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Autore: Noth    06/08/2011    5 recensioni
Felpato e Ramoso non fallivano mai.
Tra di loro c’era qualcosa di più di una banale amicizia.
Erano compagni fino alla fine.
Due soldati sullo stesso scalcagnato fronte.
Due fratelli alleati contro il mondo.
Non vi era rapporto più bello, pensava continuamente Sirius, davvero, un rapporto più bello non poteva esistere.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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No, sono serio.
No, I'm serious.


Capitolo Primo.






« Avanti James, corri! » gridò Sirius, correndo a perdifiato per il corridoio con la bacchetta sfoderata. Il compagno lo seguiva a poca distanza, in sella ad una scopa, con un ghigno soddisfatto appiccicato sul volto da adolescente.

« Non ci raggiungerà mai! » gridò di rimando, con i polmoni che gli scoppiavano per l’eccitazione. Sirius diede un’occhiata alle sue spalle e poi alla sua bacchetta. Pensò di usare un incantesimo per rallentare Gazza, che li inseguiva gridando e sputacchiando oscenità con la sua voce gracchiante, ma questo li avrebbe messi ancora più nei guai.

Ancora di più.

Era possibile mettere le cose peggio di così?

James lo raggiunse, lo afferrò per il bavero e lo sollevò da terra, trascinandolo con sé attraverso i corridoi scuri della Hogwarts notturna. Raggiunsero la Sala Comune dei Grifondoro, approfittando del fatto che Remus e Peter avevano appena pronunciato la parola d’ordine ed il ritratto si stava lentamente aprendo. Si catapultarono dentro cadendo dalla scopa e rovinando al suolo con un tonfo sordo.

Entrambi sbatterono la faccia sul pavimento, sollevandola poi, dopo qualche secondo, in contemporanea.

James aveva un grosso taglio sulla fronte, che sanguinava copiosamente. Sirius, invece, si massaggiava il naso da cui sgorgava lo stesso liquido rosso scuro.

Nulla di irreparabile, avevano visto di peggio, ormai neanche più i professori si preoccupavano delle loro cicatrici e delle loro ferite.

Lo sguardo di intesa che si scambiarono subito dopo una rapida occhiata al compagno era il loro rituale di complicità post-missione compiuta.

Felpato e Ramoso avevano colpito ancora e, per fortuna, era troppo tardi perché uno qualsiasi dei loro compagni Grifondoro potesse lamentarsi della loro ennesima scorribanda.

«Potter, Black! » gridò una voce, che riconobbero all’istante come quella della professoressa McGranitt, che si trovava probabilmente nella sala per un controllo di routine « Vi prego, ditemi che non è un'altra delle vostre ridicole bravate da adolescenti ribelli. Ditemelo, perché se andiamo avanti di questo passo a fine anno i Grifondoro avranno ben pochi punti con cui competere per la Coppa delle Case. » il suo naso aquilino tremava per l’agitazione.

Sirius cercò di alzarsi e ricomporsi, tamponandosi il sangue che fuoriusciva dal naso con la tonaca, mentre James rimase seduto, con il sangue che gli incrostava i capelli disordinati.

« Noi... » cominciò Sirius, ma venne interrotto dalla voce calma e pacata del compagno.

«  E’ tutto okay, professoressa. Vedrà, per fine anno avremo recuperato tutti i punti persi. »

La McGranitt sbuffò violentemente, diede ai due un’ultima occhiata e puntò infine la bacchetta verso le loro teste.

« Non voglio nemmeno sapere che stavate facendo. Vado a cercare Gazza e a sistemare i vostri danni, e qualcosa mi dice che ne avete fatti eccome. »

Detto questo li oltrepassò e scomparve con un frusciare sommesso del lungo mantello.

Calò un silenzio imbarazzante, interrotto da Remus.

« Dunque: devo supporre che ci sia un motivo se avete fatto tutto questo fracasso. » si diresse verso la loro stanza, massaggiandosi le tempie e sospirando, pronto ad un racconto assurdo, con motivazioni poco stabili. Ma erano i Malandrini, quando mai ciò che facevano aveva un senso?

I tre amici lo seguirono, ridacchiando.

« Il boccino d’oro della partita di venerdì. Quella contro i Corvonero vinta da noi Grifondoro grazie alla prontezza di me medesimo. » rispose James, con una scrollata di spalle, ed estrasse una piccola sfera dorata con due ali trasparenti dalle tasche.

« E a che ti serve? » domandò Peter, strizzando gli occhi come se cercasse di vedere meglio attraverso un banco di nebbia.

Si sedettero tutti e quattro nei rispettivi letti. In questo modo sembrava che stessero compiendo una qualche sorta di rito, tutti in cerchio, mentre tentavano di infilarsi il pigiama.

« Vuole donarlo alla Evans, non è ovvio? » intervenne Sirius, dopo aver infilato la testa nella maglietta larga e sgualcita che usava per dormire. Come al solito era il primo, e l’unico, a condividere in tutto e per tutto le idee geniali del compagno. A dargli man forte.

In molti si stupivano che James e Sirius non si somigliassero anche fisicamente oltre che caratterialmente. Erano infatti, sotto questo aspetto, molto diversi.

James era un bel ragazzo, con il temperamento da dannato ribelle ed una zazzera castana scura scompigliata in testa. Dietro gli occhiali due occhi nocciola e furbi riflettevano un animo determinato ed impulsivo. Era mingherlino, ma aveva delle spalle larghe, un accenno di muscoli laddove serviva e mani grandi ed affusolate.

Sirius, al contrario, era più basso dell’amico. I suoi capelli erano egualmente ispidi e disordinati, ma lunghi fino a poco prima delle spalle e decisamente neri. Due grandi occhi grigi ed un sorrisetto sghembo poco rassicurante nascondevano gli anni passati con la sua famiglia di squilibrati che detestava. Minuto, rispetto al compagno, ma veloce e sveglio come una volpe.

Gli altri due Malandrini si differenziavano anche per quanti riguarda il carattere invece, in quanto Remus  era un ragazzo alto, con i capelli castano chiaro che gli coprivano a ciocche la fronte spaziosa. Gli occhi piccoli ed attenti ed un viso squadrato. Lo sguardo di questo era spesso concentrato e serio, ma non per questo era da considerarsi un tipo noioso. Era un Malandrino o no?

Peter era basso e grassoccio, con nodosi capelli chiari, un naso importante ed i denti storti e sporgenti. Un tipo timido e pauroso, in molti si chiedevano per quale motivo facesse parte della squadra, anche se era ovvio che ci dovesse essere una ragione per la sua presenza nella banda.

« Tu ci fai perdere punti... per la Evans? » chiese Peter.

« Per quella là, sì. » rispose James levandosi gli occhiali e poggiandoli sopra il baule ai piedi del letto.

« Pazzesco. » sbottò Remus, sapendo benissimo che qualsiasi tipo di discussione con James non avrebbe dato alcun risultato se non quello di farlo intestardire ancora di più.

« Lo so. » sorrise l’amico, osservando con espressione di trionfo il boccino che gli sfarfallava tra le mani.

Sirius era entusiasta per la riuscita dell’impresa. Non era stata esattamente una passeggiata recuperare quel tanto agognato trofeo dalle grinfie del custode.

Però ce la avevano fatta.

Quando mai avevano fallito?

Felpato e Ramoso non fallivano mai.

Tra di loro c’era qualcosa di più di una banale amicizia.
Erano compagni fino alla fine.
Due soldati sullo stesso scalcagnato fronte.
Due fratelli alleati contro il mondo.
Non vi era rapporto più bello, pensava continuamente Sirius, davvero, un rapporto più bello non poteva esistere.




Continuerò al più presto. L'autrice.
   
 
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