Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |      
Autore: lerosenoir    05/08/2011    0 recensioni
Quell'atmosfera che aleggiava così pesante,e due occhi verdi al di sotto del cappello osservavano quella scena quasi come se non fosse lì. Non volevano essere lì, ed erano terrorizzati dalla risposta che avrebbe dato l'uomo. Quell'ammasso di stracci, lasciò cadere la borsa della vecchia e come un fulmine sulle sue esili gambe corse fuori dall'iglù.Le grida dell'anziana, non servirono a riportarla sui suoi passi anzi sembrarono diventare sempre più pressanti . Ma non voleva sentire. Non voleva più vedere,perchè sapeva a cosa avrebbe assistito ed era così stufa di tutto ciò.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


1°) Vento di promesse


-----------------------------------------------------------

Lei sarebbe stata l'unica testimone, di quelle orme che ormai si susseguivano una
dopo l'altra e di quei fatti che portarono al silenzio a divenire coscenzioso compagno,
e alla memoria di non lasciar traccia di se, se non nei occhi di bambino. Quanti poterono
dire di aver visto quella figura ergersi nel bianco, e trascinarsi passo dopo passo quella
slitta ? Quanti poterono dire di aver visto lo stringersi di denti, e la fatica essere
allontanata per dar atto al corpo di non cedere al nulla e di portare a compimento il
proprio obiettivo?Nessuno. D'una figura tremolante che s'impegnava ad avanzare in quel
biancore, mentre lo sguardo continuava a cadere su d'un appallottolame di stracci appoggiato
sull'oscillare incessante d'una slitta. Non c'era rumore,e il senso poi di quell'unica testimone
ovvero la neve che dava d'infinito di certo non era di conforto alcuno ma riusciva ad incutere
un certo timore. Come una macchia d'inchiostro s'apri quel piccolo edificio composto di blocchi
di ghiaccio, e il fumo grigio che s'addensava verso l'alto grazie ad uno strano comignolo,
l'ingresso poi coperto da pelli di chissà quale creatura per trattenere un minimo di calore.
L'infinito aveva appena avuto una fine, e il viso squadrato d'una vecchia aveva fatto la sua
entrata in scena. Un viso gremito senza alcuna pietà dalle rughe,capelli bianchi come il latte
appena munto e occhi che solo a guardarli davano l'apparenza di portercisi infossare da quanto
erano neri. Non sembravano servire parole, solo gesti e niente di più. La figura infilò una mano
guantata al di sotto dei strati di pelliccia, e ne cavò fuori quel qualcosa che venne teso all'anziana
che subito senza alcuna premura s'avvicinò alla slitta e, si divertì ad osservare il cumulo di cenci.
Bastò un suo cenno del capo, per portare alla figura a chinarsi un poco e lasciare su quel miasma fatto
di stracci una catenina con due anelli dorati. Secondi,che passarono velocemente e i passi ripresero il
loro percorso mentre le orme sarebbero presto diventate parte integrante del bianco, perchè nel frattempo
la neve aveva ripreso a cadere. La figura ricoperta di pelli, si voltò solo una volta e sembrò
che nell'aria non vi fosse più silenzio ma parole che riempirono il nulla di promesse.


"Ditele che un giorno tornerò"

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------


Quando la neve lasciava il passo al tepore della fioca primavera l'infinito si riempiva di vita e
assuefatto di essa s'abbracciava ad un vento di speranze. Dal bianco facevano capolino sterpaglie,
e altri edifici s'univano a rendere l'ambiente meno assolato e più consono all'animarsi di volti. Hel ,
la vecchia oscillando e lamentandosi per i suoi acciacchi era abituata a spingersi oltre il bianco
intraprendendo un viaggio di giorni, e giorni per via del proprio ruolo per arrivare sino a dove i
germogli decidevano di spuntare. Tutti credevano che fosse vecchia da una vita, o che fosse semplicemente
nata così perchè nessuno sapeva che sotto tutte quelle rughe ancora palpitasse un cuore di giovane.
Nessuno osava porle domande, si che infondo lei s'occupava di quel che era necessario per poter sopravvivere
e che cuore avesse nulla importava ad alcuno se non della carne di balena che lei si prendeva come compenso,
o altre volte per chi non aveva nulla da dare in fonte di cibo si passava alle pellicce per la quale la vecchia
sembrava davvero avere un debole. Infondo erano utili per quando il grande inverno senza farsi annunciare arrivava,
e un paio di pellicce in più strette al corpo durante le lunghe notti si potevano considerare come una possibilità
in più di sopravvivenza, chi mai avrebbe osato contraddire l'anziana su questo. Nessuno. Come nessuno
si chiedeva perchè avesse tirato su il suo iglù passi, e passi lontano dalla comunità. Nessuno, voleva
sapere o forse aveva timore di quello strano personaggio che senza indugio svolgeva i suoi compiti senza
paura e con professionalità. E allora, si chiudevano gli occhi su tutto e si lasciavano scivolare
via nel dimenticatoio i dubbi. Quando la vecchia faceva la sua comparsa era atto aprirle l'ingresso,
e preparare l'esterno per l'accensione d'un futuro fuoco.Quel mattino le venne aperto l'ingresso, e le foglie
con gli arbusti secchi erano già pronti. L'anziana donna prima di entrare si tolse il cappello di pelliccia,
flettè un poco la schiena e avanzò con decisione. L'uomo trattenè ancora per un poco le pelli dell'ingresso,
ma notò solo dopo quella nuova presenza che senza guardarlo mai in faccia scivolò all'interno. I suoi movimenti
erano accompagnati dal suono di campanellini, e forse la causa era la cavigliera che oscillava di continuo al suo
piede sinistro con ostinazione. Provò a studiarne i lineamenti, ma lei tirò ancora più giù il suo cappello di cui
sembrava non volersi privare. Non riusciva a comprenderne il sesso, tanto che stentava persino a mostrare il viso
ma la vide arrancare a fianco dell'anziana, mantenendo una certa distanza da essa. Non era vestita di pelli
come l'altra, e la sua pelle non era caucasica come la loro ma sembrava così nivea, quando allungò la mano
in direzione dell'anziana per passarle la giusta strumentazione potè constatare la magrezza dei suoi arti
e i calli sulle dita dovute forse al continuo lavoro. La vecchia Hel, impegnata a constatare che lo stato della
gestante moglie del cliente fosse in salute, e s'accorse sin da subito dell'attenzione che l'uomo prestava a
quella presenza. Subito le labbra si mossero, e la voce gracchiante potè arrivare all'orecchio di tutti.


- La vostra donna ha già dato alla luce ben tre marmocchi, e ora ne sta per scodellare
un quarto non voglio sapere dove lo metterete visto che vivete in un bugigattolo e non sono affari
che mi riguardano , ma lei - indicando la paziente - non ha più l'età adatta per affrontare un parto.
Lei ci rischia la pelle, caro mio.

La franchezza della vecchia colse l'uomo di sopresa, e non solo. Distolse lo sguardo dal quarto incomodo,
e l'attenzione potè tornare totalmente su di lei e la moglie.

-Cosa?

L'anziana incrociò le braccia davanti al seno, per chinare infine il capo. Gli occhi color pece si socchiusero così da dare
atto al silenzio di introdursi all'interno dell'abitazione, e d'appropriarsi al coltempo d'un poco per riflettere.
Ma quando le palpebre si risollevarono, per porsi sull'uomo la voce non sembrò tremare minimante, anzi si dimostrò più decisa che mai.

- Dovete scegliere è facile. O vostro figlio, o vostra moglie.

-------------------------------------------------------------------------------------------------


Stavolta nessuno riuscì ad aprire bocca. La partoriente, tese una mano in direzione del marito per appoggiare le dita al
di sopra della sua spalla. Quell'atmosfera che aleggiava così pesante,e due occhi verdi al di sotto del cappello
osservavano quella scena quasi come se non fosse lì. Non volevano essere lì, ed erano terrorizzati dalla risposta
che avrebbe dato l'uomo. Quell'ammasso di stracci, lasciò cadere la borsa della vecchia e come un fulmine sulle
sue esili gambe corse fuori dall'iglù.Le grida dell'anziana, non servirono a riportarla sui suoi passi anzi
sembrarono diventare sempre più pressanti . Ma non voleva sentire. Non voleva più vedere,perchè sapeva a
cosa avrebbe assistito ed era così stufa di tutto ciò. Era stata Hel ad insistere che la accompagnasse nel
suo lavoro, perchè era giusto che facesse anche lei la sua parte. Ma era lei a lavare e a far bollire i suoi
strumenti,che al suo ritorno avevano sempre quell'odore di rame che le faceva storcere le viscere. E poi quel
colore così intenso,che solitamente vedeva solo quando doveva ripulire qualche pesce. La vecchia lo chiamava Rosso,
ma non sembrava una parola tanto dolce a pronunciarsi e non le piaceva. Si lasciò ricadere con la schiena contro
il ghiaccio della struttura di quel piccolo edificio, e le braccia trattennero al seno ancora acerbo le ginocchia.
Era lei, che durante il disgelo s'introduceva sotto il bianco per scavare e andare a ricercare le erbe per i decotti.
Era lei che rischiava, che il bianco le crollasse addosso e che non avrebbe potuto più riemergere. Ma forse alla
vecchia Hell non bastava. No, a lei non bastava mai quel che faceva. Le palpebre si chiusero, e il buio auto -indotto
che calò fu così rilassante. Le mani che scesero al di sotto dei stracci, per far chiudere le dita attorno a quei
due anelli dorati. Ogni volta che era triste,per darsi coraggio si affidava a loro. Le dita si chiusero con così
tanta forza, che la pelle nivea delle nocche si tinse di rosso. Strinse, e strinse per sperare di sparire da lì
come il più delle volte faceva ma come il più delle volte non accadeva. Nemmeno il tempo di sospirare, e di stringere
i denti che si tirò sù a forza. Mosse pochi passi, che la portarono davanti ad un barile pieno d'acqua ormai bella che
congelata per via del freddo notturno. Lì riuscì indistintamente a vedere il proprio riflesso, e quella ragazzina
che la guardava proprio non le andava giù. I capelli neri scivolarono via dal cappellaccio, e arrivarono a sfiorarle
il fondoschiena. Il risultato della tintura della vecchia era proprio andato letteralmente, a farsi benedire perchè
si le ciocche erano nere come lei voleva e come doveva essere, ma dalla metà sino alla radice il bianco aveva ripreso
ad essere visibile. E quel colore, no non andava proprio bene. Non era adatto ad una come lei. Il Bianco era per la neve.
Il bianco era per l'infinito. Il bianco era per il silenzio. Il bianco era purezza. Ma non per lei. Non per Hell. Così
per non far gettare sguardi sulla sua persona, usava uno dei suoi decotti per tingerle i capelli di nero come quelli di
tutti. Già c'era la sua pelle troppo chiara a farsi notare troppo e non voleva che tutto ciò portasse guai.
Stava già arrendendosi all'idea di quante glie ne avrebbe date la vecchia appena fosse uscita, che un rumore la fece
sobbalzare. Sentì il cuore in gola, quando s'accompagnò anche la voce di qualcuno. Le ciglia si sollevarono, e gli occhi
puntarono sulla figura minuta d'un ragazzino. Si guardarono entrambi per un po', ma solo dopo qualche minuto lei si ricordò
dei capelli e subito tentò di nasconderli al di sotto del cappello. Il bambino riaprì di nuovo bocca, e lei potè
appurare che ce la avesse proprio con lei.

-Sei qui anche tu per festeggiare con noi l'arrivo di mio fratello ?

con quel tono così ingenuo, e così affettato. Quel bambino all'incirca della sua età, che la osservava con i suoi
occhi leggermente a mandorla e con le fossete di chi ancora sà sorridere.Lei scosse il capo,e semplicemente tornò
a rannicchiarsi. Ma il ragazzino sembrò non demordere.

-E' una bella cosa, una nascita. No ? Se non sei qui per questo, allora perchè sei qui? Non ti piace festeggiare?
Mio padre accenderà il fuoco, e poi arrostiremo la carne. La mangeremo tutti assieme, sarà divertente e lui racconterà
la storia della Terra del Sole. Mi piace tanto quella storia, mio padre dice che è vero che è al di là del grande Bianco
c'è una terra dove crescono ovunque alberi, e c'è tanta selvaggina. Dice sempre che li non si soffre il freddo, ma il caldo
e che c'è sempre il cibo in tavola.

con quella voce dal sapore di miele, e il sorriso che s'allargava prese posto proprio accanto a lei che continuava rimanersene
in silenzio. Provava a non guardarlo direttamente, e i suoi occhi puntavano costantemente l'ammasso biancastro di neve.
Quel racconto così astruso poi.

- Deve essere bella una terra simile. Mio padre mi ha promesso che mi ci porterà,non appena mio fratello sarà nato
perchè quella terra esiste davvero e lì noi saremo sempre felici. Immaginati di avere sempre lo stomaco pieno,
e di non sentire mai il morso della fame. Immagina, un luogo dove puoi farti il bagno senza rischiare di congelarti.
E immagina, di sentire il calore del sole e non tanto freddo. Insomma, si potrebbe essere più felice di me?
Presto ci sarà mio fratello, che è già un grande dono e poi potrò vedere la Terra del Sole. Ma tu hai perso, la lingua?
Se vuoi dico a mio padre se puoi venire con noi.

E' lì che gli occhi azzurri sembrarono avere un guizzo di vita, rivolgendosi sul coetaneo. Era sorpresa davanti a
quelle parole e le labbra le tremarono, quando si decise a parlare.

- Davvero ?
Dal canto suo il bambino sembrò meravigliarsi, si strinse nelle spalle e annuì con naturalezza.Tese la mano verso
la sua, e provò ad unire il mignolo con il suo. Non capiva cosa stesse facendo, ma poi quando il coetaneo si prese
la briga d'aprir bocca tutto fù chiaro.

-Io Lyar , ti prometto che andremo insieme alla Terra del Sole.

Con solennità, si susseguì quella situazione che se da prima decadeva nella tristezza e la paura più assoluta ora
si perdeva in un sorriso di bimbo. Non sapeva cosa dire, ma fù l'urlo della donna all'interno dell'iglù a parlare per
lei, e la mano insanguinata che la scostò via da Lyar mentre la voce gracchiante la intimò di seguirla.

- Andiamo Senz'anima, qui abbiamo finito. Tieni questo, dovrai buttarlo via e smettila di ciarlare con quel moccioso,
sai bene che a casa ti aspettano e saranno anche tante.

Venne tirata via, il secchio ricolmo di liquido rosso stretto tra le mani e coperto da un semplice panno. L'odore di rame,
che le solleticava il naso e le interiora che volevano uscirsene fuori per gridare pietà. Tutto ciò aveva il suo significato.
E lei sapeva. Non osò guardare Lyar, non dopo quello che era accaduto dentro l' Iglù. Non c'erano neppure le urla della donna,
erano cessate poco prima che la vecchia Hel uscisse. C'era solo un uomo in lacrime, e quella bambina che osò rispondere
all'anziana prima di essere trascinata via con un.

- Mi chiamo Sol non Senz'anima


-------------------------------------------------------------------------------------------------

-------------------------------------------------------------------------------------------------
E' da un po' che non oso mettere mano alla tastiera per scrivere un racconto. Svariati anni sono passati, o anche di più ma
c'è un perché : la paura. Mi sono sempre limitata a tenere per me quel che scrivevo, senza nemmeno far dare un occhiata
ai miei cari o ai miei amici per il motivo che ero terrorizzata dal loro giudizio. Ogni volta, che io scrivo non riesco ad essere
così obiettiva da non mettere parte di me nelle parole o nelle descrizioni. Ogni frase è vissuta, come se fossi li. Ogni verso, ogni
lettera e ogni sensazione è come se fossero parte di me. Così mentre io scrivo, metto un pezzo di cuore e per una volta ho deciso
di offrirlo ad altri occhi che non fossero i miei. Non so' , forse per provare a crescere un poco insieme alla protagonista affrontando
sia le sue paure che le mie. E spero, che con questo racconto e i prossimi capitoli qualcosa rimanga anche a voi. In voi.


Piccola Postilla : Se noterete qualche errore di battitura, perdonate me e il mio pc ma non siamo in possesso di office con il caro vecchio
errata corrige ma Word Pad

Ora tirate fuori le unghie, e i denti : criticate senza pietà!
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: lerosenoir