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Autore: Bittersteel    07/08/2011    2 recensioni
La risata di Sirius ruppe il silenzio e neppure la corsa a rotta di collo ne mutò il tono. Parecchi presunti Mangiamorte si trovavano nel Surrey per una caccia al Babbano, e molti dell’Ordine erano accorsi per ridurre al minimo gli omicidi. Remus seguiva il compagno e guardava spesso indietro, verso l’agglomerato di case che si intravedeva al limitare del bosco. Una falce di luna spuntò dalle fronde e una decina di uomini in mantelli neri apparvero dal nulla, proprio di fronte a loro.
Si è classificata al sedicesimo posto al contest per storie edite ed inedite di Roby_Marauder97.
Genere: Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
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E’ il perpetuo timore della paura, la paura della paura,
che forma il volto di un uomo coraggioso

Georges Bernanos

 

 
 
Tornava a casa dopo aver svolto i compiti dell’Ordine, dopo aver sfilato tra i ranghi nemici, aver ascoltato i sermoni di Greyback, cruenti come lame nello stomaco, e aver fatto finta di essere aizzato a combattere contro chi lo aveva cresciuto, come se fosse stato solo un animale, un cane o un gallo, di quelli che i peggiori Babbani si divertivano a far lottare.

Tornava a casa, una stanza sfitta piena di cianfrusaglie inutili, che non si premurava di dover raccogliere in caso di partenze improvvise, o fughe precedenti la luna piena, dove liberava il mostro e per un attimo i discorsi di quel lurido mezzo lupo acquistavano un senso.

Tornava a casa e sulla poltrona consunta – quella che era stata di sua madre e che si premurava di Evocare dovunque gli fosse permesso – pensava ai Malandrini, alla risata di Sirius, ai capelli di James, all’inedia di Peter. Si sforzava di sorridere, ma sprofondava solo in un dolore tetro, dietro la cortina di ricordi.

Nella foresta, insieme ai suoi simili, nulla lo faceva sentire a casa: né il profumo dell’erba, né l’odore dei compagni. Casa era la mamma, erano i Malandrini, era il parco. Al momento Remus era un barbone, un pellegrino, un eremita, quasi. Non agiva di sua volontà, seguiva Greyback seguendo gli ordini di Silente, era una spia, era un pedone.

Per un attimo tornò a una notte di parecchi anni prima, quando non dormiva tra gli arbusti, ma era parte attiva dell’Ordine della Fenice.

 - Lunastorta, andiamo non vorrai farti ammazzare, spero.

La risata di Sirius ruppe il silenzio e neppure la corsa a rotta di collo ne mutò il tono. Parecchi presunti Mangiamorte si trovavano nel Surrey per una caccia al Babbano, e molti dell’Ordine erano accorsi per ridurre al minimo gli omicidi. Remus seguiva il compagno e guardava spesso indietro, verso l’agglomerato di case che si intravedeva al limitare del bosco. Una falce di luna spuntò dalle fronde e una decina di uomini in mantelli neri apparvero dal nulla, proprio di fronte a loro.

- Stupeficium!
Il primo bagliore rossastro fu emesso dalla bacchetta di Sirius, da lì partirono lampi di luce a breve intermittenza. Erano due contro dieci, ma Sirius sembrò non farci caso.
La schermaglia diventò un rimpiattino in breve tempo. Lui e Sirius si nascondevano dietro gli alberi, dietro  i cespugli, tronchi o massi, evocando scudi e contrattaccando velocemente.

- Remus, ne ho stesi tre, a che punto sei tu?
Sempre il solito, mentre rischiavano la vita si metteva a contare quanta gente aveva fatto secca, senza perdere la concentrazione, senza sbagliare bersaglio.

Remus ricordava di averne spedito due contro gli alberi, e cercava di averla vinta su un altro, mentre Sirius, che gli dava le spalle, non la smetteva un attimo di canzonarlo. Una maledizione gli passò proprio sopra la testa, e ciò lo rese ancora più battagliero.

- Non vorrai mandarmi a casa da solo, eh, Felpato? Insieme siamo venuti e insieme ce ne torniamo. Hai idea di quello che direbbe Ramoso?

Suo malgrado, aveva dovuto parlare così, perché l’adrenalina ormai era al massimo e un crollo sarebbe stato fatale. Il sangue gli rombava nelle orecchie, ma sentì chiaramente Sirius sbuffare.

Alla fine avevano fatto piazza pulita, dato l’allarme e salvato qualche famiglia di ignari Babbani.

Adesso che era a casa vedeva chiaramente gli occhi grigi di Sirius preoccuparsi e tradire panico. Più di quindici anni dopo aveva finalmente capito cosa faceva parlare a sproposito Felpato. Non era arroganza, o almeno, non solo. Non era stupidità, se mai ci fosse stato qualche dubbio a riguardo.

Sirius Black aveva paura, per sé stesso e per l'amico. Non riusciva ad accettare il fatto che avrebbe potuto perdere la vita da un momento all’altro, che il suo migliore amico sarebbe potuto morire da un momento all’altro. Si sentiva in pericolo, sentiva la morte alitargli sul collo, aveva bisogno di raddoppiare le sue forze, di trovare il coraggio. L’unico modo era ridere, esorcizzare il terrore con una battuta, con una risata.

Sentire che lui era lì, pronto a ridere con lui,pronto a ricordargli, a fine serata, che erano pari, che ne avevano fatto fuori cinque a testa.
Si sentiva in dovere di essere coraggioso per tutti, e questo, irrimediabilmente, lo portava ad avere paura per tutti. Ma quella paura lo rendeva più forte, più dinamico, paradossalmente più coraggioso, più sprezzante del pericolo.

Non è veramente coraggioso colui il cui coraggio non cresce con il pericolo.

Sirius Black rideva in faccia al pericolo. Ma quando il pericolo aveva preso le sembianze di Bellatrix Lestrange la risata gli era stata fatale, e gli era rimasta così, appiccicata sul viso, mentre gli occhi si facevano vitrei e il suo corpo oltrepassava la linea che separava i vivi dai morti.

Tornava a casa e si soffermava a pensare se quella guerra fosse giusta, se tutte le vittime mietute ne erano valse la pensa, se Harry, il figlio di James, fosse davvero in grado di far sparire Voldemort per sempre.

Tornava a casa e si sentiva sempre più solo, Peter era un traditore, Sirius non gli avrebbe mai più scritto, mai più gli avrebbe chiesto quanti cattivi aveva Schiantato, mai più gli avrebbe riso in faccia per dirgli che ne aveva mandati a terra un numero di gran lunga superiore.

Tornava a casa, e dopo aver pensato a lungo a ciò che era rimasto della sua vita, si addormentava sulla vecchia poltrona, e sognava di correre verso la foresta, un cane nero a destra, fedele, arrogante, un cervo ramato a sinistra, orgoglioso e fiero del suo palco di corna. Peter se ne stava sulla sua groppa, e per una volta non aveva paura.



 
 
Note dell’autrice:
Pubblico ora o fra qualche ora? Sono le 2.23, e ho concluso questa breve racconto di neanche mille parole.
La frase in grassetto è di Seneca, sembrava fatta apposta per questa storia. Grazie a Tolkien e a Jackson, il primo per aver scritto un’Opera d’arte, il secondo per averla messa sullo schermo, senza di loro non avrei scritto questo delirio. Io li ringrazio, ma voi potete anche maledirli. Comunque, il conto dei nemici abbattuti è liberamente ispirato ai dialoghi di Legolas e Gimli.
Sirius rideva in faccia la pericolo, beh, è liberamente tratta da Il Re Leone, film d’animazione Disney. Simba se ne usciva con questa battuta infelice e poi arrivavano le Iene.
La frase iniziale non ricordo dove l’ho letta.
Buona notte, o buon giorno, fate voi.
 
                                                                                                                                               



Si è classificata al sedicesimo posto su venti partecipanti al contest per storie edite ed inedite di Roby_Marauder97, ecco il giudizio:

Grammatica e ortografia: x/10- 9/10
Stile e originalità: x/10- 8/10
Rispetto delle regole: x/5- 5/5
IC oppure OOC del personaggio: x/10- 10/10
Gradimento personale: x/10- 8/10
Totale: 40/45

Grammatica e ortografia: Una grammatica leggera e accurata. La punteggiatura non sempre perfetta. I termini che hai utilizzato non assolutamente banali, anzi molto ricercati. La lettura è abbastanza fluida. Niente da dire: è quasi tutto perfetto a parte qualche errorino di distrazione e di punteggiatura.

Stile e originalità: Lo stile mi è piaciuto parecchio. La descrizione di questo “ritorno a casa”, è dettagliato, fine e scorrevole. L’originalità è l’unica pecca. Si legge molto spesso della tristezza di Remus in ricordo dei suoi amici. Per questo non ho potuto darti un punteggio altissimo. L’idea è comunque originale, mi è piaciuta molto.

IC oppure OOC del personaggio: Sulla caratterizzazione dei protagonisti, non ho assolutamente niente da dire. È perfetta, davvero. Complimenti!


Gradimento personale: La Shot mi è piaciuta. Mi ha fatto tanta tenerezza. Non in senso negativo, eh? Tenerezza nel senso di dolcezza. Bella. Brava.

 
E' inoltre arrivata al 14° posto su 33 partecipanti al Flash contest dei contest di Polvere di Stelle

Quattordicesima Classificata: 
Heroes di BlackWTF 

Grammatica e Punteggiatura: 9,3/10 
Stile e Forma: 10/10 
Originalità: 8/10 
Caratterizzazione personaggi: 10/10 
Gradimento personale: 9/10 
Totale: 46,3/50 

Per quanto riguarda grammatica e punteggiatura, c’è qualche piccola imprecisione qua e là. Prima di tutto hai scritto: “di averne spedito due”, mentre la forma corretta è “averne spediti” (-0,1). Hai messo sette volte una virgola prima della congiunzione “e” quando non c’era un inciso (-0,05 punti ogni volta) e due volte hai scritto un “ma” ad inizio frase (-0,2 ogni volta). Inoltre, a un certo punto, ti sei dimenticata uno spazio dopo la virgola, scrivendo “lui,pronto” (-0,05). 
Lo stile è piuttosto semplice, scorrevole e ho apprezzato in particolar modo le descrizioni che hai fatto, complimenti! 
L’originalità, invece, è un po’ una pecca per il semplice fatto che non è raro vedere Remus pensare al passato, in particolare a Sirius, perciò ho tolto qualche punto. Devo dire, però, che ho apprezzato veramente tanto il modo in cui hai caratterizzato Remus, che arriva a rimpiangere il passato, e ti confesso che ho amato letteralmente l’ultima frase che hai scritto. 
La storia mi è piaciuta veramente tanto, ma non ti ho dato il punteggio pieno appunto per la pecca dell’originalità. In ogni caso, ti faccio i miei complimenti. 
   
 
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