Dopo la grande esplosione, oltre all’universo che conoscono tutti, si creò un mondo parallelo: il mondo Planetarium. Esso comprendeva altri pianeti. Ognuno di questi
era un mondo. Tra questi il più grande era Solarium, nato dal Sole. Ma, come in ogni fiaba che si rispetti c'è sempre una parte malvagia, così accadde a Solarium. Una
parte di Solarium si staccò a causa di un buco nero, che si imprigionò di essa, trasformandola in un mondo oscuro e tenebroso, Oscurium.
Solarium e Oscurium avevano dei sovrani molto esigenti e degni della loro carica. Ma ormai iniziavano a diventare vecchi, e così, nemmeno a farlo apposta, nello stesso
mese nacquero due bambine: Sharah, il 22 agosto, figlia del re e della regina di Solarium, e Demetria, il 20 agosto, figlia dei sovrani di Oscurium. Queste due bambine
sarebbero diventate le future regine del loro mondo. Ma, per un regno più stabile, i genitori dovevano trovare un principe. Da qui inizia la nostra storia...
Siamo a Solarium, una terra calda e allegra, dove tutti gli animali più crudeli diventano innocui, e dove le persone sono illuminate da un allegria che, secondo la
tradizione, deriva dal fatto che sono "figli del Sole". Il re e la regina Sattar erano molto contenti di avere una figlia, che ogni giorno si faceva sempre più grande e bella.
Ma erano preoccupati, perchè non avevano ancora trovato il principe adatto a lei e che la sapesse proteggere. Avevano radunato a corte principi da ogni parte di
Solarium, dai più piccoli ai più grandi, dai più magri ai più grassi, dai più bassi ai più alti, dagli elfi ai centauri, ma nessuno di loro era degno di sposare Sharah. Fino a
quando un giorno, il maggiordomo Davìd, informò il re che girava voce che a Solarium c'erano tre fratelli principi valorosi, coraggiosi e simpatici, degni di diventare re.
-Come si chiamano? Da dove vengono? Quanti anni hanno?- gli chiese il re. -I loro nomi sono Plevin II, Doe e Tick Ponas. Sono principi di uno staterello a parte nella
zona più remota di Solarium, il Ponassino. Plevin II ha due anni più di vostra figlia, Tick due in meno, mentre Doe ha un solo anno in più, ma casualmente è nato ad
agosto, il 15 per la precisione. Il loro padre è Plevin Ponas I, un sovrano molto conosciuto in tutto il regno. Ci sarebbe anche un altro fratello, Planklin, ma ritengo che
sia troppo piccolo per vostra figlia- rispose Davìd. -I figli di Plevin, eh? Era un mio vecchio amico. Convocali qui, monsier Davìd, e dì loro che il re Huarinaldus
Cornovilius I di Solarium li vuole conoscere!-. -Certamente, Vostra Maestà. Con permesso-, e se ne andò a svolgere il suo compito.
La mattina dopo, Sharah era ancora nel suo letto a tre piazze. Ormai aveva 16 anni ed era diventata alta, nè troppo grassa nè troppo magra, era giusta. I suoi capelli
erano castano scuro, ma aveva delle ciocche bionde come simbolo di Solarium. Stava dormendo beatamente, stava sognando di incontrare il principe dei suoi sogni
ma lui era sempre troppo lontano per raggiungerlo, si allontanava sempre di più…sempre di più…
Si svegliò di colpo, ma senza urlare o saltare dal letto;semplicemente aprendo di scatto gli occhi, di un verde intenso, quelli che potresti ammirare per ore senza mai
stancarti, quelli dove sembra che si nasconda un passaggio segreto, una storia indecifrabile. Quelli erano i tipici occhi Solariesi. Sharah si mise a sedere, si stiracchiò per
bene e attese. Dopo qualche secondo bussò la porta. –Avanti- disse Sharah. La sua voce era candida e melodiosa, una voce accogliente, perfettamente abbinata con
gli occhi. La porta si aprì ed entrò una signora con un grembiulino grigiastro con in mano la colazione. –Buongiorno, Vostra Altezza- disse. –Buongiorno a lei, Sylvie- le
sorrise Sharah. La signora le posò il vassoio della colazione sulle ginocchia. –Grazie mille- disse la principessa. –E’ il mio lavoro- rispose Sylvie. Andò alla sinistra del letto
ad aprire le tende. Immediatamente il Sole di Solarium irradiò di luce la stanza. –Mi scusi Sylvie, potrei farle una domanda?- chiese Sharah. –Assolutamente, Vostra
Maestà-. –Quando potrò avere anche io le mie custodi?-. Sylvie la guardò per un attimo perplessa. Poi si scosse:- Mi perdoni, ma non è concesso per le cameriere
sapere certe cose. Dovrà chiederlo direttamente a suo padre. Con permesso- rispose lei facendo cenno di uscire. –Certo, vada pure- le disse Sharah. Non appena
Sylvie se ne fu andata Sharah guardò il suo piatto: the e croissant. Esattamente quello che aveva chiesto la notte prima. Sylvie svolgeva sempre bene il suo lavoro.
Quando ebbe finito la colazione decise di non chiamare Sylvie, ma appoggiò il vassoio nel comodino. Poi andò davanti all’armadio, lo aprì: era enorme. Di solito era
Sylvie che le sceglieva la roba, ma quel giorno voleva scegliere lei. Si mise un vestitino turchese che le arrivava alle ginocchia: quelli lunghi li poteva usare solo una volta
maggiorenne. Quando si fu preparata prese il vassoio dal comodino e uscì per andare in cucina. Attraversò il lungo corridoio tappezzato di tappeti sulle pareti e si
ritrovò nel grande soggiorno, o meglio enorme. Era illuminato da lampadari appesi sul soffitto e il pavimento era interamente coperto da tappeti di tutti i tipi,
naturalmente tra i più costosi importati direttamente da Carpetia, il mondo dei tappeti. Sharah si avvicinò alle pareti. Vi erano appesi quadri che rappresentavano tutti i
sovrani di Solarium fino ad arrivare ai suoi genitori. Un giorno ci sarebbe stata anche lei e sarebbe stata stimata da tutto il popolo. Ma prima doveva trovare un
principe. Chissà se lo avrebbe mai trovato. Voleva sposare la persona giusta, che soddisfasse tutti i suoi bisogni e le sue richieste, ma che si sappia anche far rispettare.
–Principessa Sharah!- esclamò Marine, la cuoca, -Come mai sta tenendo in mano il vassoio della colazione?- Sharah la guardò sorridendo:-Stia tranquilla, Marine. Avevo
finito la colazione ma non volevo disturbare Sylvie, è troppo occupata-. Marine sembrava stupita:-Ma, signorina, è a questo che serve la cameriera giovanile! Per
servire la principessa, la principessa e basta! Se non lo fa lei chi lo deve fare? Per favore, mi dia il vassoio, a quella Sylvie le farò una bella ramanzina- si avvicinò a Sharah
per prenderle il vassoio. –Davvero, non c’è problema, lo porto io- provò a dire Sharah, ma Marine ribattè:- Non credo proprio! Per favore, dia a me!- e le prese il
vassoio dalle mani. Sharah la guardò allontanarsi con aria soddisfatta e non poté fare a meno di sorridere. –Vostra Maestà! La prego! E’ stata solo una dimenticanza!-
urlò qualcuno. Sharah si guardò intorno per vedere da dove proveniva la voce. In cima alle scale c’era suo padre che stava scendendo, seguito dal suo maggiordomo
preferito, Davìd, che lo implorava. –Non voglio sentire scuse, Davìd, non hai obbedito a ciò che ti ho chiesto!- rispose suo padre. Davìd accelerò e gli si parò
davanti:-La prego mi ascolti, io non ho mai disobbedito a un suo ordine, ho sempre svolto efficientemente i compiti che mi ha assegnato. Non sono perfetto, mi sono
dimenticato questa volta, ma rimedio subito!!!-. Il padre lo osservò per qualche secondo, poi lo evitò e continuò a scendere:-No, Davìd, non insistere, incaricherò il
maggiordomo Taylòr, e non si discute-. Quando furono scesi, il re Sattar salutò la figlia:-Buongiorno, Sharah-, -Buongiorno, padre- salutò lei. Poi il padre se ne andò
verso lo studio. Davìd intanto si era seduto su uno scalino e si teneva la testa tra le mani. Sharah gli si avvicinò. –Ehi- lo salutò. Lui non rispose e non si mosse. –Come
stai?- riprovò Sharah, ma lui continuò a fare finta di niente. –La vuoi smettere di abbatterti così? Se magari mi racconti ti potrei aiutare!- gli urlò lei. Allora Davìd alzò la
testa, ma non la guardò negli occhi. Sharah si sedette accanto a lui. Tra loro due la confidenza era una cosa normale, dato che si conoscevano fin da quando erano
piccoli. Davìd era il figlio del maggiordomo per eccellenza, il Sir. Il padre lo portava sempre con sé, e mentre lui lavorava Davìd giocava con Sharah. Erano diventati
migliori amici, e c’era stata anche una leggera cotta tra i due, che ora era passata. Quando il padre di Davìd dovette partire per svolgere una missione affidatagli dal re,
il figlio prese il suo posto di maggiordomo a palazzo. Aveva sempre svolto un lavoro efficiente e non si era mai fatto rimproverare, acquistando così la fiducia del re.
Sharah lo ammirava molto e a volte si chiedeva se la cotta per lui le fosse passata davvero.
Dopo qualche sospiro, lui raccontò:-Mi sono dimenticato di svolgere un compito assegnatomi da tuo padre-. –Si, l’avevo capito- disse Sharah,-che cosa dovevi fare?-.
Le parve di vedere una sfumatura di rosso sulle guance di lui, che rispose dopo un po’:- Meglio che non te lo dica-. Sharah corrugò la fronte:-Perché?- gli chiese.
–Fidati, ti arrabbieresti-. –Con te o con mio padre?-, -Con tutti e due, immagino-. Sharah si era stufata di aspettare:-Dimmelo-. Lo sguardo di Davìd era lontano,
attraversava le pareti e vagava per il regno. Alla fine si decise a parlare:- Avevo il compito di convocare a corte tre principi del Ponassino. Tuo padre voleva conoscerli
perché sperava che almeno uno di loro fosse adatto a te-. Aspettò qualche secondo in attesa della reazione di Sharah, poi, piano piano, si voltò a guardarla. La sua
faccia aveva assunto un’espressione interrogativa, come se non capisse. –Allora?- provò a chiederle. –Non capisco…-rispose lei,-tu hai sempre obbedito a mio padre,
anche quando ti ha chiesto di convocare dei principi per me. Perché questa volta non lo hai fatto?-. Le guance di Davìd avvamparono:-Beh…ecco… In verità ho fatto
delle ricerche su questi tizi…e mi sono sembrati, come dire… troppo-. Sharah continuava a non capire:-Troppo nel senso che non erano adatti a me? Perché non li hai
fatti venire come gli altri, tanto se non erano giusti non li avrei accettati-. Davìd rimase imprigionato nei suoi occhi verdi:-Non è per quello. Il fatto è che loro sono…
giusti e io non credo che sarei riuscito a sopportarli-. Sharah spalancò gli occhi, ma prima che potesse aprir bocca, Davìd continuò:-Sono innamorato di te, Sharah-.