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Autore: Fiby_Faby    02/08/2011    6 recensioni
Blair e Chuck sono sposati e stanno per traslocare dal Palace per andare ad abitare in una casa tutta loro, ma un giorno Blair troverà in una stanza dimenticata una scatola che contiene molti ricordi per Chuck..
One shot basata sul rapporto tra Chuck e Bart.. spero vada bene!
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bart Bass, Blair Waldorf, Chuck Bass
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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  • Chuck!Vieni qua un attimo! – Mi urlò Blair.
Mi alzai di scatto dal divano temendo che stesse male e iniziai a cercarla in tutte le stanze della nostra suite al Palace. La trovai immersa dagli scatoloni del trasloco nella stanza dove tenevamo tutte le nostre cianfrusaglie, quella che chiamavamo magazzino.
  • Blair! Va tutto bene?- Dissi avvicinandomi a mia moglie. Faceva uno strano effetto dirlo o pensarlo, ma mi piaceva molto. E mi faceva ancora più uno strano effetto vedere Blair Waldorf incinta al quinto mese  di nostro figlio – maschio-, cosa che non avrei mai e poi mai pensato. Non prima di essermi innamorato di lei, almeno.
  • Chuck, non sono mica malata! Sono solo incinta, va tutto bene.- Disse sorridendo tranquilla. – Però mi fa piacere che tu sia così premuroso.- Mi baciò la guancia e l’abbracciai.
  • Che stai facendo? – Dissi guardando tutti gli scatoloni  assiepati nella stanza.
  • Beh, dato che stiamo traslocando ho pensato di mettere tutte queste cose negli scatoloni, cosa che dovresti fare anche tu, tra l’altro.-
  • Io si, ma tu assolutamente no. Hai sentito il dottore Blair, devi stare riposata e tranquilla.-
  • È tutto il giorno che sto a letto, Chuck! Mi sono stufata e adesso voglio fare qualcosa. Comunque, guarda che ho trovato. – Disse prendendo un grosso scatolone blu impolverato. Sospirai, Blair quando si metteva in testa qualcosa difficilmente cambiava idea, se voleva fare qualcosa la faceva senza dare ascolto nemmeno a una persona come il dottore.  La aprì e restai scioccato. Erano tutte cose mie, tutte cose che avevo da piccolo: Completi  minuscoli, farfallini, scarpe lunghe 3 centimetri, tutine firmate che sembravano quelle di un bambolotto, giocattoli, copertine.. Blair guardò la scatola, anche lei era scioccata.
  • Bart.. ha conservato tutto. – Dissi e  ancora scioccato presi una delle tante tutine, in ciniglia blu. Blair mi appoggiò la mano sulla spalla, aveva capito che non era facile per me vedere tutte quelle cose.
  • A me aveva detto che aveva buttato tutto. Aveva detto che era inutile tenere cose che non avrei usato e messo più.- Dissi con voce leggermente incerta.
  • Magari non le ha buttate perché alla fine voleva che tu ti ricordassi della tua infanzia e sperava che tu un giorno le avresti ritrovate..- Disse Blair. Posai la tutina dentro la scatola e la chiusi. Mi alzai e la presi, volevo liberarmene al più presto.
  • Chuck! Dove la porti?-
  • La butto. Aveva ragione Bart, a che serve tenere cose che tanto non uso? –
  • Ma Chuck! Possiamo tenere quelle cose per il bambino!-
  • Tu vuoi davvero roba usata? Che fine ha fatto la mia Blair?- Dissi abbozzando un sorriso alla figura snella ( nonostante la gravidanza) di mia moglie.
  • Almeno una cosa però la possiamo tenere no? Sarebbe carino vedere tuo figlio con qualcosa di tuo addosso..-
  • Mi dispiace Blair, ma non voglio tenere queste cose. A mio figlio darò i miei papillon e le mie cravatte, ma queste cose vanno buttate. – Senza dire altro, uscii dalla nostra camera e aprii lo scatolone per mettere tutte le mie cose dentro lo smaltitore dei rifiuti ma mi bloccai. In mezzo alle tante cose, trovai una busta di carta. La districai dal mucchio di completi da bambino e notai la calligrafia di mio padre sul retro della busta. “Per Chuck”. Mi tremarono le mani, avevo quasi paura ad aprirla.
La busta era ingiallita, e un po’ rovinata, ma si leggeva bene. La aprii e presi la lettera, decisi di prendere lo scatolone e andare a leggerla nel mio studio. Senza dire niente a Blair, che era sdraiata sul divano e sembrava dormire mi rintanai nella stanza e presi uno scotch. Qualunque cosa ci fosse dentro quella busta sapevo che mi avrebbe fatto stare male e mi serviva qualcosa per esorcizzare un po’ il dolore. Mi sedetti sulla mia sedia a rotelle e lentamente iniziai a leggerla.
 
figlio mio, caro Chuck, Chuck. Non hai idea di quanto strano sia scrivere questa lettera. Come forse avrai capito, non sono il tipo che esprime le sue emozioni con nessuno. Ho il coraggio di farlo solo con una lettera. Quando la leggerai, probabilmente  non ci sarò più nella tua vita, perché ti accorgerai di questa busta e di questa scatola quando  lascerò a te il mio hotel, quando avrai una vita tutta tua.
Parliamo un po’. Posso farlo solo con questa lettera, di persona non ne sono capace, mi sento stupido anche solo a sorriderti. Immagino vorrai sapere perché sono così freddo con te, perché non sono come gli altri padri: dolci, affettuosi, premurosi. Si, non ne sono capace. Nessuno mi ha insegnato ad amare  volere bene a qualcuno, mi hanno sempre insegnato che la parola amore è inutile, che non bisogna mai affezionarsi troppo a qualcuno e che è da persone deboli mostrare i propri sentimenti, esattamente la stessa cosa che ho insegnato a te. Ma me ne pento ogni giorno di più. Ti vedo crescere così in fretta, in un modo così sbagliato. Adesso hai solo quindici anni, ma ne dimostri almeno trenta. Non hai trascorso un’infanzia felice, lo so bene. Infagottato in costosi abiti, non degni per la tua tenera età, serio e composto. Pochi sorrisi, gesti affettati. Chiunque ti vedeva da fuori ti vedeva come un bambino senza emozioni, anaffettivo e troppo intelligente, quasi finto. Ma sapevo bene che tu non eri così, lo percepivo dai tuoi occhi di bambino di 5 anni, quando mi vedevi rientrare stanco dal lavoro e mi chiedevi di giocare con te e io ti rispondevo sempre di no,  e i tuoi occhi per un secondo si intristivano ma poco dopo tornavi a essere serioso, forse anche più di prima. Lo percepivo quando una volta avevi visto una foto di me e tua madre e mi avevi chiesto se quella donna era lei, la donna che non avevi mai conosciuto,  e ti risposi di si e poi strappai la foto. Mentre riducevo a brandelli quel pezzo di ricordo – faceva troppo male- vidi i tuoi occhi inumidirsi ancora: lo facevi sempre, ogni volta che sentivi parlare di tua madre. Lo avevi fatto anche quando la tua amica, Blair, ti aveva chiesto innocentemente dov’era tua madre il giorno del tuo compleanno. Tu non le risposi, alzasti le spalle e ti allontanasti. Lo percepivo quando entravi nel mio studio e mi chiedevi di aggiustarti il farfallino aspettando un gesto di apprezzamento da parte mia – Una pacca sul braccio, un sorriso- che non arrivava mai,  infatti due anni dopo  avevi imparato a fare da solo, forse avevi capito che era inutile. Lo percepivo quando ti lasciavo da solo con le tue baby sitter e sparivo per un po’. L’ho sempre percepito..  tu in realtà sei fragile, ma non farne una condanna: è molto meglio essere fragili che essere persone senza sentimenti, come me. Io ormai lo sono diventato, tu sei ancora in tempo per crearti una vita felice, diversa dalla mia.
So anche che ti manca tua madre. Una volta ti vidi nella tua stanzetta, osservavi l’unica foto di tua madre che tenevi nel cassetto. Osservavi la foto quasi implorante, forse pregavi. Accarezzasti la foto e la baciasti, poi ti addormentasti con la foto stretta al petto. Non lo sai, ma quella sera, dopo che eri addormentato, mi avvicinai e ti rimboccai le coperte. In quel momento ti sorrisi. Fu una di quelle pochissime volte che sorrisi senza sentirmi stupido.”
Smisi per un’ attimo di leggere. Era peggio di quello che pensavo, ero arrivato al settimo bicchiere di scotch, ma la sensazione di scoppiare a piangere da un momento all’altro era rimasta lo stesso, così lasciai perdere lo scotch, non mi avrebbe aiutato. Ripresi a leggere.
Anche io ho una foto di tua madre. La tengo sempre nel comodino, ma adesso la lascerò dentro questa scatola. È una foto di me e  tua madre durante il nostro matrimonio, voglio che la tieni tu. Era bellissima.. l’unica donna che io abbia mai amato veramente. L’unica donna da cui avrei voluto un figlio. L’unica donna con cui avrei voluto stare insieme per sempre. Purtroppo non ho potuto avere quest’ultima parte. Ho avuto te, e forse qualcuno lassù ha pensato che  uno come me non  meritava di avere una famiglia felice, infatti è successo proprio l’esatto contrario. Forse siamo una famiglia – senza il membro più importante del gruppo, cioè tua madre- ma non siamo affatto felici. Quando tua madre è morta di parto.. ti avrei voluto abbandonare. Ti odiavo con tutto me stesso, pensavo che era colpa tua. Ma appena ti vidi  per la prima volta dopo il tremendo parto di tua madre, dentro la tua culla di vetro dove ti aveva portato l’infermiera, mi passò tutta la rabbia. Ricordo di quella notte che rimasi come ipnotizzato da te: non riuscivo a staccarti gli occhi di dosso. Ricordo anche di aver pianto come non mai, non avevo mai pianto così tanto. Smisi appena ti svegliasti e mi guardasti, e nei tuoi occhi rividi immediatamente tua madre. Tu non lo sai, ma rimasi con te tutta la notte, ero incapace di staccarmi da te, e in quella notte ti parlai di tante cose. Mi sentivo solo, come non mai. Senza nessuno accanto,avrei dovuto crescerti da solo. Mi sembrava una cosa impossibile, ma il mio amore  affetto per te mi costrinse ad andare avanti. Probabilmente mi odi, Chuck. Per tutti gli affetti mancati. Ma io non potrei mai farlo, anche se sembra. Quando ti guardo con disappunto, è perché disapprovo le tue maniere adulte. Quando ti sgrido perché ti becco a fare cose pericolose è perché sono terrorizzato che tu ti possa fare male, non perché penso che tu sia idiota. Quando faccio i miei viaggi lunghi, scappo dalle emozioni e dai ricordi e non da te, come hai sempre pensato.
Chuck, quando leggerai questa lettera, quando sarai diventato uomo, voglio che ti dimentichi del tuo triste passato.  Voglio che non pensi più al senso di colpa con cui spesso ti affliggi perché pensi che hai ucciso tua madre, perché non sei stato tu, è stata un’ intoppo imprevisto che le è stato fatale.  Voglio che  tu sia l’uomo più felice del mondo con una moglie, con un figlio.. con tutti gli affetti che non ho mai potuto darti. Voglio che tu sia un marito e un padre presente, dolce, comprensivo,affettuoso: il contrario di quello che ho fatto io. So che sarà difficile, ma io ho fiducia in te. Voglio che tu non sia mai più solo come un tempo.
Voglio che tu sappia che in realtà sei il figlio più bello che si possa mai avere, che sei importante per me. Mi dispiace solo non potertelo dire di persona.
Con amore, papà.”
Deglutii e sentendomi completamente cretino mi ritrovai a tirare su con il naso. Allora mio padre mi voleva bene.. solo non aveva il coraggio di dirmelo. Certo però, mi ha fatto tanto penare e in realtà.. Rilessi le ultime righe e decisi di accontentarlo ancora una volta.
Poi cercai nello scatolone quella foto color seppia, erano mamma e Bart, cioè papà, al loro matrimonio che sorridevano felici alle fotocamere. Non potei non notare il sorriso radioso di entrambi e sorrisi anche io. Uscii dallo studio con la lettera e la foto in mano, senza più quel peso sul petto che avevo sempre avuto. Ora potevo pensare a mia madre senza sentirmi in colpa e potevo pensare a mio padre senza sentirmi in soggezione.

  • Blair.. stavo pensando: Il bambino come secondo nome può chiamarsi Bart?-
 
 
Ragazze, eccovi una nuova one - shot che mi è venuta in mente pensando alla relazione tra Chuck Bass e il padre. Ho sempre pensato che in realtà Bart era incapace di non poter dare affetti al figlio invece di non voler dare affetti al figlio, così ho pensato: Come sarebbe stato Chuck se avesse scoperto tramite una lettera del passato che suo padre in realtà gli voleva bene?
Recensite ragazze, mi farebbe piacere J  Spero che vi sia piaciuto!
Baci,F. 

   
 
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