue acque ricordarono
per molto tempo a venire.
Com’è venuta? Spero bene, visto quanto ci ho messo, ma la mia ispirazione la devo ad una mia amica. Quindi grazie!
Beh
in attesa di altre ispirazioni vi lascio.
By
Ski