GUILTY AS
CHARGED
Il respiro tornato regolare, la sua mano che le
sfiorava la
schiena, la sua spalla che le faceva da cuscino e quel torpore
pienamente
appagante che ti invade dopo aver spezzato tutte le leggi della fisica
ed
essere diventata una sola cosa, fisicamente e soprattutto emotivamente,
con la
persona amata: quella doveva essere la vera definizione di PACE. Nessun
pensiero, nessun ripensamento, nessuna voglia di fuggire, solo un forte
desiderio che quell’istante non finisca mai.
“A cosa stai pensando?” la profonda voce di lui
risuonò
nella notte.
“Che battuta decisamente femminile, Castle!” gli
rispose
sollevandosi su un gomito e posando il viso sulla mano.
“Siamo tornati al Castle adesso?” disse con una
punta di
paura che la ben addestrata Detective non si lasciò sfuggire.
“Non è un modo per prendere le distanze, non ho
ripensamenti
e non ho intenzione di fuggire” replicò alzando gli occhi al cielo come
tutte
le volte che doveva gestire il bambino di 5 anni che albergava in lui.
“Per essere
un tombeur des femmes, hai
insicurezze che non sospettavo… paura di non essere stato all’altezza?”
lo
punzecchiò immediatamente. Erano stati tremendamente seri tutta la sera
e
tornare ai soliti battibecchi la aiutava a non sprofondare sotto il
peso delle
forte emozioni e sensazioni che avevano condiviso.
“AH… doppio AH! Nessuna donna si è mai lamentata…
vero?”
Si morse il labbro inferiore sorridendo prima di
avvicinarsi
e lui e sfiorare le sue labbra con le proprie: aveva il potere di
rendere
insicuro lo spavaldo Rick Castle e la cosa non le dispiaceva affatto.
Tornò a perdersi nei suoi occhi celesti per un
interminabile
minuto prima di liberarlo dalle sue paure, almeno quelle del Castle
adulto.
“Sto bene Rick, sul serio non sto progettando una
fuga
dall’altra parte del mondo. Sono qui anima e corpo e non vorrei essere
da
nessun’altra parte.”
Il sorriso di Rick si allargò immediatamente e la
sua mano
si posò sul suo collo e iniziò una lenta e appena accennata discesa tra
i suoi
seni fino al suo addome.
“E io adoro tantissimo la tua anima ma, in questo
momento,
una preponderante parte di me preferisce il tuo corpo” disse
rivolgendole il
suo sorriso e sguardo scherzoso e portando la sua vagabonda mano sul
suo seno.
“Me la sono cercata” rispose con lo stesso tono e
non
resistendo alla tentazione di passargli una mano tra i capelli
scompigliati.
Quando la mano di Rick si avvicinò troppo a quella cicatrice sul suo
addome,
Kate decise di allontanarsi: se si fossero nuovamente immersi nella
profondità
dei loro sentimenti, non sarebbe più riuscita ad andarsene.
Si abbassò a posargli un bacio sulla spalla nuda
prima di
districarsi dal suo appiglio.
“Devo andare” sussurrò prima di alzarsi dal letto e racimolare i vestiti sparsi per la
camera dello scrittore.
“Dove vai? Mica vorrai abbandonarmi in questo
gigante letto
da solo?”
“Sono sicura che sopravvivrai Rick” disse cercando
ovunque
il suo reggiseno prima di accorgersi che era prigioniero delle mani
dello
scrittore. Appoggiò un ginocchio sul letto allungandosi per riprenderlo
ma
Rick, più veloce di lei, lo allontanò e afferrandola per la vita, la
portò
nuovamente tra le sue lenzuola.
“Dai Rick, tra 4 ore mi suona la sveglia e vorrei
almeno
dormirne
“Potresti dormire qui con me e ne dormiresti ben
4… beh,
facciamo 3 e mezzo: non garantisco di non svegliarti tra un po’ per un
bis” le
sussurrò all’orecchio e posandole un bacio sul collo, “e poi ho sempre
sognato
di portarti la colazione dopo la nostra prima notte insieme” aggiunse
quasi
mettendo il broncio.
“Devo ricordarti che me la porti praticamente
tutte le
mattina da 3 anni a questa parte?”
“Kill joy” disse in tono finto offeso.
“Rick non voglio presentarmi domattina a colazione
di fronte
a tua figlia come se niente fosse. Ha il diritto di saperlo in altro
modo e il
diritto di non condividere le nostre scelte senza avere me davanti e
sentirsi
obbligata a dire che la nostra relazione le va bene.”
“Mia figlia ti adora, lo sai” disse lasciandole
finalmente
afferrare l’indumento. Afferrò di terra la camicia e continuò a
vestirsi senza
mai staccare gli occhi da quell’adone nudo, malamente coperto da
costose
lenzuola di seta… e improvvisamente le ragioni razionali della sua
uscita di
scena non sembravano più così schiaccianti.
“Non troppo da quando le sono quasi morta davanti
agli
occhi… Dai Rick, sai bene quanto me che avete bisogno di parlarne da
soli e non
ti stimerei così tanto se non ritenessi anche tu sbagliato che io esca
dalla
tua camera vestita solo con la tua camicia,
come se fosse la cosa più normale di questo mondo.”
“Non puoi fornirmi queste immagini e poi sperare
che io
dorma… sono uno scrittore, queste foto sono linfa vitale per la mia
mente.”
“Beh” disse avvicinandosi al letto e chinandosi
sopra di lui
fino a parlargli sulle labbra, “era proprio questa la mia intenzione”
finì la
frase prima di perdersi in un infuocato bacio di buonanotte. “’notte
Rick.”
“Aspetta che ti accompagno.”
“Non preoccuparti Castle, conosco la strada. E se
sono sola
ci sono meno probabilità che la tua maldestra figura inciampi su
qualcosa e
svegli Alexis.”
Rick si girò verso la sveglia del comodino. “A
quest’ora la
mia bambina sarà in piena fase REM… mi hai distratto e non l’ho neanche
sentita
rientrare. Sei davvero una pessima influenza su di me Detective!”
Alzò gli occhi al cielo senza neanche degnarlo di
una
risposta. “’notte Rick” bisbigliò con la porta della camera già aperta.
“A
domani Kate”.
Lanciò un’occhiata alle scale per verificare che
Alexis non
fosse uscita di camera e in punta di piedi si avviò alla porta.
Non si aspettava, aprendo la porta, di trovare
davanti a sé
la fonte delle sue recenti preoccupazioni.
Una scapigliata Alexis si congelò con le chiavi in
una mano
e le scarpe nell’altra e fissò gli occhi in quelli di Kate.
“Ehm… buonasera Detective Beckett… io stavo… non è
quello
che sembra, ho le scarpe in mano solo perché mi facevano male i piedi.”
“Ciao Alexis” sussurrò con un timido sorriso prima
di
chiudersi la porta alle spalle per non attirare l’attenzione di Castle.
Non
sapeva cosa dire o come agire. L’imbarazzo di essere beccati in
flagranza di
reato dai genitori del proprio fidanzato era un conto, ma dalla figlia
era
decisamente peggio.
“Ero venuta a portare… sì, una cosa a tuo padre e
poi ci
siamo messi a guardare un film e ci siamo addormentati.”
Si guardarono per un lungo minuto negli occhi,
entrambe
consapevoli che stavano fingendo di credere alla versione dell’altra.
Si
sorrisero entrambe imbarazzate e si scambiarono le posizioni, Alexis
pronta ad
entrare in casa e Kate in direzione dell’ascensore.
“Credi che… credi che questa cosa possa rimanere
tra noi?
Papà dorme e non ha bisogno di sapere la mia ora di rientro?”
La tentazione di accettare l’accordo e rientrare
un po’
nelle grazie di Alexis era forte. Dopo la sparatoria Rick le aveva
raccontato
che Alexis si era opposta alla loro partnership e riacquistare un po’
della sua
fiducia non le sarebbe dispiaciuto. Ma non sarebbe stato corretto e
soprattutto
sarebbe sembrato un voler “comprare” la sua benedizione alla loro
relazione. E
poi l’adulta responsabile era lei e mostrare un po’ di autorità
l’avrebbe tolta
dal terribile imbarazzo che stava provando.
“Facciamo un patto Alexis: tu dici a tuo padre la
tua ora di
rientro ed io evito di dirgli che i maglioni a collo alto non sono
improvvisamente tornati di moda” le disse sorridendo.
Vide la piccola Castle aggrottare le ciglia e
decise di
chiarire. “Sai, né tuo padre né tua nonna sono così ingenui da credere
al fatto
che quel livido sul collo sia la reazione allergica a una puntura di un
insetto” sorrise ancora maggiormente vedendo le guance dell’adolescente
diventare rosse in due secondi e una mano portarsi istintivamente sul
collo a
coprire la prova di reato.
Kate le si avvicinò, ormai sicura di sé stessa
grazie alla
posizione di “superiorità” conquistata,
e le attorcigliò la sua sciarpa al collo
“Me la riporterai al distretto quando non ti
servirà più. Non
voglio che a tuo padre prenda un attacco cardiaco” le sorrise di nuovo
prima di
allontanarsi ed entrare nell’ascensore.
“Kate” la fermò Alexis.
Si riaffacciò e vide il volto sorridente di Alexis
e lo
sguardo tipico del padre quando il bambino di 5 anni prepotentemente
tornava
fuori.
“Prima di prendere il taxi forse è meglio se ti
abbottoni in
modo giusto la camicia.”
E in un attimo la sicurezza acquisita svanì
lasciando spazio
nuovamente al profondo imbarazzo.
“Alexis io…”
“Va bene Kate, sono contenta per voi” la rassicurò
abbracciandola. Kate si rilassò e ricambiò l’abbraccio.
“Mi sembrava di aver sentito voci” la voce di Rick
interruppe il loro abbraccio.
“Alexis ma non dovevi rientrare 2 ore fa?”
“E tu non dovevi passare una serata in solitudine
sul divano?”
Kate sorrise allo scambio di battute tra padre e
figlia
decretando come vincitore Rick dato che, alla fine parte della serata
sul
divano l’aveva passata, anche se non in solitudine. Ma questo
particolare era
sicuramente omettibile, soprattutto per Alexis.
“E poi papà, che cafone! Far tornare Kate da sola
a casa a
quest’ora di notte.”
“Ma io…” cercò di intervenire.
“Decisamente poco carino.”
Rick rivolse a Kate il classico sguardo del “te
l’avevo
detto” prima di aggiungere “Quindi questo vuol dire che possiamo
entrare tutti
in casa e andare finalmente a letto?” disse prima di rivolgere lo
sguardo a
Kate che a sua volta stava guardando Alexis in cerca di qualsiasi tipo
di segno
di disagio.
“Se dovete solo dormire sei la benvenuta Kate. Se
dovete
fare altro vi prego non ditemelo!” disse entrando nel loft e lasciando
i due
adulti sul pianerottolo a fissarsi.
“Kate ma quella che ha addosso mia figlia non è la
tua
sciarpa?”
Alexis si pietrificò sulle scale.
“Sì ma mi pareva starle bene con quel vestito
quindi
gliel’ho prestata per la prossima volta che lo deve usare” disse
sorridendo
alla sua complice.
“Bene? Come può stare bene una sciarpa arancione
su un
vestito verde acido?” chiese incredulo.
“Castle, cosa ne vuoi capire di moda femminile di
questo
secolo?” ribatté Kate mentre entrava in camera da letto.
“Appunto papà, aggiornati!” replicò Alexis finendo
le scale
e sparendo dietro la porta della sua camera.
Rimasto solo guardò le scale, guardò la sua camera
da letto
e scosse la testa: se tutto andava bene, era un uomo rovinato!
Angolo dell'autrice: ciao a tutti, sono quella del "il mondo è diviso in canadesi e non" della FF costa crociere di ivi87!!!!! Durante il viaggio in treno del mio ultimo giorno di tirocinio ho partorito questa one shot! Ringrazio la mia beta Desi e le mie prime fans ivi87, Mari_Rina24 e Paolakate. Always!!
"My life... a beautiful mess" -Flo-