Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: cupidina 4ever    03/08/2011    1 recensioni
[Avviso: Questa storia non partecipa al Concorso "One Short delle'state"]
Lei, sola ed esasperata, alla ricerca di un pezzo di felicità sottratagli dal suo ex e di cui vuole ritornare la legittima proprietaria. Lui, anch'esso solo, ma con la voglia di trovare la persona giusta.
Si incontreranno e,inaspettatamente, lasceranno da parte i vecchi dissapori per lasciar spazio a nuove sensazioni.
Dal testo:
- Quindi mi sapresti trovare la tua, di costellazione? –
- E tu? L’hai trovata la tua costellazione? –
- Lo credevo davvero, Malfoy, ma no. -
- Tu, invece? –
- Comunque sia.. si, l’ho trovata ma.. non credo che lei sia disposta a parlarne ed ad accettarmi.. –
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Costellazioni

 

 

Si risedette tenendosi la testa tra le mani. Il rumore del telefono, squillante, lì vicino, la fecero sussultare e cadere, nello spavento, la caffettiera per terra.

Maledizione! , imprecò mentalmente mentre mormorava un Gratta e Netta e si apprestava a rispondere. Afferrato il cellulare, sbiancò di rabbia nel leggere il nome sul display.

Non ancora, ti prego.. non ancora..

- Pronto. – aprì la conversazione, sentendo con chiarezza il tossire di qualcuno in sottofondo. Non ancora, ti prego.. non ancora..

- Ciao Herm.. ti volevo dire una cosa.. – incominciò l’uomo dall’altra parte della cornetta, pugnalandola silenziosamente all’altezza del petto. Non ancora, ti prego.. non ancora..  Non riusciva più ad ascoltare ciò che le stava dicendo, si era scollegata cuore e cervello mentre la testa scorreva imbizzarrita mille e più scenari catastrofici. Non ancora, ti prego.. non ancora..  Una lacrima solitaria, inconsapevolmente, scivolò sul suo viso, riportandola alla realtà.  Dall’altra parte, lo stesso uomo, la chiamava con tono vagamente allarmato.  Non gli importa nulla.. l’ha fatto ancora.

- Herm? Hai sentito ciò che ti ho detto? – domandò scocciato l’uomo. Con che coraggio mi parla ancora con quel tono, in quel modo?

- Non verrai, vero? Risparmiati le scuse, Ronald, e crepaci nel tuo dannato lavoro. Addio . – sibilò iraconda la giovane moretta, sbattendo il telefono non appena terminò di parlare.  Maledetto! Neanche il coraggio di dirmi che si va a scopare quella troia della sua segretaria. Che crepasse nel suo utero..

Si avvicinò ciondolante al divano, lasciandosi cadere con un lieve tonfo, trattenendo quelle dannate lacrime che non ne volevano proprio sapere di rimanere dentro. Anche voi non riuscite a stare con me? Sono così..pessima?

Si lasciò scivolare a terra, prendendosi il capo tra le mani, singhiozzando sempre più forte fino a quando le lacrime non presero il sopravvento, copiose ed implacabili per riversare il suo immenso dolore all’esterno.  Cosa ho fatto di male? Perché non posso esser felice anche io?

 

 

Un lieve bussare alla porta la destò da quello stato di sconforto che l’aveva attanagliata. Lo stomaco le si era chiuso, chiaro rifiuto ad assaggiare qualsiasi cibo preparato da quelle mani infette, le stesse che avevano toccato altre donne. Ora potrà continuare senza avere alcun rimorso. Se ne aveva avuti.

Si passò una mano tra i ricci, rendendoli più impresentabili di quanto già non fossero. Non se li lavava da quasi tre giorni, senza curarli una sola volta. Non aveva toccato nulla, nel suo appartamento. Nel loro appartamento. Tutto le sembrava così sporco, inadatto. Aveva paura delle sue stesse sensazioni.

- Hermione? Ci sei? – domandò la voce aldilà della porta, facendola sobbalzare sul posto. Fece per alzarsi ma le gambe non seguirono il suo impulso. Erano completamente addormentate. Da quanto era in quella posizione? Gettò un rapido sguardo all’orologio posto sopra alla libreria e per poco non cacciò un urlo.

Non può essere! Sono le dieci di mattina di venerdì? Sono in questo stato pietoso da.. tre giorni? No! Lui non se lo merita tutto questo tempo sprecato.

Si passò una mano sul viso nel tentativo di alleviare quel senso di spossatezza e malessere che le impedivano qualsiasi gesto che comportasse un minimo di sforzo  e si avvicinò alla porta, pronta per far entrare quell’uragano della sua amica, la sua paternale immensa – sarebbe durata fino al giorno seguente se non fosse stramazzata al suolo prima! – e le sue critiche sul suo stato fisico e mentale. Aprì di mezzo millimetro che si ritrovò sbalzata all’indietro, salvata da una rovinosa caduta solo dal divano posto poco vicino all’entrata, dalla sua amica, entrata come una furia e che in quel momento la guardava come si faceva con i cuccioli di cani abbandonati. Con compassione e lei non ne aveva assolutamente bisogno.

- Che diamine hai fatto? Non mi dire che è per.. ? – ma non potè terminare la sua frase poiché la moretta lanciò un urlo che le - quasi – trapassò entrambi i timpani. Non era pronta a sentire il suo nome pronunciato da qualsiasi labbra, di sentire cosa e come era riuscito a rendere un successo i suoi mille tentativi pur di farla uscire dalla sua vita.. tutto pur di non ricordare. Costava così tanto dimenticare, voltare pagina e ricominciare a vivere senza qualcuno accanto eppure doveva farlo,. Per se stessa, in primis. Nulla aveva più senso se non esser vissuto come se fosse l’inizio di una nuova era, di un nuovo lato del suo carattere da inaugurare.  

Un tassello di puzzle mancante, indispensabile per dare un senso al quadro.   

- Non-pronunciare-quel-nome! – gridò in preda alla rabbia, riversando all’esterno tutto il suo dolore. Ne aveva bisogno, lo sentiva, eppure aveva fatto finta di nulla fino a quel momento, pensando di poter rimandare all’infinito quell’incontro con il destino.

- Mi dispiace, Herm, ma non puoi andare avanti così all’infinito.. devi and.. – ma non potè terminare la frase poiché venne bloccata dalla mano alzata dell’amica, ormai svuotata da tutte le sue forze per poter solo minimamente pensare di parlare. Ogni cosa, anche la più banale, le provocava una forte fitta all’altezza del cuore, sentendolo sgretolarsi in pezzetti più piccoli ogni secondo che passava. Non passava momento in cui si malediceva per la poca forza nell’affrontare le situazioni più difficili. In passato, con la Guerra Magica ed i Mangiamorte, non aveva mai esitato un attimo per rialzarsi in piedi e combattere. Ora.. tutto era diverso. Od era, semplicemente, lei ad esser cambiata?

- Devo andare avanti, vero? E come posso farlo se vivo in quella che era la nostra casa? Se tutto profuma di lui? Se solo poso lo sguardo vedo le sue foto, le sue mazze,i suoi trofei? Come posso fare se non riesco a toglierlo dalla mente? – sbottò ormai sull’orlo del tracollo psichico. Non le andava di farsi vedere in quello stato dalla sorella del suo ex ma non potè trattenere quel fiume in piena di emozioni che si stava scatenando dentro di lei. Poteva far finta di nulla con se stessa ma con la piccola Ginny era impossibile mentire. In più era la sua migliore amica. Non a caso si fidava così ciecamente di lei e dei suoi giudizi.

- Lo so io cosa ti serve! – s’illuminò la rossa sedendosi comodamente sul morbido divano, precedentemente occupato dall’amica. Quest’ultima la guardò sospettosa, preoccupata per ciò che l’avrebbe costretta a fare. Il più delle volte aveva idee assolutamente malsane, che l’avevano messa solamente nei guai. Ovviamente, dopo, avrebbe dovuto tirarsene fuori con i guanti di velluto.

- Ginny.. – bisbigliò, passandosi una mano tra quel cespuglio vivente di capelli.  Ma l’amica non l’ascoltò minimamente, perdendosi in un mare di idee senza alcun senso.

- Niente ma,Herm! Da quanto tempo è che non fai sesso? – domandò a bruciapelo, senza alcun freno inibitore. Era..pazzesca! Come faceva a porre simile domande e rimanere la persona più fredda al mondo? No, ti sbagli. Una persona più fredda c’è: Malfoy.

Malfoy.

Da quanto non lo vedeva?

Considerando i giorni in cui era rimasta rintanata in casa per sfuggire dal mondo e da se stessa.. una settimana. Era andato in vacanza dai suoi genitori e sarebbe ritornato solo la settimana dopo. Probabilmente era nel suo Maniero a sparlare della Londra nuova, ripulita dai Mangiamorte e dal Signore Oscuro. Storse la bocca indignata.

- GINNY! Ma sono domande da fare? – esclamò scioccata con gli occhi sgranati a guardare la sua amica come se fosse diventata, da un momento all’altro, un alieno. Oh si. Era risaputo il suo poco tatto – alla pari del biondastro ex Slytherin – ma non pensava di dover arrivare a paragonarli! Non le pareva possibile!

La rossa, scrollando le spalle e togliendosi le dita che si era repentinamente portata a coprire le orecchie per non rimanere seriamente danneggiata all’udito, spostò una ciocca di capelli che era caduta sull’occhio perfettamente truccato e le scoccò un’occhiata scocciata.

- Herm, non voglio sapere le abitudini sessuali di.. quel bastardo.. ma solamente da quanto non ti diverti tra le lenzuola! È una domanda legittima visto che sono la tua migliore amica. – le spiegò con voce cantilenante, divertendosi del colore che assumevano a poco a poco le guance della sua amica. Aveva,si, 23 anni ma il pudore era quello di una bambinetta di 8 anni!  Perfino lei, con un anno in meno, non reagiva in quel modo se si sollevava l’argomento “sesso”!

La moretta, dal canto suo, stava deliberatamente mandando a quel paese il suo buon senso che gli diceva di non fare gesti avventati perché si trattava, comunque, della sua migliore amica, per seguire il suo istinto di repressa strega piantata dal suo ex fidanzato solo per del lavoro. Non poteva sentirsi dire quelle cose proprio quando voleva solo sotterrarsi sotto ad un mare di coperte, ingurgitare gelato fino a diventare una balena ed annegare nella disperazione. No! Non puoi! Non se lo merita minimamente quel bastardo cretino. Ha già avuto fin troppo da te: le tue preziose lacrime. Ascolta la tua amica.. non te ne pentirai!

- Uhm.. non serve solo il sesso per far funzionare una relazione, sai? E poi io non ho queste grandi esigenze.. – borbottò arricciandosi le dita in modo convulso, ignorando lo sguardo allibito dell’amica posata sul suo volto. Pazza. Ecco cosa stava pensando la sua amica in quel momento. Perdersi le gioie del sesso per un cretino – seppur fosse il suo stesso fratello – che non capiva nulla in fatto di donne? Non poteva sopportare altre cazzate. Non poteva lasciare da sola la sua amica a crogiolarsi in un mare di lacrime e rimpianti – perché Hermione ne era più che capace, di auto commiserarsi e addossarsi qualsiasi colpa per la fine della loro relazione – quando suo fratello si divertiva con chissà quale puttanella più giovane di entrambe tra una partita e l’altra.

Si alzò con uno scatto, piantando le mani sui fianchi e guardando l’amica seriamente, pronta a giocare qualsiasi carta pur di vederla contenta. Felice. Perché se lo meritava, lei.

- Non hai esigenze? Cazzo, Herm! Tutti hanno delle esigenze, chi più, chi meno, ma tutti ce le abbiamo! Non far finta di non volerti ributtare in quel vortice di passione e lussuria perché non ci credo. Ed ora rispondi: da quanto non fai sesso? – domandò seria, cercando gli occhi dell’amica per esser sicura della sua parola.

- Che palle, Ginny! Sono sei mesi che non lo faccio, sei contenta? Giunta al tuo scopo? – sibilò alzandosi e dirigendosi in bagno per darsi una sistemata. Le davano fastidio i capelli – per meglio dire cespuglio ben poco definito – da quanto erano sporchi, gli occhi erano più rossi dei suoi calzini – ed erano molto rossi, i suoi calzini – e sentiva tutto il viso appiccicoso, a causa del trucco colatole in quei giorni. Aveva bisogno di una doccia, di una sistemata completa perché in quello stato non si riconosceva minimamente. Non era più lei.

 Ironia della sorte: mi ha tolto tutto, quello stronzo! Dovrebbe esser orgoglioso di se stesso. Nessuno ha mai piegato in questo modo me, Hermione Jane Granger, ed averla vinta.

Gli occhi rotondi, più grandi del solito, della rossa furono una risposta più che degna a quelle domande insensate ed alla confessione della mora.

- Sei mesi? Sono.. infiniti, Herm! Oh si. Qui ci vuole una bella scopata, amica mia! Te lo dico io! – cinguettò riprendendo la sua solita vitalità e voglia di sminuire un atto come il sesso. No. Fare l’amore. Il sesso non è nulla. Solo appagamento di sensi e voglie.

- No, Ginny. Io.. – ma non potè continuare poiché si ritrovò la mano dell’amica premuta sulla bocca mentre i suoi occhi le intimavano chiaramente di tacere per almeno cinque minuti ed ascoltarla in silenzio, senza provare a dire ma o se. Comandava Lei.       

- Niente ma, Herm! Questa sera farai tutto quello che ti dirò io, chiaro? Ora ti aiuto a darti una sistemata, ti fai bella e stasera esci, va bene? – continuò imperterrita senza considerare la parola della moretta.  Quest’ultima alzò semplicemente le mani in segno di resa, incapace di contraddire la sua amica senza temere per la sua stessa vita.  

In fin dei conti un po’ di svago può farmi solo bene. Basta piangersi addosso: nessuno si merita una mia lacrima versata, tantomeno Ronald Weasley!     

 

 

- Pronto? –

- Non dire una sola parola in più ma attieniti a rispondere alla domanda che ti farò, chiaro? –

- Uhm.. si. –

- Sei ancora disposto a tutto per arrivare a raggiungere il tuo scopo? –

- Certamente. –

- Benissimo. Aspettati mie notizie. – e chiuse la conversazione.  Rimise il cellulare nella borsa, sistemandosi meglio sul sedile della macchina. Ghignò. Ed era solo l’inizio. La parte più semplice era stata completata. Mancava tutto il resto. 

 

 

Odiava Ginevra Weasley.

Era ufficiale. Non era riuscita a ribattere a nessuna delle decisioni che aveva preso senza neppure interpellarla ed, in quel momento, ne stava pagando tutte le conseguenze. Avevano passato l’intera mattinata e il pomeriggio a “rimetterla in sesto” – come diceva simpaticamente la rossa – per quella serata, sottoponendo il suo povero corpo ad una tour estremo nel mondo a lei sconosciuto del make-up e dei rituali di bellezza che le donne compivano ogni giorno per rendersi belle ed attirare più sguardi possibili.

Nel corso degli anni, Hermione aveva cambiato radicalmente il suo punto di vista su prodotti di bellezza e quant’altro, facendone un uso ormai santuario eppure rimaneva stupita, completamente basita davanti alle conoscenze – molto approfondite – della sua amica nel campo, insegnandole nuovi trucchi ogni volta che la minacciava di rimetterla apposto. Non che ne avesse così bisogno, sia chiaro, ma per la rossa Weasley anche solo una doppia punta rappresentava la catastrofe.

Avevano incominciato con una bella doccia, depilazione totale – di cui la moretta avrebbe fatto volentieri a meno! – del corpo, trattamento ad unghie di mani e piedi ed altro ancora per finire,solamente, alle 6 e mezza del pomeriggio. Mai un pomeriggio per la giovane Hermione fu più lungo, soprattutto in compagnia della rossa.

Alle 6 e 35 potè, finalmente, uscire da bagno nel quale si era rinchiusa per indossare in tutta pace il vestito che le aveva ordinato di mettere Ginny, trovato in chissà quale spiraglio del suo armadio – molto in fondo, in realtà, visto che con Weasley non poteva vestirsi troppo bene per non attirare eccessivi sguardi maschili! -, sicura di non averlo mai indossato prima d’allora.   

La reazione dell’amica la riempì d’orgoglio.

- Hermione! Sei.. bellissima!  Farai un figurone alla festa. Già m’immagino gli sguardi degli uomini quando ti vedranno.. – ridacchiò divertita la rossa,  senza fermarsi un secondo a riprendere fiato e far comprendere alla sua amica cosa diamine avesse detto. Hermione riuscì a capire solo poche parole, comunque sufficienti per frenare ogni fantasia possibile ed immaginabile  di Ginny.

- Frena, Ginny! Non verrò alla festa.. – disse concisa, sistemandosi la scollatura, fin troppo abbondante per i suoi gusti, dell’abito ed avvicinandosi timorosa allo specchio, trovò una persona nuova, diversa. Quella era davvero lei? Cosa ne era stata della vecchia Hermione, quella che indossava abiti più o meno larghi per non mostrare troppo le curve; quella che abbassava lo sguardo quando si accorgeva di avere degli occhi – soprattutto di uomini – puntati sul suo corpo; quella timida ed impacciata anche con il suo ex? Dov’era, per caso, quella stessa donna che aveva pianto per giorni interi solo per uno stupido omuncolo da quattro soldi? Oh. Lei era morta, sepolta e dimenticata. Esisteva una nuova Hermione, solamente sotto il punto di vista emotivo e prettamente fisico: sarebbe rimasta fedele agli amici, leale, coraggiosa, testarda, ligia alle regole fino all’osso ma con quel pizzico di libertà a cui aveva dovuto dire – momentaneamente – arrivederci quando si era messo con Ronald. Sarebbe rimasta uguale dentro di se. Il cambiamento, se così poteva esser definito, era puramente esterno.

Peccato che non sapesse di esser già cambiata, fisicamente.

- E dove andrai? – chiese la rossa bloccando la chiamata che aveva già inoltrato al suo fidanzato per avvertirlo dell’arrivo dell’amica. Doveva fare un’ulteriore chiamata, a quel punto. Maledizione! Poco male.. tanto non avevo ancora detto dove e quando..

Hermione si mosse a disagio, toccando con il dorso della mano una ciocca che era sfuggita all’acconciatura e trattenendosi dal mordere voracemente l’interno della guancia, incapace di mentire all’amica. Avrebbe voluto rifugiarsi nella sua stanza, togliersi quel vestito, il trucco e sfarsi i capelli, indossare il suo largo pigiamone e dormire fino a quando non l’avrebbero trovata inondata dalle sue stesse lacrime. Ma quello era prima.  Doveva comportarsi da persona adulta quale era. Niente ripensamenti.

- Dove andrò? All’osservatorio. Questa è la sera perfetta per vedere un po’ di stelle. Buona serata, Ginny. – raccolse la giacca nera, la borsetta e sgusciò fuori dall’appartamento. Non aspettò di sentire una sola parola dell’amica: non voleva più metterci piede, in quel luogo.

Quella non era più casa sua.

Casa sua la doveva ancora trovare.  

 

 

Si alzò dalla poltrona, avvicinandosi al ripiano degli alcolici, versandosi nel bicchiere un liquido giallo-brunastro per poi portarlo alle labbra. Il contenuto scivolò lentamente nella gola, infiammandogli ogni lembo di pelle che ne veniva a contatto. Ingoiò tutto il liquido, avvertendo un senso di torpore accarezzargli le membra, rilassando i nervi tesi delle braccia e le spalle contratte da quando aveva messo piede nel suo studio. La mascella, rigida in quella posa da ormai tanto tempo, si rilassò impercettibilmente, segnando sul volto dell’uomo una ruga d’espressione all’altezza della fronte.

 Sei ancora disposto a tutto per arrivare a raggiungere il tuo scopo?  

Gli venne da ridere solo al ricordo di quelle parole. Ma che frase era? Inutile da porre quando sapeva benissimo quale sarebbe stata la risposta. Purtroppo per lui, la diretta aveva il malsano vizio di dare aria alla bocca quando non doveva farlo e ciò lo mandava, senza misura,  in collera.

Il filo dei suoi pensieri venne interrotto dall’ennesimo avviso di chiamata. Imprecò in silenzio, avvicinandosi con due falcate al cellulare sul tavolino.

- Pronto? –

- Niente festa. Recati all’Osservatorio. Inventati quello che vuoi. Nessuna parola. –

- Chiaro. – stava per riattaccare quando richiamò il suo interlocutore all’ascolto. Ghignò malefico.

- Che vuoi ancora? –

- Fai proprio schifo come informatore, lasciatelo dire. E scordati un grazie da parte mia. – e riattaccò, consapevole delle maledizioni che gli sarebbero giunte nel corso della serata. Scrollò le spalle indifferente.

Aveva raggiunto il suo scopo, o quasi. Un sorriso – un vero sorriso, di quelli che solo pochi avevano potuto vedere in quegli anni – gli sfigurò il volto, rendendole più simile di quanto non fosse ad un diavolo tentatore. Quella sera avrebbe avuto la sua occasione per conquistare l’ultima cosa che si era ripromesso di compiere: un cuore.

Il cuore.

Si versò un altro bicchiere di liquore, lo bevve tutto in poco tempo per poi accendersi una sigaretta, lasciando scivolare nei polmoni il fumo. Sapeva di tabacco e di menta fresca. Terminò anche la sigaretta, la schiacciò nel posacenere e lasciò lo studio, pronto per prepararsi alla serata che lo attendeva.

 

 

Che magnifica serata.

Si appoggiò con il busto alla balaustra, attenta a non sporcare la stoffa bianca dell’abito – tutto pur di evitare una ramanzina da parte di Ginny! – e spostò lo sguardo dal cielo alla vista mozzafiato che si estendeva davanti a lei. Era da molto tempo che non metteva piede all’Osservatorio, dedicandosi una serata senza pensieri, e ciò le dispiaceva. La considerava una sorta di seconda casa – la prima l’aveva lasciata alle spalle, ormai – un luogo in cui poter pensare in pace senza doversi preoccupare di chi le stava attorno.

Un luogo in cui poteva esser se stessa senza esser costantemente giudicata dagli altri.

Appoggiò il bicchiere sulla panchina, facendo attenzione a non farlo scivolare, e si apprestò a metter le mani sul telescopio, curiosa ed eccitata all’idea di poter rivedere le stelle. Perché lei adorava le stelle.

si mosse attorno al microscopio per una buona mezzora, indecisa su che punto ed a che gradazione mettere l’obiettivo ma poi, dopo essersi data delle stupida per aver parlato da sola – le capitava, a volte, quando rimaneva a casa da sola -, riuscì a trovare una decisione. Si abbassò, piegando le ginocchia per arrivare all’altezza dell’obiettivo, portando verso l’alto un pezzo del vestito che le impediva i movimenti. Si trovava in un posizione alquanto imbarazzante ma, fortunatamente, non c’era nessuno che poteva deriderla o fare insinuazioni.

A fatica, scavando nei ricordi scolastici, riconobbe la costellazione del Toro *. Seguirono quella di Orione, Cavallino, della Lince, della Giraffa e del Delfino **. Dentro di sé, potè percepire un’emozione sempre più grande travolgerla, spezzandole il respiro nella cassa toracica, portandola a respirare con la bocca. Ansimava leggermente, lasciando che il suo respiro si mescolasse con l’aria fresca della sera. Da quanto tempo non si concedeva del tempo solo per sé? Da quanto non poteva uscire di casa con la consapevolezza di non dover dar spiegazioni a nessuno di ciò che faceva? Da quanto desiderava mettere un pietra sopra ai mille problemi che l’affliggevano, spezzandole il respiro nel petto? A tutto ciò vi era un’unica risposta che conosceva più che bene.

Si sistemò il vestito, svolazzante per via del vento, e si muoveva nervosamente sulle scarpe, non trovando un modo per stare comoda su quei tacchi – 8 cm! Un vero record per una ragazza che non li metteva praticamente mai – che le stavano uccidendo i piedi.  Si girò, scrutando nell’oscurità se vi fosse qualcuno, e si abbassò, togliendo una scarpa e posandola sulla panchina, vicino al bicchiere. Eseguì lo stesso gesto con l’altro piede, lasciando che i suoi piedi venissero a contatto con la superficie fredda del cemento. L’Osservatorio, infatti, si trovava a ridosso di un promontorio, divenuto una famosa meta turistica data la sua immensa bellezza, luogo dove era possibile vedere le stelle e fare fotografia da cartolina. La vista era a dir poco meravigliosa. ***

Ritornò ricurva sul telescopio, eccitata all’idea di poter vedere qualche nuova costellazione quando un tintinnio la fecero voltare. Ciò che vide la lasciò completamente senza parole.

- Buonasera, Granger. Sempre con il naso all’insù? – domandò una figura avvolta da un’elegante completo nero, sbucando dall’ombra in cui si era nascosto fino a quel momento, studiando le mosse della donna che, sconvolta e stupita, lo fissava senza alcun remore. Adorava sentire il suo sguardo sulla pelle. Lo sguardo dell’uomo si posò, immediatamente, sulle gambe leggermente scoperte della donna. Quelle gambe.. Si mosse a disagio, reprimendo qualsiasi istinto che, in quel momento, stava popolando la sua mente.

- Malfoy! Cosa ci fai qui? Non dovevi tornare la prossima settimana? – domandò non appena si riscosse dallo stato d’incredulità in cui era caduta, maledicendosi per aver fatto la figura della stupida davanti a lui. Ma cosa ti interessa? Nulla. In fondo è solo Malfoy. Si mosse a disagio sotto lo sguardo indagatore dell’uomo, muovendo il capo per vedere se fosse realmente lei l’oggetto dei suoi occhi. Sussultò quando lo vide avvicinarsi con soli due passi, affiancarsi a lei ed abbassarsi al telescopio, sbirciando all’interno. In tutte quelle azioni, trattenne il fiato, incapace di respirare ossigeno. Non quello impregnato del suo profumo. Menta e tabacco. Un profumo in grado di renderla schiava. Si spostò dal suo corpo, da lui, respirando profondamente mentre il battito del suo cuore cercava di tornare ad una velocità anche solo lontanamente accettabile. Non poteva farlo sentire, dannazione! Si appoggiò con la schiena alla balaustra, ciondolando da un piede all’altro per non restare troppo vicina a quel corpo ed al suo profumo, senza mai incontrare i suoi occhi grigi. Anche al lavoro evitava di guardarlo in faccia. Da quando non frequentavano più la scuola, fuggiva il suo sguardo, come se temesse di poter rivelare troppe cose. Un pezzo di se stessa che ancora faticava ad accettare. Anche lui se n’era accorto, e di ciò non poteva biasimarla ma – dannazione! – sono trascorsi ben 5 anni e l’odio, almeno da parte sua da quanto poteva notare – con rammarico – era completamente scemato, lasciando il posto a nuove sensazioni, ben più travolgenti ed intense. Sensazioni a cui non sapeva dare una corretta importanza ma che sentiva crescere, ormai, inesorabili.  Sensazioni a cui, un tempo, non aveva voluto dar peso ma che, in quel momento, le sentiva più vive che mai, divampanti come un fuoco intenso. Lasciò scivolare il suo sguardo sul suo corpo, beandosi della vista di quelle forme che tanto aveva bramato in segreto. E lei non lo sapeva neppure.  Hermione, stufa di quello sguardo, spostò i suoi occhi verso il panorama, sperando di scemare, a poco a poco, la tensione che le attanagliava le membra.  Era così.. magico. Non trovò alcuna parola per descrivere ciò che solo il suo cuore poteva capire.  Rilasciò, inconsapevolmente, un breve sospiro, guadagnandosi subito lo sguardo del biondo su di sé, il quale, in precedenza, aveva ammirato in silenzio lo spettacolo.

Fu proprio il biondo a spezzare il silenzio imbarazzante creatosi.   

- Cosa ci faccio qui, mi hai chiesto?.. forse ti sei persa qualche giorno ma la “prossima settimana” di cui parlavi è questa, Granger. Stai perdendo colpi? – domandò sarcastico, smorzando quella bolla di tensione che si era creata. Hermione, dal canto suo, evitò di replicare, ignorando palesemente ogni frecciatina del biondo.

Facendo finta di nulla, si piegò sull’obiettivo, cercando qualche altra stella. Non si accorse dello spostamento d’aria al suo fianco fino a quando non vide qualche ciocca bionda posarsi sulla sua spalla nuda, accarezzandole la pelle fino a farla fremere.

- Quella che stai vedendo ora è la Chioma di Berenice. E se provi a spostare di qualche grado l’obiettivo potrai vedere i Cani da Caccia e il Leone Minore. – mormorò a bassa voce, alitandole il suo fiato caldo sulla spalla, rendendo la pelle, in quel punto, cosparsa da tanti piccoli puntini. Mai, in quei due anni in cui lavoravano assieme, si erano ritrovati tanto vicini. Era come se il suo stesso corpo chiamasse quello dell’ex Serpeverde, invogliandola a non spostarsi dall’uomo ma di rimanere accanto a lui. Rimase ferma, rigida nella sua posa, incapace di muovere anche solo un muscolo perché se lo avesse fatto, lo avrebbe toccato. Lo avrebbe..

- Ma tu come fai a conoscerle? Insomma.. non eri mai presente alle lezioni di Divinazione. – domandò sorpresa, spostandosi una ciocca di capelli che era scivolata sull’occhio e portandolo dietro all’orecchio. Non osava alzare lo sguardo verso di lui, conscia di trovarlo a fissarla. E non capiva perché lo facesse. Una risata profonda, gutturale, fermò il treno dei suoi pensieri.

- Perché Divinazione era inutile. E poi.. da dove pensi che derivi il mio nome? O quello dei miei zii? Sapere quali sono, i nomi, le posizioni è indispensabile per un membro della mia famiglia. – mormorò amaro, spostando lo sguardo lontano da quello della donna, corso immediatamente al suo quando notò un’ombra nella voce. Era come se non andasse contento di chi era.

- Quindi mi sapresti trovare la tua, di costellazione? – domandò curiosa mentre gli occhi le luccicavano dalla sorpresa. Si allungò a prendere il bicchiere sulla panchina, sorseggiandolo distrattamente mentre seguiva con gli occhi il biondo che, senza dire alcuna parola, si era posto dietro al telescopio e cercava la sua costellazione. Osservò le spalle tornite guizzare sotto la stoffa pregiata della camicia; le braccia, lasciate scoperte per via del caldo, virili correre su manopole e cerchi; il collo, perfetto come se lo ricordava dalla scuola, sbucare da sotto il colletto, rivelando il pallore etereo della sua pelle. Per non parlare delle gambe muscolose, piegate sulle ginocchia per arrivare all’altezza impostata da lei stessa, di cui molte ragazze, quando frequentava la scuola, tessevano lodi per le loro..prestazioni. ed altre prestazioni del biondo. Arrossì furiosamente quando si accorse di cosa stava pensando. Il vino doveva darla alla testa.

- Eccola. – mormorò soddisfatto il biondo alzandosi velocemente e girandosi verso di lei, beccandola a guardarlo. Rimase piacevolmente stupito della cosa. Ghignò soddisfatto non appena la donna non lo guardò più in faccia, intenta com’era ad ammirare la sua costellazione. prese il suo, di bicchiere, e ne bevve tutto il contenuto, per poi evocare una bottiglia di rosso con un incantesimo non verbale, riempiendo entrambi i calici. Le porse il suo, lasciando da parte un attimo stelle e cielo. Spostò la panchina davanti al promontorio e si sedettero, non troppo vicini, osservando tutto ciò che avveniva attorno a loro. Una bolla di sapone in cui a nessuno era permesso entrarvi.

- E tu? L’hai trovata la tua costellazione? – le chiese tenendo lo sguardo fisso al cielo.

Hermione abbassò lo sguardo, automaticamente, sulle sue scarpe, trovandole improvvisamente interessanti. Trasse un profondo respiro e rispose.

- Lo credevo davvero, Malfoy, ma no. Con Ron è finita, ormai.  – esalò senza un minimo di rimorso nella voce. Ciò sconvolse il biondo. Quindi lei era..

- Tu, invece? – continuò, incapace di mantenere la conversazione ancora su di se. Odiava parlare di quanto era accaduto ma le era sembrato..giusto dirlo a lui. A lui che per una volta aveva ascoltato senza ribattere. A lui che non aveva commentato malignamente la cosa. A lui che le aveva offerto, nuovamente, il bicchiere, come se bastasse il vino per annegare i dispiaceri della vita.

Malfoy si lasciò andare all’indietro mentre i capelli ricaddero scomposti sulla panchina e un po’ sul viso, ridendo come mai aveva fatto prima. Le venne voglia di toglierli,quei serici capelli, rivelare quelle gemme magnetiche e tracciare i contorni di quel viso tanto angelico quanto demoniaco. La contraddizione fatta a persona. Frenò l’impulso mordendosi l’interno della guancia.

- Siamo in vena di confessioni, Granger? Comunque sia.. si, l’ho trovata ma.. non credo che lei sia disposta a parlarne ed ad accettarmi.. – mormorò con uno strano tono della voce, rifuggendo il suo sguardo fino alla fine.             

Hermione, invece, che non si era persa un solo movimento del biondo, non riuscì a soffocare un gemito di sorpresa. Chi ere quella pazza che stava deliberatamente rifiutando Malfoy? Ok che era uno stronzo maschilista, fissato con il sesso ed il sangue, pronto a pugnalare le spalle chiunque si metteva contro di lui ma.. era un uomo dolce, disponibile, con modo eleganti, raffinati, di classe, che sapeva rapirti solo con lo sguardo o con poche parole, di bell’ aspetto, piacente, accomodante.. Nessuna donna sana di mente poteva rifiutarlo! E per cosa, poi? Se solo non lo conoscesse bene, lo avrebbe preso volentieri lei stessa!

- E chi è questa donna? Lavora con noi? È una Purosangue? Magari è la tua promessa posa, quella che ti aveva scelto tuo padre anni fa? Dai..dimmelo.. – suonò lamentosa, tempestandolo di domande.  Malfoy, sorpreso da tanta curiosità ma, ricordandosi con chi stava parlando, si alzò ridendo serenamente, bevendo l’ultimo sorso di vino. Prese la giacca, se l’appoggiò alla spalla e s’incamminò, lasciando la ragazza in balia dei suoi pensieri.

- Te lo dirò domani sera a cena, Granger. Sei d’accordo? – domandò lui da lontano, mentre un sorriso radioso si estendeva sul suo volto. Non dovette neppure voltarsi per vedere se lei lo stesse seguendo o per sentire la risposta della donna. Sentì solamente un “Certamente” esclamato con tono di sfida e soddisfazione, un tono che conosceva piuttosto bene.

Continuò a camminare, scendendo per la lunga scalinata per accedere all’Osservatorio, apprestandosi a salire in macchina. Era..contento di quanto era accaduto. Fece per mettere le chiavi nella serratura della macchina quando una voce, la sua voce lo bloccò.   

- Malfoy.. aspettami! – urlò nella sua direzione, incespicando nei tacchi alti mentre lo raggiungeva, trattenendo a stento una risata sincera.

E lui l’avrebbe aspettata.

 

Zona dell'Autrice:

 Buon pomeriggio ^^

Innanzitutto inizio col dire che i personaggi non mi appartengono e non è scritta a scopo di lucro.

Dopo un po' di tempo mi sono decisa a ritornare con una nuova One-Short che, come ho fatto l'anno scorso, è "dedicata" alla Notte di San Lorenzo. Lo so, lo so.. sono un po' in anticipo ma ho altri mille impegni ed altre storie da terminare e non volevo lasciarla in una cartella, da sola, ancora per molto tempo..Gli asterischi,in particolare, stanno ad indicare che non so precisamente se sono corrette o meno le posizioni che ho dato alle varie costellazioni.. mi scuso se qualcuno troverà degli errori ^^"

Come ho già detto nella descrizione, non partecipa al concorso della One Short dell'estate semplicemente perchè non mi sembra adatta.. il mio stile, se così si può chiamare, non piace molto - da quanto ho potuto vedere da un anno a questa parte - perciò mi evito ulteriori amarezze anche in questo campo e la lascio come una semplice storia nata dal frutto della mia fantasia.. ^^

Per le altre storie.. purtroppo non mi sono portata dietro la chiavetta dove conservo gli altri originali - mi trovo in vancaza in Portogallo e trovare un'internet point è stata una benedizione! - perciò vedrò di rimprederli in mano quando torno a casa.. Inoltre ci tengo particolarmente a ringraziare chi continua a seguirmi - non me lo merito, grazie! -, chi mi aggiunge tra gli autori preferiti ecc.. Grazie di cuore!

A presto,

B.

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: cupidina 4ever