Nomi comuni di
persone ~
Il Primo Ministro lanciò
un sospiro che, ne era certo, scosse persino la polvere dal quadro con l’omino
dalla faccia di rana nell’angolino più nascosto del suo ufficio. Lo
sentì ridacchiare. La sua attenzione rimase però concentrata sul
giovane uomo seduto di fronte a lui.
Non poteva negare di
aver atteso con ansia questo momento. Aveva appreso con sorprendente partecipazione
della morte di Scrimgeour e, parimenti, era stato quasi
orgoglioso di sentirsi dire che il buon Shacklebolt
occupava ora la poltrona dell’Altro
Ministro – e tutto ciò gli aveva aperto gli occhi.
«È finita,
dunque? Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato
è... morto?»
‘Maghi’ o ‘Babbani’ che fossero, erano pur sempre tutti uomini.
Il giovane sorrideva. Era
uscito dal caminetto con la mano già tesa, lo sguardo limpido di chi ne
ha viste troppe per provare ancora soggezione di fronte a qualcuno. Perlomeno,
così gli era parso. Poi si era seduto e gli aveva raccontato senza
troppi giri di parole che il mondo era salvo.
«Non si faccia
problemi a chiamarlo Voldemort, ministro. Ormai è
questo che rimane di lui. Solo un nome.»
Il Primo Ministro lo
guardò alzarsi, ascoltò distrattamente le sue scuse a proposito
di impegni improrogabili e si sollevò d’istinto, stringendogli la
mano.
«Lei chi è?» gli uscì
detto.
Il giovane sorrise
ancora, ricambiando la stretta. «Uno che è sollevato quanto lei.»
Dietro le lenti degli
occhiali macchiate di fuliggine, i suoi occhi verdi scintillavano di vita, e
sulla fronte una sottile cicatrice a forma di saetta parve dire tutto il resto.
‘Maghi’ o ‘Babbani’ che fossero, Harry Potter li aveva salvati tutti.
[ 260 parole ]