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Autore: Pivex    04/08/2011    3 recensioni
Si era insinuato silenziosamente prima nella mia mente e poi nel mio cuore. Senza rendermene conto m’innamorai di lui e quando me ne accorsi era ormai troppo tardi per tirarsi indietro.
Gli vado incontro, lentamente, passo dopo passo, e lo stringo forte. Le braccia che gli avvolgono la vita, le mani premute sulla sua schiena e il naso premuto contro la sua spalla. Mi sembra strano riconoscere il suo odore dopo tutto questo tempo, e scoprire che non è cambiato per niente. Ancora più strano è riconoscerlo solo attraverso la sua stretta, potente e dolce come lo è sempre stata.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Note di Pivii
Le fan fiction riguardanti la coppia Draco/Hermione sono sempre di più e spero di aver affrontato l’argomento
senza cadere nella banalità.
Vi auguro una buona lettura.
 
                                                                                                                                               Questa Fan fiction è dedicata a tutte le scrittrici
                                                                                                                                 e agli scrittori di Dramione che, grazie alle loro parole,
                                                                                                                                                                      sono riusciti a farmi volare in alto.
 
La mia casa sei tu
 
Fu una notte buia e tempestosa quella in cui Draco Malfoy bussò alla nostra porta, chiedendoci aiuto e asilo.

Ancora oggi molti stentano a credere che un Malfoy sia riuscito a fare la differenza durante la battaglia, tradendo i Mangiamorte
e aiutando i componenti dell’ Ordine della Fenice.

Ci ritrovammo a convivere ancor prima di conoscerci.
Fuori i morti aumentavano e noi non potevamo fare altro che cercare una strategia per distruggere gli Horcrux.
Grazie alla sua esperienza da Mangiamorte, imparammo nuove tecniche di attacco, incantesimi oscuri.    
                              
Il passo più difficile fu fidarsi di lui dopo anni e anni di soprusi e insulti.                                                                                     
Fu un processo lento, cauto e senza rendercene conto diventammo amici.                                                          
Conoscerlo, giorno per giorno, scoprire qualcosa di lui, che prima non potevo immaginare, e rimanere
stupidamente stupita davanti alla prova che anche lui aveva un cuore
È come se un giorno mi fossi svegliata notando che avevo qualcosa in più, qualcuno in più da difendere.                                                                
Si era insinuato silenziosamente prima nella mia mente e poi nel mio cuore.                                                                          
Senza rendermene conto m’innamorai di lui e quando me ne accorsi era ormai troppo tardi per tirarsi indietro.

Il nostro amore fu tanto intenso quanto breve.                                                                                                                                  
Ci rubavamo i baci di nascosto, quando restavamo soli in una stanza o quando, durante i pranzi e le cene, ci offrivamo
di andare in cucina a prendere un’altra bottiglia di vino o una posata che Ronald aveva fatto cadere accidentalmente
Nel clima gelido della Guerra, i nostri corpi si scoprirono per la prima volta, quando non si sentiva altro che lo scoppiettare
del fuoco nel camino e il fischio della tormenta che imperversava al di là della finestra.

Come se avessimo siglato un accordo, entrambi ci impegnammo a tenerci segreti, senza che Harry e la famiglia
Weasley sapessero di noi. Non perché temevamo il loro giudizio, no.                                                  
Perché in guerra, dove devi condividere tutto, abbiamo sentito la necessità di avere qualcosa tutto nostro.                                                                                                         
E anche se non davamo retta alle malelingue, Draco soffriva. Si vedeva.                                                                                                  
La gente lo disprezzava apertamente, lo additava, lo insultava, senza sapere quanto di buono, di bello ci fosse in lui. E lui soffriva.

Proprio perché soffriva, un giorno, decise di andarsene. 
  
-Non posso restare qui- mi aveva risposto quando entrai in camera sua con uno sguardo interrogativo,
vedendolo mentre preparava la valigia.
                                                                                                                                                                                                                          
A nulla valsero le mie richieste, le preghiere.

-Ti prego, non andartene.

 Le suppliche.

-Ti supplico, non andartene, non lasciarmi.

 Il mio amore.

- Verrò con te, allora.

- No.

- Perché?

- È una cosa che devo fare da solo, devo trovare me stesso, devo capire. Ci potrebbero volere settimane, mesi, anni.

 È un viaggio che ognuno fa solo con sé perché non è che si va vicino, perché un destino non ha.*

Fu questo a fare più male.

Io non riuscivo a fare niente: stavo lì, sulla soglia della sua camera, a guardarlo mentre mi metteva da parte,
ci metteva da parte. Senza rendermene conto, avevo il viso bagnato dalle lacrime.

-Non me ne vado perché non ti amo. Me ne vado perché ti amo, e perché devo capire.  
                                                             
Così, se ne era andato.
                                                                                                ***
Sono passati cinque anni da quel giorno.

Cinque anni, senza uno straccio di pergamena, una lettera, una missiva, un bigliettino, qualche parola scarabocchiata
sul retro di una ricevuta, niente. Niente.
Non amo ricordare i primi tempi dopo la sua partenza.

Piano piano, quel cuore che mi era stato strappato da un amore cauto e intenso, era stato curato, coccolato,
vezzeggiato e amato, ma non da Draco.Da Ronald.                                                                                                                                                   
Lui mi è stato accanto nel periodo più buio della mia vita, nel periodo in cui credevo che il mio cuore non  avrebbe più battuto
per nessuno, che il mio corpo, la mia pelle, non avrebbe conosciuto altra pelle al di fuori di Draco.

Sono passati cinque estenuanti anni, in cui Ron mi ha aiutato ad uscirne e a rifarmi una vita.        
                                        
Così vivevamo al giorno, lui sempre attento a me e ai miei bisogni, alle parole da usare e a come farmi felice. Io invece mi
sentivo in colpa.                                                                                                                                                                    
In colpa perché ogni tanto mi capitava di fare paragoni tra i gesti del mio attuale ragazzo e quelli che Draco aveva compiuto
un tempo.                                                                                                                                                                            
Sono arrivata alla conclusione che, guerra o meno, quello era vero amore.                                                                                        
Amore profondo, capace di farti volare in alto solo per aumentare il rischio di caduta. E io ero caduta.
 
Quello era esattamente un giorno come un altro.                                                                                                                       
Me ne stavo nel mio ufficio, a compilare delle pratiche, quando ha iniziato a piovere, o meglio, a piovere nel mio ufficio.
In poco tempo mi ritrovai bagnata come un pulcino.                                                                                                         
La stessa situazione si verificò sull’intero livello, cosicché il Capo Reparto decise di mandarci a casa in anticipo.
Ne approfittai per concedermi un bel bagno caldo e preparare la cena.                                                                                                    
Ronald tornò a casa mentre stavo cucinando.                                                                                                                                                  
Mi si strinse il cuore quando incrociai i suoi occhi. Amore. Era bello sentirsi amati e amare.                                            
Passare il tempo con lui era rilassante. Mi sentivo protetta, coccolata, tranquilla. Quando avevo lui al mio fianco riuscivo a
respirare, dopo tanto tempo.

Eravamo in bilico tra il sonno e la veglia, sdraiati sul divano davanti a un programma televisivo.

Ronald era davvero diventato un esperto di articoli babbani. Dal microonde al telefono, dal frullatore al computer,
non c’era oggetto che gli mettesse paura.                                                                                                                           
Il suo preferito, ovviamente, era la televisione.                                                                                                                                                 
Si era presto appassionato al football, amandolo proprio come amava il Quiddich.

Improvvisamente qualcuno suonò il campanello.                                                                                                                                     
Non era tardi, certo, però non si aspettavano visite. Forse era solo la vicina.                                                                                           
Ronald fece un lamento, arricciando le labbra in una smorfia da bambino capriccioso.      
 -Ho capito, vado io.                                                                                                                                                                        
Ancora intorpidita mi diressi verso la porta.                                                                                                                                       
Quando l’aprii rimasi a bocca aperta.                                                                                                                                                                                  
Da quanto tempo non lo vedi, Hermione? Anni. Cinque, precisamente.                                                                                       
Quante volte hai sognato questo momento, Hermione?
Quante volte l’hai immaginato nella tua testa, ogni volta in modo diverso?                                                                                                                                                                                              Quante volte hai pensato a quello che vorresti dirgli, vorresti fargli? Prenderlo a pugno o baciarlo?

- Draco..                                                                                                                                                                                                            

- Ciao Hermione.

Gli vado incontro, lentamente, passo dopo passo, e lo stringo forte. Le braccia che gli avvolgono la vita, le mani
premute sulla sua schiena e il naso premuto contro la sua spalla.                                                                                     
Mi sembra strano riconoscere il suo odore dopo tutto questo tempo, e scoprire che non è cambiato per niente.

Ancora più strano è riconoscerlo solo attraverso la sua stretta, potente e dolce come lo è sempre stata.
 
                                                                                                 ***
 
Siamo seduti tutti e tre attorno al tavolo della cucina, una tazza di caffè in mano.

-Allora Draco..

Ronald cerca di fare conversazione, ma si vede che non si trova a proprio agio.                                                                            
Si passa la tazza da una mano all’altra, facendola scivolare sul legno lucido del tavolo, producendo un rumore
cupo e costante. Gira il contenuto con un cucchiaino e continua ad aggiungere zucchero, tanto da rendere la bevanda imbevibile.

-Quando sei tornato?

Gli rivolgo questa domanda guardandolo negli occhi.                                                                                                                
Non è cambiato molto in questi anni.                                                                                                                                                   
 Il suo fisico è solo più robusto, ma sempre asciutto.                                                                                                                     
Porta i capelli esattamente come l’ultima volta che l’ho visto.                                                                                                                                                                                                                 
Il suo volto si è fatto adulto, e i suoi occhi hanno assunto una profondità che non credevo possibile.

Chissà cos’ha visto, cos’ha provato. Chissà cosa ha fatto durante tutti questi anni. Già chissà cos’ha fatto.                                                                                                    
Quante volte te lo sei chiesto, Hermione?

-Due ore fa.

Anche la sua voce è cambiata. Più profonda, da uomo.                                                                                                                     
Tutto quello che ricordavo di quel ragazzino confuso è sparito per lasciare spazio a un uomo determinato.

-Adesso che sei tornato, resti o hai intenzione di ripartire?

La domanda di Ron interrompe un ragionamento. Aveva abbassato lo sguardo e si stava guardando le mani.                     
Lo fissa come se improvvisamente non capisse più la nostra lingua. Apre la bocca come per dire qualcosa,
prende un respiro e parla.

-Io non lo so ancora.

La sua risposta mi lascia spiazzata. Pensavo che fosse tornato per restare.                                                                      
Dopotutto, Londra è la sua casa, qui ci sono tutti gli amici, qui ci sono io.                                                                              
Quanto sei stupida Hermione. In cinque anni succedono molte cose, cambiano molte cose.                                                             
Forse lui si è fatto una famiglia, aveva trovato una donna capace di amarlo e che lui amava.

-Dove starai adesso?                                                                                                                                                                                 

La mia domanda è generica. Vorrei sentirmi dire che rimarrà qui a Londra perché è qui che vuole restare.
Vorrei che rispondesse così alla domanda di Ron.

Vuoi che sia lui a restare o vuoi che resti per te, Hermione?

-Harry mi ha detto che potrò stare da lui finché non decido cosa fare.

Annuisco e guardo il caffè ormai freddo nella mia tazza.                                                                                                                     
Tutto intorno a noi è silenzioso. Si può sentire la lancetta dei secondi dell’orologio appeso proprio sopra la porta.                                                                                                                                                                                                                
Quei secondi, quel silenzio che, lo sentivo, ci stava separando ancora di più.                                                                                       
Allora perché i suoi occhi non si staccavano dal mio volto? Perché restavano lì, fissi nei miei, come se fossero
l’unico appiglio rimastogli?

-Un giorno pranziamo insieme?        
                                                                                                                                                 
L’innocente domanda di Ron mi sorprende. Lo guardo e scopro che anche lui sta guardando me.

-Sarebbe bello.

Annuisco alla sua affermazione e guardo Draco.                                                                                                                              
Lui alterna il suo sguardo da me a Ron, pensieroso e annuisce.

-Si, credo che sarebbe bello. È da tanti anni che non ci vediamo.

-Già.

Quasi non mi accorgo di aver parlato. Quel piccolo “Già” mi è scappato senza che potessi fermarlo.                                        
Una sola parola carica di tristezza, nostalgia e risentimento. L’ha capito anche lui.

                                                                                                   ***

Il pranzo è stato fissato per venerdì alle 12.30

Avevo preso un’ora di permesso per poter prolungare la pausa.                                                                                                   
Da una parte avevo paura di quel confronto.

Cosa avrei fatto una volta capito che lui si era completamente lasciato alle spalle la nostra storia?                                   
C’era anche questa possibilità.                                                                                                                                                      
Forse se l’era fatta anche lui questa domanda, prima di sapere che stavo con Ronald.                                                            
Ronald.                                                                                                                                                                                                  
Quello che gli stavo facendo non era giusto.                                                                                                                                          
La visita di Draco mi ha totalmente scombussolata e questo l’ha turbato.                                                                                     
Dopo la sua partenza non avevo raccontato a nessuno di noi.                                                                                           
Certo, non erano stupidi, erano arrivati a capire che il mio malessere era collegato alla sua partenza, ma nessuno mi
ha mai chiesto qualcosa al riguardo ed io non ho lasciato intendere nulla.                                                                       
Dovevo parlare con Ronald.                                                                                                                                                                      
Se il suo ritorno era riuscito a far riemergere tutti i sentimenti che provavo -e che evidentemente non ho mai spesso
di provare- cinque anni fa, non era giusto farlo soffrire.                                                                                                    
Avevo passato la notte a crucciarmi e ora gli dovevo la verità.   
                                                                                     
Per questo, venerdì mattina mi alzai presto con lui.         
                                                                                                             
-Ronald. Ti devo parlare.

Lui alza lo sguardo su di me e sospira.                                                         
                                                                                                   
Prende la sua tazza e si siede al tavolo, proprio di fronte a me.
-Sapevo che questo momento sarebbe arrivato. Certo, non me lo aspettavo così presto visto che lui è tornato solo da quattro giorni.

Sembra.. sconsolato, affranto, abbattuto, come se lui avesse già… rinunciato.

-Cosa intendi dire?

-Hermione, tu lo ami ancora.

Trattenni il respiro. Mi aveva colto di sorpresa. C’era sempre stata franchezza nel nostro rapporto, ma non mi aspettavo
una risposta simile.

-Quando  anni fa se n’è andato, abbiamo capito tutti il sentimento che vi univa. L’avevamo capito molto tempo prima.

Il silenzio invade la stanza, io non so cosa dire. Tutto ciò che vorrei confessargli sparisce, le parole scappano dalla mia
bocca ed io mi ritrovo muta, a guardarlo e ad aspettare che continui.

-Quando ho deciso di starti accanto, sapevo a cosa sarei andato incontro. Avremmo attraversato periodi bui, e l’abbiamo fatto.
Mi sono misurato con la paura di vederlo tornare, ogni giorno. Solo che dopo anni, insomma.. non ci speravo più
nella sua ricomparsa.                                                                                                                                         
Credevo che ormai non si facesse più vivo e basta.
Alza lo sguardo dalla sua tazza e mi guarda. Io ho gli occhi sbarrati e sento il respiro farsi sempre più affannoso.

-Quando l’ho visto sulla porta di casa, mentre vi abbracciavate, ho capito che non c’era più posto per me.

-Ron..

-Ti prego, fammi finire.

Prende la mia mano tra le sue e mentre l’accarezza ricomincia il suo racconto.

-Quando cinque anni fa ho deciso di starti accanto, era perché ti amavo tanto, proprio come ora. Volevo prendermi
cura di te e renderti felice. Ho raccolto il tuo cuore, Hermione. Era stato fatto a pezzi, dilaniato. Più volte ho pensato
che non sarebbe più tornato a battere, poi mi hai baciato e ho capito di avere una possibilità.
Stringo gli occhi, per fermare le lacrime o per far si che le sue parole non mi raggiungano più.                                                      
Fa tanto male ricordare e sapere di aver fatto soffrire anche lui.

-Io non volevo farti soffrire.

La mia voce sembra un lamento quando esce, portando con sé un singhiozzo.

-Lo so, Hermione. Lo so.

Si alza e mi abbraccia. Io non faccio altro che continuare a piangere sulla sua spalla, anche se non voglio.

-Io ti amo Ron.

-So anche questo, ma sarei un egoista se ti dicessi che basta. Tu ami lui di più, non c’è niente da fare.

Restiamo abbracciati così, in silenzio.

-Se vorrai stare con lui mi farò da parte.

Lo guardo negli occhi. Quei magnifici occhi che mi ricordano il cielo azzurro d’estate. Quei magnifici occhi che adesso
sono tristi a causa mia.

-Devi parlargli oggi, a pranzo. Io non verrò.

Resto lì sulla sedia della cucina mentre lui si alza, mi bacia la fronte e se ne va. So che è arrabbiato.

                                                                                                                          ***

Mando un gufo a Draco chiedendogli di incontrarci al parco e non al ristorante.                                                               
Mentre mi dirigo in Centro, penso a quello che mi ha detto Ron.                                                                                                    
Ho pensato e ripensato a lui e a quello che provo.                                                                                                            
Ha ragione Io amo, ma amo di più Draco.                                                                                                                                      
Mi sento sporca per il mio comportamento nei confronti di Ron.                                                                                                   
Lui è disposto a farsi da parte se Draco dovesse amarmi ancora ed è disposto a riprendermi con sé se Draco dovesse
andarsene. Non merita tutto il dolore che gli sto facendo provare. 
                                                                          
Sono seduta sulla panchina in mezzo al verde.                                                                                                                                         
In questa giornata autunnale il tempo è stato clemente. C’è il sole e i bambini possono ancora correre avanti e indietro senza
indossare i gonfi giubbotti che limiterebbero i loro movimenti.                                                                         
Li guardo mentre mi arrivano le loro risate e inconsciamente sorrido.                                                                                    
Quando Draco arriva si siede accanto a me e resta a fissare i bambini.

-Ciao Hermione.

La sua voce è trasportata lontano dal vento ed io lo guardo in faccia, trovandolo inaspettatamente sereno.

-Ciao Draco.

Restiamo in silenzio, quel silenzio che, per una volta, non ci allontana. Non so come iniziare il discorso, ma non mi sento
in imbarazzo. Per la prima volta dopo tanto tempo, sento di riuscirci, di stare bene così come sono, anche se con mille
questioni in sospeso.

-Dove sei stato per tutto questo tempo?

Mi giro a guardarlo in faccia, in attesa di una risposta.                                                                                                                     
Lui si mette comodo, allunga le gambe e volta la testa nella mia direzione.                                                                                 
Finalmente posso fargli tutte quelle domande che mi hanno tormentato per giorni, mesi, anni e ricevere delle risposte.

-Ho visitato gli Stati Uniti. Ho conosciuto tante persone.

Si ferma e tira fuori qualcosa da una tasca interna del giubbotto. È una busta bianca. I bordi sono arrotondati e giallini,
sembra che abbia visto chissà quanti posti, e sembra piena.                                                                                          
Me la porge senza una parola e mi fissa attentamente.                                                                                                             
La prendo con mano tremante e mi rendo conto del suo peso.                                                                                                   
Lo fisso cercando una spiegazione e lui mi fa cenno di aprirla.                                                                                                        
Il bordo superiore della busta sembra stato incollato, aperto e richiuso tante volte.                                                               
Tiro fuori un malloppo di quelle che sembrano cartoline. Sono unite da un elastico robusto e saranno almeno un centinaio.                                                                                                                                                                                                Guardo nella busta e trovo una lettera.                                                                                                                                                     
La prendo in mano e ancor prima che potessi esprimere i miei dubbi, Draco mi dice di leggerla.                                                   
Lo osservo. Il suo sguardo è lontano, rivolto ad altri luoghi e ad altri tempi mentre fissa il blocco di cartoline.                
Lo poso in grembo e prendo la lettera con entrambe le mani. La apro piano, ho paura che scompaia, che lui scompaia
da un momento all’altro.                                                                                                                                            
Riconosco subito la sua grafia, la sua bellissima grafia.                                                                                                                      
Dicono che in base a come scrivi si può dedurre la tua personalità. Io non sono una crittografa, ma capisco
che era agitato. Inizio a leggere ad alta voce.
 
 Cara Hermione,
                        Ti scrivo questa lettera, anche se probabilmente non la riceverai mai, perché non la spedirò, a causa della
mia codardia. Non voglio che tu mi dimentichi, che dimentichi il nostro amore, perché io non lo farò.                                                  
Mi trovo in un piccolo paesino del Kansas da sei mesi ormai e ho imparato a vivere come un vero babbano.
Se mi potessi vedere adesso, probabilmente ti metteresti a ridere!     
Ancora non mi spiego l’impiego di alcuni aggeggi, ma sto facendo pratica.                                                                    
Ora vivo come quelle persone che ho tanto disprezzato e che, invece, meritano tutta la mia stima.
Sei sicura che non siano a conoscenza della magia? Perché io vedo magia dappertutto!                                     
Riescono a sfruttare le leggi della fisica e della dinamica per costruire oggetti di uso quotidiano, spostarsi da una parte all’altra,
telefonarsi (ho imparato il termine),combattere le malattie e guarire i malati.. Se non è magia questa!


Sono stato accolto da alcuni ragazzi della nostra età che lavorano in un bar insieme a me. È stato difficile, all’inizio, ma adesso
sento che è tutta una strada in salita, e che niente potrà fermarmi.


Vivo nel tuo ricordo ed è questo che mi fa andare avanti. Sapere che forse un giorno, potrò tornare da te come uomo migliore,
degno di essere al tuo fianco.                                                                                                                 
Ho capito una lezione molto importante, Hermione. Tu me l’hai detto tante volte, ma solo ora capisco il suo vero significato.
Casa è dove abbiamo le persone che ci amano, che ci vogliono bene.                                                                               
Quelle che ti aspettano con un sorriso quando rientri dal lavoro, che ti abbracciano forte e che condividono con te le cose
belle e le cose brutte della vita.                                                                                                                                 
La mia casa sei tu Hermione. Questa è la lezione più importante che ho imparato fino ad ora. Ho finalmente capito cosa
ti ostinavi a farmi capire per tenermi con te.


Il mio unico rimpianto è di averti lasciata a casa, da sola.                                                                                          
Dovevo portarti con me. Io ho capito che tu sei la mia casa ma, allo stesso tempo, ti ho privato della mia presenza per vivere
serenamente.                                                                                                                                      
Una parte di me spera che tu sia riuscita ad andare avanti, a trovare la tua casa nelle braccia di un uomo che ti ama, degno
della tua compagnia. Lenticchia, magari.                                                                                         
L’altra parte, quella che prende sempre il sopravvento quando si tratta di te, ovvero la parte del cuore, vorrebbe solo che tu
aspettassi me a braccia aperte. 
È un pensiero troppo egoistico anche per me e per la persona che sono diventata. Ti piacerebbe questa nuova persona.
Ogni  tanto il vecchio Draco ritorna, e capisco cosa vuol dire che l’erba cattiva non muore mai.
Non rinnego il mio passato. Ho fatto delle scelte sbagliate, è vero, ma senza quelle, non sarei diventato la persona che
sono ora e questa persona mi piace.                                                                                                                   
Vivo nella speranza di vederti presto. Non manca molto.                                                                                                       
Ti rivedrò amore mio, ti rivedrò.

                                                                          Tuo per sempre
                                                                                Draco
 
Un venticello leggero si alza e capisco che sto piangendo perché sento freddo sul viso. 
Draco ha accompagnato ogni mia parola con la sua voce, sapeva tutto a memoria. Ci ritroviamo abbracciati
ed io non voglio fare altro che stringerlo a me e respirare il suo profumo, che è rimasto lontano per troppo tempo.
Quando ci stacchiamo prendo il mazzo di cartoline. Ha visitato tutti gli stati in America, l’Europa e gran parte dell’Asia.
Cartoline da Parigi, Milano, Roma, New York, Hong Kong e tanti altri posti.

-Ti ho fatto tanto male, Hermione, non è vero?

Abbasso la testa alla sua affermazione. Quanto ho sofferto per la sua partenza? Tanto.

-Non amo parlare di quel periodo.

Speravo che capisse che non ne volevo parlare ma la testardaggine dev’essere una di quelle qualità comprese mentre
parlava dell’erba cattiva.

-Io devo sapere, Hermione. Solo sapendo i danni che ho provocato con la mia partenza potrò fare ammenda.

Lo guardo negli occhi, improvvisamente arrabbiata.

-Cosa vuoi sapere, Draco? Vuoi sapere di come sono stata male, non appena te ne sei andato? Di quanto ho sofferto?
Non dormivo più e facevo fatica a mangiare. I medici del San Mungo parlavano di depressione, ma io sapevo solo
che mi trovavo dentro a un tunnel da cui non riuscivo più ad uscire.
Mi volto dall’altra parte, non riesco a sopportare il suo sguardo tormentato.
Quando riprendo il discorso, lo faccio a voce bassa e lui si avvicina di più a me.

-Ho aspettato ogni giorno tue notizie, ma tu non ti sei mai fatto sentire. Avevi detto che saresti tornato, ma ogni giorno
che passava, vedevo sfumare questa possibilità. Ronald si è preso cura di me dopo che te ne sei andato. Lui mi ha
amato per tutto questo tempo e sai una cosa?

Lo guardo. A menzionare Ronald il suo sguardo si è fatto più cupo, quell’argento che ho sempre amato, si è fatto tempesta.
Aspetta che io continui ma voglio tenerlo sulle spine. Io ho aspettato cinque anni, lui può aspettare un paio di minuti.
Perché io ho già deciso.                                                                                                                                                                      
In fondo al mio cuore, in un angolino, pronto a scoppiare e a riprendersi il territorio che un tempo gli era appartenuto,
il mio amore per lui non aspetta che una cosa: il perdono. Ed io l’ho già fatto.

-Ronald mi ha detto che mi vuole vedere felice ed io posso essere felice solo con te Draco.
Ti ho amato per tutto questo tempo, per tutti questi anni, non ho mai smesso di farlo. Anche se lontano, la mia casa sei tu,
sei sempre stato tu.

Ci guardiamo e tutti i rumori scompaiono. Sento solo il suo cuore che batte forte sotto il palmo della mia mano.
Scandisce il silenzio, inesorabile, come la lancetta dei secondi dell’orologio appeso in cucina, ma stavolta,
invece di allontanarci, ci avvicina. Per sempre.
 
 
 
 
 
*È un viaggio che ognuno fa solo con sé perché non è che si va vicino, perché un destino non ha.                        
    Questa frase si può trovare nella canzone “Le vie dei colori” del grandissimo, oserei dire immenso,  Claudio Baglioni.
  
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