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Autore: Caris    04/08/2011    1 recensioni
"Ed ancora senza pensare strinse tra le dita la catenella con la fede di Sirius che lei aveva insistito tanto perchè la prendesse lui.
La guardò un attimo, piccola e lucida nel palmo della sua mano e se la sfilò dal collo per passarla intorno a quello di lei.
Era giusto così.
Era giusto che la tenesse lei".
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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The Godmother”.

Non poteva essere morto.

Solo questo Harry riusciva a ripetersi da quando aveva visto il suo padrino scivolare,quasi sereno, tra le braccia dell'Ade.

Aveva visto i suoi begli occhi chiari rivoltarsi all'indietro,mentre faceva quel passo fatale oltre il Velo che separava,quasi banalmente, il mondo dei vivi e quello dei morti.

Aveva visto gli occhi scuri della Lestrange,così simili a quelli di suo cugino,quel cugino che aveva appena ucciso, brillare di una gioia animalesca,acuita dall'immenso dolore del giovane figlioccio della sua vittima.

Non era giusto.

Non era giusto che lui dovesse continuare a perdere in quel modo le persone che amava e che cercavano di proteggerlo.

Perché?

Continuava a porsi quell'assillante domanda mentre sentiva un dolore bruciante salirgli fino alla trachea per poi trasformarsi in ancor più bollenti lacrime, che si affacciarono silenziose ma devastanti dai suoi occhi di smeraldo.

Sentii una mano che si poggiava sulla sua spalla ed alzò il viso dal rifugio quasi sicuro delle sue mani.

Era di Lupin,quella mano.

Dietro di lui,con lo sguardo basso, stava Silente,in rispettoso silenzio.

Lupin ostentava un dolore grande quanto il suo,se non maggiore.

Gli occhi scuri del professore erano cerchiati da occhiaie ancora più profonde del solito ed in essi c'era un'ombra, un'inquietante ombra di pura disperazione.

Aveva perso anche l'altro,ed ultimo, suo migliore amico.

Prima Ramoso,morto per Lily ed Harry,morto per la sua famiglia.

Poi il tradimento di Codaliscia,piccolo lurido figlio di puttana.

Ed adesso anche Felpato se n'era andato.

Mancava solo lui,solo Lunastorta.

Il suo mondo-forse avrebbe dovuto cominciare a capirlo tempo addietro- piano piano, sembrava che stesse cominciando a sgretolarsi.

Harry capiva come si sentiva: stava provando esattamente lo stesso.

Harry...”,cominciò Remus con voce flebile.

Remus,lascia fare a me”, si intromise subito Silente,con un po' più di decisione ma comunque con dolcezza.

Harry spostò lo sguardo quasi nervosamente dall'uno all'altro.

C'è una persona che voglio portarti a conoscere”,annunciò pacatamente Silente.

Erano passate appena poche ore dalla dipartita del suo padrino e lui voleva che Harry facesse finta che niente fosse successo?

Lo guardò con intensità, tra il furioso e l'incredulo.

Ti assicuro che Sirius avrebbe voluto che tu la conoscessi,adesso che lui non c'è più”,confermò Lupin, “ce l'ha sempre detto e ripetuto”,sorrise,amaro.

A quel nome il Bambino-che-È-Sopravvissuto non riuscì a fare a meno di scattare in piedi.

Allora andiamo”,rispose,deciso.

Ponendosi accanto a Silente,però,si rese conto che,se era vero, Sirius non gliene aveva mai parlato.

Ma dopotutto l'aveva detto a chi di dovere,a persone come Lupin, beh, poteva crederci.

Silente gli appoggiò una mano sulla spalla sinistra e si smaterializzò subito,intenzionato evidentemente a non perdere tempo, portando il giovane con sé.

Atterrarono in un'ampia radura,rigogliosa di vegetazione, soleggiata e serena.

Quando si voltò e vide che poco lontano sbucava, da dietro agli alberi, il tetto di una grande costruzione, apprese che quello doveva essere il parco di una villa.

Silente si avviò in silenzio per un serpeggiante sentiero di ghiaia ed Harry lo seguì, quasi titubante.

Dove lo stava portando?

Ma sopratutto DA CHI lo stava portando?

Da dietro gli alberi comparve una grande costruzione,il tetto di mattoni scuri, le mura di marmo bianco, decorato da basso-rilievi e sculture.

Aveva tutta l'aria di essere stata,un tempo, una residenza nobiliare, probabilmente antica.

Arrivarono davanti ad un grande portone di legno scuro,le due maniglie erano dorate, a forma di testa di leone.

Silente bussò con decisione ma educatamente.

Il portone si aprì quasi all'istante e sulla porta comparve un piccolo elfo domestico, molto simile a Dobby, con quei suoi immensi occhioni verdi e le orecchie da pipistrello bastonato.

Era vestito bene, però, con addosso una tunichetta,nera come la pece.

Aveva delle ombre violacee sotto entrambi gli occhioni lucidi: doveva aver pianto.

I signori desiderano?”,chiese con una vocina acuta e tremolante.

Ciao Diego, sono Albus Silente, cercavo Mrs Black”,rispose Silente,con voce serena.

Harry ebbe un vago sussulto all'udire quel cognome.

Chi era costei?

Ed era un caso che portasse lo stesso cognome del padrino da poco scomparso prematuramente?

Il piccolo elfo lo guardo sbarrando gli occhi e chiese,di nuovo: “E,signore,con lei chi c'è?”.

Questo giovane è Harry Potter, mio caro Diego....credo che Ameliè ci stesse aspettando da un momento all'altro”,rispose il Preside, la voce pacata.

Diego annuì con la piccola testa e chiamo,con voce sonora ma squittente: “Holly!”

Un piccolo crac annunciò la materializzazione di un altro elfo domestico: questa doveva essere una femmina.

Indossava un abitino,nero pure questo, e gli occhioni erano celesti, inondati dal pianto, stavolta senza tante mezze misure.

La signora ha visite”,pigolò a mo' di spiegazione il piccolo Diego, dandole una lieve pacca sulla schiena.

Lei annuì con decisione e fece cenno loro di seguirla.

Attraversarono un ampio atrio, il pavimento di ceramiche colorate, le pareti e la scala che conduceva ai piani superiori di legno scuro, finemente intagliato.

Un grande lampadario di ferro battuto emetteva un po' di luce su per le scale,così come le piccole finestre a vetri,senza tende.

Salendo la grande scalinata a chiocciola, Harry vide lungo le pareti dei piccoli arazzi e dipinti quasi sicuramente antichi.

Arrivati al primo piano,accanto ad una grande armatura, si apriva una porta di legno intagliato, come tutto quello che c'era intorno.

La piccola elfa aprì la porta lentamente e si fece da parte per farli entrare.

Si affacciarono così in un piccolo corridoio,la tappezzeria di colori sgargianti ma comunque di buon gusto.

Più porte di affacciavano sul corridoio ed il parquet chiaro luccicava appena, colpito dalla poca luce di alcune candele.

Holly fece loro strada fino ad arrivare all'ultima porta in fondo al corridoio ed ad essa bussò appena furono davanti ad essa.

Signora”,disse con vocina flebile, “ha visite”.

Ci fu un lungo silenzio in cui la piccola elfa non mosse nemmeno un muscolo,in attesa.

Un attimo”,rispose qualcuno al di là della porta.

La voce era sicuramente femminile, dolce e melodiosa,ma rotta dal pianto.

Albus sei tu?”,chiese la stessa voce,mentre la porta su apriva di un piccolo spicchio,lasciando intravedere un grande occhio nocciola, inondato di lacrime.

Sì Ameliè,sono io. Ti ho portato qualcuno che dovresti,e sicuramente vorresti, conoscere”,rispose Silente con grande dolcezza nella voce.

Chi è?”,sbottò quasi lei,emettendo un sonoro ma al contempo melodioso singhiozzo.

È Harry,Ameliè”.

Fu come se la porta davanti a quel nome non potesse trattenersi: si spalancò di colpo per farli entrare.

Ameliè era una donna sulla quarantina ed era la donna più bella che Harry avesse mai visto.

Indossava una lunga veste nera: l'ampia gonna le ricadeva fino ai piedi, le maniche a tunica avvolgevano morbide le braccia, una scollatura non troppo pronunciata ma abbastanza eloquente lasciava intravedere il seno prosperoso.

I capelli erano castani,appena mossi, e ricadevano in un caschetto che solitamente doveva essere perfettamente ordinato,mentre quel giorno era arruffato e scarmigliato, come se la donna si fosse messa le mani nei capelli nell'atto di strapparseli,il viso era mortalmente pallido, la labbra carnose stavano assumendo una sfumatura quasi cianotica, mentre gli enormi occhi nocciola, incorniciati da meravigliose ciglia scure, erano arrossati dal pianto.

Appena entrarono Ameliè si gettò letteralmente tra le braccia di Silente.

Albus,oh,Albus!”,cominciò a singhiozzare contro la tunica scura del Preside,mentre lui le accarezzava dolcemente la schiena, cercando di consolarla,lo sguardo quasi rassegnato.

Lei si allontanò quasi subito,cercando di ricomporsi.

Scusate”,disse,tirando su col naso, “ sono stata scortese: accomodatevi pure”,aggiunse facendo un gesto ampio col braccio sinistro.

Indicò il piccolo salottino alle sue spalle: i muri erano tappezzati di verde ed argento ed i colori erano gli stessi che decoravano la fantasia di broccato dei divanetti e delle poltroncine, così come quello del mobilio di legno dipinto e delle porcellane.

Ameliè si mise a sedere su una piccola poltrona mentre Silente ed Harry si sedettero sul divanetto stile Impero alla sua sinistra.

La donna teneva le mani in grembo,lo sguardo basso,mentre altre silenziose lacrime le solcavano il bel viso.

Alzò la testa di botto,come se si stesse piano piano rendendo conto di non essere sola e li guardò con quei suoi immensi occhi scuri,tanti grandi che ad Harry sembrò di potercisi tuffare ed annegare.

Guardò Harry e tutto ad un tratto gli sorrise.

Lui,dal canto suo, non aveva mai visto un sorriso tanto luminoso.

Ciao Harry”,lo salutò,la voce tremolante come se fosse emozionata.

Ehm...ciao”,ricambiò lui,imbarazzato da morire,arrossendo appena.

Ameliè si alzò di scatto e si avvicinò a lui,la veste scura che le svolazzava intorno come le ali di un grande ma elegantissimo pipistrello.

Silente,senza dire una parola, si alzò ed andò a sedersi dove fino a pochi attimi prima c'era la donna.

Lei si sedette accanto ad Harry e gli prese le mani tra le sue: erano piccole,ma calde e morbide.

Lo fissò per qualche secondo,come se cercasse di scavare fino nei meandri più profondi della sua anima.

E poi,senza il minimo preavviso,come in un'esplosione, gli si gettò letteralmente tra le braccia del giovane, agganciandogli le braccia al collo e stringendolo a sé,mentre riprendeva silenziosamente a singhiozzare.

Harry non sapeva cosa fare e/o dire.

Non era bravo a gestire situazioni del genere.

Per nulla.

Si limitò pertanto ad accarezzarle piano la testolina scura,senza ottenere però,o almeno apparentemente, nessun risultato.

Lei lo strinse ancora più forte,cercando evidentemente un conforto che era convinta lui potesse fornirle.

Harry non riusciva a capire: nemmeno sapeva perché piangesse o che cosa le fosse successo per addolorarla tanto!

E poi,tutto ad un tratto, capì.

Silente l'aveva chiamata Mrs Black.

Che fosse una parente di Sirius?

Un'altra delle parenti che i Black aveva rinnegato?

Così credette che fosse,almeno,mentre respirava a fondo il profumo di lei,dolce e speziato.

Lei era una parente di Sirius,signora?”,chiese d'improvviso,quasi sussurrandole all'orecchio.

L'unica risposta che ottenne fu un pianto ancora più disperato ed accorato.

Harry non sapeva se quello fosse un sì od un no, con precisione, ma sicuramente si trovava sulla strada giusta.

Dopo qualche altro minuto, Ameliè sollevò la testa dal petto di Harry e lo guardò,con gli occhi arrossati.

Se li asciugò con il dorso della mano che, Harry notò solo allora,era ammantata di nero grazie ad un guanto senza dita.

In effetti anche tutto quel nero doveva essere un chiaro segno di lutto.

Ameliè respirò a fondo,cercando di regolarizzate il proprio respiro e di tranquillizzarsi.

Harry....”,cominciò,assumendo all'improvviso un'espressione come costernata, “mi dispiace tantissimo, davvero”.

Si riferisce alla morte di Sirius?”,chiese lui, serio in volto.

Non solo per quello”,rispose lei,nascondendosi il volto tra le mani.

Tirò un altro profondo respiro e poi disse,tutto d'un fiato: “Sono la tua madrina,Harry”.

***************

Uno schiaffo.

Quelle parole furono per Harry come uno schiaffo,soltanto l'ennesimo.

L-la m-m-ia cosa?!?!?”,balbettò lui,senza sapere nemmeno lui se doveva essere più arrabbiato o shockato.

La tua madrina”,ripeté lei,con una punta dolorosa nella voce: probabilmente si era aspettata una reazione del genere da parte del suo figlioccio.

Harry si alzò di scatto,liberando le mani dalla stretta delicata di quelle di lei.

Anche lei si alzò e lo seguì alla finestra dove si era avvicinato,facendo finta di guardare fuori.

Gli passò le mani,piccole e calde, sulle spalle in una carezza estremamente tenera,dalla quale però lui si scrollò immediatamente, ribellandosi davanti a tutta quella tenerezza ingiustificata.

Perché?

Perché doveva continuare a scoprire in quel modo che aveva ancora persone al mondo con cui avere legami?

Perché c'era sempre bisogno che morisse uno dei suoi protettori perché ne saltasse fuori uno nuovo?

Harry,ti prego,ascoltami”, supplicò lei,alle sue spalle,la voce di nuovo incrinata.

Le sue suppliche,però,non ottennero ascolto.

Harry sentì un piccolo tonfo che lo costrinse a girarsi: Ameliè era caduta in ginocchio alle sue spalle, la testa bassa a guardare il tappeto.

Singhiozzava di nuovo.

Albus,io te l'avevo detto!”,riuscì a dire lei,tra i singhiozzi,quasi squittendo, “anche io avrei reagito così! Sirius aveva avuto un buon motivo per sparire per tutti questi anni! Io no! Nessuno,poi, si era curato di informare questo povero ragazzo della mia esistenza...come d'altronde di quella di Sirius!”,sbottò,quasi adirata.

Ed ora lui è morto,Albus,morto! Sai cosa significa per me? Quando due anni fa venni a sapere che era riuscito ad evadere da Azkaban,tornai immediatamente. Erano 13 anni,13 anni!, che non lo vedevo e/o sentivo. Sono tornata per lui,Albus...e per Harry”,terminò la sua arringa,la bella Ameliè, con tono decisamente sconsolato.

Calò il silenzio.
“Ed adesso una delle due ragioni per cui sono tornata,con tutti i rischi che ben conosci, se n'è andata per sempre e l'altra si rifiuta di parlarmi,dato che si sente abbandonata e trascurata,come giustamente mi sentirei pure io,d'altronde. Sono un fallimento. Quando decisi di fuggire,sotto tuo consiglio, tra l'altro”, rimarcò con la sua bella voce, il tono decisamente caustico, “ in cuor mio sapevo che me ne sarei pentita amaramente. Ed è giunto adesso,il momento del pentimento”, sentenziò lei infine,come in una triste auto-condanna.

Harry le si avvicinò furtivo,sempre arrabbiato ma anche piuttosto curioso.

Chi se tu?”,chiese con voce dura alla sua madrina,dopo essere passato alla seconda singolare.

Lei si alzò,quasi malferma,guardandolo appena e,dopo averlo preso per mano,lo fece sedere di nuovo sul divanetto di poco prima.

Senza smettere di fissarlo prese a parlare: “Il mio nome è Ameliè Ivory e sono nata a Dublino il 5 gennaio 1960. Ho frequentato Hogwarts proprio come te ed ero anche una Grifondoro,proprio come te”,sorrise a quelle parole,persa per un attimo in dolci ricordi di anni addietro, “ero a scuola con i tuoi genitori,con Remus Lupin,Peter Minus”, a quel nome le sue labbra rosse di incresparono appena, “ e Sirius Black”, una pausa,mentre al suono di quel nome le spalle esili furono scosse da un piccolo tremore, “ero una delle migliori amiche di tua madre. Eravamo sempre insieme io e lei, come due sorelle. Mi diceva sempre che era come se avessi preso il posto della sua vera sorella, Petunia, che tanto la disprezzava perché era “strana”,una strega”, un attimo di pausa, mentre Harry vide gli occhi di lei che le ridiventavano improvvisamente lucidi ed umidi di lacrime.

Era vero.

Stava veramente parlando di persone che amava e conosceva.

Ed una di quelle era stata sua madre.

Io ero per tua madre quello che Sirius era per tuo padre: fui la sua testimone di nozze e quando dovettero scegliere la madrina ed il padrino per il piccolo in arrivo, scelsero me e lui”,affermò, sicura, fugacemente sorridente.

Fece un'altra pausa, come a riprendere fiato, come a cercare di ricacciare indietro tutto il dolore che le stava crescendo in petto.

Ma essere le persone più legate ai Potter non era l'unico legame che c'era tra me ed il giovane Black: io e lui avevamo sempre avuto un forte debole l'uno per l'altra,eufemisticamente parlando”, disse, sorridendo appena, ricordando fatti ed eventi a cui Harry non poteva avere accesso.

Ci eravamo messi insieme già al settimo anno,un po' come i tuoi genitori. E quando James e Lily decisero di sposarsi, beh, noi non potemmo che decidere di seguire a brevissimo il loro esempio”, una pausa,colma di aspettativa,ma anche di dolore, “Ci sposammo nemmeno un mese dopo i tuoi genitori. Era un periodo buio,quello: l'incertezza del domani dominava su qualsiasi altra cosa e noi non sapevamo se il giorno dopo ci saremmo stati ancora per poter confermare le promesse che ci eravamo già fatti da un pezzo.

Decidemmo però che sarebbe stata una cerimonia per pochissimi intimi: le persone presenti sarebbero state quelle indispensabili a noi ed ai nostri cuori. E così,il sogno cominciò”, si fermò, allora, per tirare un lungo sospiro, quasi di disperazione,sicuramente di nostalgia.

Venimmo a vivere qui,nella casa che era appartenuta ai miei antenati”,accarezzò un pezzo di stoffa del divanetto come se sotto alle sue dita scorresse ancora il viso di Sirius e non della banale stoffa.

Quando ci fu la Tragedia”,e dicendo ciò, si lasciò scappare un piccolo singhiozzo,l'ennesimo, “e James e Lily morirono, io e Sirius non sapevamo cosa fare. Sapevamo com'era andata, sapevamo del tradimento di Codaliscia, sapevamo tutto!”,l'ennesima pausa, “così,decidemmo di agire. Quella notte, la notte in cui Codaliscia scappò ed in cui mio marito venne arrestato per dei delitti che non aveva commesso, e mai l'avrebbe fatto, beh, c'ero anche io. Nessuno mi aveva vista,però, e Sirius mi obbligò a nascondermi ed a fuggire...a mettermi in salvo,insomma”, un sorriso amaro le comparve in viso.

A volte mi chiedo ancora se sarebbe andata meglio se avessero arrestato anche me, quella stessa notte,e ci avessero così sbattuto ad Azkaban insieme,in una comoda cella matrimoniale”, scherzo, la voce velata di amaro sarcasmo.

Emigrai all'Estero: il nostro matrimonio era noto al Ministero e lì ci sarebbe stato qualcuno che sicuramente avrebbe pensato che trovare e magari catturare me era un buon modo per tenere in pugno un pericolo pubblico numero 1 come mio marito.

Scappai.

Sì,lo so,penserai che fui una codarda.

E lo fui,non me ne vergogno ad ammetterlo,perchè è la verità.

Ma mi vergogno a pensare di esserlo veramente stata.

Io,una Grifondoro fatta e finita”,sorrise,amareggiata,“credimi: non passa giorno in cui io non mi penta di quella mia scelta. Ma mio marito aveva fatto di tutto per tenermi fuori dai guai ed io non volevo che i suoi sforzi venissero resi vani.

Scappai in America,dove rimasi per 13 anni, da sola come un cane,continuando a tenermi in contatto con tutti i vecchi membri dell'Ordine, in modo da essere informata su eventuali buone nuove”.

Ci fu un'altra pausa e poi Ameliè riprese subito: “E due anni fa la buona notizia che stavo aspettando da tanto tempo, finalmente giunse. Quando riconobbi la sua scrittura elegante sulla lettera che mi fu recapitata,non riuscivo a credere ai miei occhi: quella lettera era di Sirius Black, mio marito, nemico numero uno del Ministero della Magia, condannato seppure innocente per il tradimento di James e Lily Potter ed il presunto assassinio di Peter Minus; mio marito,quello stesso uomo che doveva essere rinchiuso ad Azkaban mi aveva scritto... e questo poteva voler dire una cosa soltanto: o era riuscito ad evadere o era riuscito ad ottenere la libertà. Beh, in un certo senso, entrambe le cose. In quella lettera mi raccontò tutto. Mi raccontò di Minus che era riuscito a farsi “adottare” dalla famiglia Weasley,rimanendo nascosto ed al sicuro per anni, impunito nonostante gli orribili crimini commessi; mi raccontò di Piton,Mocciosus,come lo chiamavamo noi a scuola, divenuto professore di Pozioni ad Hogwarts nonostante la sua fama di Mangiamorte; mi raccontò di Remus Lupin, uno dei miei più cari amici,divenuto pure lui,per un anno soltanto,professore di Difesa contro le Arti Oscure, costretto a lasciare il posto a causa del suo “piccolo problema peloso”, come lo definiva tuo padre”, sorrise, a quel ricordo, “ma sopratutto,in quella lettera,Harry, mi raccontò di te e dei tuoi amici,Ron ed Hermione, che l'avevate aiutato a scappare. Capii così che era DAVVERO tornato e che potevo finalmente riabbracciarlo. Abbandonai immediatamente l'America e tornai in Inghilterra, per poterlo finalmente rivedere”,una piccola scintilla di commozione le attraversò lo sguardo.

La situazione in cui ci ritrovammo a vivere in Grimmauld Place non era esattamente quello che avevamo immaginato 14 anni prima quando ci eravamo sposati, ma pur di stare insieme avremmo fatto qualsiasi cosa. Sirius mi ha parlato anche di te,Harry. Inizialmente volevamo riunire una pseudo-famiglia: io,te e lui,semplicemente,come avrebbero anche voluto James e Lily,senza dubbio. Ma poi Sirius, vedendo molto più lontano di chiunque altro, evidentemente, decise che forse tu non eri ancora pronto per venire a conoscenza anche della mia esistenza e che era meglio che io me ne rimanessi nell'ombra ancora per un po', fino a che, quantomeno, non fosse tutto finito,finché Voldemort non fosse di nuovo,e stavolta per sempre,sconfitto e questa guerra insensata terminata.

Allora,se ci fossimo stati ancora entrambi saremmo diventati una famiglia.....”, ed in quel momento Ameliè fu costretta a fermarsi.

Harry capì che era un nodo di pianto quello che le ostruiva la trachea e le impediva di continuare.

Ma non sarà così. Non più”,guardò verso Harry, di nuovo col pianto che minacciava di esplodere, “siamo rimasti tu ed io, adesso, Harry....o almeno se così vorrai,ovviamente”.

Alzò lo sguardo verso la finestra e guardò fuori,assorta nei suoi pensieri.

Adesso sono vedova. Dopo 14 anni di matrimonio e soli 3 di effettiva convivenza,sono vedova e senza figli.

Sola come un cane.

Che pessima sorte che mi è toccata”, gemette infine, lasciando rotolare giù dalle guance due calde lacrime,zittendosi quasi di botto,in attesa di una reazione del suo figlioccio.
“Proprio sola non direi”,disse Harry,all'improvviso,che stava cominciando ad assimilare tutte le informazioni ottenute, “hai me,per quel che può valere”,sorrise infine,timido.

Ameliè lo guardò per un attimo, sorpresa, e poi si gettò su di lui per abbracciarlo forte,stringendolo al suo petto morbido come se stringesse davvero un figlio tutto suo.

Nonostante tutto,Harry, mi hai appena resa la donna più felice di questo mondo,lo sai?”,chiese lei, retorica, singhiozzando ma stavolta per la gioia.

Lui le sorrise e basta,in risposta,capendo che forse,in situazioni come quella, le parole erano solo superflue.

Non era più solo.

Poche ore dopo aver perso il suo padrino ed essersi di nuovo sentito solo come un cane, isolato dal mondo,senza legami,per l'ennesima volta, beh,aveva appreso che c'era anche un'altra persona, ancora in vita, che era disposta ad accoglierlo ed ad amarlo come in una famiglia tutta sua...e con maggior gioia di quanto avessero mai fatto i Dursley,ovviamente.

Silente non aveva detto nulla durante tutto quel tempo, osservando la scena come lo spettatore esterno quale in effetti era.

Sorrise ad Harry quando lui lo guardò,ma continuò a non dire nulla.

Mi dispiace,Harry....Sirius non ti aveva detto nulla di me,vero?”,chiese di nuovo Ameliè, guardandolo, quasi intimidita.

Harry fece di no con la testa: Sirius non aveva mai nemmeno alluso ad una donna nella sua vita.

Ed invece era sposato.

Ed eccola di nuovo,quella dolorosa sensazione di vuoto: nemmeno la scoperta di avere una persona che avrebbe potuto finalmente amarlo come un genitore,e che era ancora in vita,sopratutto, non poteva colmare quel vuoto, dovuto alla perdita del padrino.

Quante cose non gli aveva mai chiesto della sua vita passata?

Quante cose ancora non sapeva su di lui?

Sirius non portava la fede”,disse lui con semplicità,ricordandoselo come all'improvviso,mentre notava che invece Ameliè aveva all'anulare della mano sinistra un sottile filo dorato.

Lo so. Voleva fare finta di non avere alcun legame col mondo...per proteggermi,diceva”, sorrise lei con dolcezza, perduta nella parvenza di un ricordo,mentre si portava appena la fede alle labbra, “io però, non ero pronta a rinnegare davanti al mondo il mio amore per lui.

Come non lo sono adesso,d'altronde.

Ho sempre detto a tutti di essere vedova e che la portavo in segno di ricordo”, spiegò, mentre l'ennesima silenziosa lacrima le scivolava sul viso, “ed adesso è vero. Adesso posso davvero continuare a portare la fede solo per ricordarlo com'era in vita”.

Calò il silenzio.

Ameliè si alzò di nuovo e, scattando come se si fosse improvvisamente ricordata di qualcosa di importante, sfrecciò fuori dalla stanza,lungo il corridoio.

Tornò dopo pochi minuti,con una piccola scatolina di velluto nero in mano.

Harry la fissò con aria interrogativa ma quando gliela aprì davanti agli occhi fu invaso dalla consapevolezza.

Quella era la fede gemella.

Quella era stata la fede nuziale di Sirius.

Ameliè si sfilò la sua e la mise accanto alla compagna: erano identiche.

La donna porse quella di Sirius ad Harry e lo invitò a leggere all'interno del piccolo anello: Ameliè Marianne Ivory, 5 ottobre 1978”.

Harry allungò la mano tremante per prendere anche quella di lei, ed al suo interno c'era una scritta identica: “Sirius Black, 5 ottobre 1978”.

Lei,senza dire altro,riprese dalle mani di Harry la sua e se la rimise al dito.

Senza ancora parlare,tirò fuori da una piccola tasca nella veste un altro piccolo astuccio,stavolta di velluto porpora e ne estrasse un altro anello: era un anello di oro bianco e perle,di foggia quasi antica, molto semplice ed elegante.

Indossò anche quello,anch'esso all'anulare della mano sinistra, accanto alla fede.

Questo è l'anello di fidanzamento che Sirius mi regalò quando mi chiese di sposarlo”,spiegò in un sussurro, “erano anni che non lo portavo perchè pensavo che non fosse necessario”,fece una pausa, “adesso tutto quello che può ricordarmi mio marito è più che necessario”,terminò,sospirando affranta.

Harry non poteva fare a meno di osservare quegli anelli.

Harry....vorrei chiederti una cosa”,gli sussurrò appena la sua madrina,guardandolo con intensità,

Lui la guardò e senza dire nulla le fece capire che la ascoltava.

Vorrei che la tenessi tu,la sua fede”, gli propose,sorridendogli quasi timida,sicuramente speranzosa.

Il cuore di Harry si fermò quasi,per un momento.

Una cosa così importante?”,chiese,in automatico, incredulo e lusingato.

Sono sicura che Sirius avrebbe voluto così: teneva davvero molto a te”, spiegò lei,dolce.

Lo sapeva bene,Harry: era morto per proteggerlo.

E non credo che vorrebbe che continuassi a tenerla io vita natural durante ed averla pronta ogni volta per poterci piangere sopra”, soggiunse, quasi amareggiata, con una mezza risata che però suonò sincera.

Estrasse la bacchetta e fece comparire,agitandola, una piccola catenina d'oro,come la fede.

Prese l'anello ed ad essa lo appese,per poi porgerlo ad Harry con mano quasi tremante,in un gesto quasi solenne.

La vuoi,allora?”,chiese di nuovo,sforzandosi di sorridergli.

Sei sicura che vuoi che la tenga io?”,chiese lui,titubante.

Sicurissima”,sorrise lei, abbastanza convinta.

Allora sì,certo”, accettò l'altro,sorridendo,timido e lusingato all'inverosimile.

Ameliè stavolta sorrise davvero e,avvicinandosi al giovane figlioccio, dopo avergli passato le braccia intorno al collo,gli appese la fede nuziale del suo padrino defunto al collo.

Harry osservò il piccolo anello che gli rimbalzava sul petto e sorrise alla donna che gli stava davanti, mentre lei lo guardava con sguardo quasi vacuo,come se la sua mente fosse persa altrove.

Harry,voglio chiederti un'ultima cosa”,gli disse,guardandolo negli occhi,seria.

Lui annuì di nuovo,quasi spaventato.

Vuoi venire a vivere qui con me?”.

Harry sorrise a quella proposta: era la stessa che gli aveva fatto,due anni prima, il marito della donna che aveva davanti.

Certo che voglio”,rispose,entusiasta.

Albus,pensi che si possa fare?”,chiese lei al Preside, che continuava a restare in silenzio.

Direi proprio di sì,Ameliè: non si può dire che Harry non sarà al sicuro,qui con te. Non ho mai visto nessuno duellare come te,se non forse....me”,disse,con un sorrisetto sghembo.

La donna gli sorrise ed Harry vide le guance di lei imporporarsi appena.

Devo riportare Harry dai Dursley,prima,però, per almeno qualche giorno...tu sai cosa intendo”, aggiunse subito lui,però, serio.

Harry aprì bocca per protestare ma l'espressione grave della sua madrina gli fece capire che forse era qualcosa di veramente importante.

Allora ti aspetto tra una quindicina di giorni almeno....un mese,via,diciamo”,disse lei,sorridendo al figlioccio con una tenerezza tale che quasi spiazzò il giovane.

Harry annuì,ricambiando il sorriso.

Venite,vi accompagno alla porta”,disse lei,facendo scattare la serratura della porticina di legno.

Harry non si era nemmeno accorto che fosse stata chiusa,in effetti.

Fece spallucce e si avviò attraverso il piccolo corridoio,in silenzio,dietro a Silente.

Quando giunsero al portone massiccio dell'atrio,Ameliè decise che per separarsi forse non era il caso di dire troppe cose: si limitò ad un sorriso ancor più tenero ed ad un abbraccio caldo e dolcissimo.

Harry era sicuro che fosse uno di quegli abbracci che tipici di una mamma.

Appena Harry fu fuori da quella che sarebbe diventata ben presto casa sua,solo allora riuscì a stupirsi di quanto fosse grande e bello quell'edificio.

In un mese,tutto sarebbe cambiato,ne era certo.


***********************

Non sapeva perchè,ma sentiva che AVREBBE dovuto aspettarselo.

Da un momento all'altro.

Harry Potter era destinato a perdere ogni singola persona che gli dimostrava affetto.

In un modo o nell'altro davanti a quell'ennesima,tremenda prova,ne fu certo.

Forse troppo tardi.

SICURAMENTR troppo tardi.

Ameliè Ivory,vedova Black, sua madrina, giaceva di fronte a lui.

Morta.

Che novità”,pensò Harry,con una punta di sarcasmo, senza riuscire a trattenere il flusso galoppante dei suoi dolorosi pensieri.

Ameliè aveva la testa rovesciata all'indietro,in una posizione del tutto innaturale.

Il caschetto scuro le ricadeva scomposto intorno ai lineamenti regolari.

Gli occhi erano chiusi.

Harry pensò che quella fosse una grandissima fortuna.

Non sarebbe mai riuscito a sopportare la vista di quei meravigliosi e profondissimi occhi senza vita. Senza quel bagliore, quella gioia ed anche di quella tristezza che vi leggeva quando era con lei.

Non ce l'avrebbe fatta.

L'aveva vista una volta soltanto,in quella unica visita avvenuta dopo la morte di Sirius ma quegli occhi si erano praticamente incisi come col fuoco negli occhi e nel cuore di Harry.

E lui sapeva che quel tipo di ricordo era per sempre.

Suo malgrado,certo.

Continuava a fissare come ipnotizzato dal macabro spettacolo,il corpo della donna.

Con una punta di amarezza,quasi,pensò che quel corpo era appartenuto al suo padrino defunto da nemmeno un mese.

Perché?

Poteva evitare di chiedersi il PERCHÈ?

Come era successo alla morte di Sirius era stato messo davanti all'evidenza della sua incapacità di avere un rapporto stabile con una persona senza che quest'ultima corresse rischi mortali e/o venisse uccisa a strettissimo giro di boa.

Ron ed Hermione,per ora,erano l'unica illustre eccezione.

I suoi genitori erano morti per proteggerlo.

Sirius anche.

Ed Ameliè?

Perché era morta?

Per colpa sua pure lei?

Non sapeva se avrebbe retto,se avesse avuto conferma che era effettivamente per causa sua.

La fissava: il viso era pallido,ma non di quel pallore quasi malaticcio che aveva solitamente, quel pallore dovuto al dolore, quello era il pallore definitivo della morte...un pallore che fa sparire ogni speranza.

Le labbra erano cianotiche,ormai,dischiuse appena come in un'ultima,estrema preghiera ad un Dio che forse nemmeno esisteva o che semplicemente non si prendeva certo la briga di ascoltare i semplici mortali che vivevano su quella terra.

O per lo meno non lui.

Non Harry Potter.

Lui l'aveva chiesto,sì,tante volte,che tutte quelle morti atroci intorno a lui cessassero,che gli dessero un po' di tregua.

No.

Sarebbe stato troppo semplice.

Guardava la figura esile della donna: le braccia aperte, spiegate come in un ultimo,fantasmagorico volo pindarico o in un abbraccio che chiedeva alla Morte di accoglierla,così da potersi ricongiungere con l'amato marito defunto od ancora in un gesto di muta e serena rassegnazione.

Harry propendeva di più per la prima ipotesi.

L'osservava ancora ed ancora : le mani di lei erano rigide,in perfetto rigor mortis, pallide più del solito, che artigliavano l'aria e ciò che c'era intorno in un ultimo gesto di disperata volontà di vivere.

Adesso l'aveva ritrovata,o almeno un po',quella voglia di vivere,lei.

Alla mano sinistra quel che vide diede una puntura dolorosa al cuore di Harry: la fede gemella di quella che lui portava in quel momento sotto alla maglietta,appesa ad una catenella, che pesava,o così a lui sembrava,in quel momento, come un macigno sul cuore.

Accanto ad essa Ameliè portava l'anello di perle,l'anello di fidanzamento che le aveva regalato Sirius Black.

Quei due gioielli brillavano come prima,della stessa luce gaia che esprimeva perfettamente il loro fine: entrambi infatti testimoniavano l'unione di due anime gemelle che per anni si erano amate ma non erano riuscite ad avere dalla vita quello che tanto avevano agognato: la compagnia l'una dell'altra.

Harry provava un senso di tristezza a dir poco sconfinato, perso nelle sue riflessioni,immobile sulla soglia della porta da cui era entrato nel salottino dei ricevimenti della sua madrina.

I suoi occhi indagatori continuavano ad osservare la donna che aveva davanti, bellissima anche da cadavere.

Il petto di lei era premuto contro la stoffa scura della veste,immobile, fermo, nessun respiro,nessuna risata,neppure un singhiozzo a farlo smuovere.

La schiena aveva una curvatura innaturale, spasmodicamente spinta all'indietro,come piegata da qualcosa di molto pesante... dolore,forse?

Che fosse stato il dolore per la morte di Sirius a farla morire?

Si poteva VERAMENTE morire di crepacuore?

Harry,ripensando alle parole di lei ed a tutto quello che il corpo davanti a lui aveva passato, si convinse di sì.

Sì,si poteva morire per il gran dolore.

Le gambe erano chiuse ed abbandonate,inermi: si vedevano bene attraverso il tessuto leggero ma scuro della veste.

Harry, vergognandosi quasi di sé stesso,non riuscì a fare a meno di constatare quanto fosse bella.

Lo era sempre stata.

Vedendola in quel modo,realizzò, come non aveva fatto nei giorni precedenti passati pensando a lei, che,sì, quella era la compagna perfetta per Sirius.

Era abbastanza bella,intelligente, forte...era abbastanza,per lui.

Ed erano stati costretti ad allontanarsi,quasi per sempre.

Adesso, se non altro, pensò Harry, quasi sorridendo, avrebbero potuto restare insieme.

PER SEMPRE.

Era scaduto anche il “finché Morte non ci separi” che avevano sicuramente giurato il giorno delle loro nozze.

Loro si sarebbe ritrovati, chissà dove, oltre le nuvole.

Ed Harry ne fu felice.

Fu felice per quelle due anime da lui amate, in modo diverso eppure uguale, ma che sopratutto avevano amato lui, attivamente, potessero finalmente ritrovarsi e stare insieme.

Quello era un lusso che a lui non era concesso,non del tutto e non per ora: stare con tutti coloro che amava.

Sperava un giorno di ricevere anche lui quel privilegio.

Pensava,pensava,il Ragazzo Che È Sopravvissuto,mentre osservava il corpo senza vita di Ameliè Ivory, vedova Black.

Finì ad osservare anche i dettagli della stanza: non c'erano segni di lotta evidenti ma la bacchetta scura di lei giaceva dall'altra parte della stanza: era stata disarmata e quasi sicuramente colta di sorpresa.

E poi,solo il silenzio ed il buio,pensò Harry.

Non c'erano ferite,segni o violenze sul corpo della madrina: c'era solo una cosa che uccideva in un modo tanto pulito e subdolo.

Avada Kedavra.

L'Anatema Che Uccide.

Ma CHI?

CHI aveva ucciso anche l'ultima persona in cui Harry avrebbe potuto trovare un po' di affetto parentale?

E poi lo vide.

Accanto al corpo, giusto sul divano, stava un bigliettino di pergamena sottile, piegato in due con malcelata fretta.

Ho pensato che il mio caro cuginetto avrebbe apprezzato l'idea”.

Bellatrix Lestrange.

Non c'erano altre spiegazioni.

E nessun altro,sopratutto avrebbe avuto la cattiveria necessaria per uccidere anche Ameliè,la cui colpa in quel momento era stata solo quella di,nell'ordine, essere sposata con un Black rinnegato, essere tornata in Inghilterra dopo tutti quegli anni ed essere la madrina di Harry Potter,il nemico numero uno di Lord Voldemort.

Harry strinse tra le mani il biglietto e lo gettò lontano,in un impeto di rabbia.

Si inginocchiò davanti a lei e senza pensare,la abbracciò con dolcezza,come aveva fatto lei con lui solo pochi giorni prima.

Ed ancora senza pensare strinse tra le dita la catenella con la fede di Sirius che lei aveva insistito tanto perchè la prendesse lui.

La guardò un attimo, piccola e lucida nel palmo della sua mano e se la sfilò dal collo per passarla intorno a quello di lei.

Era giusto così.

Era giusto che la tenesse lei.

Gliela avrebbe potuta restituire,là dove era andata, insieme con Sirius.

Con un moto di rabbia ancora più intenso,con vero ODIO, pensò all'assassina che poco prima,o così sembrava, era passata di lì,portando con sé l'ennesima vita.

Avrebbe pagato anche per quello.

Avrebbe pagato tutto insieme ed il conto sarebbe stato salatissimo.

Harry lo giurò.

Inginocchiato davanti al cadavere della sua madrina,morta solo per amore, amore suo e di Sirius, Harry Potter giurò vendetta,come aveva fatto poco tempo prima, contro Bellatrix Black in Lestrange.

E lui manteneva sempre le sue promesse.











  
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