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Autore: madeitpossible    10/08/2011    9 recensioni
Man mano che si avvicinava, Castle lo riconobbe: era Gesù! Era lo stesso uomo rappresentato da quell’immagine che vi era nella stanza del parroco. Indossava una tunica bianca e aveva una folta barba marrone, capelli lunghi fino alle spalle, anch’essi marroni.
Castle provò a parlare:
< Ma.. ma tu sei Gesù?>
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una mattina come tante nell’afosa città di New York. Castle era passato a prendere Beckett in macchina.

Il giorno prima la detective aveva chiesto al capitano Gates un giorno di ferie, perché aveva una cosa molto importante da fare.

Doveva andare in una chiesa, non lontano dalla Grande mela. Lei e il suo fidato scrittore erano stati obbligati da Ryan e Jenny ad andare a parlare con il prete. Questo li voleva conoscere.

“ E’ un rituale che compie ad ogni matrimonio. Fa un colloquio con i testimoni di nozze. Dovrete rispondere a delle domande e lui alla fine vi dirà se vi potrà accettare, o meno, come testimoni. Lo so, non si è mai sentita una cosa del genere, ma anche i miei genitori, si erano sposati in quella chiesa magnifica, e visto che mi hanno chiesto di celebrarlo li, io lo farò. Vi prego! “ Li aveva quasi supplicati, Ryan, qualche giorno addietro.

Sebbene la detective non avesse molta voglia di lasciare un caso per un giorno, pensò che Ryan ed Esposito li avrebbero sostituiti egregiamente.

Castle d’altro canto, non vedeva l’ora di passare del tempo con la detective!

Cosi quel giorno lo scrittore passò a prendere la sua musa, sapendo che andavano da un prete, ebbe la giusta intuizione di lasciare a casa la sua Ferrari rosso fuoco.

Arrivarono ed entrambi si meravigliarono. Quella chiesa era magnifica. La navata principale, quella che Jenny avrebbe percorso con passo fiero a braccetto con suo padre, era enorme. Le panchine ai lati erano di un marrone chiaro, diverso dal solito marrone scuro che si trova quasi sempre nelle altre chiese.

< Wow, è splendida!> Disse la detective ancora allibita dalla bellezza della chiesa.

Castle non ebbe tempo di rispondere che il prete, molto probabilmente quello che li attendeva, stava venendo loro incontro.

A pochi passi da Beckett e Castle, disse:

< Siete voi due, giusto, i testimoni di Ryan e Jenny? >

< Si, siamo noi.> Disse, sorridendo Castle.

< Bene, allora seguitemi.>

Li portò una stanza piccola, era spoglia di qualsiasi cosa, vi erano soltanto, qua e là, delle immagini del santo protettore della chiesa, San Paolo, di Gesù e della Madonna.

Vi era un tavolo, con dei fogli impilati con precisione, una sedia, nella quale si sedette il prete, e altre due, messe nella parte opposta della scrivania, nelle quali, dopo un cenno da parte del parroco, i due si sedettero.

Il colloquio fu molto tranquillo. Don Rino chiese loro perché conoscevano i due sposi, se fossero sposati, se credevano in Dio, se pregavano, se avessero idea di quanto importante fosse il ruolo che Ryan e Jenny avevano dato a loro.

Risposero alle domande senza indecisioni, senza preoccupazioni.

Quel prete infondeva loro tranquillità e pace, sembrava che nessuna fosse la risposta sbagliata. Non giudicava e sorrideva sempre.

Dopo un’ora il prete li congedò e disse loro se potevano inginocchiarsi davanti all’altare prima di ritornare alla loro quotidianità. I due furono felici di soddisfare quella richiesta.

Il prete donò loro un ultimo sorriso e dopo sparì dalla loro vista.

I due, come promesso, si inginocchiarono davanti all’altare. Beckett incrociò le dita e chiuse gli occhi.

Castle non credeva che Beckett credesse in Dio. Lui non sapeva se crederci o meno. Certo credeva che dovesse esistere qualche ente superiore a noi, che ci avesse dato la vita, ma non sapeva esattamente se questo ente fosse un uomo, con la nostra fisionomia, con la barba marrone e lunga, vestito di bianco, che per noi si sacrificò. Alla domanda che il prete pose loro, egli disse più o meno queste parole.

Chiuse gli occhi, incrociò le dita anche lui e iniziò a pregare.

Aprirono gli occhi nello stesso momento, ma di una cosa si resero subito conto di non trovarsi più inginocchiati e tanto meno davanti all’altare della chiesa.

Erano in piedi e davanti a loro c’era soltanto il bianco. Non si vedeva dove finiva la stanza, se un stanza era, e non vi era nessun’altro a parte loro due.

< C.. che succede, Castle?> Gli chiese preoccupata.

< Dove siamo?> Rispose lui.

< Castle! Che scherzo è questo? Muoviti! Fammi uscire!>

Castle sgranò gli occhi. Come poteva pensare che fosse lui l’artefice di quell’inganno?

< Ma stai scherzando? Cosa centro io? Non so dove ci troviamo e soprattutto come ci siamo finiti! >

In quel momento, prima che Beckett potesse rispondere allo scrittore, apparve loro un uomo.

< Calma.. calma ragazzi! > Aveva una voce profonda e Castle e Beckett ancora non lo vedevano per bene, era distante e nessuno dei due aveva idea di chi fosse. Man mano che si avvicinava, Castle lo riconobbe: era Gesù! Era lo stesso uomo rappresentato da quell’immagine che vi era nella stanza del parroco. Indossava una tunica bianca e aveva una folta barba marrone, capelli lunghi fino alle spalle, anch’essi marroni.

Castle provò a parlare:

< Ma.. ma tu sei Gesù?>

Questo non rispose e iniziò a dire:

“Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi l'amore, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.

E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi l'amore, non sarei nulla. E se distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi l'amore, niente mi giova. L'amore è paziente, è benigno l'amore; non è invidioso l'amore, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode della ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.”

 

A quel punto, Castle sentì un rumore strano, sembrava il suono di un cellulare.. Bip, bip, bip, bip, bip, bip…

 

Si voltò verso Beckett:

< Sentì anche tu..?>

Ma non finì la frase perché si rese conto che Gesù era sparito e anche i contorni di Beckett stavano pian piano sparendo..

< No, Kate.. resta con me..>

 

Ancora quel rumore.. Bip, bip, bip, bip..

 

Castle si svegliò di soprassalto, il suo cellulare suonava. Aveva già due chiamate perse: Beckett.

 

La chiamò.

 

< Oi, cosa c’è? Successo qualcosa?>

< No, volevo dirti che avrei voglia di una colazione fatta in casa, se sei disponibile..>

< Per te questo e altra, amore!>

 

Chiusero la telefonata, e Castle si andò a sciacquare la faccia. Che sogno strano. Chissà perché le parole di Gesù ancora gli risuonavano alle orecchie..

Forse perché ieri aveva comprato un anello di matrimonio per Kate.. Forse perché stavolta era la volta buona.

 

Rick sentì il campanello suonare. Si precipitò da lei e le disse:

 

 

Commento: Ok.. non mi prendete per pazza, solo una persona che so che leggerà la FF, mi può chiamare pazza..

Comunque questa storia la dedico a Mari_Rina24 e a pilgrim81, l’ho scritta per loro, e senza di loro non esisterebbe. :)

È una cavolata, lo so.. Ma il passo che ho scritto, quello che dice Gesù, esiste davvero.. è di San Paolo, che tra l’altro è il protettore della chiesa.. ;) eh eh eh.

Quindi alla fine era tutto un sogno..

Mi sono divertita troppo a scriverla, perché continuavo a darmi dell’oca, e perché non sapevo come far parlare Gesù..

Spero vi siate divertite anche voi a leggerla!

A presto!

Bacioni, Madeitpossible!

 

Ps: Manca la frase finale, che non so, per quale strano motivo non mi mette!

< Se non avessi l’amore, non sarei nulla>

  
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