02/08/2011
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My New York
PREFAZIONE
Certo ,avrei dovuto considerarmi fortunata.
I miei genitori mi avevano concesso di finire la scuola superiore in America.
All’inizio, il mio entusiasmo mi aveva talmente colmata che non avevo neanche pensato alle conseguenze del mio trasferimento.
Sarei andata a vivere a casa di una parente, che mi era stata presentata come “La strana zia Rosalie”, che, in realtà, non era mia zia, ma quella di mio padre.
Nonostante quel chiaro avvertimento, che mia madre mi aveva fornito riguardo a lei, partii senza esitazioni alla volta della mia nuova città, New York.
Ebbene si! Mia “zia” abitava con sua figlia Jessica in un grande appartamento lasciatole in eredità dal marito, morto qualche anno prima.
Quando vennero ad accogliermi all’aeroporto capii perché mia madre l’aveva definita “Strana”.
Indossava un paio di bretelle alle quali si agganciavano un paio di jeans consunti, una camicia rossa e i capelli,crespi e di uno strano colorito rosso, raccolti in una coda malfatta.
Sua figlia,invece, uno splendore, la cui bellezza mia abbagliava: i lunghi boccoli biondi cadevano morbidi e luminosi sulle spalle, coperte da una graziosa felpetta rosa.
Indossava un paio di jeans beige e, ai piedi, un paio di stivali neri molto eleganti.
La loro pelle era ambrata, nonostante New York non fosse famosa per il sole e le spiagge soleggiate, e i loro occhi erano di un azzurro chiarissimo, quasi turchese.
Rimasi sbalordita nel vedere quelle due facce nuove che mi sorridevano, naturalmente con sorrisi bianchissimi e perfetti.
Riperlustrai il mio ego, che non mi era mai sembrato niente di che.
Il corpo non aveva niente di sbagliato, niente di bellissimo, ma neanche da buttar via.
I miei capelli erano assolutamente nella norma: lunghi, mossi e di un castano scuro amorfo, come il colore degli occhi, color cioccolato fondente.
La mia pelle era pallidissima, quasi trasparente da quanto chiara era e cosparsa di lentiggini dal fioco colore bruno.
Decisamente un nulla in confronto alla bellezza mozzafiato di Jessica.
-Ciao Emma!!! Benvenuta!!- mi accolse zia Rosalie abbracciandomi.
Non ero abituata a contatti fisici: sono sempre stata una di quelle persone riservate e introverse, sempre con il naso tra i libri.
-Ciao zia Rosalie!- soffocai un saluto mentre mi stritolava.
-Oh, tesoro! Chiamami Rose!- esclamò lasciandomi respirare.
-Ok…-sospirai, poi aspettai, guardando Jessica dritta negli occhi, un suo saluto.
-Ciao!!! Sono Jessica!! Sono sicuro diventeremo grandissime amiche!!-
Mi prese sotto braccio e mi trascinò dentro la macchina.
Per tutto il viaggio dall’aeroporto all’appartamento non la smisero un momento di chiedermi di cosa avevo bisogno: quelle troppe attenzioni me facevano girare la testa.
Si erano prese la briga di iscrivermi alla stessa scuola di Jessica e, da quel momento, non me la sarei più scollata di dosso.