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Autore: Too Many Sleepless Nights    08/08/2011    2 recensioni
Antonella non sapeva cosa l'amore fosse, ma c'entrava di sicuro qualcosa coi ricci di Sasà, con le sue magliette bianche di quando lavorava ancora in agosto, con le sue stravaganze e con i suoi occhi chiari, da pazzo.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Su questa storia piove sempre è ufficialmente un titolo bellissimo ;O; benché non abbia chissà quanta pertinenza col testo.
Ciao a tutti! :3 Sono Sara (zeroschiuma per chi bazzica il fandom di Naruto) & questa è la primissima flash!fic (500 parole esatte) del Too Many Sleepless Nights Project (qui).
Ho scritto questo slice of life qualche tempo fa. I protagonisti sono i miei genitori, la storia è ambientata a Napoli negli '80s & tutto il resto lo leggerete voi. *_*;; Io devo solo aggiungere che shippo smodatamente il pairing papà/mamma o, meglio, Sasà/Antonella. Sono fighi, parenti (sì, questa storia tratta di un incest non ancora descrittivo éOè) e da giovani, giuro, erano anche sexy. O_O"
Credo non ci sia altro da dire. Per domande o chiarimenti l'opzione recensisci è lì che vi guarda con un'espressione tutt'altro che amichevole & spero veramente che vogliate anche farmi sapere cosa pensate di questo mio scritto, visto comunque che è la mia primissima storia originale che pubblico qui sull'EFP. :3
A presto, giuggiole! Spero di vedervi sulla mia pagina fan sulla quale ubblicherò presto aggiornamenti a proposito del Project. *O* Soon! ♥





Su questa storia piove sempre di S.

Su questa storia piove sempre, gocce che sembrano lacrime. Ce ne sono troppe di lacrime, dolore mai dimenticato, assurdità... sembra un'allucinazione.

(Il rasoio di Occam, M. Smith).
Agosto 1979.

Con le bretelle dell'abitino bianco di lino e sangallo abbassate ed i capelli un po' spettinati, Antonella giocava con la bimba paffuta, cercando di calmare i suoi capricci.
Sarebbe stata una mamma anche lei, un giorno.
Avrebbe avuto una bella casa e la pelle abbronzata, sarebbe stata felice; avere una famiglia tutta sua era sempre stato il suo sogno. Stringere la piccola Lina e la piccola Nunzia la colmava di aspettativa, di un'ansia piacevole e bellissima che non sarebbe riuscita facilmente a distinguere dalla felicità.
Patrizia stava lavando le scale. La bimba più grande guardava Antonella coi suoi immensi occhi castani.
"C'è Sasà" disse Patrizia, con un sorriso malizioso, che la fece arrossire appena appena.
Non sapeva neanche cosa l'amore fosse, ma chi lo sa a tredici anni? Non riusciva a dire con precisione cosa fosse ciò che provava per lui, ma di certo era implicata la sua risata, il modo in cui metteva tutto se stesso anche nelle cose più stupide, quando la proteggeva come fosse piccola ed indifesa, il fatto che fosse appena maggiorenne e sembrasse già un uomo. Un marito.
La bambina con l'espressione più acuta lanciò qualcosa dall'alto del letto a castello. La sua sorella maggiore la guardò con un'espressione truce in modo quasi comico, per una bambina di soli cinque anni. "Dov'è Sasà?" chiese con la sua vocina dolce, offrendo una linguaccia alla sua sorellina.
"Non lo so" disse Antonella, alzando le spalle.
La piccola Nunzia cominciò a piangere, a disperarsi, da sotto il suo caschetto di capelli di un nocciola rossiccio. Patrizia entrò nella stanza con un cesto di vestiti da lavare.
"Sasà" disse "sta salendo".
La piccola Nunzia smise di piangere con un ultimo singhiozzo, balzò giù dall'alto del letto a castello e corse nell'altra stanza. Anche la bimba più grande lasciò il pavimento e si alzò sulle gambe coperte di adipe infantile, coi piedi nudi e sporchi sulle piante.
"Ciao!" salutò Sasà, entrando con Nunzia ad abbracciare le gambe dei suoi jeans sporchi e strappati. Lina gli andò incontro, batté le mani, tese le braccia per essere sollevata. "Stai diventando pesante" ridacchiò Sasà con un sorriso.
Patrizia si voltò, sgridando sua figlia perché scendesse, ma la bambina, ostinata, si strinse più forte al collo di Sasà, che la strinse forte a sua volta. Antonella non sapeva cosa l'amore fosse, ma c'entrava di sicuro qualcosa coi ricci di Sasà, con le sue magliette bianche di quando lavorava ancora in agosto, con le sue stravaganze e con i suoi occhi chiari, da pazzo. Arrossì un po', abbassando gli occhi, quando Sasà si rivolse a lei. "'Ndò" la apostrofò, continuando a sorridere con quei suoi strani dentini da ragazzino insieme ribelle e tenerissimo, "stasera venite tu e Ciro?".
Lei sollevò lo sguardo. "Chiedilo a lui" disse, alzandosi, raggiungendolo e prendendogli Lina dalle braccia: "è giù in merceria".
Non erano neanche amici e, pur essendo parenti, le loro famiglie non erano neanche così unite: perché quel ragazzo magro e simpatico si preoccupava così tanto di lei? E lei cosa provava per lui?
Si sistemò l'abitino di lino e sangallo. Gli sorrise.
   
 
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