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Autore: Terminal Dogma    23/02/2004    5 recensioni
Salve a tutti ^^, mi chiamo Alessandro e sono al mio debutto nel mondo delle FanFiction. Ho deciso di pubblicare questa Fic su NGE, anime che adoro, per cercare si supplire alla brevità di questo splendido Anime. La storia si propone di riprendere lo svolgersi degli eventi a partire dall'episodio 24, da qui in poi... Spero possiate trovarla di vostro gradimento. Ah, e commentate numerosi!! ~_o
Genere: Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NEON GENESIS

NEON GENESIS
EVANGELION

M         u         s         t                  G         o                  O         n

 

 

 

 

Episode 25

 

- Nuovo episodio 25 -

 

Per lungo tempo si era abbandonato ai suoi sensi.

Non avrebbe saputo stabilire da quanto tempo fosse così.

Steso con Shinji sul letto, il Dat-player era in funzione, ma le cuffie poggiavano sul suo petto. Shinji se ne stava chiuso in camera. Buio pesto. Si sentiva solo.

Aveva imparato a conoscere la solitudine molto tempo prima, sapeva che non era piacevole, ma credeva di esserci abituato. Invece, tante cose erano successe dall’ultima volta che poteva dirsi di sentirsi solo per davvero. Il suo arrivo a NeoTokyo 3. Gli angeli. Gli Eva. Misato. Rei. Asuka. Kaworu...

Già, Kaworu...L’aveva ucciso lui. L’unica persona che fosse mai riuscita a capirlo davvero. Un angelo. Gli era stato ordinato di ucciderlo. E lo uccise. Si chiedeva ancora dove avesse trovato la forza di farlo. Nei giorni seguenti, si convinse che fosse stato lo stesso Kaworu, a dargliela. Per tutti, lui non aveva colpa. Lui uccideva angeli.

Sospirando, Shinji spostò con un movimento brusco le cuffie del Dat-player, e si alzò dal letto. Uscito dalla stanza, fece per andare in cucina, da dove filtrava la tiepida luce del tramonto. Ma si fermò. Poteva sentire un lamento non nuovo. Con calma, si diresse nella stanza del maggiore. Si avvicinò con cautela, ma con una certa disinvoltura: purtroppo, non era la prima volta che succedeva. Shinji aprì lentamente la porta della stanza. Di solito si fermava ad osservare il pavimento, dallo spiraglio che si creava. Certe volte, non c’era più di qualche centimetro di spazio fra una latta di birra e un’altra. Ora però era concentrato sui lamenti di Misato. Erano cessati. Doveva essersi accorta della sua presenza.

“Signorina Misato…”

“…….”

“Va tutto bene?”

“Si…Si, sono solo un po’ stanca…”

“…Non dica sciocchezze. Io entro”.

E prima che Misato potesse dissuaderlo dalle sue intenzioni, Shinji aveva già aperto la porta, accompagnato da un rumore infernale di lattine vuote di Yebisu che rotolavano ovunque.

“Forse dovrei decidermi a mettere in ordine…” fu il commento della donna.

Misato accolse Shinji con un sorriso forzato sulle labbra. Il ragazzo la osservò, compassionevole. Indossava la solita canottiera, quella che gli aveva visto indosso un migliaio di volte, quando erano soli in casa, oltre ad un paio di pantaloncini corti blu. Dava le spalle alla scrivania, con le gambe incrociate. Fra le lattine, spuntava la stessa segreteria telefonica che Shinji le aveva visto tenere in mano, fra le lacrime, molte volte ancora. E in effetti, Shinji notò che la faccia di lei era arrossata. Come se avesse pianto fino ad un attimo prima.

Sentendosi osservata, Misato prese di nuovo la parola.

“…Pensi che sia una perfetta deficiente, vero?”

“No. Penso solo che stia soffrendo ancora. Mi spiace”.

Shinji era tremendamente freddo nei sui discorsi, da un po’ di tempo, più di quanto non avrebbe voluto. Forse si sarebbe dovuto sforzare di essere più gentile, ma non ci riusciva più.

“Mi scusi se le dico questo…Non mi fraintenda…Però credo che dovrebbe farsene una ragione…”

Seppure non conoscesse molto bene il signor Kaji, quell’uomo gli aveva fatto subito una buona impressione. Sempre allegro, molto intelligente e scaltro. Era questa l’opinione che si era fatto di lui; capiva perfettamente perché Asuka si fosse presa una cotta per quell’uomo. Gli spiacque per la sua morte. Ma si sentiva in colpa soprattutto per come si comportò quando lo seppe.

Se fosse stato più vicino al maggiore, ora forse non sarebbero arrivati a quel punto.

……”

“Non può continuare così. Dobbiamo trovare il coraggio di andare avanti…”

Misato continuava a rimanere in silenzio. Raccolta una lattina schiacciata di Yebisu, la donna cominciò a ruotarla nervosamente fra le dita.

“Non si reca nemmeno più alla Nerv…”

“D’altra parte, sono in congedo fino a nuovi ordini. Non c’è motivo per cui mi dovrei recare lì…E poi, mi sembra che anche tu non esca più di casa…”

“Per andare dove? NeoTokio 3 non esiste più, ormai…”

“Appunto. Non esiste più. Ho perso, Shinji. Ormai non ho più nulla per cui lottare. Nulla…”

Mano a mano che continuava a parlare, la sua voce diventava sempre più fioca, finchè non ruppe in un principio di pianto. Coprendo parzialmente il volto con una mano, chiese a Shinji di uscire dalla stanza.

Shinji abbassò lo sguardo. Sentiva di dover fare qualcosa. Forse avrebbe dovuto avvicinarsi, forse avrebbe dovuto abbracciarla. Farsi coraggio a vicenda. Però, si sentiva terribilmente a disagio solo a pensarlo. Aveva una paura innaturale, lo sapeva bene, del contatto fisico con le altre persone. E in più di un’occasione questo suo difetto gli aveva dato dei fastidi. Pura, semplice codardia, pensava. L’avrebbe dovuto fare.

Invece tutto quel che fece, tenendo sempre lo sguardo basso sul pavimento cosparso di latta, come per timore che, incrociando gli occhi di Misato, sarebbe stato costretto davvero a fare qualcosa, fu dire: “Si.Tornerò fra un po’, per pulire…” e uscire dalla stanza di Misato, richiudendosi la porta alle spalle.

Era fuori. Si appoggiò alla porta, come se avesse fatto chissà quale sforzo sovrumano, e di lì a breve ricominciarono i lamenti.

Di nuovo solo, pensò…

 

*   *   *   *

 

Le immagini continuavano a scorrere incessanti sul monitor principale.

Era tuttavia troppo impegnato a riflettere per porvi l’attenzione necessaria. Le osservava solo distrattamente. Accanto a lui, come un monolite, si ergeva un altrettanto pensante Fuyutsuki.

Riflettevano entrambi sulla stessa cosa.

“Non ci hanno ancora contattato…” Fu proprio Kozo a rompere il silenzio.

“Sono passate due settimane dall’eliminazione del diciassettesimo angelo. E’ evidente che non si fidano più di noi, o non avrebbero manato qui da noi la loro chiave per il Third Impact…Sacrificandola”.

Le immagini continuavano a susseguirsi sul monitor. Erano correlate di dati, statistiche, informazioni che per il Comandante Ikari avevano, in quel momento, scarso valore. Le immagini gli erano poi già note. Il monitor era arrivato a visualizzare Ramiel, il quinto angelo.

“Non credo fosse nei loro piani il sacrificio del Fifth Children. Dovrebbero ancora essere in grado di causare tranquillamente il Third Impact, comunque. Che stanno aspettando?”

“Sono d’accordo. I vecchi della Seele stanno perdendo tempo. Apparentemente senza motivo”.

Però è necessario mettersi in contatto con loro…”. E così dicendo, Fuyutsuki si mise a osservare Gendo. In effetti le perplessità dell’anziano vice della Nerv non derivavano tanto dal fatto che la Seele non si fosse mesa in contatto con loro, quanto dal fatto che nemmeno il potente comandante della Nerv si fosse ancora messo in contatto con l’organizzazione di Keel. Forse, pensava Kozo, c’è il timore di procedere? Possibile che proprio ora che tutto era pronto, mancasse il coraggio di compiere il passo definitivo?

Gendo fece per alzarsi, da dietro la scrivania, e dopo una breve passeggiata si trovava ad osservare il Ponte di comando. Kozo glie lo aveva visto fare altre volte, prima di allora, e di solito lo faceva prima di prendere delle decisioni importanti. E infatti:

“Domani sarò io stesso a contattare i vecchi. Gradirei la tua presenza…”.

Kozo fu leggermente turbato dalla risposta di Gendo. Di rado aveva partecipato alle riunioni con la Seele, proprio per volere del comandante Ikari. Ma se ora gli chiedeva il suo appoggio, pensava Kozo, era perché ne aveva bisogno. Sarebbe dunque stata una riunione così importante da richiedere il suo contibuto?

Scorrevano implacabili sul monitor, ormai ignorato, le immagini e i dati, che ora erano quelle relative a Zuriel.

 

*   *   *   *

  

Quella mattina Shinji si era svegliato presto. Si era ripromesso di ripulire la stanza del maggiore, confidando nel fatto che stesse dormendo. Voleva farle capire a modo suo che gli era vicino.

Però non riesco a farlo come vorrei…”.

Ora Shinji era in un’altra stanza. Alla Nerv. Nel pomeriggio aveva in programma i soliti test di sincronia, sebbene non glie ne importasse più nulla. E d’altra parte, dopo lo scontro con Kaworu, i suoi stessi livelli erano andati in ribasso. Sedeva su di una sedia, attendendo pazientemente che lo convocassero. Nonostante mancasse ancora un po’ di tempo, aveva già indossato il Plug suit. La osservò di nuovo. Ormai vederla così inerme non gli faceva più effetto. Solo, provava una certa malinconia nel ricordarla com’era prima. L’aveva vista, in un modo o nell’altro, cedere negli ultimi tempi. E anche per lei non aveva saputo fare niente, se non stare a guardare.

Le parlava molto. Era diventata un’abitudine, almeno tre-quattro volte alla settimana le faceva visita. Le raccontava quello che succedeva, anche se ormai non succedeva più nulla di interessante, o ancor meno di piacevole.

“Misato non si è ancora ripresa, ma d’altro canto non posso biasimarla. Ha sofferto molto”.

Si voltò a guardarla. Ogni volta si sforzava per non crederla morta. Con quell’espressione sul volto, perfetta e imperturbabile come scolpita su un blocco di marmo, non poteva che fargli quell’effetto. Crederla morta.

“Vorrei tento sapere se mi senti. Solo questo” disse Shinji, con una punta di mesta tristezza nella voce per le condizioni della compagna.

E poi, quel flash che irrompe nella sua memoria per riportare alla luce un ricordo un po’ sbiadito, ma ancora recente…

 

*   *   *   *

 

“ NO!! Non è possibile!!”

La sua voce era corrotta dall’amarezza. Accasciata su un fianco contro il tavolo della cucina, Asuka sembrava logorarsi sempre più, durante gli interminabili attimi passati in silenzio, in preda allo sgomento per quella rivelazione che cercava con tutte le sue forze di reprimere, al punto che le gambe cominciavano a tremarle, a piegarsi, a cedere, senza però che se ne rendesse completamente conto.

“Il signor Kaji non c’è più!”

Sul momento, Shinji non poté che provare pietà per la ragazza, ma non fu che per un attimo.

Riusciva a sentire la tensione a fior di pelle, l’aria che respirava a forza nei polmoni diventare pesante… Quando poi un nervo della mano destra cominciò a pulsargli aritmicamente sul palmo, non ebbe più dubbi su ciò che gli stava suo malgrado capitando.

Paradossalmente, Cominciò a montare in lui il sentimento tanto odiato della rabbia.

Il volto della ragazza era parzialmente coperto da un ciuffo di rossi capelli andato fuori posto, e Shinji poteva solo intuirne la figura amareggiata. Mentre si alzava di nuovo in piedi, cingendosi la vita con un braccio e poggiandosi al tavolo con la mano libera, si pronunciò con una tale freddezza che Shinji si sentì rinnovare il sentimento d‘ira che in quel momento gli pervadeva lo spirito.

“Non è vero. Mi stai mentendo.”

Dopo un breve momento di silenzio dei due, la reazione di Shinji scoppiò incontrollata; mentre scuoteva nervosamente il braccio, infastidito dalla sgradevole sensazione della vena pulsante sulla sua mano, lasciò esplodere tutta la rabbia che sentiva, nell’assistere a quella scena, non capace di decidere da cosa potesse dipendere tanta rabbia; se per colpa dei loro modi distaccati data la situazione, se per semplice insofferenza accumulata in episodi passati o per altro. Ad ogni modo, mentre le parole gli scorrevano fuori dalla bocca, sentiva che non gli importava, come se potesse giustificare i motivi pur sentendosi pienamente convinto dalla reazione, offuscato dalla rabbia…

Ma è vero! Il signor Kaji è morto, hai capito? E’ Morto!!”

Aveva alzato la voce, ma era sorpreso di vedere che la sua reazione non era stata così furiosa come si aspettava. Si sentiva ancora infuriato, ma almeno quella cosa sulla mano aveva smesso di fremere.

Shinji osservò la reazione di Asuka a quella sorta di sfuriata che aveva ricevuto. Con un certo timore, il ragazzo controllò poi con più attenzione l’espressione sul volto di lei. I lineamenti si erano fatti più duri, già quando si stava rialzando appoggiata al tavolo, ma solo allora lui arrivò a farci caso. Quell’espressione tesa non prometteva nulla di buono, e mentre Asuka si avvicinava con passi tesi e tremendamente rapidi, Shinji riuscì solo a pensare di essersi spinto troppo in là…

e da lì in poi i ricordi cominciavano ad essere confusi, qunado gli eventi cominciarono a susseguirsi rapidamente: un forte colpo ricevuto in pieno volto, mentre perdeva l’equilibrio urtando una caffettiera poggiata sul ripiano della cucina, rovesciandone lo scuro nettare sui pantaloni, le parole concitate che Asuka continuava a dirgil, ma di cui non riusciva a capire il significato, offuscato nella ragione da rabbia, paura e altri sentimenti confusi che nemmeno lui credeva di conoscere, un forte sbattere di porta, e poi una frase…

 

*   *   *   *

 

“IO TI ODIO!! VI ODIO TUTTI!!”

Chiudendo gli occhi, e ripensando a quelle scene, quella era la prima cosa che gli veniva di pensare, e ogni volta che lo faceva si stupiva di quanto quelle parole fossero ancora vivide nella sua mente, e specialmente di come avessero lo stesso sgradevole effetto della prima volta che le sentì pronunciare.

Dapprima, un lieve sobbalzo, come un urto, da dentro, che gli si infilava sotto la pelle, percorrendogli le braccia, e arrivando poi a chiudergli lo stomaco. Il tutto in pochi istanti.

Guardandola di nuovo non poté che sentirsi una canaglia. All’epoca dei fatti, l’unica cosa che seppe fare, tanto per non smentirsi, fu per se stesso.

Fuggire.

Gli veniva schifosamente facile, considerando che faceva di tutto per non farlo.

Abbandonare l’appartamento, ecco cosa si suggerì, come per mettere in salvo un orgoglio tanto ferito che ormai pensava non essergli sopravvissuto. Ma aveva davvero scelto il momento peggiore per pensare all’orgoglio, perché adesso Asuka stava sdraiata su un lettino asettico da ospedale, in coma, a pochi centimetri da lui. Era andato da lei a cercare conforto, senza badare al fatto che in quel momento di conforto aveva più bisogno lei; e se ne avesse dubitato, c’erano sempre i fatti a ricordargli l’amara verità. Ogni volta che la vedeva, sentiva il tanto compianto “orgoglio” sbriciolarsi, come potesse udirne alle sue spalle il silenzioso rumore dei pezzi che franavano al suolo…

“Non voglio avere questo come suo ultimo ricordo. Non voglio…”

A fare certi pensieri, e specie a dire certe parole, Shinji sentiva di rischiare di cedere al dolore, pensò così di riposare un momento, stendendosi come meglio poteva, stirando le gambe e buttandosi le braccia dietro, a fare compagnia allo schienale di quella scomoda seggiola.

Non che lo fosse, scomoda, ma gli dava quest’impressione.

Passò così i seguenti cinque minuti, assorto in pensieri inconcludenti ed amare considerazioni. E nulla si sarebbe aspettato di più, conciliato da un tale stato, che non di avere un altro flashback, che però sembrò entrargli da fuori, nella mente, tanto fu breve il momento in cui lo rivide… Una sottile nebbiolina, un rumore soffice di acqua frangersi ritmicamente al suolo, tutt’intorno a lui. E poi quei capelli argentei, quegli occhi splendenti che aveva visto tanto simili in Rei, eppure nel contempo così diametralmente opposti da quelli della ragazza… Come se i suoi sprigionassero vita in qualsiasi cosa su cui si posassero, e in quel momento guardavano lui… e poi quella voce, calda e rassicurante, che gli rammentava, nuovamente, di guardare in faccia la triste realtà.

 

Stai strenuamente evitando il contatto di primo grado, direi. Tu hai paura di toccare il tuo prossimo?”

 

Nel momento in cui quelle parole di Kaworu gli tornarono in mente, si sentì sorpreso. Non tanto dal fatto che avesse pensato a lui, era una cosa che tutto sommato gli capitava spesso, in quel periodo. Nemmeno dall’effetto rassicurante che aveva il ricordo della sua voce, lì dove le parole crude di Asuka avevano effetto opposto. Sì sorprese invece che quelle parole, che già altre volte aveva riascoltato nella sua mente, ora prendessero un significato leggermente diverso, ma importante.

In quell’unica occasione, gli parvero parole pronunciate come consiglio, non come rammarico.

Gli occhi di Shinji tornarono a posarsi sulla Asuka inerme, tornando a sedersi di fronte a lei, turbato da una nuova, folle utopia. Che un suo semplice tocco, una stretta alla sua mano, potesse magicamente riportarle la Asuka tremenda che tanto odiava e stimava al tempo stesso.

D’altra parte, dovette considerare che in tutto quel tempo che le faceva visita, non si era mai permesso di sfiorarla neanche una volta.

“Sebbene sia in questo stato, le insormontabili Mura di Gerico devono ancora intimidirmi parecchio.

A quella considerazione Shinji sentì un piccolo ma significativo sorriso trovare la strada per le sue labbra.

Va bene, adesso lo faccio…”

La sua mano si mosse veloce fin sopra il letto, poco sopra a dove riposava una delle mani della ragazza. Quando volle provare il “contatto”, però, i lineamenti duri di quel viso morto gli appesantirono la mano, che ben più lentamente di come si fosse avvicinata andò a posarsi sul bordo del letto, poco distante dalla mano di lei. Inconsapevolmente, i suoi muscoli si stavano irrigidendo, come se dovessero provare a confrontarsi con qualche legge fisica della fisica. Deglutì appena, e poi mosse la mano di nuovo…

 

Il suono di un’ECG che prima percepiva appena ora si era fatto più forte, nel buio. Fu sorpreso di aver chiuso gli occhi. Nel riaprirli, trovò comunque uno spettacolo rincuorante. Il suono freddo della macchina impegnata a misurare le pulsioni cardiache era tornato un rumore di fondo, lasciando il posto all’immagine della sua mano, stretta, attorno a quella di Asuka. Il calore della mano della ragazza ebbe un effetto decisamente positivo, più di quanto non potesse sperare, al punto che gli venne spontaneo darle una stretta ancora più forte, quasi a voler cercare un’emozione ancora maggiore. In quel momento notò che il proprio cuore gli batteva al ritmo della macchina posta lì affianco

 

*   *   *   *

 

Restò così per qualche minuto, silenzioso, semplicemente tenendole la mano, e guardandole il volto che gli appariva molto più disteso. Il rumoroso ascensore da carico lo stava adesso sollevando al di sopra del GeoFront, l’unica cosa a non essere cambiata dopo l’esplosione di quell’incredibile angelo che nella sua mente aveva ribattezzato “Aureola”. Sarebbe riemerso poco fuori dalla quel che restava di Neo Tokyo 3, vicino ad una fermata di un’improvvisata piccola rete di pullman, che si limitavano però a collegare dei punti di emersione dalla base ad alcuni edifici fuori città. Già sapeva che una volta fuori sarebbe stato accolto dall’assordante rumore delle pompe che, poco dopo la sua battaglia con Kaworu, avevano cominciato l’immane opera di svuotare l’enorme lago artificiale che era venuto a crearsi al posto della sua città adottiva, lavorando tutto il giorno e spesso anche di notte. Prima dell’inizio dei lavori, Misato veniva spesso da quelle parti, verso sera, “ad osservare un po’ le acque, e a vedere quante volte riuscirò a far rimbalzare il prossimo sasso sul pelo dell’acqua, prima che si abissi”, diceva. Da quando avevano iniziato con le pompe, però, il Maggiore aveva rinunciato anche a quel piccolo svago, e nelle ultime due settimane si era ridotta in quello stato pietoso. Tuttavia, mentre Shinji raggiungeva il piccolo mezzo alla fermata, non riusciva a rattristarsi. L’impressione che Asuka, a un certo punto, avesse ricambiato la stretta, era ancora molto vivida.

 

*   *   *   *

 

La porta si aprì, con quel soffice rumore meccanico che distingueva le porte automatiche. Abbassando la mano con cui teneva la propria scheda magnetica, Shinji varcò velocemente la soglia di casa.

“Sono tornato.

L’appartamento era buio, e apparentemente vuoto. Il fresco della sera era una mera consolazione, confrontato con il caldo assurdo di quei giorni. Tuttavia, l’atmosfera cupa di quel posto gli impediva anche solo di pensare a rilassarsi.

Tolse le scarpe all’ingresso, poggiò la scheda su un tavolo in soggiorno e si diresse nella stanza di Misato, seguendo il copione non scritto cui suo malgrado si era abituato rapidamente a ripetere quasi ogni giorno. La prima cosa che sentì fu un sordo suono di latta cozzare contro qualcosa. Evidentemente, si stava concedendo l’ennesima birra. Se non avesse avuto quella strepitosa resistenza agli alcolici, probabilmente sarebbe stata ubriaca tutto il santo giorno, tutti i giorni. Bussò poi delicatamente alla porta.

“Signorina Misato. Io sono tornato.”

“Ho, ciao Shinji. Non ti avevo sentito arrivare…”

Entrando, notò subito la fonte del rumore di poco prima. In un angolo della stanza, sparpagliate, notò molte lattine vuote di Yebisu, che ora erano solo buone per tappezzare il pavimento della stanza. L’ambiente era sempre lo stesso: chiuso, con l’aria ormai pesante e lievemente maleodorante, che poteva contare come unica fonte d’illuminazione quella della spia rossa della segreteria, che irradiava ben poca luce nella stanza. Il Maggiore lasciava sempre meno quella stanza, per andare in cucina a vedere se era rimasta qualche lattina di birra che gl’era sfuggita, oppure per rispondere alle telefonate di un qualche uomo-con-la-giacca-scura che chiamava dalla Nerv e la informava sui progressi di una qualche attività, o sui tassi di sincronia del suo coinquilino. Ormai i rapporti sociali della donna si erano ridotti solo a quello, oltre che alla compagnia di Shinji. Mangiava anche sempre meno, e si vedeva. Ormai temeva che si sarebbe lasciata morire, in quella stanza.

La donna sorrideva, ma aveva il volto teso. La canottiera che indossava era ancora madida di sudore, a testimoniare quanto avesse fatto caldo durante la giornata, specie in quello stanzino maleodorante.

“Allora, oggi com’è andata? Qualche progresso??”

“No. I miei tassi sono fermi. Almeno hanno smesso un po’ di calare.

“Uh. E Asuka?”

Fu infastidito da quella domanda. Le uniche volte che gli chiedeva notizie della Second Children, ebbe a notare, era subito dopo essersi informata dei suoi progressi con i tassi di sincronia. Come a voler sottintendere una relazione fra i due fatti. Shinji d’altra parte non negava che centrassero anche le condizioni della ragazza, ma non tollerava che Misato potesse sentenziare così che dipendessero solo da questo. Aveva ricevuto così tanti colpi in così poco tempo: Rei, la lite con Asuka, il suo coma, il ragazzo angelo… E se avesse aperto gli occhi, la donna avrebbe forse capito che questa regressione di Shinji in parte era anche colpa sua, del suo stato. 

“Ma probabilmente non le importa per davvero… Lo fa solo per trattenere uno straccio di dialogo.

“Non fa nessun progresso. E’ ancora in coma. E poi aggiunse: “Forse potrebbe venire a farle visita, una di queste volte…?”

La donna si strinse le caviglie delle gambe incrociate con le mani, sospirando.

“Forse verrò, fra qualche giorno”.

Era chiaro che non le importava molto, e Shinji era sempre meno insofferente alla cosa. Pochi istanti dopo la spia della segreteria smise di lampeggiare, probabilmente era saltata la corrente. Lo sguardo di Misato andò a concentrarsi su quel particolare, e non mosse un muscolo finché la spia, che aveva ancora un po’ di corrente, non smise completamente di lampeggiare. Quella situazione apparentemente tanto banale doveva averle ricordato l’amara condizione in cui si trovava, perché un attimo dopo si rivolse con tono gravato al ragazzo, che si era intanto seduto vicino a lei.

“Per favore, lasciami sola per un po’, adesso…”.

Questa reazione contribuì ad indispettire ancora di più Shinji. Cominciava a sentirsi arrabbiato…

E improvvisamente si rese conto di una cosa importante. Stava ripetendo esattamente gli stessi errori. Guardando, nel buio, il punto dove doveva essere la signorina Misato, accanto a lui, comprese che in quel momento, come per Asuka a suo tempo, come non fosse lui quello che aveva maggior bisogno di essere capito ed ascoltato. Dando ascolto alla sua coscienza, vincendo i timori che prima lo tormentavano, abbracciò senza preavviso la donna.

Poteva sentire i suoi muscoli rigidi, dallo sgomento e dalla sorpresa, così strinse più forte a sé la tutrice. Sentì poi che le sue mani trovavano spazio per appoggiarsi al suo torace, e subito dopo la sentì accoccolare la sua testa sempre sul suo petto. E quando sentì le mani calde che gli stingevano la camicia, stropicciandogliela, lei cominciò a piangere. Lui continuò a stringerle le spalle, fino a quando, abituandosi al buio della stanza, cominciò a distinguere meglio le forme attorno a lui, riuscendo a vedere i capelli del maggiore muoversi in sincronia con i singhiozzi che le morivano sul suo petto di giovane uomo. Shinji posò una mano su quei capelli, continuando a rimanere in silenzio.

 

Non seppe dirsi, l’indomani, quanto tempo avesse passato in quel modo, prima che entrambi cedessero al sonno. Appena sveglio, però, Shinji notò che Misato dormiva ancora profondamente, accoccolata a lui. L’idea di aver passato con lei la nottata gli faceva uno strano effetto, e fu assalito da alcune fantasie bizzarre che cercò di cacciare come meglio gli riusciva. Si alzò poi delicatamente, badando che la donna non venisse svegliata da qualche suo movimento brusco, sistemandole un cuscino sotto la testa e stendendole una leggera coperta addosso. In quel frangente, notò che il volto della donna, nel sonno, si era fatto rilassato, come non lo vedeva da diversi giorni. Al narcisistico pensiero che il merito di quel cambiamento fosse in qualche modo suo, Shinji fece seguire il pensiero: “Ma no, avrà passato la notte sognando il signor Kaji…”.

Non poteva davvero dire di aver aggiustato le cose. Pareva comunque quello che si può definire un felice inizio.

 

*   *   *   *

 

L’immagine iridata sopra le loro teste riproduceva fedelmente l’inconfondibile marchio cabalistico della Seele. Nei sette occhi che fissava insistentemente, Gendo non poté non riconoscere il simbolo delle sue speranze e nel contempo dei suoi ostacoli. L’ufficio in cui si trovava assieme a Fuyutsuki era completamente buio, come succedeva ogni qual volta dovevano avere un confronto con gli ologrammi dei vecchi della Seele. L’unica fonte di luce era quella delle fredde lampade al neon poste sotto la scrivania del Comandante Ikari, che riflettendosi sulle lenti dei suoi occhiali gli conferivano un aspetto del tutto particolare, come temibile.

Non è che un mero e inefficace spauracchio per l’incorruttibile Seele. Ma a me va bene anche così.”

I pensieri contorti di Gendo in quel momento si infrangevano contro la figura che lo guardava dall’alto. Quel particolare era l’unica cosa insolita in quella situazione. Era come se la Seele, intuendo un’ipotetica aria di festa in quell’incontro, avesse appeso dei coriandoli al soffitto.

“Quest’attesa è straziante. E più lunga delle altre volte.

“Non essere nervoso, Fuyutsuki. Hai vecchi della Seele piace dare l’impressione di condurre il gioco. Se vogliono che aspettiamo, diamo pure a quei buffoni ciò che chiedono.

Smise di scrutare la figura che sbirciava su di lui, abbassando la testa, posandola dietro le dita incrociate delle mani, com’era solito fare.

E poi aggiunse: “Non mi aspetto di farli ragionare. Probabilmente, potremo solo guadagnare un altro po’ di tempo.

“D’altro canto, non c’è più motivo di attendere oltre.

Dopo quell’ultimo commento di Fuyutsuki, passarono circa mezzo minuto, nel più assoluto silenzio, immobili ai loro posti. Solo Kozo, che restava in piedi alla destra del Comandante, dopo i primi momenti, prese il posto dell’uomo nella contemplazione del simbolo sopra le loro teste. Poi, altrettanto silenziosamente, i dodici neri monoliti che rappresentavano i membri della massonica Seele cominciarono a comparire, illuminati alla stessa maniera della scrivania di Gendo, disposti in cerchio attorno ad Ikari e il suo vice. Il primo dei monoliti, quello posto di fronte ai due uomini, si illuminò del testo standard che in quelle occasioni identificavano i vari membri dell’organizzazione:

SEELE

01

SOUND
ONLY

A quel punto, quella che doveva essere la riunione finale per la Seele e per la Nerv ebbe inizio.

A rompere il silenzio fu la voce di Lorenz Keel.

“La seduta dell’Organizzazione Suprema per il Progetto del Perfezionamento dell’Uomo presenziata da Lorenz Keel è aperta. All’ordine del giorno: avvio alla fase conclusiva sul Progetto per il Perfezionamento dell’Uomo e il conseguente avvio al rito del Risolutivo Tirdh Impact. Ai membri della Seele veine ora permesso il diritto di presenziare la riunione.”

Ad uno ad uno, in ordine numerico, gli altri undici membri della Seele, rappresentanti le maggiori potenze mondiali, dichiararono con fredda meccanicità la loro presenza.

“Membro della Seele 02, presente all’incontro.

“Membro della Seele 03, presente all’incontro.

“Membro della Seele 04, presente all’incontro.

“Membro della Seele 05, presente all’incontro.

“Membro della Seele 06, presente all’incontro.

“Membro della Seele 07, presente all’incontro.

“Membro della Seele 08, presente all’incontro.

“Membro della Seele 09, presente all’incontro.

“Membro della Seele 10, presente all’incontro.

“Membro della Seele 11, presente all’incontro.

“Membro della Seele 12, presente all’incontro.

Acido fu il pensiero di Gendo, nel mentre di quelle battute: “Buffoni. Nascondono il loro cieco entusiasmo dietro la freddezza della burocrazia... Questa riunione si preannuncia già a senso unico.”

“Tutti i membri sono presenti all’ordine del giorno. La riunione abbia inizio.

Dopo le parole di Keel, seguì un breve silenzio, dopodiché l’anziano leader riprese la parola.

“Il momento è finalmente venuto. Abbiamo perduto la Lancia di Longinos e non possiamo procedere su Lilith, ma possiamo comunque contare di procedere sull’Eva, figlio di Lilith.”

Membro Seele 04: “Questo è uno scenario differente da quello previsto dalla Seele.”

Kozo: “Il valore della razza umana è stato quello di produrre gli Eva. Noi speriamo di vivere in un mondo nuovo e differente. Tale è la ragione della serie degli Eva.”

Membro Seele 09: “Non è necessario alterare la forma dell’uomo per imbarcarli sull’Arca di Noè chiamata EVA.

Membro Seele 12: “E’ solo una formalità. Non è necessaria per la rinascita del genere umano nella sua ultima forma.

Membro Seele 06: “La moralità umana è anche volontà di Dio.

Membro Seele 02: “Dio a concepito ogni creatura unita nella morte alle altre, per divenire una sola...

Ikari aveva intuito quale sarebbe stata la piega che quell’assemblea avrebbe preso. Le fioche speranze di far ragionare i vecchi della Seele erano completamente sfumate.

Adesso poteva solo Agire per proprio conto.

Com’era logico che fosse, il Comandante pensava che la morte non li avrebbe condotti a nulla di buono. Stava per farlo presente, quando improvvisamente qualcosa che non doveva accadere si apprestava a cambiare irrimediabilmente il corso dell’intera storia.

Il comandante stava dischiudendo le labbra per rispondere, quando il neon sotto la sua scrivania cambiò colore in rosso, che cominciò a risplendere sbiadendo i lucidi ologrammi dei monoliti della Seele. Accompagnata da un suffuso ma distinto rumore di allarme, la situazione prese alla sprovvista tutti, e per la prima volta lo stesso Gendo non aveva il controllo della situazione. Tutto ciò non prometteva nulla di buono…

 

“Si può sapere cosa succede?”

La voce di Lorenz Keel risuonò nella stanza lievemente turbata. Quello che per la Seele doveva trasformarsi nel giorno assoluto, nella Rivelazione, stava per diventare il loro più grande incubo…

Subito Kozo cominciò ad armeggiare con il cellulare nella sua mano, con fare preoccupato ma deciso. Presto riuscì a intrattenere una conversazione telefonica con qualcuno.

“Fuyutsuki…”

Gli attimi passavano lentamente, in silenzio, mentre il vice della Nerv ascoltava al ricevitore. Il terrore che qualcosa non avesse funzionato era contenuto dal fatto che tutto era stato calcolato al dettaglio, e che le pergamene erano state seguite quasi alla lettera. Non poteva essere nulla di grave, per il semplice fatto che non era possibile.

“Ma che diavolo state… NON E’ POSSIBILE!!!”

Il volto dell’uomo era teso all’inverosimile. L’apparecchio tremava nella sua mano, mentre si sforzava di ascoltare il resto di quell’assurda notizia. La paura era palpabile.

Quando al posto dei sette occhi sospesi sopra di loro si sostituì l’immagine oleografica di quel che stava succedendo, nella sala esplose un vociare incontrollato e spaventato. Perfino il Comandante Gendo pareva sconvolto, e mentre sistemava gli occhiali con la mano destra, Gendo poté sentire distintamente l’altro arto prudergli, quello che ospitava i resti di ciò che fu Adam. Tuttavia, gli rimase la lucidità per uno dei suoi commenti.

“La moralità dell’uomo è e resta moralità dell’uomo. L’arroganza dell’uomo è anche l’ira di Dio. 

 

Nella notte ventosa di quella perenne estate, le cicale avevano improvvisamente cessato di frinire. E mentre l’erba rada seguiva il capriccioso mutare del vento, la pallida luce della luna veniva offuscata da quella emanata da un colossale gigante di luce…

 

CONTIUA…

 

- TIPS DELL’AUTORE -

17/07/03 – 22/07/03

^_^ Questo era il primo episodio di N.G.E.M.G.O. (Sarebbe Neon Genesis Evangelion Must Go On, ma per amor di brevità preferisco chiamarla con la sua sigla :-P), la mia prima fic!!

I perché di questa fic probabilmente sono tutti rinchiusi nella mia mente malata (dove resteranno, credo). Tuttavia, la ragione + importante sicuramente è il mio amore per Eva. Non ho MAI più trovato un Anime così grandioso, e se avete provato ad andare spulciare questa fic probabilmente è perché voi sentite la stessa cosa. Evangelion è un Anime profondo, e specialmente completo, ma con il difetto di essere poco longevo (26 episodi e 2 OAV conclusivi scorrono via come nulla…).

Dopo aver letto molte fic, alcune meravigliose (come per esempio la splendida “Wake” di T.L. “Hotwire” Webb, oppure “Pioggia”, pura poesia di cui però ignoro l’autore/autrice), altre che potrei definire “paccottiglia”, ma tutta roba simpatica ^_^, ho sentito il bisogno di scrivere la mia fic personale. Ho pensato molto a lungo a questo progetto, e devo ammettere che mi sono finalmente deciso a darle una stesura solo molto, molto tardi (ossia ora). Non pretendo di dare un’impronta perfettamente cabalistica o psichiatrica (penso sia proprio la parola giusta, “introspettiva” suona così buonista… :-P) a questa serie, ma sin d’ora avrete la parola che ce la metterò tutta per farlo. In ogni caso ricordate che è la mia prima fic J

Un’altra cosa che mi è 1 po’ dispiaciuta è vedere come le fic un po’ più avventurose (battaglie di Eva, angeli nuovi) si possano contare sulle dita di una mano, mentre quelle romantiche/sentimentali si sprecano. Cercherò di mettere freno a questa cosa, sebbene non abbia intenzione di trascurare nemmeno il lato rosa…

Ovviamente non vi dico se sono LRS o LAS :-P

Adesso passiamo agli incoerenti commenti su questo capitolo…

 

1) Probabilmente questo sarà 1 dei capitoli + noiosi (specie se nn vi piace il mio stile, altrimenti potreste annoiarvi per almeno i ¾ della vicenda… -_-“), visto che la componente sentimentale scarseggia e quella d’azione manca del tutto. Un po’ di battaglie ci saranno già nel prossimo capitolo, come si può intuire dal finale… 

2) Qualcuno di voi starà criticando due cose in particolare: il modo pietoso in cui ho rappresentato Misato (ammetto di avere 1 po’ esagerato… OOC? A voi l’arduo giudizio…) e l’assenza della scena della masturbazione di Shinji (che ho cercato di sostituire in favore di qualche cosa di + “soft”). Quest’atto di apparente egoismo nella versione originale richiama fortemente alla vita (Libido, pulsione di vita, Thanatos, pulsione di morte… Non so se conoscete l’argomento ma non voglio star qui a fare la predica, né a dare la narcisistica impressione di essere uno che ha capito tutto di Eva…), ma forse troppo fortemente. Non mi è mai piaciuta questa scena e quindi l’ho tagliata.

3) I + pignoli avranno notato che la scena che vede protagonisti Asuka e Shinji all’interno del flashback non rispecchia fedelmente quello che accade all’inizio dell’episodio 24… Il motivo è che parte della scena mi è stata ispirata da un pezzo di The end of Evangelion part.2°, e che poi volevo dare un’impressione di Climax (qui cascano gli asini) crescente…

4) Anche la scena finale rispecchia solo in parte ciò che si vede nell’OAV. Ho aggiunto una prima parte e troncato a metà, anche se la versione Jappo/sottotitolata in inglese del film in mio possesso potrebbe avermi forviato un poco su chi pronunci determinate frasi… La cosa comunque non dovrebbe guastare il senso degli eventi.

5) Qualunque incongruenza che io stesso non ho notato vi autorizza a pensar male di me. (;_;)

Se poi volete potrete contattarmi all’indirizzo dfyrgu@tin.it (brutto, dite? È vero… -.-“). Commenti, impressioni, insulti o altro sono sempre ben graditi.

X ora è tutto.

 

    

 

 

 

 

  
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