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Autore: Tramonto71    10/08/2011    0 recensioni
In un freddo gennaio a NY un tenente chiama un vecchio detective perché lo aiuti a risolvere un caso di omicidio potenzialmente devastante...
Genere: Generale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Omicidio Jane, file 54A3217T, 12 giugno 2008.
Corpo rinvenuto in un cassonetto dell'immondizia all'incrocio tra la Broadway e Chambers St, New York City.
Identità ignota, nessun documento ritrovato nelle vicinanze, nome assegnato alla vittima: Jane.
Razza bianca.
Sesso femminile.
Età indicativa: 30-35 anni.
Nessuna recente denuncia di scomparsa riconducibile al soggetto.
Dentatura sana ed in perfette condizioni.
Fisico longilineo e muscoloso, altezza 1.70, peso 57 kg circa.
Cranio sfondato con corpo contundente non appuntito, verosimilmente del peso di circa 8-10-kg.
Volto sfigurato, irriconoscibile. Ossa facciali frantumate da numerosi colpi violenti.
Bulbi oculari usciti fuori dalle orbite causa potenza dei colpi.
27 ferite di diversa profondità su collo e torace, inferte dalla stessa mano con lama di larghezza massima 5 cm e lunghezza approssimativa di 20 cm.
Ustioni di secondo e terzo grado sul 70% del corpo.
Tracce di benzina su brandelli di vestiti, fuoco appiccato al soggetto presumibilmente dopo la sua morte.
Morte avvenuta verso le 22.30 circa per dissanguamento, dopo agonia di 3-4 minuti.
Mutilazioni approssimative delle dita della mano sinistra e di entrambi i piedi.
 
Il tenente Davis parlava al telefono con un certo affanno, gesticolando e camminando nervosamente su e giù per l'ufficio.
L'interlocutore rispondeva a tratti, con monosillabi, vista la logorroica foga del tenente. Si sentiva distintamente l’eco dei suoni metallici delle brevi risposte.
All'altro capo del telefono c'era il detective Sommers, o meglio, l'ex detective Sommers. 
Pensionato da qualche mese, uomo tutto d'un pezzo, da 40 anni in forza al distretto di polizia della città. 
Avrebbe potuto continuare l'attività nella squadra omicidi per qualche anno ancora, ma d'accordo con la moglie aveva optato per il definitivo ritiro, sia per dedicarsi alla famiglia, sia perché incapace di accettare l’irruenta invasione della nuova generazione di poliziotti giovani, cinici e senza scrupoli, disposti a tutto pur di attaccarsi al petto una medaglia al valore.
Gli ultimi anni erano stati caratterizzati da continue discussioni con il giovane agente di turno affiancatogli come supporto alle varie indagini.
 
Sommers era famoso in tutti gli States per la sua genialità nel risolvere casi complessi, per la sua determinazione e i modi violenti particolarmente temuti dalla malavita locale. Veniva regolarmente consultato da tenenti, capitani e ispettori di altri stati per la risoluzione di omicidi all'apparenza irrisolvibili. Aveva contribuito all'arresto di criminali e assassini nelle liste dei ricercati più pericolosi del mondo.
Il suo era un talento naturale, sin da piccolo con la stella di sceriffo ben evidente sulla camicia si divertiva a giocare con gli amici a guardie e ladri. E i ladri perdevano sempre. Le sue apparizioni televisive erano divenute recentemente sempre più frequenti e la sua fama era cresciuta a dismisura. Anche se non amava troppo le luci della ribalta, dentro di sé era lusingato e orgoglioso per la stima che tutti gli manifestavano.
 
Lontane origini irlandesi, fisico imponente, pancia dura e prominente.
Baffetti rossastri spuntati ogni mattina, capelli di media lunghezza, folti, impregnati di brilantina e pettinati con cura in ogni momento libero. Vanitoso al punto giusto, molto attento ai dettagli e al giudizio altrui.
Evidenti cicatrici di un’aggressiva acne adolescenziale gli solcavano le guance e la parte inferiore del volto, segnando profondamente anche una vasta area del collo.
I grossi occhiali neri firmati erano da sempre parte integrante del suo volto.
Appassionato di cinema noir, si era costruito un impianto amatoriale casalingo per la visione di film di genere. Amava invitare gli amici alle sue ormai note proiezioni del venerdì sera, presentando vita e aneddoti di attori e registi, nonché i retroscena più segreti della lavorazione di ogni film.
Aveva letto tonnellate di romanzi gialli. Tra tutti, adorava la divina Agatha, il genio King, il feroce Bunker e il torbido Ellroy.
Aveva consumato le poltroncine di tutti i cinema di New York e frequentato assiduamente i cineforum dedicati ai più grandi registi del settore.
Appena nato, il suo era un destino già segnato.
La sua fortuna era il talento, la sua vita la passione.
 
Davis si decise a contattare Sommers solo dopo una settimana di notti insonni passate a visionare ogni possibile dettaglio di quel dannato file relativo all'omicidio Jane.
Caso di omicidio anomalo, ampia risonanza sulla stampa locale e notizia d'apertura ormai da giorni dei TG più seguiti.
La paura si era ormai diffusa tra i cittadini, il terrore di un nuovo serial killer in città stava penetrando profondamente in ogni famiglia e la comunità non era in grado di sopportare una nuova catena di omicidi, specialmente se efferati come questo. Tale violenza non si era mai vista prima. Le foto apparse sui giornali e mostrate senza pudore all'ora di cena in TV erano impresse negli occhi di tutti.
Il caso doveva essere risolto rapidamente e il maniaco assicurato alla giustizia.
Era una mattina piovosa e fredda quando Davis entrò in ufficio sbattendo la porta dietro di sé. I colleghi lo guardavano impietriti, non era il collega che tutti conoscevano.
Alzò il telefono e lo chiamò.
 
Sommers era in bagno, in piedi di fronte al grande specchio.
Un borbottio sommesso riempiva l'aria.
Dondolava lentamente avvicinandosi e allontanandosi dallo specchio.
Lasciò cadere un tubetto rigido, che rotolò sul pavimento fermandosi contro la porta. 
Si girò, in un attimo, iniziando a ridere prima sommessamente, poi a gran voce.
Un suono stridulo, fastidioso.
Si guardava a tratti, come un attore che valuta i suoi movimenti, i suoi gesti.
Ascoltava la sua voce, variandone il tono per misurarne le potenzialità.
Il suo volto era imbrattato con vistose strisciate purpuree.
Le labbra apparivano ingigantite dal rossetto. 
Sembrava un clown triste e decaduto.
Lacrime amare gli solcavano il viso, ma rideva senza sosta.
Uscì dal bagno e sprofondò nella sua poltrona preferita.
Era domenica pomeriggio e la moglie come d'abitudine era andata dalla vicina per la partita di bridge settimanale.
Solo in casa, la penombra del suo freddo studio lo avvolgeva in un silenzio sordo.
Alzò la testa fissando lo sguardo sulla parete di fronte. 
Osservò i ritagli di quotidiani e riviste dedicati all'omicidio Jane appesi sul pannello con puntine colorate. 
Guardò attentamente i suoi schizzi, le note e gli appunti disordinati presi durante le riunioni con il tenente e la squadra investigativa.
Sparsi sul tavolo giacevano i nastri con tutte le registrazioni del caso. I commenti e le considerazioni che era solito registrare mentre guidava, gli interrogatori dei sospettati, delle persone semplicemente informate dei fatti, amici, parenti, vicini di casa.
Quel vecchio registratore, compagno prezioso e fidato, era stato involontario testimone di incredibili storie e sudate confessioni. Questa era solo una delle tante, una in più da aggiungere alla lista.
Paura, incredulità, orrore ed emozioni avevano percorso i profondi meandri di quella piccola scatola di plastica nera.
 
Sommers si avvicinò al tavolo e afferrò delicatamente il registratore.
Aprì con una certa fatica lo sportellino frontale ed inserì un nastro vergine.
 
Adagiò sul volto una maschera a gas, di quelle usate durante la seconda guerra mondiale. L'aveva comprata anni prima durante un suo viaggio in Oriente, in un mercato di una cittadina sperduta che vendeva oggettistica militare russa originale.
Lontani, dolci ricordi di una vita ormai passata.
Azionò un distorsore di voce acquistato su internet in un sito di investigazioni private. Un piccolo congegno elettronico da tenere vicino alla bocca mentre uno parla.
E' sufficiente accenderlo e selezionare il tipo di output desiderato: voce maschile, voce femminile, voce da bambino, voce da adulto o anziano.
Il tasto REC affondò sotto la pressione abnorme del suo dito massiccio.
Iniziò a parlare lentamente, poche parole ben scandite:
'Sono il tuo incubo. Il tuo male. Mi conosci. Nei prossimi giorni troverai il corpo di un giovane ricercatore universitario. La prossima settimana quello di una casalinga di mezza età. Ucciderò ogni settimana, andrò avanti per molto tempo. Avrai indicazioni su come trovare i cadaveri.  Sevizierò. Torturerò. Ucciderò. Soffriranno le pene dell’inferno. L’inferno esiste, sai? Deciderò solo io quando fermarmi. Tu non potrai fare niente, se non osservare e piangere. Preparati. Il supplizio sarà lungo e doloroso. E toccherà anche a te.'
 
Allontanò il distorsore dalla bocca e spinse con decisione il tasto STOP. Riavvolse il nastro e l'ascoltò per verificarne l'integrità e l’efficacia. Sembrava perfetto.
Inserì il nastro nella busta gialla e la sigillò con cura. Attaccò con precisione una per una le lettere ritagliate dai giornali fino a formare il nome e l'indirizzo del tenente Davis.
Inserì la busta in un pacchetto indirizzato alla scuola di danza classica di New York. Lo inserì a sua volta in un plico indirizzato ad un vecchio giornalista del Chicago Tribune.
 
Si sfilò i guanti in lattice, li appoggiò nel portacenere in vetro, li cosparse di alcol e vi gettò sopra un fiammifero acceso.
Una vampata calda gli illuminò il volto.
 
Il giorno dopo consegnò la busta ad un ragazzino, gli dette 10 dollari e le istruzioni da seguire.
Doveva consegnare il tutto ad un professore in partenza per Boston. Avrebbe spedito lui il pacco una volta atterrato. Era amico di Sommers e spesso gli faceva dei favori.
Un meccanismo di spedizioni a catena, un trucchetto imparato da un noto truffatore. Semplice, ma efficace. Chi riceveva la busta poi rispediva sempre il contenuto, pensando ad un errore.
 
Per quest'anno gli esperti metereologi prevedevano un inverno molto rigido, tra i più freddi degli ultimi trent'anni.
Durante la notte New York era stata avvolta da uno spesso manto bianco.
I bambini potevano finalmente giocare e divertirsi con la neve.
Il sole faceva capolino tra le folti nubi e riscaldava a sprazzi i quartieri più nascosti della città.
 
Sommers si avviò lungo il vialetto imbiancato da neve soffice e profumata.
Le rughe irriverenti solcavano il suo volto stanco. Un velo di soddisfazione traspariva dai suoi occhi.
Salutò la vicina di casa intenta a pulire l'ingresso della sua villetta con una vecchia pala arrugginita.
Il suono sordo di un allarme spezzò l'armonia silenziosa di quella gelida mattina di gennaio.
Salì con fatica sulla sua vecchia Dodge Challenger R/T del 1970, accese il motore sgassando e partì spedito. Il sordo rumore metallico rimbombava nell'aria pesante.
Percorse la Malcolm X Blvd a velocità ridotta, proseguì deciso lungo la 125th Street svoltando poi di colpo sulla 7th Avenue. Puntò dritto al Central Park.
Spinse forte sull'acceleratore lungo la Central Park West, poi rallentò d'improvviso e fermò la macchina in un parcheggio laterale a pagamento.
Scambiò due battute col parcheggiatore, un colosso nero di Harlem tutt’altro che rassicurante. Pagò la tariffa giornaliera e salutò gentilmente.
Attraversò il parco e si sedette su una vecchia panchina solitaria.
Mangiò avidamente un cheese-burger, si distese stirando gli arti indolenziti.
 
Riposò tranquillo, poi osservò la gente, in silenzio, per tutto il giorno.
  
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