Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: HarryJo    02/08/2011    4 recensioni
Era un ragazzo meraviglioso. Ed io non l’ho mai capito. O forse non volevo capirlo.
Non abbiamo mai parlato dei suoi problemi di salute, credo non volesse, non con me.
Il rimorso ed il rimpianto dei vivi.
Ne ho a palate in questo preciso istante.
Forse ci saranno ancora tanti Andrea in questo mondo, ma di Andreuccio ce n’era solo uno. Lui detestava questo soprannome, ed io per dispetto lo continuavo ad usare.

Ricordando una persona davvero importante che se n'è andata solo ieri.
Ad Andrea.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non c’è più tempo.

 

 

 

 

{ Andrea Russo, 1 maggio 1992 – 1 agosto 2011 }

 

Ci sono delle cose che non si capiscono, o che forse non si vogliono capire.

Per esempio perché la tartaruga che ho in cucina continua a graffiare contro  le pareti della bacinella d’acqua, come se volesse uscire. Sta rivendicando il suo diritto di libertà? Eppure sono dieci anni che sta lì dentro e non ha mai fatto così. Chiamerò il WWF in questi giorni e me lo farò spiegare.

Come quando ti chiedi: « Ma com’è che fanno il gelato? », qualcuno te lo spiega e poi sei punto a capo. Non è possibile che sia così semplice, dev’esserci qualcosa sotto.

Come quando ti domandi come hanno fatto le persone ad inventare la carta, da dov’è venuta l’idea dell’elettricità, perché il muschio degli alberi è sempre rivolto verso Nord, chi è stato ad inventare gli effetti speciali di un film…

Io non ho capito, ieri sera, perché Andrea è morto. O forse non lo voglio capire.

Mi ero addormentata con il telefono in mano, erano le undici e venti. L’ho sognato, sapete? Sul serio, non me lo sto inventando. Ho sognato che mi diceva: « Gli occhi azzurri non si arrendono mai ».

Li avevamo entrambi, sapete, gli occhi azzurri. Era la cosa che ci accumunava: tutti e due dicevamo che i nostri erano quelli più belli del mondo. Io, che non c’entravo nulla con lui, l’ho sognato.

Mancavano dieci minuti a mezzanotte quando mio padre mi ha svegliata.

« Andrea non ce l’ha fatta. È morto ».

Da scema, da persona più stupida del mondo, ho detto: « Cosa? No, lui non si arrende mai ».

Doveva operarsi al cuore ieri pomeriggio. E io non ho rivolto nemmeno il più piccolo pensiero a lui, troppo indaffarata, troppo convinta che sarebbe andato tutto bene.

Ne ero certa… Perché poi? Perché non mi si è insinuato nessun dubbio? Non me lo perdonerò mai.

Con un gesto che ha richiesto uno sforzo immane mi sono alzata dal letto e sono andata in camera di mia sorella. Piangeva a dirotto.

« È sicuro? » ho chiesto, sempre più stupida.

« S-Sì » ha singhiozzato.

Non potrò mai capire cosa sta provando. Perdere la persona che si ama è davvero un trauma, ora lo so. Lo vedo negli occhi di chi si è chiusa in camera senza intenzione di uscire. Di chi, stamattina, non è scesa per la colazione. Allora le ho fatto un the e le ho portato due fette di torta.

Al momento di scegliere il gusto per il the mi son detta: « Il suo preferito è quello al limone » e quello ho fatto.

Ho portato tutto in camera, e dopo che lei mi ha detto una ventina di volte che non voleva niente di tutto quello, mi ha chiesto a che gusto era il the.

« Al limone » avevo risposto, incoraggiata.

« Non mi piace il limone. Era il suo gusto preferito » mi ha risposto, coprendosi il volto con le coperte e ricominciando a singhiozzare. Mi ha lasciata paralizzata, con il vassoio in mano.

Mio padre sembrava distrutto almeno quanto lo ero io, se non di più. Anche lui era certo che sarebbe andato tutto bene. Anche lui non aveva prestato abbastanza attenzione.

Perché le persone che amiamo se ne devono andare in questo modo? Perché Lui non ha avuto un attimo di riguardo nei confronti di Andrea? Era una persona meravigliosa.

A volte lo prendevo in giro. E dicevo a mia sorella di trovarsene uno migliore.

Ma non lo volevo sul serio. A me piaceva come persona, come amico.
Aveva anche cercato di instaurare un bel rapporto con me, ma io ero sempre rimasta un po’ in disparte.

Stava male. Non avevo capito. Non volevo capire.

Valentina gli aveva dato amore. Gli aveva dato speranza. Non si era allontanata quando aveva scoperto che lui stava male, ma si era avvicinata ancora di più. Forse troppo, forse gli era andata così vicina da annullarsi anche un po’.

Avevano fatto dei progetti. Vivere insieme, avere due figli, girare il mondo.

Ora tutto quello che a lei rimane è una margherita di stoffa che le canta Tanti auguri a te se le schiacci uno dei petali. Ci ha dormito insieme, stanotte. Ogni tanto partiva la musichetta, l’ho sentita almeno sette volte stanotte.

Non ho dormito. Non ho chiuso occhio fino alle tre e mezza. Continuavo a rigirarmi nel letto, e ogni tanto piangevo. E mi dicevo anche che ero una stupida; che diritto avevo io di starci male?

Ma non posso mentire: persino io gli volevo bene, io che l’ho sempre un po’ allontanato dalla mia vita. Lui leggeva le mie storie, commentava i miei capitoli e mi diceva cosa gli piaceva e cosa no. Pensava che sarei diventata un’ottima scrittrice. Ne era certo, mi diceva di non smettere perché c’erano pochi che gli donavano tante emozioni come riuscivo a fare io.

Non gli ho più fatto leggere nulla da giugno. Ed ora mi vien male a sapere che non conoscerà mai la fine di quei racconti.

Poi, cercava di farmi da fratello maggiore. Valentina gli aveva spiegato quanto stavo male per una persona a cui volevo bene, e lui mi incoraggiava. Ho ancora un suo messaggio.

 

Si matura nella vita in base a ciò che la vita ci offre, la tua è sicuramente una situazione non facile da affrontare e lui che ha rappresentato per te il tuo punto di riferimento, la tua forza, non è riuscito ad essere alla tua altezza, ha preferito la via più breve, la più semplice… Perché non tutti hanno la maturità di prendere la strada più lunga, più tortuosa, ma che alla fine porta all’arcobaleno più bello! Erica lo so che queste sono solo parole e che te le avran dette milioni di volte, ma tu sei quell’arcobaleno sulla salita tortuosa e ci sarà chi percorrerà quella strada per ammirare quello spettacolo, e quando accadrà sarà tutto più colorato! Lo so che adesso tu vuoi lui, ma renditi conto che vivere mentendo, vivere di una bugia, fa più male che non vivere affatto! Lo capirai, ti serve solo tempo, ma lo farai, anche perché il cielo ha bisogno di uno dei suoi più bei arcobaleni! C’è chi dice “camminerai dimenticando, ti fermerai sognando”. Ci tengo troppo a questa frase, e trovo che sia la più vera mai scritta! (Contribuisce anche il mio amore immenso per Baglioni xD) Guardati, sei  una bella ragazza, sei intelligente, scrivi benissimo, hai gli occhi azzurri… Non permettere a nessuno di cancellare il tuo sorriso! =)

 

Era un ragazzo meraviglioso. Ed io non l’ho mai capito. O forse non volevo capirlo.

Non abbiamo mai parlato dei suoi problemi di salute, credo non volesse, non con me.

Il rimorso ed il rimpianto dei vivi.

Ne ho a palate in questo preciso istante.

Forse ci saranno ancora tanti Andrea in questo mondo, ma di Andreuccio ce n’era solo uno. Lui detestava questo soprannome, ed io per dispetto lo continuavo ad usare.

Pensavo che avesse capito che era un modo per dimostrargli il bene che gli volevo. Ora non ne sono più così sicura.

Ci sono cose che si vorrebbero fare, ma poi si rimandano ripetendo: « C’è ancora tempo! »

Ora io l’ho perso tutto.

Mia sorella mi ha detto che se lo sentiva. Un’ora prima che succedesse, se lo sentiva che qualcosa non era andato bene. Credo ci sia una specie di connessione quando due persone si amano veramente. Almeno lo spero.

Andrea sabato aveva chiamato mio padre. Questo non lo sapeva nessuno. Si erano parlati, avevano discusso un po’ sull’operazione. Papà ha detto che Andrea ha concluso la telefonata dicendo: « Si tenga stretta sua figlia, è una persona meravigliosa. La ami anche per me! »

Ecco, ora piango a dirotto.

Vorrei che avesse detto anche a me qualcosa, prima di andarsene. Un ordine, un’ultima richiesta.

Ma a me non ha chiamato, non mi ha scritto, ed io non ci ho pensato.

Stupida.

Che cosa posso fare per lui, io?

A mia sorella ha detto di suonare, di scrivere canzoni che parlassero del loro amore.

A mio padre ha detto di amare sua figlia, di stringerla e di aiutarla.

Io. Io intanto scrivo. Forse scriverò per lui, è l’unica cosa che son capace di fare.

Forse non lo faccio bene, ma lo faccio col cuore.

Arrivederci, Andrea.

Ti voglio bene.

So che me ne volevi anche tu, ma non l’avevo capito. O non lo volevo capire.

E ora non c’è più tempo.

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: HarryJo