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Autore: Adhara92    05/08/2011    5 recensioni
"L’uomo dagli occhi del colore dell’oro liquido respirò a pieni polmoni quell’aria profumata che proveniva dalla costa e portava con sé la freschezza del mare; osservava il paesaggio al di fuori della città, l’immensa ed eterna distesa di sabbia, figlia del tempo, che tante volte aveva attraversato senza mai però essere riuscito a comprendere appieno".
La notte dopo la morte di Al Mualim, Altair riflette sulla sua missione di Assassino.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Malik Al-Sayf
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Come il Deserto

“Il Deserto mi conosce bene, la notte e l’uomo a cavallo

La battaglia e la spada, la pergamena e la penna.”

 

 

L’ultimo sprazzo di luna si era inabissato lentamente sotto la linea dell’orizzonte lasciando la terra degli uomini priva di luce, unica speranza in quella nera oscurità era la fioca luminosità delle selle.                       

Un uomo solo, un mortale, osava sfidare la coltre notturna, lo sguardo rivolto al cielo; il vento fresco della notte accarezzava il suo viso non più celato dal cappuccio, fornendo un momentaneo sollievo al doloroso flusso dei suoi pensieri. La città di Masyaf giaceva addormentata nel suo letto di Deserto e aridità, brusii silenziosi di complicità e passione scuotevano l’atmosfera irreale; il passo di una guardia scandiva con la sua cadenza il trascorrere del tempo.

L’uomo dagli occhi del colore dell’oro liquido respirò a pieni polmoni quell’aria profumata che proveniva dalla costa e portava con sé la freschezza del mare; osservava il paesaggio al di fuori della città, l’immensa ed eterna distesa di sabbia, figlia del tempo, che tante volte aveva attraversato senza mai però essere riuscito a comprendere appieno.

Del fumo si innalzava bianco da un comignolo perdendosi nell’infinità del cielo. Altair osservò il suo dissolversi come se provenisse da un fuoco da lungo tempo sopito.

Durante quei momenti di pace, durante la notte, non riusciva a dimenticare la sua natura assai simile a quella del Deserto: silenzioso, mutevole e letale; Assassino era il nome che gli attribuivano gli esseri che come lui camminavano su quella terra straziata dai conflitti per un potere empio. Eppure si chiedeva se la sua missione fosse giusta, se i suoi ideali avrebbero portato un cambiamento nel mondo.

Ricordò i momenti del suo addestramento quando, leggendo i libri degli antichi saggi si era riproposto di portare la pace tra gli esseri umani, si era illuso e aveva seguito come un folle cieco, colui che considerava il suo maestro: Al Mualim. Aveva ucciso come un carnefice, senza ragionare e senza ascoltare; ora la sua anima era straziata dai demoni del rimorso e della consapevolezza. Sospirò.

“Non potrei fare altro, uccidere è l’unica cosa che so fare realmente”.

Avvertì dei passi in lontananza, leggeri quasi ovattati nell’immensità di quel velluto nero chiamato Notte, un individuo solitario e silenzioso gli si avvicinava interrompendo il flusso dei suoi pensieri. Altair sollevò il capo cercando di comprendere le intenzioni della figura che camminava tranquilla in sua direzione; annusò l’aria e riconobbe tra le fragranze del vento un profumo misto di incenso, inchiostro e libri. Le sue labbra si incurvarono in un lieve sorriso.

 

“Cosa sei venuto a fare qui?” chiese all’ombra alle sue spalle.

 

“Potrei rivolgere a te la stessa domanda fratello” essa rispose con voce divertita.

 

La figura gli si affiancò rivelando la sua identità: un giovane quasi a lui coetaneo, dalla pelle ambrata; i suoi occhi e i suoi capelli scuri rilucevano, lievemente illuminati da una piccola torcia che portava nella mano destra. Appoggiò la debole fonte di luce e si sedette al suo fianco osservando a sua volta il manto stellato della notte.

 

“a cosa pensi fratello?” chiese dopo un momento di silenzio.

 

“Malik, perché combattiamo? Per cosa sacrifichiamo la nostra anima?” rispose osservando ciò che rimaneva del braccio del suo compagno, colpito a causa sua durante una missione.

 

Malik rimase silenzioso per lungo tempo osservando la Via Lattea.

 

“Le stelle non hanno volontà propria, per questo non combattono e non periscono, invece gli uomini possono scegliere la via da percorrere. Gli uomini però non sono tanto saggi da non danneggiare coloro con cui convivono. Noi combattiamo perché coloro che sono forti non prevalgano schiacciando le volontà dei più deboli”.

Le labbra di Altair si stirarono in un sorriso, ammirava Malik per la sua capacità di diradare le nebbie che attanagliavano la sua anima purificando anche il suo cuore straziato; ammirava Malik per la sua forza, quella che gli aveva permesso di sopportare la morte del fratello e la perdita del braccio sinistro, lo ammirava perché in questo era più forte di lui.

“Malik perchè…” si interruppe lasciando cadere l’interrogativo nell’aria di una notte ormai prossima all’alba.

 

“parla fratello, cosa ancora ti turba?”

 

“perché mi rivolgi ancora la parola?”

 

“Altair tu ed io siamo simili, siamo come la sabbia del Deserto, apparteniamo a uno stesso destino; entrambi pensiamo e agiamo allo stesso modo, entrambi commettiamo gli stessi errori”.

 

Il cielo cominciava a essere striato di rosso e viola, segnale che il sole, come tutti i giorni, avrebbe sconfitto le tenebre portando la luce sulla terra. L’aurora tingeva di rosso e arancio le piccole nuvole che si affollavano leggere all’orizzonte, il Sole sorgeva lento tra le montagne trionfando sull’immensità della notte e facendo brillare la sabbia del Deserto.

“Il Deserto può portare l’uomo stolto alla morte, mentre può essere salvezza e rifugio per l’uomo accorto; esso conosce il mondo e l’anima di tutti gli esseri. Il compito degli Assassini è portare la pace sulla terra, essi come il Deserto portano la morte o la salvezza agli uomini”. Disse Malik osservando l’alba.

                                                                                                                                                

Altair fissò il suo sguardo nel sole che sorgeva, poi si alzò in piedi e rivolgendosi al suo compagno disse:

 

“Dobbiamo andare, oggi sarai proclamato Gran Maestro”.

 

Malik esitò incerto, poi si incamminò verso la fortezza.

 

“Sarai un ottimo maestro Malik, sei saggio e il tuo cuore è incorrotto. Al Mualim ci ha tradito e ci ha usato per i suoi scopi, ora però il male è stato estirpato da Masyaf e dal mondo”.

 

“Questa vicenda è dunque giunta alla fine?” Chiese Malik.

 

“Si. Andiamo, dopotutto la parte più difficile della fine è ricominciare.”

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti/e

Questa è la mia prima Fanfiction mi auguro di non aver fatto errori grammaticali e spero che possa piacervi.

Il testo in grassetto all’inizio è una citazione da un poema arabo “Al-Mutanabbi To Sayf al-Dawla”. Invece l’ultima riga è una citazione di un verso della canzone “Waiting for the end” dei Linkin Park.

Se qualcuno volesse lasciare un commento una critica ecc.. ne sarei molto felice.

 

Grazie! 

 

  
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