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Autore: ivresse    10/08/2011    6 recensioni
Aveva invece allungato l’orsacchiotto alla piccola e aveva allargato le braccia, lei che non abituata a ricevere simili attenzioni da un estraneo aveva guardato titubante la mamma e dopo aver ricevuto un confortante sorriso si era seduta sulle ginocchia di quel signore, che segretamente le piaceva, le piaceva decisamente troppo per essere uno sconosciuto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le piaceva, le piaceva decisamente troppo.



Camminavano con passo deciso, stringendosi la mano, con aria indiscutibilmente orgogliosa. Entrambe strette in un capotto beige Burberry portavano sull’avambraccio un bauletto Louis Vuitton, di diverse dimensioni. Oltre a condividere alcuni capi del vestiario, avevano gli stessi boccoli scuri, accuratamente imprigionati da quello che lei aveva sempre considerato un estremo segno di superiorità e regalità, un cerchietto, rosso cremisi per una, rosa chiaro per l’altra. Camminando lasciavano alle loro spalle un profumo certamente invitante, Chanel N°5.

Spotted. Queen B. is back to her reign. Guess what? She’s not alone. It’s official Upper East Siders, we have a new little Princess with us.

“Questo è il mio regno, amore.” Aveva detto Blair alla sua perfetta miniatura, una minuta bambina di quattro anni con i suoi stessi grandi occhi nocciola, la quale non sembrava per nulla infastidita dai vestiti “da grande” che portava o da quelle scarpette, baby shoes edizione limitata firmate Christian Louboutin1 con un tacco di 4-5 cm, il cui ticchettio le piaceva, le piaceva decisamente troppo.

Prima Blair l’aveva fatta sedere sui gradini del Met a mangiare lo yogurt e poi l’aveva fatta passeggiare per Central Park e insieme avevano dato da mangiare alle anatre, subito dopo si erano divertite a fare spese in 5th Avenue, prima da Saks, poi da Tiffany&Co, dove le aveva regalato un delizioso braccialetto di perle2, con un cuore sul quale era inciso Please return to Tiffany, la piccola non sapeva ancora decifrare la scritta, ma non appena la mamma gliela aveva letta, aveva prontamente annuito e risposto “Certo che tornerò. Amo questo posto.” La bambina non si riferiva solo al costoso negozio, ma a quella deliziosa città che fino a quel momento le era stata tenuta nascosta.
Ammirava estasiata i grattacieli, non c’erano edifici così alti a Monaco. L’atmosfera di quell’incantevole posto era totalmente differente da quella europea a cui lei era abituata, ma non per questo la disprezzava, anzi le piaceva, le piaceva decisamente troppo. Era fiera del regno della sua mamma, così come lo era del suo sorriso, l’aveva vista triste troppe volte e ora voleva godere di quei momenti di gioia insieme a lei.

La bambina era rimasta colpita da un edificio in particolare, l’ Empire State Building e quando aveva chiesto alla mamma di potere ammirare Manhattan dalla sua cima, Blair aveva risposto faticosamente e con voce indubbiamente debole che era tardi e quello non era il posto adatto a una principessina come lei. Aveva quindi chiamato un taxi e aveva portato sua figlia nell’attico dei Waldorf, la bimba era rimasta ammaliata dalla camera della sua mamma e non riusciva a togliere gli occhi dal ritratto di Marie Antoinette, anche quello le piaceva, le piaceva decisamente troppo.

Poco dopo erano arrivati a farle visita Serena e Nate e la piccola si era tuffata tra loro braccia, erano andati a trovare lei e la mamma tante volte a Monaco, le erano simpatici, le portavano sempre un regalo, questa volta cioccolatini e una deliziosa bambola My Doll; la bambina adorava l’amica della mamma in quel periodo, le faceva sempre accarezzare il suo grande pancione e poi si divertiva sempre a giocare con Nate, soprattutto quando lui le permetteva di spettinargli i capelli lucenti.

Blair le aveva poi rimboccato le coperte e le aveva letto La Bella e la Bestia, la bimba, esausta dalla giornata, si era addormentata in un attimo. Una volta sdraiata accanto alla sua piccola, Blair si era concentrata sul suo rumoroso ma accogliente respiro, dannatamente uguale a quello di suo padre. Lieta della sua abitudine di dormire con una lucina accesa, il suo stesso vizio, quel difetto che al tempo Blair non sopportava, per il quale spesso lo sgridava; ma che adesso aveva imparato ad amare, gli permetteva, infatti, di scorgere alcuni dettagli del volto di sua figlia che solo lei poteva riconoscere, il suo viso spigoloso e le sue labbra carnose.
Una delle domande senza risposta più frequenti che si poneva nelle molte notti insonni, il suo peggiore incubo da ormai quattro anni: non si capacitava del silenzio di Louis di fronte a quella che avrebbe dovuto essere per lui una fastidiosa evidenza. Due anni prima Blair aveva accidentalmente trovato un referto medico tra le carte di Louis, aveva letto impotence sexuelle , e di fronte a quelle parole il suo dubbio, in realtà mai esistito, era sparito del tutto.
Louis era sempre stato freddo e distaccato con la loro bambina, mai una carezza, mai un bacio sulla guancia, raramente l’aveva presa in braccio per poi ridarla subito a Blair, tanto che la piccola non si aspettava più nulla da lui, quando voleva le coccole correva dalla mamma. In quegli anni Blair non era riuscita a sopportare la freddezza di Louis nei suoi confronti e verso la loro bimba, non aveva potuto rassegnarsi e accettare l’idea di essere diventata solo un vecchio giocattolo, un antico soprammobile a cui lui non prestava più attenzione. Soprattutto in quei quattro lunghi anni aveva capito di non poter più tenere nascosto quel segreto, quello che per lei era diventato un insopportabile peso, un senso di colpa crudele e inaccettabile che ogni giorno le occupava la mente, avrebbe dovuto in qualche modo trovare il coraggio di confessarlo a Chuck, doveva dirgli la verità, tutta la verità e accettare l’idea che questa volta lui avrebbe avuto tutto il diritto di voltarle le spalle. Con questi pensieri si addormentò accanto vicino alla sua dolce bimba con la consapevolezza di essere a casa, ma con la certezza di non esserlo veramente.

La mattina dopo le porte dell’ascensore dell’attico dei Waldorf si erano aperte presto e davanti agli occhi di Blair era apparso Chuck Bass con un mazzo di peonie rosa in una mano e un orsacchiotto nell’altra, questa volta non era venuto per chiederle perdono o per rinfacciarle qualcosa. con voce vacillante le aveva detto di aver letto del suo divorzio su tutti i tabloids e le aveva chiesto con tono timoroso se fosse tornata per lui. Non le aveva permesso di rispondere però, non prima di averle chiarito che non gli importava nulla se quasi cinque anni prima si era sposata con un altro; quel piovoso giorno di Novembre Chuck si era seduto in disparte su una delle panche più lontane dall’altare e l’aveva guardata percorrere sicura la navata centrale accanto a suo padre, e non aveva voluto rovinare la sua vita, la sua felicità presente e futura, quando il prete aveva chiesto se qualcuno aveva qualcosa in contrario non se l’era sentita di alzarsi in piedi e dire “I’m Chuck Bass, the love of her life.”, non questa volta, non quando aveva visto il pancione di Blair, non voleva distruggere una famigliola felice, sapeva cosa voleva dire perdere i genitori o non conoscerli del tutto.
Aveva poi aggiunto che neanche il fatto che fosse diventata madre lo infastidiva, si era apprestato a giurare che non avrebbe mai permesso a nessuno di fare del male alla bambina, l’avrebbe trattata come fosse sua.
Finito il suo discorso aveva tirato un sospiro di sollievo e attendeva timoroso la risposta di Blair. “Si. Ho divorziato per tornare da te.” Aveva detto Blair e aveva poi citato una frase di Chuck di qualche anno prima if two people are meant to be togheter, they’ll find their way back e si era buttata tra le sue braccia forti, aveva annusato il suo dolce profumo e solo in quel momento si era sentita davvero di nuovo a casa.
Si erano guardati solo come sapevano fare loro, con lo sguardo colmo di magia, con quel sorrisetto malizioso e si erano baciati con il sapore di vittoria tra le labbra, avevano avuto giusto il tempo di riappropriarsi uno del corpo dell’altro e di rendersi di nuovo presentabili, quando scese le scale il loro raggio di sole, che vedendo uno sconosciuto aveva fatto un lieve inchino e aveva detto “ Io sono Marie Evelyn, piacere.”, proprio come le aveva insegnato la mamma. Chuck era rimasto estasiato da quella visione, aveva piacevolmente costatato che quella bimba era tutta la madre, di Louis non aveva preso niente. Non sapeva ancora quanto avesse ragione. Chuck si era poi rivolto verso Blair e con tono sorpreso le aveva domandato “Evelyn?”, Blair gli aveva stretto forte la mano e aveva rivolto lo sguardo verso il basso, sentendosi estremamente colpevole e ancora impreparata ad affrontare quella ardua e certamente pesante conversazione, poi Chuck guardando la bimba si era reso conto di quanto la forma del viso e il sorriso fossero uguali ai suoi e aveva capito perché Marie non somigliava minimamente a Louis. Blair si aspettava per l’ennesima volta di vederlo scappare ma non fu così, non quella volta. Aveva invece allungato l’orsacchiotto alla piccola e aveva allargato le braccia, lei che non abituata a ricevere simili attenzioni da un estraneo aveva guardato titubante la mamma e dopo aver ricevuto un confortante sorriso, si era seduta sulle ginocchia di quel signore, che segretamente le piaceva, le piaceva decisamente troppo per essere uno sconosciuto e subito aveva iniziato a parlargli con naturalezza, gli aveva raccontato quanto fosse stata splendida la giornata precedente e di quanto adorava il suo nuovo braccialetto, poi gli aveva chiesto come si chiamava. E non ci furono più dubbi, quel signore le piaceva a partire dal suo nome, Chuck, che trovava alquanto buffo e curioso, le piacevano il suo completo elegante e la sua camicia rosa, le piaceva il luccichio dei suoi occhi quando guardava la mamma, le piaceva essere al centro dell’attenzione, con tutti gli sguardi puntati su di lei e su quello che stava dicendo e aveva poi concluso che anche l’orsacchiotto che le aveva portato era carino.
I tre passarono il resto della giornata insieme e finalmente Marie ebbe l’occasione di ammirare Manhattan dalla cima dell’ Empire State Building, e ancora per una volta si rese conto di quanto le piacesse il regno della mamma e soprattutto il suo nuovo re, il suo papà.

Blair sapeva di dovere delle spiegazioni a Chuck, tante spiegazioni e lui questa volta l’avrebbe ascoltata attentamente e l’avrebbe perdonata, senza mai rinfacciarle nel futuro quel suo terribile errore, come lei aveva fatto spesso con lui. Chuck e Blair sapevano a cosa andavano incontro, non sarebbe stato semplice far capire a una bambina così piccola che il suo papà era un altro, non sarebbe stato facile per Chuck recuperare quei quattro anni persi, quando aveva saputo della nascita aveva sguinzagliato Andrew Tyler e lui gli aveva procurato foto e documenti, pagine e pagine di notizie e avvistamenti, Chuck conosceva a memoria ogni spostamento di Blair e della sua bambina, sapeva anche che si chiamava Marie, ma non era andato ad indagare abbastanza in fondo, se solo avesse avuto modo di osservare il certificato di nascita avrebbe capito tutto dal secondo nome della bambina, eppure non si era spinto così oltre, non voleva essere ossessivo come suo padre, voleva in fondo lasciare libera Blair.

Chuck, dopo aver realizzato di essere diventato padre, aveva paura di non essere adatto al ruolo di genitore, aveva timore di poter agire come Bart aveva fatto con lui: un padre incapace di insegnare il valore dei sentimenti, senza mai concedere una carezza o un abbraccio ma Blair lo avrebbe aiutato. I Grimaldi inoltre sarebbero andati su tutte le furie, non avrebbero voluto essere svergognati in quel modo in pubblico, essere oggetto di scandalo, ma Blair, Chuck e Marie avrebbero vinto la loro guerra. Insieme invincibili. Per sempre.


Note:
1 Queste baby shoes di C. Louboutin esistono veramente, sono state fatte apposta per Suri Cruise.
2 Non so se esiste una versione per bambini di questo braccialetto ma quello a cui mi riferivo è questo
  
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