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Autore: Kukiness    06/08/2011    7 recensioni
Rosalie è in fondo al mare.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rosalie Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Precedente alla saga
- Questa storia fa parte della serie 'Cornici'
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Natura morta





Rosalie è in fondo al mare.

L'acqua è fredda, la corrente le tira i capelli. È troppo pesante, non riesce a riemergere. Il dolore le impedisce di addormentarsi. Le esplode dietro le palpebre, nel cranio, sul collo, sui seni, dove la bocca di Royce si è chiusa in morsi gorgoglianti. Gli zigomi pulsano là dove l'hanno schiaffeggiata, ancora e ancora, per farla stare zitta.

Un liquido oleoso le gonfia la gola, ha il sapore del ferro. Deve essere il sangue di quel John. È sicura di avergli morsicato la lingua, quando gliel'ha sfregata contro i denti. Non vuole il suo sangue in bocca, ma non può farci niente. Non può nemmeno gridare. È sott'acqua.

No, non è vero, non lo sono.

Il lampione a gas le brucia gli occhi di luce gialla.

Non ci sono lampioni nel mare.

Il bordo del marciapiede le preme contro la schiena.

Non è il mare. È il dolore.

Riesce quasi a vedersi, come se guardasse giù sporgendosi dal balcone. Un ammasso di carne e stoffa sparpagliato per terra, un'aureola di capelli biondi esplosa attorno alla testa, la gonna sollevata sopra le anche, il sesso esposto. «Fa' vedere come sei fatta, Rose!»

Il sangue le si sta seccando addosso. Le tira la pelle. Perché non muoio. Voglio morire. Non è più come fluttuare in fondo al mare. È come essere sdraiati per terra a crepare, ecco com'è, è così è basta. Voglio morire e basta.

Il freddo le intorpidisce le estremità. Le fanno male le unghie, si sono spezzate contro la casacca di Royce. I fiocchi di neve le pungono le palpebre. Riesce a vederli, cadono a rallentatore. Un intrico di filamenti grigi e bianchi. Non riesce a smettere di guardare, anche se le dà la nausea. Non può distrarsi. Se si distrae rivede la faccia di Royce; gli occhi selvaggi, la bocca spalancata, il medaglione al collo che dondola al ritmo dei suoi movimenti.

Le lacrime sono bollenti.

Perché non muoio?

La neve le sibila intorno. Un fiocco di neve più pesante degli altri le cade vicino all'orecchio. Ma non è un fiocco di neve. C'è qualcuno, vicino a lei.

Non riesce a girare la testa, ma gli occhi scivolano verso destra, bruciano sotto le palpebre. Il volto del dottor Cullen è una macchia di colore acquosa, pallida e bionda. Le tocca la fronte, le tempie, il collo, il petto. Le dita sono più ghiacciate della neve, più dure del marciapiede. E lei non le vuole addosso. Non vuole più niente addosso. Improvvisamente anche la neve le dà il voltastomaco, i vestiti che le sono rimasti, le tracce di sangue, le impronte di quelle mani, di quei denti. Il mondo è rosso sangue. Ogni giuntura del corpo è sul punto di spezzarsi.

«Rosalie,» lo sente sussurrare, con la voce resa spessa dal dolore. «Rosalie, che cosa ti hanno fatto...»

Non toccarmi. Non toccarmi!

Il fruscio della stoffa che si sposta. Le terminazioni nervose si gonfiano, il dolore esplode dietro le palpebre, in gola. Spalanca la bocca per gridare.

Ma il corpo ora è senza peso. Il bordo del marciapiede non le preme più contro la schiena, i capelli si rilassano, scivolano sulle spalle. I brandelli dei vestiti le penzolano addosso.

Oh. Oh, è così, allora.

Finalmente.

È finita.

 





Note

Esercizio di cinquecento e quarantaquattro parole sulla gestione del punto di vista. Ne arriveranno altri! Fate la faccia entusiasta.

   
 
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