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Autore: _Lady Arwen    09/08/2011    1 recensioni
A detta di tutti, l’Ombra era un essere spaventoso. Gareth lo definiva l’incubo della sua infanzia, Seira lo ricordava con terrore. Persino Arianna aveva perso la sua solita aria maliziosa vedendolo. Era un uomo, se così lo si poteva chiamare, malvagio. Anzi, con tutta probabilità malvagio non era altro che una definizione riduttiva.
O almeno, questo era ciò che Claire aveva intuito attraverso le testimonianze di Seira e di tutti coloro che l’avevano incontrato.
Per questo motivo non poteva fare a meno di stupirsi di essere più perplessa che terrorizzata.
La mia immaginazione deve aver lavorato troppo, a quanto sembra.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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 Capitolo XIV – Intermezzo. Riprendere la mano
 
 
 
 
 




Claire osservò con occhi sgranati i sassolini che prendevano fuoco.
-Arianna!- urlò.
La bambina si avvicinò saltellando.
-Cos’è successo?- chiese, posando gli occhi sulle fiammelle sparse qua e là sul terreno.
-Guarda qua.-
La ragazza prese in mano un altro sassolino, mormorò qualche parola e lo lanciò poco lontano. La pietra s’incendiò all’istante.
-Forte, vero?-
Arianna arricciò il naso.
-Senza dubbio. Come hai fatto?-
-Non ne ho idea, ogni tanto mi ricordo qualcosa…-
-Beh, trova il modo per spegnerli. Non vogliamo provocare un incendio, giusto?-
Nel frattempo, Gareth se ne stava in disparte, perso nei suoi pensieri. Il racconto di Arianna lo aveva profondamente turbato. L’Ombra era una creatura orribile, lo aveva sempre saputo, ma non l’avrebbe mai creduto capace di scatenare una guerra per i suoi obiettivi egoistici.
Come fa mio padre a fidarsi di un uomo del genere?
Il ragazzo scosse la testa per liberarsi dei pensieri superflui e tentò di fare il punto della situazione.
L’Ombra si era risvegliata dall’incantesimo di Arianna dopo mille anni, quattro anni dopo l’arrivo di lei a palazzo. Evidentemente, quindi, la strega aveva cercato di batterlo sul tempo, ma era stata cacciata dalla contea per via della sua natura poco dopo.
Di conseguenza l’Ombra aveva avuto campo libero.
Tramite il padre di Gareth aveva convinto il re precedente a intraprendere una guerra contro la città di Crenlroth.
Si, deve essere andata così. Quel bastardo avrà sicuramente fatto il lavaggio del cervello a mio padre…
Gareth rabbrividì. Gli tornò in mente l’aria che si respirava in quei giorni.
Senza volerlo, i ricordi si impossessarono della sua mente.
 
 
-Papà!Papà, guarda!- esclama il ragazzino, sventolando orgogliosamente un foglio di carta.
Gli è sempre piaciuto disegnare, ma è raro che sia soddisfatto dei suoi lavori.
Di quello, però, va molto fiero.
E’ un ritratto di sua madre. Una donna dai lunghi capelli castani, il viso rotondo e gioviale aperto in un sorriso che lascia intravedere i denti, le sopracciglia folte, il naso pronunciato. Ogni particolare è riprodotto con la massima cura.
Per questo Gareth vuole farlo vedere a suo padre. Vuole che lo conservi sotto il suo cuscino, vuole farlo sorridere mentre pensa a sua madre.
Corre per i corridoi, si affaccia in ogni stanza, ma non riesce a trovarlo. Quando sta per tornare in camera sua, scoraggiato, gli sembra di sentire la voce di Inaus provenire dal giardino.
-Bene, capisco. Farò il possibile.-
Gareth esulta. Certo, è lui.
Si precipita, e dopo una rampa di scale e due cadute riesce a raggiungere il cortile. Dà un’occhiata, si ferma subito dopo.
Con suo padre c’è l’Ombra.
Il ragazzino indietreggia, portandosi il disegno al petto. Si nasconde dietro una colonna, e aspetta che Inaus rimanga da solo.
Non vuole farsi vedere dall’Ombra. Rimane immobile, trattiene il respiro.
E ascolta.
La voce cavernosa dell’Ombra, e quella tremolante di suo padre.
-Sei… sei sicuro che vada bene?-
-Ma certo che ne sono sicuro. Gli abitanti di Crenlroth oltraggiano il resto della contea con il loro credo barbaro, vanno eliminati.-
-E… se convinco il re ad attaccare la città, io…-
-Sarai adeguatamente ricompensato, ovvio.-
A Gareth sembra di vedere quel ghigno che tanto lo spaventa. Rabbrividisce. Per distrarsi, guarda il disegno. Il sorriso di sua madre sembra rassicurarlo. Riprende a respirare regolarmente, ma appena alza lo sguardo, si trova davanti un volto scuro.
Urla.
L’Ombra ride sonoramente.
-Oh, vedo che ti piace origliare. Tipico dei bambini.-
Gareth scuote la testa, non riesce a dire nulla.
-Anche mentire è tipico dei bambini. Ti è piaciuto ascoltare, piccolo bastardo?-
-Io… non volevo… mi scusi!-
Un’altra risata. Gareth è ormai sull’orlo delle lacrime.
-Oh, pensi di impietosirmi con i tuoi piagnistei?Mi stai facendo soltanto innervosire ancora di più.-
Rimangono a fissarsi per un po’, l’uno completamente atterrito, l’altro divertito. Alla fine, il disegno scivola dalle mani tremanti di Gareth. L’Ombra osserva il foglio.
-Cos’è?- chiede, raccogliendolo.
Lo guarda, sogghigna.
-Oh, ora capisco.-
Gareth lo fissa, spaventato. Allunga una mano per riprendere il disegno, ma l’Ombra lo scansa.
-A quanto pare stai migliorando, principino. Questoè diverso dagli altri scarabocchi. Volevi farlo vedere a tuo padre, non è così?-
Il ghigno diventa quasi un sorriso amichevole, ma Gareth non si fida.
-D’accordo, non sei venuto fin qui per ascoltare la nostra conversazione. Ma ti sei comunque comportato male, e i bambini che si comportano male vanno puniti, o sbaglio?-
A quelle parole Gareth chiude gli occhi e irrigidisce i muscoli, aspettandosi uno schiaffo o qualcosa del genere.
Conta fino a tre, poi li riapre, confuso.
Il suo disegno è a terra, strappato a metà.
L’Ombra è andata via.
Le lacrime che aveva cercato di trattenere scendono copiose.
 
 
 
Gareth scosse la testa: non doveva pensarci.
Da quel giorno non aveva più disegnato nulla. Anche solo prendere la matita in mano gli faceva tornare in mente il ritratto di sua madre strappato a metà. Non era altro che una stupida paranoia, se ne rendeva conto.
Avrebbe tanto voluto ricominciare, trovava così rilassante tracciare segni decisi su un foglio.
Ah, ma che mi salta in mente?Sarebbe bello, certo, ma ormai non sono più capace.
I suoi pensieri furono interrotti da un grido di gioia.
Si voltò verso Claire, che, accovacciata in un angolo, aveva trovato il modo di spegnere i suoi fuocherelli.
La ragazza aveva assunto una posizione quasi curiosa. Aveva stretto le ginocchia al petto, i capelli le ricadevano disordinatamente sul volto, la cicatrice che solcava il suo braccio destro era ben visibile, e l’espressione del volto ormai scurito dal sole era un misto di concentrazione e divertimento.
Sembra davvero una bambina, anche se non vuole ammetterlo.
In quel momento lei alzò lo sguardo. Non appena si accorse che Gareth la stava fissando, agitò una mano come per salutarlo.
Lui rispose al saluto abbozzando un sorriso, per poi distogliere lo sguardo subito dopo.
Quando Claire tornò alla sua opera, il ragazzo volse nuovamente lo sguardo verso di lei. Era nella stessa posizione di prima, ma i capelli non le coprivano più il volto.
Gareth prese a cercare qualcosa nella sua borsa. Dopo qualche minuto tirò fuori un quaderno e una matita.
I primi tratti furono incerti e confusi, poi più decisi.
Vediamo un po’ cosa ne viene fuori.
 
 
 




 
 
  
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