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Autore: Feel Good Inc    02/08/2011    1 recensioni
«Tu sei Dorothy. Potrebbero essere passati anche cent’anni, e non saresti diversa dal ricordo che serbiamo di te.» E poi, senza preavviso, l’attirò piano a sé e l’abbracciò. «Mi sei mancata molto...»
{ Buon compleanno, twisted-wind.♥ }
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Boscaiolo di Latta, Dorothy Gale, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A Maria Teresa, ai suoi disegni e ai suoi ventitre anni.

 

 

 

Love Story ~

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I

 

 

I close my eyes and the flashback starts

I’m standing there on a balcony in summer air

 

 

Se c’era una cosa che faceva risplendere la corte della Città di Smeraldo più degli stessi smeraldi, quel qualcosa erano le feste che ivi si tenevano nelle migliori occasioni. La luce si faceva più intensa; il Mago lasciava libere le sue magiche bolle colorate e indistruttibili; le sale si riempivano di risa e canti e musica, e la Principessa Ozma volteggiava tra i suoi sudditi più felice che mai. Era ciò che succedeva ogni volta che Dorothy tornava a Oz.

Questa volta, poi, era ancor più speciale: poiché Ozma diceva che Dorothy intendeva restare per sempre.

A palazzo c’era stata un’esplosione di gioia, pari solo a quelle già suscitate dal ritorno del Mago o dal ritrovamento della Principessa Perduta. Gli abitanti del regno erano giunti da ogni dove, pur di aiutare, di dare un contributo a quella celebrazione che avrebbe accolto nuovamente a Oz la bambina che aveva sconfitto le Streghe Cattive, distrutto la minaccia del Re degli Gnomi, e dimostrato a tutti che tutto era possibile se si aveva fiducia in se stessi.

Il Boscaiolo di Latta non era rimasto sorpreso di vedere uno Spaventapasseri radioso di felicità prendere in mano le direttive per i preparativi. Billina, con le sue dieci piccole ‘Dorothy’ pigolanti al seguito, si era unita a lui con orgoglio. Anche Jack, e il Leone, e la Tigre, e il Cavalletto, e l’Uomo Peloso, e decine di altri vecchi amici scorrazzavano per il castello tra festoni e bandiere di benvenuto, tutti indossando lo stesso identico sorriso. Persino la buona Glinda aveva inviato un messo che annunciava il suo arrivo per l’indomani mattina.

Il Boscaiolo di Latta non correva, non sorrideva e non cantava. Se ne stava in piedi sulla balconata affacciata sui magnifici giardini di Ozma, a piangere di una felicità che andava al di là di ogni sorriso e di ogni canzone, insieme al suo cuore impazzito che batteva tanto forte da fargli male.

 

 

 

 

 

 

 

II

 

 

See the lights, see the party, the ball gowns

I see you make your way through the crowd

 

 

Alle quattro del pomeriggio, Dorothy prese in braccio Totò e disse allo zio Henry e alla zia Emma di starle vicino. Poi fece con la mano il segnale che Ozma avrebbe osservato nel suo quadro incantato, e che le avrebbe confermato che i Gale erano pronti. In realtà gli zii erano un po’ pallidi, ma Dorothy era abbastanza sicura di averli convinti. Lo sapevano tutti e tre che lasciare il Kansas era la cosa migliore.

Non passò neanche un minuto. All’improvviso, la ragazza si sentì catturare dalla sensazione che conosceva bene, quella cosa che ti fa pensare di star cadere dormendo e che non dura mai più di un secondo. Batté le palpebre e si ritrovò alla corte della Città di Smeraldo, con Totò tra le braccia e gli zii ben stretti dietro di lei, già in preda a esclamazioni meravigliate.

«Sono tornata!» Lasciò scendere Totò, e lo vide correre con la lingua penzoloni verso l’amico Leone che lo aspettava con un sorriso enorme. «Sono qui, Ozma! Sono a casa

Avanzò anche lei, vide la Principessa al centro della folla di astanti – le mani tese e gli occhi pieni di commozione – e spiccò una corsa per raggiungerla e saltarle tra le braccia, come aveva sempre fatto dopo ogni lungo distacco. Ma giunta a pochi passi di distanza rallentò, confusa, per poi fermarsi del tutto.

«Dorothy» mormorò Ozma, le mani ancora tese, «cara, cara Dorothy. Ho tanto desiderato l’arrivo di questo felice giorno.»

Dorothy restò inerte a lasciarsi abbracciare e baciare dall’amica. Naturalmente, lei si accorse del suo turbamento, e si ritrasse con uno sguardo sorpreso.

«Cosa succede? Non sei più felice di essere qui?»

La guardò. Ricordava bene che, l’ultima volta che era stata a Oz, Ozma era un poco più grande di lei. E oggi era esattamente come la ricordava: l’osservava di sotto in su, quasi in punta di piedi per poterle stringere le mani nelle sue, che ora sembravano tanto più piccole. Dorothy alzò lo sguardo e individuò, poco lontano, il sorridente Uomo Peloso: non un pelo della sua lunga barba bruna si era ingrigito dall’ultima volta che si erano visti. Come se il tempo alla Città di Smeraldo non fosse mai passato.

«Dorothy?»

Ora la voce limpida di Ozma suonava decisamente spaventata.

Dorothy si fece indietro, mentre la consapevolezza si faceva strada dolorosamente in lei.

Era cresciuta, e Oz era rimasta la terra di favola della sua infanzia.

 

 

Romeo, take me somewhere we can be alone

I’ll be waiting; all there’s left to do is run

 

 

Quando l’aveva vista comparire nel centro del salone, una figura vestita di bianco e circondata da quella famiglia che finora l’aveva sempre tenuta troppo lontana, il Boscaiolo di Latta aveva faticato molto a sopprimere un nuovo sobbalzo del cuore, che gli echeggiò per tutto il corpo altrimenti vuoto.

Sembrava diversa. Era più grande, con le gambe più lunghe, il viso più sottile, le labbra più rosse. Ma gli occhi erano gli stessi: erano gli occhi di quella bambina che, un giorno lontano, aveva oliato le sue giunture e l’aveva portato con sé sulla strada dorata verso il ritorno a un’umanità perduta. Non erano cambiati – perché, in fondo, lei non era, non poteva essere cambiata.

Ma poi, appena prima di raggiungere Ozma, Dorothy sembrò notare qualcosa, spaventarsi... Il Boscaiolo di Latta non capì... Al suo fianco, lo Spaventapasseri si mosse per raggiungerla e abbracciarla.

«No!» Dorothy gridò all’improvviso, indietreggiando di qualche passo. «Non guardarmi! Sono diversa, non sono più io... Non guardatemi

Lo Spaventapasseri si fermò, e pur non vedendola il Boscaiolo immaginò una grinza di riflessione e tristezza nel suo volto dipinto. Il Leone e Totò giocavano già come due cuccioli, sebbene Totò fosse molto più grande della pallina di peli che il Boscaiolo ricordava. Tutti gli altri continuavano a guardare Dorothy; e il Boscaiolo sentì che sarebbe morto lì, in quel momento esatto, quando vide le lacrime scorrere sul suo viso di giovane donna.

«È tutto sbagliato...» la sentì mormorare. «Tutto sbagliato

E poi, come un lampo di luce, girò su se stessa e fuggì attraverso i portoni spalancati del palazzo, lasciandosi alle spalle quei suoi Zii sempre più inquieti e una platea di personaggi che – forse da sempre – non avevano desiderato altro che vederla correre verso di loro, non via da loro.

Ozma restò immobile. Jack si guardò intorno, come in attesa che qualcuno gli spiegasse cosa fosse accaduto. Lo Spaventapasseri chiamò il nome di Dorothy a gran voce e si mosse per seguirla, ma il Boscaiolo di Latta ebbe una comprensione improvvisa – che non gli empì la testa, ma quello stesso cuore che non aveva mai smesso di assordarlo fin da quando la Principessa lo aveva invitato a palazzo per festeggiare il ritorno della ragazzina del Kansas...

Tese il braccio e fermò l’amico.

«Le parlerò io» disse; e lo Spaventapasseri, poco convinto, si fece da parte.

 

 

 

 

 

 

 

III

 

 

So I sneak out to the garden to see you

 

 

Il velo di lacrime non le impediva di vedere la fontana. Era sempre stata lì: ricordava di averla vista molte volte dalle stanze del palazzo, o gironzolando con Totò, il Leone e la Tigre tra i sentieri dei giardini; una volta Ozma le aveva detto che era ‘proibita’, ma Dorothy non aveva mai pensato di chiederle il perché.

Seduta sul bordo in marmo bianco come la neve, confusa, ferita addirittura, tese la mano verso la superficie liquida e cristallina.

«Non lo farei, se fossi in te.»

Sussultò e si voltò in tempo per vedere il caro vecchio Boscaiolo fermarsi a una distanza consona, lontano dagli spruzzi.

Non lo mandò via. Non gli domandò neppure cosa volesse dire, ma lui parve leggerle nel pensiero: il suo cuore doveva essere saggio tanto quanto il cervello dello Spaventapasseri.

«La Fontana Proibita è la più grande difesa del Paese di Oz. Se tu bevessi delle sue acque, dimenticheresti subito perché sei qui.»

Dorothy represse un singulto. «Be’, non che cambi poi molto... Vero, Nick?»

Il Boscaiolo di Latta la guardò con meraviglia. Con passi incerti venne a sedersi accanto a lei, d’un tratto incurante dell’acqua alle loro spalle.

Quando le sfiorò il viso – la sua mano era fredda come la ricordava, ma non altrettanto grande: adesso era della misura giusta per contenere la sua guancia bagnata – la stessa coscienza che l’aveva colta poco prima, davanti a Ozma, la ghermì di nuovo. Il dolore si acuì.

«È la prima volta che mi chiami Nick, Dorothy.»

Gli occhi, però... Gli occhi del Boscaiolo erano gli stessi: buoni e grandi e pieni di un’anima tale che forse un essere umano non sarebbe mai stato in grado di avere. Dorothy si ritrasse appena, a disagio, e sfuggì quello sguardo.

«Ho pensato che tornare sarebbe stata la cosa giusta per tutti» sussurrò, senza quasi rendersi conto di esprimere per la prima volta ad alta voce il dolore che l’aveva allontanata da Ozma, dallo Spaventapasseri e da tutti gli altri. «Non avevo previsto che... che sarebbe stato diverso. Voi ricordate una ragazzina e io... io sono...»

«Dorothy.» Il Boscaiolo l’interruppe con la sua voce dolce, troppo umana per i cavi che erano le sue corde vocali, e nelle sue parole vibrò un sorriso. «Tu sei Dorothy. Potrebbero essere passati anche cent’anni, e non saresti diversa dal ricordo che serbiamo di te.» E poi, senza preavviso, l’attirò piano a sé e l’abbracciò. «Mi sei mancata molto...»

Dorothy rimase immobile, sorpresa e turbata: là dove la sua guancia sfiorava il petto di latta di Nick Chopper, pulsavano un calore inaspettato e un battito morbido e gentile.

Né il getto della Fontana Proibita né le lacrime della ragazza parevano in grado d’indebolire quell’abbraccio.

 

 

 

 

 

 

 

IV

 

 

Don’t be afraid, we’ll make out of this mess

It’s a love story: baby, just say ‘yes’

 

 

Danzavano insieme nel salone delle feste, tra i colori e la musica, e Totò e i pulcini ciarlieri correvano tra le danze, e gli Zii del Kansas coperti di onori e rispetto erano con loro; e soprattutto – finalmente – gli occhi di Dorothy sorridevano come un tempo. E infine il Boscaiolo di Latta capì.

C’era stato un motivo se Dorothy Gale era giunta a Oz. La prima volta, era destino che salvasse Oz, i suoi abitanti, e il suo corpo mutilo di un qualcosa che era stata lei a fargli riscoprire. Oggi, era destino che la donna si riprendesse il cuore che aveva solcato da bambina.

Dorothy alzò lo sguardo su di lui, sorridendogli dello stesso identico sorriso di quelli che erano stati i suoi dodici anni. Nick Chopper si chinò su di lei, senza interrompere il ballo, e le sfiorò i corti capelli biondi e la pelle bianca del collo con un respiro che si rammaricò di non avere; gli sarebbe piaciuto poter sentire per una volta il suo profumo.

«Dorothy... Vuoi sposarmi?»

 

 

( ‘cause we were both young when I first saw you. )

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note & credits

 

Contesto: rivisitazione del volume VI, The Emerald City of Oz, con l’introduzione di una Dorothy diciottenne

 

- Magiche bolle colorate e indistruttibili: incantesimo messo a punto dal Mago nel volume V, The road to Oz. Il Mago è tornato a vivere alla Città di Smeraldo alla fine del volume IV, Dorothy and the Wizard in Oz;

- Ozma (la Principessa Perduta), Jack Testa di Zucca, Cavalletto: personaggi introdotti nel volume II, The Marvelous Land of Oz;

- Billina, Tigre Affamata, Re degli Gnomi: personaggi introdotti nel volume III, Ozma of Oz;

- Uomo Peloso: personaggio introdotto nel volume V, The road to Oz;

- Dieci piccole ‘Dorothy’ pigolanti: nel volume V Billina depone dieci uova e decide di chiamare ‘Dorothy’ tutti i pulcini;

- Come se il tempo alla Città di Smeraldo non fosse mai passato: nella serie di libri di Baum Dorothy resta bambina una volta tornata a vivere definitivamente a Oz, poiché questa è concepita come l’Isola Che Non C’è di Peter Pan: là il tempo non passa. In questo rifacimento, Dorothy resterà per sempre ai suoi diciotto anni.

 

Ispirazione: Nick Chopper and Dorothy di twisted-wind (e deviation successive)

Lyrics: Love Story di Taylor Swift

 

Buon compleanno, Maria Teresa. Spero ti piaccia almeno la metà di quanto piacciano a me i tuoi capolavori.

Un abbraccio forte a te – e naturalmente a chiunque stia leggendo queste righe.

Aya ~

   
 
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