Chiaro
di luna.
Il ragazzino biondo lasciò
scorrere i propri polpastrelli sui sensibili tasti bicromatici, questi alla
minima pressione, producevano la dolce ma possente melodia che nella mente del
pianista era ben chiara, allacciata ad ogni fibra nervosa del suo cervello come
fili d’acciaio. Suonare per Schroeder non era un grazioso trastullo, era
quasi una necessità vitale, come il respirare, il nutrirsi, il dormire.
La musica intrappolata nella sua
testa lo scuoteva peggio di un mare in burrasca e se non fosse riuscito a
liberarla a tempo debito era sicuro che tutte quelle note sarebbero implose.
Aveva appena iniziato con il
terzo movimento e mentre le note andavano a crescere in maniera impetuosa
qualcosa si incrinò. Un suono che non doveva esserci, qualcosa di
stridulo che intaccava la composizione.
Non un suono, una voce,
tremendamente acuta che a forza si faceva largo tra le fragili note che
sbocciavano dal suo pianoforte giocattolo.
- Schroeder, se tu amassi davvero
Beethoven prenderesti il suo esempio e dedicheresti anche a me un’opera
come questa. -
Come si fa a scambiare la
“Sonata 14 in Do diesis minore opera 27 numero 2” con la “Bagatella in La minore per pianoforte WoO 59”?!
- Questa è “Chiaro di luna” e non “Per Elisa” -, rispose
senza alzare gli occhi dai piccoli tasti, non poteva farsi distrarre
così da quella bambina dagli occhi color della pece, lo stesso dei suoi
vaporosi capelli e dello stesso colore dell’umore del piccolo pianista in
quell’istante.
- HA! Solo a questo sai pensare!
Sai cosa cambia! La tua vita gira solo intorno ai tuoi stupidi spartiti e al
tuo stupido Beethoven! -
Stupido?! Come poteva accostare
al nome del suo grande maestro un termine così…inappropriato?!
- E a cosa dovrei pensare invece?
-, rimbeccò alzando lo sguardo sulla bambina adagiata sulla coda del suo
piano, quando la guardò con rabbia riuscì a percepire un tremito
da parte dell’altra.
- Facile. Dovresti pensare a
questa stupida che ogni giorno passa i suoi pomeriggi ad ascoltare te che suoni
con il tuo stupido piano il tuo stupido Beethoven! -
La schiena indolenzita di
Schroeder gemette quando provò a mettersi in posizione ritta, si stava
ingobbendo a furia di suonare sempre con quella postura inadeguata.
Strano. Schroeder in quel momento
non pensò che quella bambina capricciosa ed egoista avesse insultato per
la seconda volta il suo idolo, il biondo, in quell’istante era rimasto
scombussolato dalla cattiveria con cui lei si era definita stupida.
Era arrabbiata, i suoi occhi
notturni luccicavano come se realmente ci fossero incagliate delle piccole
stelle che rischiavano di rotolare via insieme ad una lacrima che era
impigliata tra le sue sottili ciglia.
Quando la cinica Lucy notò
come il musicista fissava quella perla che minacciava di sgusciare via dal suo
irragionevole occhio, si strofinò con un braccio per cancellare quella
prova della sua fragilità.
Lucy.
La testarda, ambiziosa,
scorbutica e sarcastica ragazzina che non lo lasciava mai in pace, che gli
riempiva la testa di idee sciocche come quella del loro futuro matrimonio.
Lucy.
L’annoiata giocatrice di
baseball che durante la partita cercava di attirare la sua attenzione
nonostante la sua incapacità di tenere una mazza in mano, che indossava
un cappello un po’ troppo grande per quella sua testolina.
- Ogni giorno io vengo qui a
sentirti suonare, tutti i pomeriggi! Il pomeriggio di oggi, il pomeriggio di
ieri, il pomeriggio dell’altro ieri! Così via fino ad arrivare al
pomeriggio di così tanti anni fa dove ho capito che ti voglio talmente
tanto bene da restare ad ascoltarti suonare il piano per sempre! Ma con oggi il
per sempre è terminato! Tra noi due è finito tutto Schroeder.
Addio. -
La bambina dal vestitino azzurro
di cotone che era solita indossare, in quel momento tremava d’un misto di
emozioni che Schroeder non riusciva a comprendere, in un piccolo cantuccio
della sua mente si chiedeva come potesse esser finita la storia se questa non
era mai iniziata ma nel vedere la bambina alzarsi per dirigersi alla porta, lo
fece scattare di rimando.
Anche se non l’avrebbe
ammesso mai e poi mai a Schroeder faceva piacere che qualcuno
l’ascoltasse mentre suonava una sinfonia, si sentiva apprezzato e vedere
l’unica persona che continuasse imperterrita ad andare a trovalo quando
si esercitava alzarsi per dirgli addio gli procurò un magone che non gli
permise di respirare come avrebbe voluto.
- Van Pelt!
Van Pe- Lucy! Aspetta! -
- Cosa c’è sciocco ragazzino spezza-cuori?
-, la sua voce tremava, sembrava pronta per attaccare una delle sue interminabili
lagne.
- Ecco, io…umh -, avrebbe voluto
mordersi la lingua. Non sapeva come esprimere il proprio dispiacere, infondo
lui non aveva mai considerato Lucy una “bleah”
ma spesso era fastidiosa, così tanto che il suo caratteraccio
distruggeva il suo faccino tondo.
Non sentendo alcuna risposta da parte del giovane, gli occhi di Lucy
iniziarono a bruciare e ad inumidirsi e da un suo occhio, una lacrima grossa
quanto una bacca, ruzzolò lungo la guancia rigandogliela.
Non si sa bene il perché ma il biondo si chinò verso
quella perla e la raccolse tra le labbra, a quel gesto le guance della
ragazzina si imporporarono.
- C-Che hai fatto?? -
-…ho baciato via una lacrima -, si giustificò inghiottendo
il nodo d’ansia, cercando di celare il suo nervosismo dietro a una
maschera di superiorità.
Un sorriso ebete nacque dalle labbra della piccola Van Pelt e l’imbarazzo di Schroeder andò crescere
con esso, ma nel vedere la luce in fondo agli occhi di tenebra della ragazza un
piccolo sorriso spuntò anche sul suo viso.
Chissà quale sciocchezza sdolcinatamente romantica
starà pensando?
- Anche a me farebbe comodo un po’ di Chiaro di luna per
leggere nei tuoi occhi -, sospirò piano Schroeder.
- Hai detto qualcosa? -, chiese Lucy mentre si dirigeva nuovamente
alla coda del suo pianoforte giocattolo.
- No, non ho detto niente -, concluse posizionandosi per eseguire dal
principio l’opera.
- Sai Schroeder? Quando noi ci sposeremo e avremo dei figli,
ricorderemo questa giornata strampalata davanti al caminetto e ci rideremo su!
-, esclamò euforica Lucy interrompendo per l’ennesima volta
l’esecuzione.
Il biondo alzò gli occhi al cielo e prese un profondo respiro.
- Oh, scusa -, mormorò l’altra ritornando alla
realtà - Non ti interrompo più -, sorrise timida, stranamente
docile.
A quel punto, il ragazzo ricominciò a suonare e come promesso,
riuscì a eseguire l’intera
opera senza ulteriori impedimenti.
Infondo Lucy Van Pelt non era poi
così “Bleah”.
***
Okay. Non è un capolavoro, lo ammetto ma
più di così non sono riuscita a fare T_T
nel mio piccolo ho cercato di rendere un tributo al grande maestro Schulz e
questo è il massimo che sono riuscita a fare.
Amo i Peanuts da anni e ho
segretamente tifato da sempre per questa coppia assurda xD
Adoro Schroeder ma ancor di più l’irrefrenabile Lucy! Sempre
così scorbutica ma che diventa tutto miele alla vista del biondino.
Spero che non sia risultato uno schifo totale ç_ç se è così chiedo umilmente
scusa ==”