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Autore: sihu    04/08/2011    2 recensioni
Finalmente Edward si è reso conto con il figlio che aspetta Bella non è un mostro. Questo ha cambiato molte cose nella famiglia Cullen, tanto che forse c'è spazio per un po' di serenità. Nel bel mezzo della strana gravidanza di Bella, tutti si fermeranno per un momento a fantasticare su quello che accadrà quando il bimbo sarà nato.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Emmett Cullen, Jasper Hale, Rosalie Hale | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
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SHADES OF HAPPINESS

 Fin da quando si era unito ai Cullen, Jasper era sempre stato quello da tenere d’occhio. Quello con alle spalle una storia difficile fatta di tremende guerre e della più atroce depressione per cui niente era mai semplice o scontato quando si trattava di avere degli esseri umani nei paraggi. Lui era l’anello debole. Quello che si metteva alla prova ma che non sapeva mai resistere quanto i suoi fratelli. Aveva avuto il suo fugace attimo di gloria durante la guerra contro i neonati di Victoria, certo, quando le sue capacità erano servite a coordinare tutti quanti, ma per il resto lui rimaneva quello pericoloso per Bella. Jasper sapeva bene quali erano i suoi limiti e le sue debolezze. Ne era perfettamente cosciente anche ora che sedeva sul pavimento del salone di fronte a Bella. Lei riposava sul divano completamente avvolta in una pesante coperta, gli occhi chiusi e la fronte calda lasciavano trasparire tutta la fragilità insita della sua condizione di umana. Stava veramente male, era ridotta all’ombra di se stessa. Scottava dalla febbre e si agitava appena nel sonno. Il piccolo che cresceva dentro di lei, certamente non umano, stava mettendo alla prova la sua resistenza ogni giorno che passava. Era più forte di lei, ma Bella non lo considerava un buon motivo per arrendersi o rinunciare a diventare madre.

Nel suo sonno agitato chiamava Edward, ma lui stava parlando con Rose e Alice al piano superiore della casa e non poteva sentirla. Esme era al suo capezzale, tesa, pronta a scattare al minimo segnale di pericolo o alla prima richiesta della ragazza. Inutile dire che il principale dei pericoli, oltre al branco di Sam, era il vampiro biondo a pochi passi da lei.

Jasper riusciva a sentire chiaramente la sua paura e la sua agitazione, diretta conseguenza del suo comportamento. Nessuno della famiglia, forse nemmeno Alice, si sentiva davvero tranquillo con lui nelle vicinanze di un essere umano. Tutti si sentivano in dovere di frenarlo o di tenerlo sotto controllo. Era frustrante, anche se Jasper li riusciva a capire. Probabilmente sarebbe quello che lui avrebbe fatto in presenza di un neonato, per fare in modo che non ferisse nessuno della sua famiglia. In particolare, capiva Edward, per questo si era sempre tenuto a distanza dalla moglie del fratello fino a quel momento. Il ricordo dell’ultimo compleanno della ragazza, quasi un anno prima, era fin troppo vivo nella sua mente. Ogni volta che chiudeva gli occhi e si fermava a pensarci sentiva ancora l’odore del suo sangue, la sete che gli bruciava la gola ed i muscoli che scattavano da soli. La ragazza più volte aveva mostrato di essere passata sopra all’accaduto, ma lui non voleva dimenticare per paura di compiere ancora una volta lo stesso errore.

Tuttavia, quel giorno era diverso. Jasper sentiva il bisogno di restare a guardare Bella dormire, immerso nei suoi pensieri. Non voleva farle male, solo capirla. Quella sua bizzarra curiosità era perfino più forte della sete del suo sangue così caldo ed invitante.

- Jasper?- chiese la ragazza, sorpresa, alzando appena la testa dai cuscini che Rose le aveva sistemato dietro alla testa perché stesse comoda. - È tanto che sei lì? -

Il vampiro distolse appena lo sguardo, puntandolo negli occhi scuri ed espressivi di lei. Non si era accorto che lei era già sveglia. Chissà da quanto lo aveva guardato, prima di rivolgergli quella domanda. Lentamente, lui scosse la testa. Bella sorrise. Anche se era turbata, era decisa a non darlo a vedere. Si guardò intorno alla ricerca di Edaward e di Rose, sorpresa che i suoi due custodi l’avessero lasciata sola.

- Tesoro, hai fame? Sete? Vuoi qualcosa? – chiese subito Esme, frenetica.

Bella arrossì, imbarazzata da tutte quelle attenzioni. Nonostante la conoscesse da quasi due anni, era davvero difficile abituarsi ai modi da chioccia della vampira. Nella sua voce la giovane umana non aveva mai sentito rabbia o dire, solo un’infinita dolcezza.

- In effetti, un po’ di fame ce l’ho. Mangerei volentieri qualcosa. – rispose la ragazza, con un filo di voce. Esme sorrise e scattò in piedi, poi si voltò verso Jasper e rimase bloccata. Sul suo volto così materno era evidente quale fosse l’interrogativo.

Era davvero prudente lasciare Bella da sola con Jasper?

La ragazza sembrò accorgersi della situazione imbarazzante, e lo stesso il vampiro che abbassò la stessa. Non fidavano proprio di lui, nemmeno ora. Ancora una volta, era frustrante per lui tutta quella diffidenza.

Credevano veramente che avrebbe potuto fare del male a Bella anche adesso che era così fragile ed indifesa?

- Preferisci che vada io? – chiese Jasper, per togliere la madre adottiva dall’impiccio. Esme si morse un labbro, indecisa sulla risposta. Non voleva ferire i sentimenti del figlio, ma nemmeno mettere in pericolo la giovane nuora. La ragazza guardava i due vampiri, ansiosa. Passava in rassegna il volto preoccupato di Esme e quello apparentemente indifferente di Jasper. Alla fine, decise per lui. Nonostante controllasse i sentimenti alla perfezione, era evidente che era deluso per la mancanza di fiducia.

- No, resta.- esclamò Bella, cercando di tirarsi su per quanto le era possibile. Non voleva che far sentire Jasper un mostro. Ormai aveva superato il brutto incidente di quasi un anno prima, quando lui si era scagliato contro di lei dopo aver sentito l’odore del suo sangue. Subito Esme si precipitò ad aiutarla, pregandola di non stancarsi e di non fare sforzi. Bella sorrise, e solo allora la vampira si decise a lasciare la stanza con passo spedito. Era decisa a non metterci più del tempo necessario.

- Sei sicura, Bella? – chiese Jasper, puntando gli occhi color ambra in quelli nocciola di lei. La ragazza era intimidita da quello sguardo, ma riuscì lo stesso ad annuire.

Nella stanza cadde il silenzio, interrotto solo dal battito irregolare e dal respiro affannoso di Bella. Jasper era immobile, pressappoco come una statua di marmo solo incredibilmente realistica. Aveva perfino smesso di respirare, forse a causa della presenza di lei oppure semplicemente perché non ne sentiva la necessità. Il fratello di suo marito non era mai sembrato a Bella meno umano di quanto le apparisse ora.

- Non hai paura di me? – chiese Jasper, senza lasciar trapelare la sua curiosità. Era talmente abituato a modellare i sentimenti degli altri che nascondere i suoi dietro una maschera gli sembrava quasi naturale.

Bella sorrise, fissando il misterioso fratello di Edward. La prima volta che aveva incontrato il suo sguardo in mensa non aveva certamente indovinato di essere di fronte ad un vampiro di quasi 190 anni che aveva combattuto molte più guerre di quante lei aveva mai sospettato ci fossero state tra gli immortali. Era schivo, tormentato e distante, ma ogni volta che ci parlava le si apriva un mondo. Jasper era in grado di comprendere e intercettare molte più cose di quanto desse a vedere. Quando l’aveva visto combattere, solo qualche mese prima, era rimasto sorpreso dalla sua decisione, dalla sua abilità e dalla sua forza. Nemmeno Emmett, di gran lunga il vampiro più grosso che Bella avesse mai visto, poteva avere speranze contro di lui. L’unica che era riuscita a batterlo, negli allenamenti, era stata Alice. Tuttavia, la ragazza aveva parecchie perplessità in proposito di quel combattimento. Non ci voleva certo un genio per capire che Jasper non aveva minimamente provato ad essere pericoloso per lei.

- Beh, mettiamola così. Se ti annoi ed hai sete non devi nemmeno mordermi.- rispose la ragazza, indicando il bicchiere colmo di sangue umano che Rose aveva lasciato accanto al divano prima di salire a parlare con i suoi fratelli. Jasper accennò un sorriso, abbassando appena la testa. Decisamente quella era l’ultima risposta che si aspettava, anche se le reazioni di Bella avevano smesso di sorprenderlo da un bel po’. Chiunque altro sarebbe scappato a gambe levate dopo che il proprio ragazzo avesse detto loro di essere un vampiro, lei era rimasta. Chiunque altro si sarebbe rifiutato di incontrare la sua famiglia, tra le altre cose numerosa, di vampiri, ma lei ne era rimasta entusiasta al punto da decidere di entrare a farne parte. In questo, tuttavia, la vera sorpresa era riuscire a sentire parlare Bella, indebolita come era da quella strana gravidanza che le stava portando via tutte le sue già deboli ed umane forze.

 - A parte la merenda, cosa ti porta qui con me? Credo sia parecchio noioso guardarmi dormire.- continuò Bella, cercando di contenere l’imbarazzo. La presenza di Jasper la metteva in soggezione, molto più di quella di Emmett.

Emmett era il fratello orso. Enorme, dall’aria irruente ma un sorriso da bambinone. Jasper invece era silenzioso, distante e altero. Indovinare i suoi sentimenti ed i suoi pensieri era complicato, senza dimenticare la faccenda autocontrollo e dei pericoli che l’eccessiva vicinanza poteva portare.

- Non è noioso, è interessante. Credevo che non fosse difficile capire gli esseri umani, almeno per me, eppure tu mi sorprendi ancora.- rispose Jasper, interessato. La ragazzo aggrottò le sopracciglia, cercando di cogliere ogni sfumatura di quella bizzarra risposta.

- Dovreste essere tutti abituati alle mie stranezze. – disse Bella, alzando gli occhi al soffitto. Da quando aveva conosciuto Edward, e poi la sua famiglia, era riuscita a fare solamente danni. Per difendere lei i Cullen avevano dovuto combattere un numero imprecisato di volte contro svariati vampiri. Anche questa volta, nonostante non ci fosse nessun nemico, era riuscita a creare scompiglio mettendo l’uno contro l’altro e facendo in modo che il branco di Sam minacciasse un attacco. Certo, tecnicamente la colpa non era sua ma del bambino, ma questo non faceva alcuna differenza in fin dei conti. Edward e Rose quasi non si parlavano, se non per maledirsi a mezza voce e minacciare di darsi fuoco a vicenda. Tutte quelle minacce di morte indirizzate alla moglie non facevano certo fare i salti di gioia a Emmett, che cercava di tenersene fuori per quanto possibile. C’era già troppa tensione nell’aria. Persino Alice, di solito comprensiva e abituata a prendere le sue difese questa volta le stava lontana per via dei terribili mal di testa che il piccolo le causava. Nessuno sembrava davvero approvare le sue scelte, anche quelli che si facevano in quattro per lei per aiutarla come Esme o Rose. Tutti sapevano che lei aveva poche possibilità di sopravvivere, eppure Bella era l’unica che riusciva ancora a sorridere nonostante tutto quello che accadeva intorno a lei. Sembrava non sentire i dolori, le costole ed il bacino dolorante e tutto il resto del campionario di sofferenze che il bambino le stava facendo patire. Quando si riscosse dai pensieri, il vampiro biondo di fronte a lei la stava ancora guardando con la testa inclinata. Forse non poteva leggere nei suoi pensieri, ma di sicuro aveva percepito quel tornado di emozioni che aveva provato in quei pochi istanti.

- Dovremmo? – chiese Jasper, mentre sul suo viso si disegnava un sorrisetto divertito che la ragazza non riuscì ad interpretare fino in fondo.

- Come sta Alice? – chiese a sua volta Bella, in pensiero per la sua migliore amica. Jasper alzò le spalle, voltandosi verso la finestra chiusa da cui entrava un raggio di sole che dava al vampiro un aspetto incredibile.

- Il mal di testa la uccide, ma sta bene. Non riuscire a vedere la rende parecchio irritabile.- spiegò lui, facendosi improvvisamente distante. Ancora una volta, Bella si chiese il perché di tutto quel mistero.

- Mi manca.- sospirò la ragazza, mentre una lacrime le bagnava il viso.

- Anche tu manchi a lei. – mormorò il vampiro, a disagio, asciugando il viso della piccola umana con il dorso della sua mano fredda. Non abituato a parlare con gli umani, tantomeno a toccarli. Quello che lo turbava era pensare a quanto fosse difficile riuscire a prevedere quali potevano essere le loro reazioni nei suoi confronti.

Paura? Stupore? Venerazione?

- Non condivide la mia decisione? -  chiese Bella, abbassando lo sguardo sul suo ventre rigonfio. La sua non era veramente una domanda. Dopo tutto, la risposta la conosceva bene. Singhiozzò ancora una volta, poi una calma innaturale la avvolse. Alzò lo sguardo sul vampiro, grata.

- Crede sia una pazzia.- ammise Jasper, tornando nella sua posizione originale. Bella sospirò, non poteva aspettarsi altro in fondo.

- Lo è, lo so bene. Ma non posso fare altro. – cercò di spiegare la ragazza, mentre le parole le morivano in gola. Spiegare quello che le passava per la testa era complicato, specie se i suoi interlocutori erano vampiri e non esseri umani. Non aveva mai pensato di avere figli, al contrario, l’idea la repelleva e la metteva a disagio ancora di più di quella del matrimonio. Eppure, da quando aveva scoperto di essere incinta quella vita che cresceva dentro di lei era di colpo diventata importante, più di quanto lo fosse tutto il resto. Da quando aveva saputo che dentro di lei c’era un piccolo brontolone, non aveva potuto fare altro che aiutarlo e proteggerlo per quando la sua condizione di umana lo rendeva possibile. Invecchiare, morire, non essere immortale. Tutto questo perdeva di senso se paragonato al miracolo che cresceva ogni giorno dentro di lei.

- Non devi giustificarti. Credo che questa sia una cosa che non riuscirò a capire mai. Io sono un vampiro, posso essere uomo ma non padre. Io ed Emmet ne abbiamo parlato ad Edward, ma non sono sicuro che lui abbia capito. Sembra che tutti siano convinti che debbano esserci delle fazioni. È assurdo.- disse Jasper, sospirando. Non era agitato, eppure per la prima volta da quando lo conosceva Bella lo vedeva confuso. Fin dal primo momento che lei era entrata nelle vite dei Cullen, Jasper aveva sempre avuto una suo posizione. Prima pensava fosse un pericolo, tanto che aveva pensato di ucciderla personalmente. Poi l’aveva accettata, esprimendo il suo favore perché lei entrasse in famiglia. Ora invece, sembrava indeciso. Anche lui credeva che la decisione di Bella fosse assurda, eppure non si schierato apertamente.

- Che avete detto a Edward? – chiese Bella, ansiosa, ascoltando a malapena il resto.

- Sei tu quella che doveva prendere una decisione, e hai fatto la scelta più pericolosa. Possiamo condividerla o no, ma siamo la tua famiglia e dobbiamo prenderci cura di te e anche di quell’essere.- spiegò Jasper, paziente, cercando di allontanare dalla mente il volto tirato e distrutto di Edward. Suo fratello stava cadendo a pezzi, eppure non capiva che obbligare Bella a fare qualcosa contro la sua volontà non lo avrebbe fatto stare meglio. Alice aveva concluso che il dolore aveva annebbiato la mente del fratello, impedendogli di ragionare in modo razionale. Emmett aveva sorriso, come suo solito, e aveva aggiunto che quando si parlava di Bella, Edward non era mai stato razionale.

Bella guardò Jasper sorridendo, sembrava felice o quanto meno sollevata. Il vampiro gli restituì un’occhiata perplessa.

- Hai detto essere e non mostro. È già qualcosa. - mormorò la ragazza, inclinando appena la testa ed accarezzandosi dolcemente la pancia.

- Posso farti una domanda? – chiese Jasper, cercando di non far trasparire la sua ansia.

- Credo di si..- mormorò Bella, senza staccare le mani dalla pancia che accarezzava con movimenti lenti e delicati.

- Se potessi tornare indietro, sceglieresti il cane al posto di mio fratello per evitare tutta questa sofferenza? – chiese il vampiro, lasciando di stucco la ragazza. Non si era mai posta quel problema, per lei esisteva solo Edward. Anche ora. Nonostante tutto il dolore di quella strana gravidanza, lei non poteva fare a meno di pensare che dentro di lei stava crescendo un piccolo pezzetto del vampiro che amava.

Prima che lei potesse rispondere un terribile fracasso sulle scale terribilmente simile ad un terremoto annunciò l’ingresso di Emmett. Chi sosteneva che gli esseri immortali fossero delicati ed aggraziati in tutto evidentemente non conosceva il suo gigantesco fratello. Come al solito il vampiro era di buon umore, sul suo viso non vi era traccia di tormento, rabbia o paura nonostante tutto quello che avveniva intorno a lui.  

- Si può? Esme sta litigando con il tuo spuntino. Credo che dovrai essere paziente.- mormorò Emmett prima di lasciarsi cadere al fianco di Jasper.

- Emmett!- esclamò Bella, sorridendo e allungando le braccia quanto poteva per sfiorare il nuovo arrivato. Il gesto non sfuggi al grosso vampiro, che si avvicinò per evitargli movimenti faticosi e le prese le mani tra le sue senza smettere mai di sorridere. 

- Sorellina, sembri davvero felice di vedermi. Jasper ti stava terrorizzando?- chiese Emmett, studiando prima l’espressione della ragazza e poi quella del fratello. Anche lui si era stupito quando aveva capito che Esme aveva lasciato Bella sola con Jasper, ma non credeva ci fosse qualcosa di cui preoccuparsi. Se Jasper si era avvicinato allora voleva dire che era certo di riuscire a mantenere il controllo. Nessuno di loro avrebbe mai messo Bella in pericolo, specie ora. Un po’ di fiducia ogni tanto non poteva fare male a suo fratello. Al contrario, standogli così addosso sarebbe finita che si sarebbe mangiato qualcuno giusto per fare loro un dispetto.

- No, affatto. Solo, quando arrivi tu e ti metti a scherzare sembra quasi che tutto sia normale.- spiegò Bella, sorridendo. Emmett rispecchiava il fratello maggiore che aveva sempre desiderato ma che non aveva mai avuto. Era protettivo, simpatico e anche comprensivo.

- Hai una strana percezione della normalità.- commentò Jasper, ironico, rilassandosi appena per la presenza del fratello. Mantenere il controllo in presenza di qualcun altro della famiglia gli risultava più facile. O meglio, la fatica era la stessa ma almeno aveva la certezza che uno dei suoi fratelli avrebbe potuto bloccarlo in caso di pericolo.

- Odio essere un peso per voi. Per colpa mia non potete muovervi come volete, dovete anche stare attenti quando andate a caccia. – si lamentò Bella, piena di sensi di colpa.

- Paranoica.-  sillabò Emmet, prendendo in giro la moglie del fratello. La ragazza aprì la bocca per protestare ma altri rumori, questa volta più delicati, segnalarono la presenza di vampiri, poco lontani dalla porta. Doveva essere successo qualcosa, oppure semplicemente nessuno aveva da fare. L’intera famiglia Cullen era riunita nella stanza dove Bella riposava.

- Che si dice? – chiese Edward, entrando nella stanza con Rose e Alice. Bella guardò il viso del vampiro e della sorella, cercando segni di lotta o di rabbia e di stranì di non trovarne traccia. Subito dopo venivano Carlise ed Esme. Subito il vampiro di precipitò al capezzale della moglie, accoccolandosi ai suoi piedi e gettando un’occhiataccia al fratello che le stava ancora tenendo le mani. Emmett rise, senza mollare la presa. Solo dopo che Edward ebbe preso a ringhiare si spostò un po’, senza dare segni di agitazione.

- Bella stava dicendoci quanto è sollevata che oggi sia una giornata normale, senza attacchi di licantropi o di mostri mitologici di altro tipo. – spiegò Emmett, sorridendo alla sua compagna Rose ed al resto della famiglia.

- Credi davvero che tutto questo sia normale, anche senza il problema dei cani?- chiese Alice, sorpresa, guardando prima il fratello e poi la sua migliore amica. Era perplessa, ma non arrabbiata. Bella rise della sua buffa espressione accigliata.

- Aspetto un bambino, mia cognata e mio marito mi hanno gentilmente immobilizzata sul divano e ora sto amabilmente conversando con la mia famiglia. Che c’è di strano?- chiese Bella, divertita da quella situazione. Per la prima volta da tanto sembrava tutto normale, tranne il fatto che lei era gonfia come un gigantesco pallone e che, anche se non lo davano a vedere, tutti erano in ansia per la sua vita.

- Edward, secondo te è seria?- chiese Alice, voltandosi verso il fratello. Il vampiro alzò le spalle, rassegnato. Ancora una volta, avrebbe dato ogni cosa per poter entrare qualche istante nella mente della moglie.

- Temo di si. Credo non si sia resa conto dell’invasione di vampiri che la circonda.- spiegò Edward, accarezzando piano la pancia della moglie. Da quando era riuscito a leggere i pensieri del piccolo, tutto aveva preso una piega diversa. Era come se si fosse accesa una lieve speranza. Era ancora preoccupato, ma anche un po’ più fiducioso. Jacob non l’aveva presa bene, ma Bella adesso era più serena. Questo era l’importante.

- Il peggiore credo sia quello più piccolo. – Disse Esme, sorridendo.

- Alice? –  chiese Emmett, fingendosi serio.

- Emmett! – lo ripresa la piccola vampira, lanciandosi su di lui e cominciando a prenderlo a schiaffi. Il vampiro si difendeva come poteva, senza impegnarsi sul serio per non fare male alla piccola peste. Nonostante fosse evidente che scherzassero, i loro colpi avrebbero potuto tranquillamente abbattere una parete o due.

- Dicevo quello che ha nella pancia. – esclamò Esme, alzando gli occhi al soffitto. La ragazza a quelle parole sbuffò, lasciando di sasso tutti gli altri.

- Non puoi essere sicuro che sia davvero un vampiro. – precisò Bella, stizzita. L’ecografia non aveva detto nulla. Non potevano arrivare a conclusioni affrettate.

- Hai ragione, perché mai dovrebbe essere un vampiro? Adora solo il sangue umano, è circondato da una membrana dura come il marmo e cresce ad una velocità straordinaria. Forse è il figlio del lattaio! Di la verità, è per questo che Edward è così teso! – cominciò a borbottare Emmett, strappando una risata a tutti i presenti tranne che a Bella che mise il broncio. Odiava sentire parlare del suo piccolo come se si trattasse di un mostro pericoloso. Per lei restava sempre un bambino indifeso, anche se era evidente a tutti che di indifeso c’era veramente poco.

- Fatela finita, deve riposare. – si lamentò Rose, fulminando tutti con lo sguardo a partire dal suo compagno che non accennava a smettere di ridere in modo sguaiato.

- Guastafeste – la prese in giro Emmett, stampandole un bacio sulle labbra - Fammi passare qualche ora con la mia sorellina. Tra le altre cose, non ho ancora capito che ci faceva Jasper con te. – si lamentò poi, riuscendo a cambiare discorso.

- Parlavamo, tutto qui. – rispose la ragazza, mentre tutti si voltavano curiosi. In particolare, Edward prese ad osservare con attenzione i pensieri del fratello, cercando di mettere abbastanza ordine in quella confusione da capire che stesse succedendo poco prima. Evidentemente non ci riuscì del tutto, perché sbuffò e si voltò perché lui spiegasse meglio. Il vampiro biondo alzò le spalle, ignorando sia Emmett che gli sguardi di Edward.

- Non hai risposto alla mia domanda. – disse Jasper, fissando la moglie del fratello con interesse e dimenticandosi del resto. La ragazza capì immediatamente a cosa si stava riferendo. C’era solo una domanda a cui non aveva risposto, forse proprio quella per cui Jasper aveva deciso valesse la pena tenere a bada la sua sete e spingersi fino alla stanza dove riposava lei. Sapeva di dovergli una risposta, ma non le sembrava una buona idea farlo davanti a tutto quel pubblico.

- Non credo che.. – iniziò Bella, imbarazzata.

- Ti prego.. – implorò Edward dopo aver letto la domanda nella mente del fratello. Era la stessa che lo tormentava da settimane, ed ora voleva una risposta. La ragazzo sospirò, cercando abbastanza coraggio per parlare. Dopo tutto, le poteva sopportare quel bimbo tanto forte che cresceva dentro di lei poteva anche affrontare tutti quei vampiri che aspettavano una risposta.

- No. La mia risposta è no. – dichiarò Bella, decisa.

- Sorprendente. – esclamò Jasper, mentre gli altri lo guardavano spaesati. Era evidente che tranne Bella, Edward e Jasper nessuno stava capendoci un gran che.

- Sei sicura? Con Jacob sarebbe andata in modo diverso. – suggerì Edward, nervoso.

Gli altri cominciarono ad intuire qualcosa, ma nessuno faceva domande.

- Ti prego Edward, non ricominciare con questa storia. Io volevo te, non lui. Lo amavo, ma non come amo te. Senza di lui è difficile, senza di te non potrei stare. Adesso io sono felice. Ho sposato il vampiro che amo e stiamo per avere un bambino. Cosa potrei volere di più? – spiegò Bella, paziente quasi stesse spiegando quelle cose ad un bambino di cinque anni e non ad un vampiro centenario.

- Beh, se non si trattasse di una specie di mostriciattolo che ti consuma giorno dopo giorno sarebbe meglio. – sbottò Alice, precedendo Edward.

- Alice! – la rimproverò Rose, severa.

- Rose, si sincera. Guardala, ti sembra in forma? – chiese Alice, fissando la sorella. Quando aveva saputo che il piccolo voleva bene a Bella e che stava facendo del suo meglio per non farle male, aveva rivalutato la sua opinione. Tuttavia, era innegabile che la decisione presa da Bella era una pazzia. Perfino come vampira aveva poche possibilità di sopravvivere.

- Sono orrenda, lo so. Ma a me va bene così. Questo bambino è più forte di me, tutto qua. Posso tenere duro, poi si vedrà. – mormorò Bella, cercando di fare in modo che la sua voce non tremasse. L’idea di lasciare Edward ed il suo piccolo brontolone era una cosa impensabile. Doveva sopravvivere, anche per fare in modo che il suo vampiro non facesse pazzie come quando l’aveva creduta morta l’ultima volta.

- E se non ci sarà un poi? – Chiese Alice, seria come Bella non l’aveva mai vista. A quelle parole, gli altri vampiri strabuzzarono gli occhi e si voltarono verso la ragazza.

- Tu, Rose ed Esme penserete a lui. Emmet e Jasper impediranno ad Edward di fare pazzie e andrete avanti con la vostra vita. Solo, ci sarà un piccolo Cullen in più per la casa. – rispose Bella, sorridendo tristemente. Quelle parole lasciarono tutti di stucco, in particolare Edward. Si avvicinò ancora di più alla moglie, prendendo le sue mani e baciandole delicatamente il collo.

- Sei incredibile, credi davvero che la mia vita avrebbe un senso senza di te?- chiese Edward, con la voce sul punto di rompersi. Bella lo guardò meglio, senza smettere di sorridere. Perfino in quel momento non poteva fare a meno di pensare a quanto fosse bello e perfetto. Il loro bambino doveva per forza assomigliare a lui.

- Non ho intenzione di lasciarti solo, Signor Cullen. Non dopo tutta la fatica che ho fatto a riportarti a casa dall’Italia.- precisò Bella, seria, avvicinandosi a Edward quanto bastava per baciarlo. Lui la lasciò fare, ricambiando il suo bacio. Entrambi si era erano dimenticati di tutto, compreso il resto della famiglia che li guardava.

- Bella, io.. – cominciò Edward, interrotto da alcuni mormorii.

- Che carini che siete, adesso si che sembrate davvero una famiglia. – commentò Esme, guardando verso Edward e Bella con gli occhi piedi di amore.  La ragazza sorrise, assaporando quegli attimi di felicità. Finalmente aveva di nuovo suo marito accanto. Il resto non importava, bastava quello.

- Già..- mormorò Rose, con aria rassegnata. Erano davvero bellissimi, per questo guardarli faceva così male. Lei non avrebbe mai avuto tutto questo. Era destinata a rimanere a guardare la felicità degli altri, come sempre.

- Che ti prende, amore? – chiese Emmet, preoccupato, fissando con ansia il volto tirato della sua compagna. Lei scosse le testa, quasi cercasse di scacciare la tristezza.

- Niente, pensavo solo che tra poco sarà tutto finito. – rispose la vampira bionda, rassegnata. Per la prima volta da quando la conosceva, Bella la vedeva come realmente era. Una donna, anzi una vampira, fragile.

- Rose.. – iniziò Edward, dopo aver letto quello che passava per la testa della sorella. Anche per lui, proprio come per gli altri componenti della famiglia, era una sorpresa vedere quel lato del carattere di Rose. Il più provato da quella situazione era Emmett. Per la prima volta la sua allegria e la sua spensieratezza non serviva a nulla.

- Sta zitto Edward. Non voglio che Bella si agiti. – ammonì Rose, rivolta a Edward. Il vampiro abbassò la testa, voltandosi verso Jasper. Il biondo annuì e si avvicinò a Rose.

- Mi spieghi cosa ti prende, per favore? Ho fatto qualcosa che non andava? – chiese Bella, agitandosi. Ancora una volta la sua famiglia era triste per colpa sua. Rose era uno straccio, Emmett le soffriva e nessuno sembrava in grado di fare nulla.

Possibile che lei fosse destinata a distruggere tutto quello con cui veniva a contatto?

- No, Bella. Sono solo triste. Adesso che Edward ha capito quanto questo bambino sia importante, tu hai lui. Io non ti servo più. Quando sarà nato voi sarete una famiglia felice, io sarò la stessa vampira infelice di sempre.  Sono solo gelosa.– ammise alla fine la bionda, mostrandosi, se possibile, ancora più fragile di prima. Tutti erano interdetti, nessuno aveva mai visto Rose in quello stato. Solo Esme riusciva a capirla.

- Amore, vieni qui. – mormorò Emmett, stringendola forte. Per qualche istante Rose scomparve, nascosta dalle sue braccia enormi mentre tutti gli altri tenevano il fiato.

- Aspetta Emmett. Rose, quando questo bambino sarà nato nulla sarà come prima.- esclamò Bella, cercando di allontanare le braccia di Emmett dal viso di Rose per riuscire a vederla. La vampira sembrò accorgersi del titanico, ed inutile, sforzo di Bella. Si liberò dalla stretta del compagno e si voltò verso di lei, perché non facesse sforzi.

- Che vuoi dire? – chiese Rose, sull’orlo di una crisi di nervi. Intorno a loro, nessuno fiatava. Edward, ancora una volta, malediva il fatto di non riuscire a leggere nella mente di Bella. Fissava Jasper, che scuoteva la testa rassegnato. Le emozioni di Bella non facevano capire molto di più delle sue parole. Era tranquilla e decisa, come al solito. Vedendo l’ansia che le sue parole avevano scatenato nei vampiri, sorrise e si decise a parlare.

- Credi davvero che io potrei davvero farcela a crescerlo senza te o Esme? Sarei la peggior madre del mondo. Io avrò sempre bisogno di te, se tu avrai voglia di aiutarmi. – mormorò Bella, risoluta. Nelle sue parole Edward riusciva a leggere le stesse paure che fino a qualche mese prima nutriva nei confronti del matrimonio.

- Ti sarei di impiccio. È tuo figlio, non mio. Io non saprò mai cosa vuole dire essere madre.- protestò Rose, scuotendo la testa. Bella sospirò, ma non si diede per vinta.

- Forse no, ma tu sei sua zia. Tutti voi lo siete. Credete sul serio che io ed Edward potremmo escludervi dalla sua vita? – chiese la ragazza, guardando uno ad uno tutti i vampiri presenti. Nessuno di loro respirava a causa della sorpresa causata dalle parole di Bella. La prima a riprendersi, fu Alice.

- Hai sentito Rose, questo vuole dire che dobbiamo assolutamente andare a fare shopping. Il piccolo non ha niente da mettersi. – esclamò il piccolo folletto, saltellando sul posto. Jasper si voltò verso la sua compagna, felice di vederla entusiasta dopo quei lunghi giorni di tristezza, preoccupazione ed apatia.

- Alice, non è ancora nato. – sussurrò Bella, esasperata.

- Bella, ci vuole tempo per fare le cose per bene. – rispose Alice, con lo stesso tono che aveva usato qualche mese prima quando stava organizzando il matrimonio.

- Non sappiamo nemmeno se è un maschio o una femmina. – protestò Bella, cercando di salvare il suo piccolo dalle manie della zia. Non era ancora nato, eppure rischiava di avere già un guardaroba che includesse vestiti fino ai diciotto anni. Intorno a loro, il resto della famiglia rideva mentre solo Esme e Rose annuivano serie.

- Ci terremo un vago, oppure prenderemo un po’ di tutto. – concluse Esme, accarezzando la testa di Bella con fare materno. Adesso che le era stato chiesto ufficialmente di fare da nonna, amava ancora di più quel piccolino.

- Io spero sia un maschietto, così io e Jasper potremo portarlo a caccia di orsi. – annunciò Emmett, trasportato dall’entusiasmo di Alice.

- Magari tra qualche anno.. – precisò Edward, ansioso. Bella rideva, tranquilla. Era abbastanza sicura che con Emmett e Jasper intorno nessun orso avrebbe mai potuto fare male al piccolo di casa.

- Non è mai presto per iniziare. – rispose il fratello di Edward, alzando le spalle e facendo un occhiolino a Bella che rideva felice.

- Se sarà una bambina? – chiese a bruciapelo Edward, leggendo quella domanda nella mente di Esme, preoccupato da quella che sarebbe stata la risposta dei suoi fratelli.

- La porteremo a caccia lo stesso, per farla fuggire da Alice e Rose. – rispose pronto Jasper, strappando una risata a tutti, in particolare ad un esagitato Emmett. Non poteva provare cosa vuole dire essere padre, ma almeno gli restava la gioia di essere zio. Quella non gliela poteva togliere nessuno. Avrebbe insegnato al piccolo a cacciare, maschio o femmina che fosse. Bella sorrise, mentre gli occhi le si chiudevano per la stanchezza.

- Credo sia arrivata l’ora di fare la nanna, scimmietta. – le sussurrò dolcemente Edward, accarezzandole piano il viso. Era orgoglioso di lei. Le sue parole avevano fatto tornare il sorriso a Rose e a tutta la famiglia. Adesso erano tutti presi a programmare l’immediato futuro del bambino. Emmett non stava più nella pelle all’idea di insegnare a qualcuno a cacciare. Per Jasper era più o meno lo stesso, ma conteneva l’entusiasmo. Alice e Rose ormai erano lanciate e non parlavano d’altro che di vestiti, di tutine e di completini. Finalmente, dopo giorni terribili, era tornato il sereno.

- Non ho sonno.. – biascicò Bella con la voce impastata dal sonno.

- Certo, ora però prova a chiudere gli occhi. Noi restiamo qui. – mormorò Edward, paziente. Bella annuì, poi cadde addormentata. Per la prima volta da giorni, fece bei sogni. Intorno aveva la sua famiglia, tutto quello che poteva desiderare era lì.

Il resto non era importante, ormai era sicura che sarebbe andato tutto bene e che il piccolo, maschio o femmina che fosse, aveva un padre meraviglioso, due nonni eccezionali e quattro zii fantastici. Non poteva proprio chiedere di più di così.

ANGOLO DELL'AUTRICE

Non avrei mai creduto possibile trovarmi a scrivere su Twilight, ma è evidente che c'è sempre una prima volta. Non voglio aggiungere nulla, lascio a voi l'arduo compito di commentare. Per il resto, se c'è qualcuno che sta seguendo le mie altre storie, vorrei tranquillizzarlo: a settembre prometto aggiornamenti su tutte e tre. Promesso. Per adesso, buone vacanze a tutti.

  
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