A Maria Teresa, ai
suoi disegni e ai suoi ventitre anni. ♥
Love Story ~
I
I close my eyes and the flashback starts
I’m standing there on a balcony in summer air
Se c’era una cosa
che faceva risplendere la corte della Città di Smeraldo più degli
stessi smeraldi, quel qualcosa erano le feste che ivi si tenevano nelle
migliori occasioni. La luce si faceva più intensa; il Mago lasciava
libere le sue magiche bolle colorate e indistruttibili; le sale si riempivano
di risa e canti e musica, e la Principessa Ozma
volteggiava tra i suoi sudditi più felice che mai. Era ciò che
succedeva ogni volta che Dorothy tornava a Oz.
Questa volta, poi, era
ancor più speciale: poiché Ozma diceva
che Dorothy intendeva restare per sempre.
A palazzo c’era
stata un’esplosione di gioia, pari solo a quelle già suscitate dal
ritorno del Mago o dal ritrovamento della Principessa Perduta. Gli abitanti del
regno erano giunti da ogni dove, pur di aiutare, di dare un contributo a quella
celebrazione che avrebbe accolto nuovamente a Oz la
bambina che aveva sconfitto le Streghe Cattive, distrutto la minaccia del Re
degli Gnomi, e dimostrato a tutti che tutto era possibile se si aveva fiducia
in se stessi.
Il Boscaiolo di Latta
non era rimasto sorpreso di vedere uno Spaventapasseri radioso di
felicità prendere in mano le direttive per i preparativi. Billina, con le sue dieci piccole ‘Dorothy’
pigolanti al seguito, si era unita a lui con orgoglio. Anche Jack, e il Leone,
e la Tigre, e il Cavalletto, e l’Uomo Peloso, e decine di altri vecchi
amici scorrazzavano per il castello tra festoni e bandiere di benvenuto, tutti
indossando lo stesso identico sorriso. Persino la buona Glinda
aveva inviato un messo che annunciava il suo arrivo per l’indomani
mattina.
Il Boscaiolo di Latta
non correva, non sorrideva e non cantava. Se ne stava in piedi sulla balconata
affacciata sui magnifici giardini di Ozma, a piangere
di una felicità che andava al di là di ogni sorriso e di ogni
canzone, insieme al suo cuore impazzito che batteva tanto forte da fargli male.
II
See the lights, see the party, the ball gowns
I see you make your way through the crowd
Alle quattro del
pomeriggio, Dorothy prese in braccio Totò e disse allo zio Henry e alla
zia Emma di starle vicino. Poi fece con la mano il segnale che Ozma avrebbe osservato nel suo quadro incantato, e che le
avrebbe confermato che i Gale erano pronti. In realtà gli zii erano un
po’ pallidi, ma Dorothy era abbastanza sicura di averli convinti. Lo
sapevano tutti e tre che lasciare il Kansas era la cosa migliore.
Non passò neanche
un minuto. All’improvviso, la ragazza si sentì catturare dalla
sensazione che conosceva bene, quella cosa che ti fa pensare di star cadere
dormendo e che non dura mai più di un secondo. Batté le palpebre
e si ritrovò alla corte della Città di Smeraldo, con Totò
tra le braccia e gli zii ben stretti dietro di lei, già in preda a
esclamazioni meravigliate.
«Sono
tornata!» Lasciò scendere Totò, e lo vide correre con la
lingua penzoloni verso l’amico Leone che lo aspettava con un sorriso
enorme. «Sono qui, Ozma! Sono a casa!»
Avanzò anche lei,
vide la Principessa al centro della folla di astanti – le mani tese e gli
occhi pieni di commozione – e spiccò una corsa per raggiungerla e
saltarle tra le braccia, come aveva sempre fatto dopo ogni lungo distacco. Ma
giunta a pochi passi di distanza rallentò, confusa, per poi fermarsi del
tutto.
«Dorothy»
mormorò Ozma, le mani ancora tese,
«cara, cara Dorothy. Ho tanto desiderato l’arrivo di questo felice
giorno.»
Dorothy restò
inerte a lasciarsi abbracciare e baciare dall’amica. Naturalmente, lei si
accorse del suo turbamento, e si ritrasse con uno sguardo sorpreso.
«Cosa succede? Non
sei più felice di essere qui?»
La guardò.
Ricordava bene che, l’ultima volta che era stata a Oz,
Ozma era un poco più grande di lei. E oggi era esattamente come la ricordava:
l’osservava di sotto in su, quasi in punta di piedi per poterle stringere
le mani nelle sue, che ora sembravano tanto più piccole. Dorothy
alzò lo sguardo e individuò, poco lontano, il sorridente Uomo
Peloso: non un pelo della sua lunga barba bruna si era ingrigito
dall’ultima volta che si erano visti. Come
se il tempo alla Città di Smeraldo non fosse mai passato.
«Dorothy?»
Ora la voce limpida di Ozma suonava decisamente spaventata.
Dorothy si fece
indietro, mentre la consapevolezza si faceva strada dolorosamente in lei.
Era cresciuta, e Oz era rimasta la
terra di favola della sua infanzia.
Romeo, take me somewhere we can be alone
I’ll be waiting; all there’s left to do is run
Quando l’aveva
vista comparire nel centro del salone, una figura vestita di bianco e
circondata da quella famiglia che finora l’aveva sempre tenuta troppo
lontana, il Boscaiolo di Latta aveva faticato molto a sopprimere un nuovo
sobbalzo del cuore, che gli echeggiò per tutto il corpo altrimenti
vuoto.
Sembrava diversa. Era
più grande, con le gambe più lunghe, il viso più sottile,
le labbra più rosse. Ma gli occhi
erano gli stessi: erano gli occhi di quella bambina che, un giorno lontano,
aveva oliato le sue giunture e l’aveva portato con sé sulla strada
dorata verso il ritorno a un’umanità perduta. Non erano cambiati
– perché, in fondo, lei
non era, non poteva essere cambiata.
Ma poi, appena prima di
raggiungere Ozma, Dorothy sembrò notare
qualcosa, spaventarsi... Il Boscaiolo di Latta non capì... Al suo
fianco, lo Spaventapasseri si mosse per raggiungerla e abbracciarla.
«No!»
Dorothy gridò all’improvviso, indietreggiando di qualche passo.
«Non guardarmi! Sono diversa, non sono più io... Non guardatemi!»
Lo Spaventapasseri si
fermò, e pur non vedendola il Boscaiolo immaginò una grinza di
riflessione e tristezza nel suo volto dipinto. Il Leone e Totò giocavano
già come due cuccioli, sebbene Totò fosse molto più grande
della pallina di peli che il Boscaiolo ricordava. Tutti gli altri continuavano
a guardare Dorothy; e il Boscaiolo sentì che sarebbe morto lì, in quel momento esatto,
quando vide le lacrime scorrere sul suo viso di giovane donna.
«È tutto
sbagliato...» la sentì mormorare. «Tutto sbagliato.»
E poi, come un lampo di
luce, girò su se stessa e fuggì attraverso i portoni spalancati
del palazzo, lasciandosi alle spalle quei suoi Zii sempre più inquieti e
una platea di personaggi che – forse da sempre – non avevano
desiderato altro che vederla correre verso
di loro, non via da loro.
Ozma restò immobile.
Jack si guardò intorno, come in attesa che qualcuno gli spiegasse cosa
fosse accaduto. Lo Spaventapasseri chiamò il nome di Dorothy a gran voce
e si mosse per seguirla, ma il Boscaiolo di Latta ebbe una comprensione
improvvisa – che non gli empì la testa, ma quello stesso cuore che
non aveva mai smesso di assordarlo fin da quando la Principessa lo aveva
invitato a palazzo per festeggiare il ritorno della ragazzina del Kansas...
Tese il braccio e
fermò l’amico.
«Le parlerò
io» disse; e lo Spaventapasseri, poco convinto, si fece da parte.
III
So I sneak out to the garden to see you
Il velo di lacrime non
le impediva di vedere la fontana. Era sempre stata lì: ricordava di
averla vista molte volte dalle stanze del palazzo, o gironzolando con
Totò, il Leone e la Tigre tra i sentieri dei giardini; una volta Ozma le aveva detto che era ‘proibita’, ma
Dorothy non aveva mai pensato di chiederle il perché.
Seduta sul bordo in
marmo bianco come la neve, confusa, ferita
addirittura, tese la mano verso la superficie liquida e cristallina.
«Non lo farei, se
fossi in te.»
Sussultò e si
voltò in tempo per vedere il caro vecchio Boscaiolo fermarsi a una
distanza consona, lontano dagli spruzzi.
Non lo mandò via.
Non gli domandò neppure cosa volesse dire, ma lui parve leggerle nel
pensiero: il suo cuore doveva essere saggio tanto quanto il cervello dello
Spaventapasseri.
«La Fontana
Proibita è la più grande difesa del Paese di Oz.
Se tu bevessi delle sue acque, dimenticheresti subito perché sei
qui.»
Dorothy represse un
singulto. «Be’, non che cambi poi molto... Vero, Nick?»
Il Boscaiolo di Latta la
guardò con meraviglia. Con passi incerti venne a sedersi accanto a lei,
d’un tratto incurante dell’acqua alle loro spalle.
Quando le sfiorò
il viso – la sua mano era fredda come la ricordava, ma non altrettanto
grande: adesso era della misura
giusta per contenere la sua guancia bagnata – la stessa coscienza che
l’aveva colta poco prima, davanti a Ozma, la
ghermì di nuovo. Il dolore si acuì.
«È la prima
volta che mi chiami Nick, Dorothy.»
Gli occhi, però... Gli occhi del Boscaiolo erano
gli stessi: buoni e grandi e pieni di un’anima tale che forse un essere
umano non sarebbe mai stato in grado di avere. Dorothy si ritrasse appena, a
disagio, e sfuggì quello sguardo.
«Ho pensato che
tornare sarebbe stata la cosa giusta per tutti» sussurrò, senza
quasi rendersi conto di esprimere per la prima volta ad alta voce il dolore che
l’aveva allontanata da Ozma, dallo Spaventapasseri
e da tutti gli altri. «Non avevo previsto che... che sarebbe stato
diverso. Voi ricordate una ragazzina e io... io sono...»
«Dorothy.»
Il Boscaiolo l’interruppe con la sua voce dolce, troppo umana per i cavi che erano le sue corde
vocali, e nelle sue parole vibrò un sorriso. «Tu sei Dorothy.
Potrebbero essere passati anche cent’anni, e non saresti diversa dal
ricordo che serbiamo di te.» E poi, senza preavviso,
l’attirò piano a sé e l’abbracciò. «Mi
sei mancata molto...»
Dorothy rimase immobile,
sorpresa e turbata: là dove la sua guancia sfiorava il petto di latta di
Nick Chopper, pulsavano un calore
inaspettato e un battito morbido e
gentile.
Né il getto della
Fontana Proibita né le lacrime della ragazza parevano in grado
d’indebolire quell’abbraccio.
IV
Don’t be afraid, we’ll make out of this mess
It’s a love story: baby, just say ‘yes’
Danzavano insieme nel
salone delle feste, tra i colori e la musica, e Totò e i pulcini
ciarlieri correvano tra le danze, e gli Zii del Kansas coperti di onori e
rispetto erano con loro; e soprattutto – finalmente – gli occhi di Dorothy sorridevano come un tempo.
E infine il Boscaiolo di Latta capì.
C’era stato un
motivo se Dorothy Gale era giunta a Oz. La prima
volta, era destino che salvasse Oz, i suoi abitanti,
e il suo corpo mutilo di un qualcosa
che era stata lei a fargli riscoprire. Oggi, era destino che la donna si
riprendesse il cuore che aveva solcato da bambina.
Dorothy alzò lo
sguardo su di lui, sorridendogli dello stesso identico sorriso di quelli che
erano stati i suoi dodici anni. Nick Chopper si chinò su di lei, senza
interrompere il ballo, e le sfiorò i corti capelli biondi e la pelle
bianca del collo con un respiro che si rammaricò di non avere; gli
sarebbe piaciuto poter sentire per una volta il suo profumo.
«Dorothy... Vuoi
sposarmi?»
( ‘cause we were both young when I first saw you. )
Note
& credits
Contesto:
rivisitazione del volume VI, The Emerald City of Oz,
con l’introduzione di una Dorothy diciottenne
- Magiche bolle colorate e indistruttibili:
incantesimo messo a punto dal Mago nel volume V, The road to Oz.
Il Mago è tornato a vivere alla Città di Smeraldo alla fine del
volume IV, Dorothy and the Wizard in Oz;
- Ozma (la
Principessa Perduta), Jack Testa di
Zucca, Cavalletto: personaggi
introdotti nel volume II, The Marvelous Land of Oz;
- Billina, Tigre Affamata, Re degli Gnomi: personaggi introdotti nel volume III, Ozma of Oz;
- Uomo Peloso: personaggio introdotto nel
volume V, The road to
Oz;
- Dieci piccole ‘Dorothy’
pigolanti: nel volume V Billina depone dieci uova
e decide di chiamare ‘Dorothy’ tutti i pulcini;
- Come se il tempo alla Città di
Smeraldo non fosse mai passato: nella serie di libri di Baum
Dorothy resta bambina una volta tornata a vivere definitivamente a Oz, poiché questa è concepita come
l’Isola Che Non C’è di Peter
Pan: là il tempo non passa. In questo rifacimento, Dorothy
resterà per sempre ai suoi diciotto anni.
Ispirazione: Nick Chopper and Dorothy di twisted-wind (e deviation successive)
Lyrics: Love Story di Taylor Swift
Buon compleanno,
Maria Teresa. Spero ti piaccia almeno la metà di quanto piacciano a me i
tuoi capolavori. ♥
Un abbraccio forte a
te – e naturalmente a chiunque stia leggendo queste righe.
Aya ~