Ormai era quella la normalità,da tempo,molto tempo,Arthur Kirkland viveva così,tra una tazza di tea fumante e la lettura di un buon libro. Godeva,se così si può dire,della totale calma e dell'armonia emanata dalla sua amata città natale,Londra. Sebbene piovesse a dirotto in ogni periodo dell'anno,lui trovava ogni cosa che lo circondava rilassante,compresa la pioggia stessa. Ma chissà,spesso si chiedeva se fosse davvero felice così,se quella monotonia venuta a crearsi in quegli anni era davvero quel che desiderava. No,lui non doveva nemmeno chiedersi certe cose,non doveva fare lo sbaglio di tornare sui suoi passi. Aveva tutto lì,il suo tea,i suoi negozi,i suoi monumenti e i musei di cui vantarsi al resto del mondo,niente e nessuno avrebbe mai potuto sostituire ricchezze così grandi e preziose come le sue. Forse,con il passare del tempo era semplicemente riuscito a cancellare,o oscurare,quei suoi amari ricordi cercando di convincersi che l'unica cosa di cui avesse bisogno era vivere nel suo posticino isolato da tutto e da tutti. E così,come ogni volta,i suoi pensieri venivano accantonati ben presto in un angolo remoto del suo cervello. Finito di bere la sua bevanda preferita,si affacciò dalla grande e illuminata -per quanto un cielo grigio e cupo potesse illuminare- finestra del salotto. Da lì,poteva benissimo ammirare il suo giardino ben curato. Oh,gli tornò alla mente un ricordo per niente vago. Lui,il suo “fratellino” di un tempo che si divertiva a scorrazzare ovunque,calpestando le rose ben curate dall'inglese che,sebbene fosse una testa calda e nonostante riuscisse,a volte,a perdere la pazienza in un batter d'occhio,lasciò correre e sorrise come se niente fosse. No,non doveva ricadere in quel tranello,ormai quei tempi erano finiti,caduti nel baratro della tristezza,in quel profondo pozzo di delusione che si celavano nella mente del ragazzo. Lui era stata una persona stimata e rispettata da tutti,era riuscito a fronteggiare chiunque,portatissimo per i duelli era stato un grande uomo degno del suo nome,ma ormai i tempi d'oro erano passati,quegli attimi felici e spensierati,volati lontano come foglie spazzate via dal freddo vento autunnale. Cosa gli restava oramai,se non l'aspra consapevolezza di non poter riavere indietro la sua felicità,il suo sorriso e la persona a cui più aveva tenuto? Solo ricordi sbiaditi di una storia e di attimi che non sarebbero mai più potuti tornare indietro,momenti di un'infanzia più sua che di altri,portata via da un bambino cresciuto troppo in fretta. Nulla più gli apparteneva,se non quell'immenso giardino,bellissimo come un tempo,tanto amato e ben tenuto eppure odiato e maledetto allo stesso tempo per quell'eterno ricordo che avrebbe per sempre portato con sé. Il ricordo di un vero e sincero amore fraterno ormai perso nel tempo.