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Autore: Laverne    04/08/2011    1 recensioni
Hermione nota che negli ultimi tempi Draco non sembra quasi più lui, ma non sa che lui la guarda di nascosto perchè follemente innamorato di lei. Draco non sa come reagire ai suoi sentimenti, finchè non sembra trovare una soluzione. Ma la vita ha sempre in serbo più di un tiro mancino e quando le cose sembrano prendere una piega favorevole...
“Incendio” sussurrò.
Una scintilla saettò nell’aria, provocando una fiamma.
Draco osservò la pergamena accartocciarsi e annerirsi, consumando in una tomba di cenere la dimostrazione fisica di quel sentimento che era esploso in lui con la stessa potenza dell’incanto.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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I.

Still It Has Only Just Begun

 

Hermione riavvolse l’ultimo rotolo di pergamena e tirò un sospiro di sollievo: finalmente il blocco di pozioni era terminato, dopo quella che era parsa sembrare una sadica tortura senza fine.

Piton quel giorno doveva essersi svegliato con entrambi i piedi storti: era bastato solo uno starnuto di Neville per far perdere cinque punti a Grifondoro; e poi, quando aveva cominciato ad accanirsi contro Harry e Ron, beh, aveva semplicemente perso il conto.

Lanciò un’ultima e insoddisfatta occhiata alla pozione che stava preparando, ripromettendosi di fare nuovi controlli in biblioteca dopo cena; persino il preparato di quel giorno era stato di una difficoltà tale da metterla in crisi.

Libri sottobraccio, si alzò dalla sedia e si accinse ad abbandonare l’aula ormai vuota se non per lei e Malfoy.

Non poté non trattenere un’espressione di stupore: il Serpeverde era di solito uno di quelli che, non appena potevano, se la davano a gambe levate. Invece se ne stava lì, immobile come una statua; aveva già avuto modo di notare che persino durante la lezione il ragazzo sembrava essere entrato in uno stato catatonico, con lo sguardo che fissava un punto imprecisato di fronte a sé.

Non che la cosa le importasse più di tanto, ma Malfoy ultimamente si comportava davvero in modo strano. Tanto per dirne una, durante tutta la giornata non le aveva involto un insulto che fosse uno. Meglio così, dopotutto: meno stress per pensare a qualcosa di acido da rispondergli di rimando.

Con un’alzata di spalle e altri crucci per la testa, se ne andò.

 

***

 

Draco aspettò che la Mezzosangue si dileguasse, per poi alzarsi a sua volta e incamminarsi verso il suo dormitorio.

L’aveva rifatto, di nuovo: era rimasto ad aspettare che la ragazza riordinasse le sue cose, l’aveva osservata con la coda dell’occhio, aveva impresso nella memoria ogni suo minimo gesto, ogni infimo dettaglio.

Dalla sottile ruga che le increspava la fronte, alla mano che cercava in continuazione di sistemare una ciocca ribelle di capelli dietro l’orecchio; dalla macchia d’inchiostro che le aveva macchiato la mano mentre riavvitava la boccetta, allo sbuffo d’impazienza quando la pozione aveva cominciato a sfuggirle di controllo; aveva notato tutto, aveva catturato quei frammenti preziosi che avrebbe custodito come un importante tesoro, celato e nascosto.

Si sentiva un po’ come uno di quei maniaci che spiano in gran segreto le abitudini della propria vittima e al contempo come Sir Francis Peterarch, il poeta preferito di sua madre, che riusciva a divinizzare nei suoi versi anche l’aspetto più banale e insignificante della vita quotidiana della sua musa inspiratrice. Non era mai stato un gran romantico, ma le emozioni che gli vibravano nel sangue erano intense esattamente come quelle che provava quando leggeva quei poemi.

Era un calore che aveva sperimentato solo quando sua madre lo aveva abbracciato con tenerezza per consolarlo, un semplice gesto che lo aveva sempre fatto sentire protetto e amato.

Era amore, sebbene solo materno.

Quanto gli sarebbe piaciuto che fossero invece proprio le braccia di Hermione a cingerlo affettuosamente! Magari in una gelida notte d’inverno davanti a un camino, in una stanza illuminata solo dal bagliore del fuoco, accoccolati su un morbido divano e avvolti da una soffice coperta di cachemire, mentre al di fuori imperversava una bufera di neve.

Era talmente assorto nei suoi pensieri che le gambe lo guidavano da solo lungo i corridoi scarsamente illuminati del sotterraneo e si accorse della presenza di un ragazzino del primo anno solo quando ci andò a sbattere contro.

“E levati dai piedi!” esclamò, in un modo talmente brusco e aggressivo che il ragazzino se la diede a gambe levate.

Gli ultimi passi echeggiarono nel corridoio, che sprofondò di nuovo nel silenzio.

Draco si appoggiò alla parete e si passò con stizza una mano tra i capelli.

Ma cosa gli stava succedendo? Per Merlino, quante volte si era ripromesso di togliersela dalla testa? Dieci, cento, mille volte? Si era ripetuto un’infinità di volte che Hogwarts era piena di ragazze interessanti, molto più belle e con più qualità di lei.

Prendi per esempio Daphne Greengrass: alta, anella, carina, lineamenti dolci e sottili, modi eleganti e raffinati, purosangue e… e poi che cosa? Aveva una voce un po’ stridula e non aveva nessun altro hobby che non fossero i vestiti e lo spettegolare con le amiche.

La cosa che più lo urticava era poi il fatto che ogni volta che lo vedeva, si metteva la mano davanti alla bocca per celare, e peraltro malissimo, un sorrisino, sbattendo delicatamente le ciglia con fare da cerbiatta, per poi correre dalla sua cricca e ridacchiare dell’intera situazione.

Invece Lei era diversa.

Lei era stata l’unica ad avere il coraggio di assestargli un pugno, quando nemmeno suo padre era arrivato ad allungargli le mani, nemmeno quelle poche volte che lo aveva fatto veramente infuriare; quella ragazza aveva una verve non comune, ma era anche la dimostrazione che non fosse un caso che fosse finita a Grifondoro.

E senza i denti da castoro non era poi così male. Al Ballo del Ceppo aveva poi saputo dimostrare che con un po’ di volontà, sapeva anche lei che cosa fosse la femminilità. Immagini del Ballo gli riaffiorarono alla mente, quando l’aveva vista con quell’abito blu pervinca ed era rimasto veramente senza parole.

L’unica cosa sbagliata di tutto questo era che lei fosse una Mezzosangue, maledizione!

Perché si era innamorato di lei?

“Chi disprezza, compra”, aveva sentito dire una volta. E a quanto pare era proprio un detto che faceva al caso suo. Forse era proprio stato quell’episodio del pugno, a instillare in lui una punta d’interesse nei confronti della Grifondoro, punta che poi aveva cominciato ad allargarsi a macchia d’olio, senza quasi che lui ci potesse fare niente.

Il suo cuore batteva per una donna che non poteva avere e che lo odiava fino al midollo; figurarsi se avrebbe mai potuto ricambiare i suoi sentimenti.

E anche se questo fosse stato possibile, avrebbe significato un alto tradimento verso i suoi genitori. No, gli era inaccettabile pugnalare alle spalle le persone che, per anni, si erano prese cura di lui e gli donavano ogni giorno così tanto.

 

Destino bastardo.

 

Avvertiva l’emergenza sempre più forte di liberarsi di quei sentimenti al contempo masochisticamente dolorosi e piacevoli.

Non poteva rovinarsi la vita così.

 

Dimenticala.

Come se fosse facile.

 

***

 

La Sala Grande era una bolgia di voci concitate e di posate che tintinnavano contro piatti che venivano svuotati da studenti-locuste.

E, in barba a Merlino, Draco si ritrovò nuovamente a spiare la Grifondoro, che stava mangiando in compagnia di Potty e Piattola-Weasley.

Weasel le sedeva di fronte, e a giudicare dalle mulinate delle braccia e dell’espressione annoiata di lei, la stava probabilmente stressando con qualche discorso sul Quiddich.

Vide Hermione afferrare una pagnotta e spezzarla in due, per poi allungare la metà più grossa a Weasley, che nel prenderla le sfiorò la mano.

Sentì un improvviso bruciore di stomaco e la fame era misteriosamente scomparsa.

 

Invidia.

 

Ritornò bruscamente alla realtà, quando sentì qualcosa picchiettare sul suo braccio: l’indice di Daphne.

“Ehi, Draco, tutto bene? È da mezzora che stai fissando il tavolo dei pezzenti.”

“Stavo pensando che è da un po’ di tempo che non complichiamo la vita ai Grifondoro. Sempre e solo insulti o al massimo spintoni… mi sto annoiando.”

Sperò che la sua scusa suonasse abbastanza credibile e non raffazzonata alla bell’e meglio. Ma le reazioni che ricevette, lo rassicurarono: Tiger e Goyle ingurgitarono in fretta e furia il boccone che avevano in bocca per poi grugnire in segno di assenso; persino Pansy Parkinson, che era tutta concentrata nella lettura del “Daily Witch,  manuale della strega à la mode”, si fermò per un attimo e proferire un saggio consiglio.

“Beh, in quella casa c’è un vasto assembramento di allocchi. Prendi, Paciock, per esempio. Quello non se lo fila nemmeno la più svampita cretina di Tassorosso. Perché non scrivergli anonime lettere d’amore, piene di cavolate sdolcinate del tipo ‘Zuccherino, mi chiedo come non ho fatto a notarti prima’ oppure ‘ ti sogno giorno e notte, sono pazza di te’. Poi, quando il manzo è cotto, lo invitiamo ad un appuntamento al buio nei pressi della Foresta Proibita e lo facciamo incontrare con una deliziosa trollessa in calore. Questa è la stagione giusta!”

Tutti scoppiarono a ridere fragorosamente e Draco stesso sembrò dimenticarsi per un momento del suo mal d’amore e ritrovare il buonumore.

Mentre riprendeva a mangiare, un tarlo cominciò ad aprirsi un varco sempre più grande nel suo cervello: l’idea di Pansy, se giustamente corretta, poteva non essere poi così male.

Se avesse scritto delle lettere anonime alla Granger, la sua identità sarebbe rimasta celata, ma almeno ciò che provava avrebbe trovato un veicolo di espressione.

Finché i suoi sentimenti restavano così protetti, i messaggi di un ammiratore innamorato non potevano nuocere a nessuno, nemmeno alla sua immagine.

Ma avrebbe potuto finalmente dar forma al suo cuore, forgiandolo con parole vergate d’inchiostro.

Doveva assolutamente correre in biblioteca e reperire tutte le informazioni possibili su incantesimi mascheranti e devianti, non vedeva l’ora di mettere mano alla penna di pavone e di scrivere, ancora non sapeva cosa, ma era certo che tutto sarebbe venuto spontaneamente.

 

(continua…)

***

 

Beh, che dire, dopo anni che non scrivo, mi fa strano tornare con questa storia. Si può dire che sia una specie continuazione di Insomnia. La cosa più difficile sarà nel rendere la difficoltà di questo amore, senza mandare Draco in OOC. Spero ovviamente di riuscirci!

Ringrazio tantissimo chi ha commentato il mio precedente lavoro, spero di aver fatto qualche progresso e che la lettura sia piacevole! ^_^

Tutti i titoli dei capitoli e della storia stessa saranno ispirati alle canzoni dei Mortal Love, una delle mie band preferite.

Spero di riuscire ad aggiornare presto, devo studiare per gli ultimi esami!

Un saluto da

 

Laverne

  
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