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Autore: Falsa dea molto adorata    03/08/2011    9 recensioni
Oddio non linciatemi...è la mia prima fan-fiction, chiedo venia!
Naruto e Sasuke erano morti. Era la fine. No, quello era stato solo l’inizio.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Alla fine era accaduto, ma mi sembrava irreale, sfocato lontano: anche mentre stava succedendo.

Eravamo già nel pieno della guerra. Fino ad allora avevamo esitato a cercare lo scontro con Sasuke, che non aveva mai attaccato Konoha direttamente,  anche perché Naruto aveva convinto tutti a lasciarlgli gestire la cosa.

Ma ormai non si poteva più temporeggiare.
Il nostro ex compagno era giunto alle porte del villaggio, aveva gridato il nome di Naruto a gran voce, l’aveva invocato, sfidato a venire fuori a battersi, minacciando il villaggio, e questo aveva accettato.

A nulla erano valse le mie suppliche, lo sapevamo, sapevamo che sarebbero morti entrambi, che sarebbe stata una tragedia, ma non c’era altra scelta.
Era stata una battaglia epica, lo scontro più  distruttivo e, a detta di alcuni, spettacolare mai avvenuto a memoria d’uomo.
Eravamo tutti lontani: quella era una battaglia tra colossi e chiunque tra noi mortali sarebbe soltanto stato distrutto...come un sasso, come una foglia. Ciò non impediva però a Hinata di provarci con tutte le forze, e se non fosse stato per Kiba e Shino sarebbe corsa da Naruto, sarebbe morta prima, vero, ma forse sarebbe stato meglio.

Un urlo straziante, un boato, e poi finì.

Lo capimmo tutti, lo stesso sguardo agghiacciato si propagò in tutte le direzioni. Nessuno fiatò. Io strinsi la mano di Sai fino a farla sanguinare, lui mi sorrise mestamente, aveva gli occhi lucidi. Qualcosa si era spezzato anche nell’uomo senz’anima.
Io ero la solita a piangere, di nuovo, come sempre.



Naruto era morto, Sasuke era morto. Il mio migliore amico, l’amore della mia vita, scomparsi... e io non avevo fatto niente, io che ero stata più vicino a loro di chiunque altro non ero riuscita a salvarli.
Peggio, mi ero accorta di non averci nemmeno provato veramente.

Nonostante il sacrificio dell’angelo biondo di Konoha sembrasse aver dato nuova forza al villaggio per combattere l’esercito e le diavolerie di Madara e Kabutomaru, la luce di Naruto si affievolì sempre più in  tutti noi, fino a sparire.
Eravamo persi, svuotati, divisi.
Nascevano continui litigi e divisioni, assassinii, angosce e crudeltà tra le nostre fila, ma poi venivano tutti riuniti nella morte.
Le persone ci riservano delle sorprese, pensai. Proprio quando la divisione e l’odio serpeggiavano insidiosi tra noi, Hinata era diventata un punto di riferimento per Konoha: combatteva strenuamente, cercava lo scontro e non si arrendeva davanti a niente. Aveva dato forza a tutti gli altri vederla così, senza paura negli occhi, disperata sì, ma determinata quanto non lo era stato nessuno a parte Naruto.
Sono proprio gli animali vicini alla morte che lottano più ferocemente.

Era triste, li avevo visti cadere uno alla volta, come pedoni in una sanguinosa partita a scacchi.
Mi era stato proibito di combattere, io dovevo stare lì a curare i miei compagni, ma avrei preferito affrontare l’intero esercito di Zetsu bianchi contemporaneamente che quello. Poteva definirsi solo disperato, snervante, inutile.
Per ognuno che riuscivo a salvare ne morivano dieci tra le mie mani. E magari me lo riportavano in fin di vita poche ore dopo.
Ormai non vedevo altro che sangue, solo, sempre e continuamente sangue.
Quando le foglie del grande albero di Konoha a cadere erano quelle più vicine al mio ramo era impossibile da sopportare e mi prendevo una pausa: un minuto era il massimo concesso.

La notte che avevo visto la mia migliore amica Ino davanti a me , dilaniata e sofferente, avevo rischiato di abbandonare tutto e correre fuori dal mondo. Era una visione straziante...Shikamaru la portava in braccio e se c’era qualcuno che quella notte aveva visto più sangue di me era lui: Ino era svuotata, aveva riversato tutta se stessa sull’amore della propria vita, metaforicamente e letteralmente.
Si era sacrificata proprio per salvare lui, le cui mani erano l’unica cosa che teneva insieme le viscere della mia amica.
Era una cosa insopportabile, annullante. Stranamente appena mi vide sorrise: “Ne ho portati tanti all’inferno con me, Fronte Spaziosa”.
Una sola lacrima rigò il suo viso, e poi il vuoto.
Se non fossi stata troppo straziata dal dolore e avessi visto l’espressione di Shikamaru, avrei potuto aver paura di lui. E dopo trentasei ore di lavoro consecutive svenni. Cazzo,avrei dovuto farcela.


Purtroppo quelli che erano più determinati morivano presto...Così per Shika, Kiba, Rock Lee...e Hinata.
Lei non era morta in uno scontro, ma era stata trovata nella sua tenda. E il suo cuore non batteva più.
Io stessa dissi che era stato fermato col juken...Fu accusato Neji, i cui rapporti con la cugina  si erano deteriorati terribilmente da quando erano nello stessa divisione. Si scontravano spessissimo e così nessuno pensò che Hinata, semplicemente, non ce l’aveva fatta.
Quel bastardo di Hiashi aveva attivato il sigillo maledetto senza pensarci un attimo.
Ma poco dopo aveva raggiunto il resto della famiglia per mano della sua secondogenita. Hanabi infatti si frequentava con Neji da quando era scoppiata la guerra e non sopportò di perderlo proprio mentre dovevano essere al sicuro.
 Morì la settimana seguente durante un turno di guardia. Tutta una famiglia scomparsa in così poco tempo...

In quel pandemonio erano nati un sacco di nuovi legami. La gente si sentiva prossima alla fine e aveva bisogno di un po’ d’amore, di rimpiazzare i legami spezzati, di sopravvivere.

Io non volevo andare avanti, non volevo sostituire nessuno, ma avevo bisogno di stringere la mano di qualcuno mentre il mondo andava a rotoli.
E avevo Sai.
Sai che era morto per difendere un gruppo di ragazzini e che era spirato tra le mie braccia, senza che potessi fare nulla per salvarlo.

Ero sola, completamente sola, ad annegare in un mare di sangue e oscurità, scoprendo di non aver mai saputo nuotare... le persone a cui mi ero aggrappata erano andate a fondo una dopo l’altra e ora mi reggevo a stento, boccheggiavo.
Non potevo salvare nessuno.
Non ero in grado nemmeno di sopravvivere.
Io, che avevo sempre nascosto a me stessa quanto fossi debole, quanto fossi superflua e incapace, avevo capito di essere la peggiore.
Lo provava il fatto che fossi viva, l’ultima degli shinobi, ero una codarda, mi nascondevo nel mio ruolo per non affrontare la guerra vera.

Ma non ci voleva forse uguale coraggio, se non maggiore, a vivere sul confine con l’aldilà cercando di strappare al limbo anime ormai perse? Forse avrei dovuto mollare...non valeva più la pena vivere, continuare a soffrire.

Come?
Ognuno aveva seguito la sua strada, un destino già scritto col sangue.
Da me chiunque si sarebbe aspettata che mi fossi avvelenata, era scontato: la debole, patetica dottoressa come poteva porre fine alla sua vita?
Avevo già in mano la fiala, dorata, invitante, ammiccava verso di me con mille bagliori. Sasuke, Naruto, Ino, Sai...cos’avevo da perdere? Perché seguire sempre il maledetto copione?
Scagliai la fiala a terra, mandandola in mille pezzi.
Indossai un mantello con il cappuccio e mi allontanai nella confusione. Avrei tentato di mozzare la testa del serpente, cosicchè smettesse di mietere vittime agitando la coda.
Cos’avevo da perdere? Tanto ero già morta.


http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=778214&i=1 --> link per lo spin-off su Sai e Sakura, sempre all'interno della storia.
   
 
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