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Autore: kate95    07/08/2011    14 recensioni
Quel liquido che entrò dalle labbra aveva un buonissimo gusto, quello dolce di ciliegia ma poi lasciava in bocca solo quello pungente e forte dell'alcool.
E come quello scendeva nella sua gola bruciando così il ricordo di Kate scottava nel suo cuore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alcool & sentimenti

Capitolo 1- Flashback parte prima

Kate Beckett scese dall’auto davanti ad un piccolo pub.

L’aria della Grande Mela era fredda e un po’ pungente anche se era primavera inoltrata.

Si strinse un po’ nella sua giacchetta nera per rifugiarsi dal quel freddo mentre sentiva un braccio cingerle dolcemente la vita.

Guardò Josh camminare al suo fianco e gli sorrise.

Era tornato quella sera dall’Africa prima del previsto facendole una sorpresa e aveva insistito così tanto per uscire anche se lei non ne aveva voglia, non dopo ieri sera.

Non dopo che era accaduto ciò che Kate non avrebbe mai immaginato.

Ma era successo.

Flashback _ Ventiquattr’ore prima

Era una sera buia a New York, di quelle in cui non si riesce a scorgere la luna.

Nuvoloni neri e minacciosi scagliavano rumorosi tuoni, lampi e fulmini che squartavano il cielo illuminando a giorno per brevi istanti la città.

Beckett e Castle stavano uscendo dal distretto sprovvisti d’ombrello dato che la mattina non dava nessun segno di pioggia.

Un incessabile temporale si abbatteva su New York e sui suoi poveri cittadini sprovvisti d’ombrello come Castle e Beckett.

Stavano uscendo dal distretto a sera tarda e quella mattina erano venuti insieme al 12esimo: Kate era passata a prendere Castle e come se tutto ciò non bastasse avevano parcheggiato pure distante.

I due si misero a correre come pazzi sotto l’acqua rischiando più volte di cadere sull’asfalto scivoloso.

Risultato? Una volta in macchina si ritrovarono inzuppati da testa ai piedi, Castle al volante e Beckett passeggero: nella foga di mettersi al riparo erano entrati di fretta e la detective non si era accorta dell’errore.

"Le chiavi" le chiese Castle allungando il braccio verso la donna, attendendo.

"Scordatelo" rispose Beckett secca.

"Che cosa?"

"Andiamo Castle! Non sai neanche guidare normalmente, figurati con questa pioggia!"

"Ehi!!! Io so guidare!" disse indignato mettendo il broncio.

L’acqua scrosciava violentemente sulla macchina e batteva forte sui vetri facendo da sottofondo al battibecco dei due.

"Cosa vorresti fare?" domandò lui spazientito.

"Cambiamoci di posto" propose lei tranquillamente.

"Oh,no… no, no… non uscirò di nuovo sotto la pioggia… non ci tengo a fare un’altra doccia!" sbuffò.

"Ok, se non vuoi uscire ci scambiamo i posti stando dentro la macchina"

"Ci riuscivo a malapena quando ero bambino, figurati adesso che sono…"

"Ingrassato?" lo stuzzicò lei.

"…Cresciuto!" concluse Rick.

"beh, io su quello non sarei tanto sicura… in fondo resti ancora un bambino!" ribatté la donna inarcando un sopracciglio.

L’uomo si disse mentalmente che non avrebbe ceduto.

Non questa volta.

Insomma lui era pur sempre Richard Castle!

Qualche battuta e movimento impacciato dopo, l’uomo si ritrovò seduto nel posto del passeggero mentre Kate stringeva fiera il volante.

La odiava quando faceva così. Per quanto Castle potesse odiare la sua musa.

Ma mise il broncio.

Con lo sguardo rivolto verso la portiera restava in silenzio.

"Ti sarai mica offeso?" gli chiese lei dopo un po’.

Castle non parlò, si limitò a scrivere YES a caratteri cubitali sul finestrino appannato dell’auto.

Poi si voltò verso la donna mentre Kate leggeva ed interpretava lo sguardo enigmatico che aveva assunto lo scrittore.

Faceva la faccia da povero cucciolo indifeso, ma non era arrabbiato sul serio.

Beckett trattenne a stento una risata e lui sorrise.

Qualche tempo dopo giunsero sotto casa di Castle con non poche difficoltà: durante il tragitto Beckett aveva dovuto inchiodare di colpo per non investire un pedone sbucato dal nulla e la macchina aveva quasi sbandato.

Castle rimase immobile, pensieroso anche quando l’auto si fermò sotto il suo palazzo.

"Beh, che fai? Non vai?" chiese lei stupita di quel comportamento.

"Sali" rispose lui.

"Che cosa?" la detective, sorpresa, pensava di aver frainteso.

Castle allungò il braccio e fece scattare le chiavi dell’auto spegnendo il motore.

Mentre le sfilava scontrò le dita di Kate e per un attimo rimasero a fissarsi imbarazzati, ognuno perso negli occhi dell’altro.

Poi Rick riprese a parlare: "Sali. Per questa volta vieni a dormire da me"

"Non ci penso neanche" rispose lei quasi indignata e al tempo stesso spaventata da quella proposta.

Ma Rick continuò serio guardandola negli occhi: "Non ho alcuna intenzione di lasciarti andare. Le strade sono troppo pericolose. Non voglio averti sulla coscienza"

Beckett rimase sorpresa da quella affermazione ma capì che lui diceva sul serio e si preoccupava per lei.

"Okay… Grazie" poi salirono in casa.

Una volta entrati nell’appartamento Kate scoprì che Alexis e Martha non c’erano e questo un po’ la preoccupò.

L’attrazione tra lei e Castle era aumentata molto negli ultimi mesi diventando quasi insopportabile.

Soprattutto dopo quel bacio durante il caso di sua madre.

Non ne avevano più parlato ma lei non aveva dimenticato.

Lui l’accompagnò nella stanza degli ospiti che aveva annesso bagno privato.

Beckett aveva voglia di farsi una doccia rigenerante e poi andare a riposare.

Una volta che Rick se ne fu andato si spogliò lasciando i vestiti sul letto e le scarpe in mezzo alla stanza; poi si infilò sotto la doccia.

Si rilassò moltissimo, forse troppo, tanto da non accorgersi di Castle che bussava alla porta.

Lo scrittore sentì l’acqua scorrere nel bagno così decise di entrare, lasciare il pigiama che aveva portato e uscire senza essere visto.

Appoggiò i vestiti per la notte sul letto notando quelli di Beckett sparsi qua e là.

Comprese le scarpe al centro della stanza in cui per poco non inciampò.

Kate sentì dei rumori provenire dalla stanza, pensò di esserseli immaginati ma poi uscì a controllare, tanto ormai aveva finito la doccia.

Aprì la porta che separava il bagno dalla camera con addosso solo un asciugamano bianco, avvolto intorno al corpo sopra il seno, corto abbastanza da lasciar vedere buona parte delle sue lunghe gambe.

A piedi scalzi e con i capelli bagnati si ritrovò davanti a Castle che, ancora in precario equilibrio dopo essere inciampato nelle scarpe, rischiò davvero di cadere.

Rimase paralizzato da quella vista e per qualche istante credette di svenire.

"Castle!" lo rimproverò lei.

L’uomo sembrò uscire dal suo momentaneo stato di trance e fissò la sua detective.

Era semplicemente stupenda.

"Che diavolo ci fai qui?"

"Beh, ecco io… sì… insomma… ero venuto per portarti il pigiama" balbettò.

"Perché non hai bussato?!"

"L’ho fatto ma non hai risposto, poi ho capito che eri sotto la doccia e non volevo disturbarti"

"Ah, ok. Beh, ora è meglio se vai. Grazie" disse aprendo la porta della stanza per esortarlo ad uscire.

Castle si avviò ma quando giunse di fronte alla porta notò che la distanza tra loro era minima.

Si persero nuovamente uno nello sguardo dell’altra, in silenzio.

Rick non si sarebbe fatto sfuggire l’occasione, non questa volta.

Senza preavviso la baciò.

Assaporò quelle labbra, inizialmente prese alla sprovvista, aperte e immobili che dopo qualche istante si mossero in contemporanea alle sue.

Quel bacio, quel contatto desiderato da entrambi per molto tempo era qualcosa di altamente passionale, l’unico modo possibile per esprimere e lasciar fuoriuscire quell’amore che avevano sempre soffocato.

Kate in quell’istante capì quanto quel bacio sotto copertura durante il caso di sua madre fosse solo la punta dell’iceberg: per quanto si fosse lasciata trasportare dalle sue emozioni non era nulla in confronto a ciò che stava vivendo ora.

Kate sapeva che non avrebbe dovuto: lei aveva Josh e Castle era così inaffidabile… ma il desiderio di rimanere abbracciata a lui era troppo forte.

Rick non avrebbe desiderato altro che rimanere lì a baciare Kate, ad assaggiare le sue labbra.

Le loro bocche si cercavano desiderandosi ardentemente e Castle aprendo le loro labbra diede l’opportunità alle loro lingue di incontrarsi.

Quando il bisogno di ossigeno fu impellente si staccarono ansimanti e Beckett riprese un po’ di lucidità, seppure la distanza minima tra i loro volti non aiutasse.

"Rick, io.. non posso" disse senza fiato.

Sì, perché quel bacio, così intenso, era da togliere il fiato.

Ma lui non le diede il tempo di finire che le loro labbra erano di nuovo a contatto e ogni istante che passava rendeva Kate meno lucida.

Non era più in grado di ragionare: i suoi pensieri erano offuscati come se d’improvviso una fitta nebbia li stesse avvolgendo allontanandoli da lei.

Era come se lei li stesse cercando ma non riusciva a farli suoi, a raggiungerli.

Cosa apparentemente impossibile visto che senza di lei quei pensieri non sarebbero mai esistiti.

In quel momento soltanto il suo cuore governava il suo corpo, le sue azioni, i suoi desideri.

Voleva essere Kate per una notte e questo voleva dire restare lì dov’era tra le braccia del suo scrittore.

Rick dal canto suo sentiva un fuoco ardente bruciargli dentro, quello della passione per Kate che non si spegneva mai.

E ad ogni gesto, ad ogni carezza quel fuoco si ravvivava sempre più come se d’improvviso qualcuno avesse versato del fuoco sulla fiamma.

Passò le mani tra i capelli di lei per poi scendere e accarezzarle le spalle, la schiena in parte scoperta.

Beckett si aggrappò a lui lasciandolo fare: ogni suo tocco era qualcosa di indescrivibile, un turbinio di emozioni a cui non avrebbe potuto opporre resistenza.

Si spostarono e Kate finì con la schiena contro la parete.

Le labbra di lui scesero verso il collo di lei riempiendolo di baci e carezze.

Kate scese fino al bordo della t-shirt grigia di Rick che, aderente, evidenziava il suo fisico scolpito.

Infilò le mani al di sotto e avvertì il contatto con la sua pelle e poi i suoi pettorali.

Sfilò la maglia per poter ammirare completamente il fisico dell’umo mentre si avvicinavano al letto.

Castle slegò l’asciugamano, quell’inutile pezzo di stoffa che gli impediva di vedere il suo corpo e di sentirlo aderire perfettamente al suo.

Si coricò portandosi dietro Kate, stringendola dolcemente a sé e avvertendo un lungo brivido quando il seno di lei venne in contatto con il suo petto.

Passarono la notte così, tra baci e carezze mentre Kate non pensava a quello che sarebbe successo domani.

In quella notte buia e fredda voleva solo riscaldarsi tra le braccia di Castle mentre la pioggia picchiettava forte sulle finestre.

   
 
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