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Autore: Nischino    09/08/2011    14 recensioni
Sono passati vent’anni da quando Draco ha rinunciato alla vita che avrebbe potuto avere con Harry. Ma ora qualcosa è cambiato e Draco non ha più scuse, né nascondigli. Ma ha una seconda possibilità.
[Non c’è nulla, per Draco, di più terribile dell’estate. Perché l’estate è calda, è soffocante e lo stringe in un tenero abbraccio di rimpianto.
L’estate gli ricorda Harry e non c’è nulla che Draco possa fare e non c’è nessun posto dove possa nascondersi per sfuggirle.]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Beta: Alyxya

Nota: La storia partecipa al Contest “One Shot dell’Estate” indetto da EFP.

Nota2: Ringrazio Rutix2003 per avermi fatto notare che Draco non sposa Daphne, ma Astoria. Errore modificato.

Buona lettura!

Sabbia tra le dita

Le cose cambiano. Le cose cambiano sempre e Draco lo detesta.

Lui che ama programmarsi la giornata –e la vita quando capita- non sopporta la casualità che gestisce l’ordine del mondo. Il destino, la sorte, Dio, o qualsivoglia lo si chiami, è per Draco una gigantesca seccatura.

Non importa se ha già deciso che cosa fare del proprio futuro, se ha già programmato ogni giorno dei successivi trecentosessantacinque o se ha osato pensare che nulla potesse più stravolgere il delicato equilibrio della sua vita perché, all’improvviso, quatto quatto, con passo felpato ed occhi vigili ed attenti, arriva il Destino ed uccide ogni sua convinzione. O uccide Ginny Weasley, a seconda dei casi.

Draco fissa il cadavere della moglie di Potter. Stesa in quella bella bara di mogano, con i capelli rossi che le incorniciano il viso pallido e sereno, e la mani poggiate in grembo, sembra proprio che dorma.

Ma è morta. E’ strano convincersi che lo sia davvero perché dopo la sconfitta di Voldemort nessuno aveva più nominato quella parola e tutti avevano finto di dimenticarla.

Niente più lacrime, niente più dolore, niente più ricordi. E’ questo il motto che il Ministero propina all’intero Mondo Magico, ripetendolo ad ogni cerimonia, ad ogni Natale e prima dei botti di Capodanno.

Draco trova la cosa sinceramente patetica, ma non lo dice. Farlo significherebbe sfidare la fortuna più di quanto possa permettersi e quindi finge di accettare di buon grado i finti sorrisi che mascherano notti di incubi e lacrime.

Ginny Weasley è morta sbattendo la testa o qualcosa del genere. Non che a Draco interessi, ma gli è sembrato corretto informarsi prima di presentarsi al suo funerale.

Non che sia stato invitato: nessuno avrebbe avuto motivo di farlo.

Ma Draco ha le sue buone ragioni per trovarsi lì e non deve dare spiegazioni a nessuno, tantomeno a Ronald Weasley che, nonostante le lacrime, riesce a fissarlo comunque in cagnesco, dando prova di una notevole forza di volontà.

Potter è in piedi in un angolo del giardino e passa il tempo stringendo le mani di tutti i disperati ospiti che gliela porgono sussurrando a mezza voce “mi dispiace, condoglianze”.

A Draco, che la Weasley sia morta, dispiace, dispiace sul serio, forse più di quanto dispiaccia alla maggior parte degli ospiti che sono lì con un invito. E’ per lei che Draco ha deciso di sfidare tutti quegli sguardi ostili, soltanto per Ginny. Non ci sono oscure elucubrazioni dietro al suo gesto o secondi fini malvagi, come probabilmente Ron Weasley crede.

Ciò nonostante Draco non può nascondere di aver odiato Ginny, con tutto se stesso, al punto da desiderare che morisse. E adesso che la vede lì, inerme e gelida, nonostante gli dispiaccia, nonostante la consapevolezza che la sua morte cambierà le cose, nonostante lei non avesse alcuna colpa, una piccola parte di Draco gioisce. Gioisce appena, senza grandi urrà, ma gioisce. E Draco non riesce a sentirsi in colpa.

Lentamente si avvicina a Potter.

Draco sa che si è accorto della sua presenza non appena ha messo piede in giardino e sa che l’ha tenuto d’occhio per tutto il tempo eppure, non appena gli è davanti, Potter si premura di assumere un’espressione almeno un po’ stupita.

Draco gli porge la mano e Potter l’afferra.

-Condoglianze- dice.

Potter lo guarda e Draco, all’improvviso, si ricorda che cosa c’è in Harry di talmente speciale da avergli fatto pensare, tanto tempo addietro e per un momento appena, di mandare tutto a puttane. Tutto.

Sono i suoi occhi, il suo sguardo, quel suo modo di guardarti che ti fa credere che, finché starete insieme, tutto sarà possibile.

Draco toglie velocemente la mano dalla presa di Potter e si allontana.

Lo sguardo di Potter indugia insistente sulla sua schiena ma Draco non ha nessuna intenzione di voltarsi.

Tutti i timori e tutte le certezze di un tempo gli tornano in mente e Draco serra gli occhi, nel disperato tentativo di cacciarli, spaventato, anche se, più dei timori, a spaventarlo sono le certezze.

****

Astoria è chissà dove e così Draco può sedersi in pace sulla sua poltrona preferita, in salotto.

Quella dovrebbe essere la sua stanza preferita e solitamente Draco finge che lo sia, perché non potrebbe essere altrimenti. L’odore, gli altezzosi ritratti alle pareti, un Chateau Margaux, probabilmente del ’95, sul tavolino nell’angolo e la libreria in mogano scuro dovrebbero fare di quel salotto il suo salotto perfetto.

Ma Draco si sente un estraneo in quel salotto come si sente un estraneo in quella casa e come si sente un estraneo anche ai propri occhi quando bacia sua moglie e l’abbraccia nel loro letto. Si sente un estraneo quando mangia all’altro capo della tavola rispetto ad Astoria sorseggiando vino d’annata e chiacchierando di quando verranno tempi migliori. Si sente un estraneo quando incoraggia Scorpius ad essere come suo padre avrebbe voluto che lui diventasse. Si sente un estraneo quando si guarda allo specchio e non riesce a vedere altro che un’eco lontana di quello che era stato Lucius un tempo e si domanda per quanto ancora riuscirà a fingere.

Tuttavia Draco ha perso tutto il resto e quindi non gli rimane che quella patetica messa in scena.

A volte è più facile fingere. D’autunno, quando gli alberi si spogliano lentamente nel cortile del suo Maniero, a Draco sembra che i suoi ricordi si accartoccino e si secchino e che, uno ad uno, l’abbandonino come strisciando lungo la sua spina dorsale e finiscano a terra, dove può calpestarli ed immaginare che non abbiano importanza. Poi arriva l’inverno, e d’inverno così come tutto gela e rimane immobile, così fa Draco. Nudo di qualsiasi emozione, passa le proprie giornate ritto contro il vento, immune al freddo e al dolore. Eppure, negli anni, continue ed insistenti sferzate gelide hanno indebolito la sua corteccia e, poco alla volta, delle piccole crepe vi si sono formate. Così ora Draco soffre, ma solo un po’, anche d’inverno.

Ma è appena un accenno, un assaggio di quello che accadrà quando giungerà la primavera.

Al primo fioco e tiepido raggio di sole, ecco che un ricordo assopito si risveglia e fiorisce conficcando le proprie radici nel cuore di Draco. E poi, uno dopo l’altro, sempre più svelti, come scappando, eccoli riaffiorare tutti quanti finché non giunge l’estate.

Non c’è nulla, per Draco, di più terribile dell’estate. Perché l’estate è calda, è soffocante e lo stringe in un tenero abbraccio di rimpianto.

L’estate gli ricorda Harry e non c’è nulla che Draco possa fare e non c’è nessun posto dove possa nascondersi per sfuggirle.

Harry si avvicina a gran passi, uno ogni giorno d’estate, fino a trovare quella scorciatoia che lo conduce al cuore di Draco, e lo seduce. E quando ha raggiunto il cuore di Draco non c’è possibilità che questi riesca a scacciarlo. L’ha fatto una volta e una volta è bastata.

Nei ricordi di Draco –e Draco non sa esattamente che cosa sia vero in quello che ricorda e che cosa invece sia stato idealizzato dalla sua fantasia- Harry gli ha dato il primo bacio in una spiaggia lontana, quasi irreale, mentre la sabbia gli si infilava tra le dita nude dei piedi e i gabbiani cantavano in lontananza una canzone che parlava di salsedine ed eternità.

Non erano passati che pochi mesi dalla sconfitta di Voldemort e Harry sembrava come essersi risvegliato da un sogno. Gli erano bastate poche parole per trovare la scorciatoia che l’avrebbe condotto al cuore di Draco, allora, ma molto tempo, molto di più di quanto serviva al suo ricordo per ritrovarla ogni estate.

Draco non aveva deciso di uscire con Harry, era successo e basta.

Erano passati anni da quel giorno eppure a Draco sembrava ancora di sentire il tocco delle dita ruvide di Harry sulle guance e quello dolce delle sue labbra sulle proprie.

E poi avevano fatto l’amore a Grimmauld Place su un letto scomodo e cigolante che scricchiolava ad ogni spinta, ma allora a Draco non era sembrato importante. E anche adesso, in realtà, i cigolii non erano che un misero sottofondo alle parole che Harry gli aveva sussurrato e che poi aveva gridato e che avevano continuato a rimbombare nella testa di Draco sempre, sempre, sempre, per sempre, anche adesso.

Ti amo, ti amo, ti amo.

****

Fa un caldo insopportabile così Draco decide di alzarsi per aprire una finestra. Non fa in tempo a spalancarla del tutto che un gufo borioso fa capolino nella stanza. Scuote un po’ le piume, emette un suono acuto di saluto e si mette dritto ed impettito, in attesa che Draco afferri la lettera.

Draco la prende e se la rigira tra le mani. Non c’è un nome, un indirizzo e nemmeno un sigillo. Ma è sua. Draco lo sa che è sua.

-Vai alla guferia. Troverai cibo e un po’ di riposo- dice al gufo che scuote le penne e vola via.

****

Draco apre la busta strappandola. Non ha tempo né voglia di cercare un tagliacarte e comunque non ha alcuna importanza.

La pergamena che scivola fuori è piegata solo a metà e sul retro non c’è scritto nulla. Draco la spiega.

C’era stato un tempo in cui far entrare in una busta le sue lettere era stata un’impresa. Fogli su fogli di pergamena accartocciati sul pavimento e altrettanti ripiegati mille volte per riuscire a farli stare tutti insieme nella stessa busta. Usarne due sarebbe stato più saggio, ma di certo meno divertente.

Draco ricorda l’emozione che l’animava mentre aspettava e poi apriva e poi leggeva quelle lettere come se davvero non avesse saputo come si sarebbero concluse. Eppure le leggeva tutte col cuore in gola, pieno di speranza e gratitudine.

Ma questa volta la sensazione è diversa. C’è il cuore che pulsa nelle orecchie, ma la speranza è di un’altra sorta. E’ una speranza vana che Draco cerca di scacciare con tutte le proprie forze, ma c’è anche la speranza di essersi sbagliato, che quella non sia una lettera di Harry e che tutto resterà com’è adesso.

Perché se Harry gli ha scritto e gli ha scritto le parole giuste, adesso che Draco non ha nessuna scusa, nemmeno Ginny, nemmeno la propria felicità, come potrà dirgli di no un’altra volta? Ma soprattutto, perché dovrebbe?

Non ha niente da perdere, tuttavia non riesce ad abbandonare l’idea che stare con Harry sia sbagliato.

****

Harry gliel’aveva chiesto dicendo –Sto cambiando la mia vita, e voglio che tu faccia parte delle cose che non lascerò indietro-.

E Draco aveva riso e l’aveva baciato perché non aveva capito, non ancora, ciò che Harry volesse dire. Ma poi Harry gli aveva proposto di comprare quella casa e Draco si era ritrovato, all’improvviso, in una situazione che non aveva cercato.

Voglio davvero passare tutta la mia vita con Harry Potter?

Mentre il suo cuore gridava a perdifiato sì, sì, sì, Draco decise che fidarsi della sua testa sarebbe stato più sensato.

E alla domanda “Vuoi davvero rischiare tutto quanto? Tutto quanto per Potter?” la sua testa rispose “Ma certo che no!”. E Draco l’ascoltò, nonostante il suo cuore dolorante continuasse ad urlare costretto in una lenta agonia. Se Draco non l’avesse zittito prepotentemente, forse avrebbe sentito i suoi lamenti di dolore ed i suoi singhiozzi che, imploranti, lo pregavano di non lasciare Harry perché tutto quanto, senza di lui, non sarebbe valso niente.

Ma Harry non si era dato per vinto, non subito almeno. Gli aveva scritto numerose lettere ma Draco le aveva stracciate tutte quante. Poi aveva rivisto Astoria a quella festa e le aveva chiesto un appuntamento. Non passò una settimana dal suo annuncio di matrimonio che nel Mondo Magico si sparse la notizia che Harry Potter avrebbe sposato Ginevra Weasley.

****

La lettera di Harry dice:

Domani sulla spiaggia a mezzogiorno.

Harry

****

Nonostante Harry non scriva altro, Draco intuisce tutti i significati nascosti del suo messaggio. Harry sa che Draco verrà, non ha bisogno nemmeno di chiederglielo. Harry sa che Draco lo ama ancora e sa che non è felice.

Per un momento Draco si chiede che cosa farà. Ma è inutile: Harry lo conosce e Draco si chiede se non abbia aspettato anche lui per tutto quel tempo.

****

La spiaggia non è proprio come Draco la ricordava. La sabbia è più ruvida, gli scogli più alti e il mare più scuro. Il sole cocente batte insistentemente sulla sua testa e Draco suda. Sente le mani attaccaticce e i vestiti fastidiosamente appiccicati al corpo.

Si arrotola le maniche della camicia e l’orlo del pantaloni, si toglie le scarpe ed entra con i polpacci nell’acqua. E’ più calda di quanto pensasse, ma abbastanza fresca da farlo sentire un po’ meglio.

Una brezza leggera spira da Nord. Ha un forte odore di mare, ma non è fastidiosa.

E’ mezzogiorno quando Harry si materializza sulla spiaggia. Vede Draco.

Si guardano e si sentono lontani, tremendamente, nonostante non ci sia che qualche centimetro d’acqua a separarli. Il mare lambisce la sabbia ai piedi di Harry e gli bagna i sandali.

Gli occhi di Draco sono pieni di domande, domande a cui lui non ha mai saputo dare una risposta e domande che sono sorte solo adesso. E poi, all’improvviso, Draco capisce. Gli occhi di Harry sono pieni di risposte. Draco può leggerle, una ad una, rassicuranti e spaventose, ma finalmente chiare.

Harry non parla e resta immobile con la brezza che gli scompiglia i capelli e Draco vorrebbe così tanto passarci le dita dentro ed accarezzargli il collo e sentire il suo profumo e dirgli che ha sbagliato e adesso sa perché.

Perché negli occhi di Harry c’è anche quella risposta, quella che gli dice che è un idiota e che Harry ci ha provato e, certo, avrebbe potuto fare di più, forse avrebbe dovuto, ma anche a Draco spettava la sua parte.

Astoria era stata l’ultima prova, ora Draco lo capisce, e capisce che se Harry avesse superato anche quella tutto sarebbe stato diverso.

Draco legge negli occhi di Harry tutta la sofferenza nata dalla consapevolezza a cui era giunto troppo tardi. Harry ha sofferto, e tanto, e Draco si sente un verme. Harry, Harry che Draco ama e che aveva creduto felice con Ginny, forse non molto, ma abbastanza per dimenticarlo.

Invece ora Draco sa che Harry non lo è mai stato, non dopo che si sono detti addio.

E Harry ha aspettato a lungo che qualcosa cambiasse perché Draco capisse. E adesso Draco sa.

Draco si avvicina ad Harry strisciando i piedi nell’acqua. Ha paura, dopo tutto quel tempo, perché forse qualcosa è cambiato. Forse Harry è cambiato, forse sono cambiati entrambi e forse il tempo ha spazzato via tutto quello che c’era stato.

Non appena Draco gli è abbastanza vicino Harry lo afferra per la vita e lo abbraccia, lo stringe e immerge il naso tra i suoi capelli. Draco può sentire il suo respiro tiepido sulla nuca ed è la carezza più rassicurante del mondo.

Ora si ricorda esattamente com’era e l’estate non gli sembra più tanto brutta.

Cerca la bocca di Harry e la sfiora con le labbra. Chiude gli occhi. Harry lo spinge contro di sé e lo morde, lo divora, lo mangia e Draco pensa che hanno aspettato entrambi abbastanza.

****

Harry è nudo accanto a lui, disteso sulla sabbia calda e fastidiosa. Il suo non è più un corpo da diciassettenne ma il sorriso è sempre lo stesso.

Draco allora pensa che probabilmente nemmeno il suo è più lo stesso corpo di un tempo e un po’ se ne vergogna, ma Harry sembra non averci fatto caso.

Harry fissa il cielo di un azzurro limpido e tranquillizzante. Non c’è nemmeno una nuvola, nemmeno una in lontananza.

-Sai- mormora Harry e Draco si accorge che è la prima cosa che dice da quando si sono incontrati sulla spiaggia. E così strano perché a lui è parso di sentire la voce di Harry per tutto il tempo.

-Credo che te lo chiederò ancora una volta. Ma non occorre che tu risponda, tanto questa volta ti obbligherò a dire di sì. Anche con la forza-.

Ride e si volta verso Draco che lo fissa con le labbra arricciate.

-Potter- dice –Come al solito vuoi fare tutto a modo tuo-

-Perché tu manchi di iniziativa, Draco. O di buonsenso-

-Voglio solo essere certo di stare facendo la cosa giusta prima di combinare qualche stupidaggine. Non come te, Potter-.

Harry si mette a sedere e scuote il capo, divertito.

-E quale sarebbe la cosa giusta, Draco? L’aver sposato Astoria?-

-No-.

Draco si siede proprio accanto ad Harry e lo guarda negli occhi.

-L’ammettere di aver sbagliato. E l’ammettere che adesso, al diavolo tutto, voglio solo stare con te-.

Harry abbassa lo sguardo.

-Vent'anni, Draco- dice Harry –Sono tanti-

-Abbastanza per essere sicuri di star per fare la scelta giusta- mormora Draco e la sua voce è ferma, ma dentro trema. Ancora una volta, disperato, il suo cuore grida sì, sì, sì, dimmi di sì, Harry.

E questa volta Draco sta per dirlo, anche gridarlo ed implorare se sarà necessario, ma quando la apre, la sua bocca non dice “sì” ma, con sua stessa sorpresa, mormora

-Ti amo-.

Harry allora alza gli occhi.

-Vent'anni- ripete

-Ti amo- dice di nuovo Draco e si chiede perché non l’ha mai detto prima dal momento che suona così bene.

-Credevo che non fosse cambiato niente- mormora Harry

-Non lo è-

-Tu lo sei. E, Draco, al diavolo tutto-.

Harry avvicina le labbra alle sue ma non lo bacia: sorride.

- Anch’io voglio solo stare con te-.

eHm…

Quando è nata, questa storia doveva essere completamente diversa. Completamente. Doveva chiamarsi qualcosa come “Tempesta Estiva” e, sebbene i presupposti per il suo sviluppo fossero gli stessi, non avrebbe dovuto essere così malinconica.

Ma, si sa, quando Draco vuole fare una cosa, nessuno può fermarlo, nemmeno con tutta la più buona volontà. E in questa fic aveva voglia di essere malinconico ^_^

Per lo meno finisce bene. Non avrebbe potuto essere altrimenti, giusto?

Amarsi per vent’anni e dopo vent’anni è una magia.

Dedico questa storia a tutti coloro che si amano: fidanzati, amici, fratelli, e chi più ne ha più ne metta. Auguri per il futuro e buona estate a tutti!

Nischino

   
 
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