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Autore: ellephedre    10/08/2011    9 recensioni
Raccolta di episodi erotici legati alla mia saga di Sailor Moon.
1 - Rei/Yuichiro I, continuazione della scena nella parte 12 di 'Verso l'alba'
2 - Usagi/Mamoru I, tra Interludio scena 3 e prima di 'Verso l'alba'
3 - Ami/Alexander I, tra le parti 11 e 13 di 'Verso l'alba'.
4 - Rei/Yuichiro II, l'estate precedente a 'L'indole del fuoco'.
5 - Usagi/Mamoru II, all'interno del quarto capitolo di 'Oltre le stelle'.
6 - Rei/Yuichiro III, tra la parte 13 e 14 di 'Verso l'alba'
7 - Ami/Alexander II, prima della parte 13 di 'Verso l'alba'
8 - Usagi/Mamoru III, un anno dopo Oltre le Stelle
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ami/Amy, Mamoru/Marzio, Rei/Rea, Usagi/Bunny, Yuichiro/Yuri | Coppie: Mamoru/Usagi, Rei/Yuichiro
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le stelle Saga'
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Red Lemon

Autore: ellephedre

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.


6 - Rei/Yuichiro III
Ambientato tra la parte 13 e 14 di 'Verso l'alba', è la seconda notte tra i due. Come episodio, è usufruibile da solo, ma si collega a Rei/Yuichiro I e fa riferimento anche a Rei/Yuichiro II, ambientato un anno e mezzo prima.


Quella sera Rei aveva deciso che nessuno dei due avrebbe preparato la cena: Yuichiro non aveva tempo e lei non ne aveva voglia.
Ordinò da mangiare nel ristorante più vicino, la soluzione ideale. Suo nonno riservava alle giornate di festa quel piccolo lusso ma, se fosse dipeso solo da lei, se lo sarebbero concesso tutti più spesso. Siccome suo nonno non c'era, quella domenica di dicembre Rei aveva avuto un pensiero semplice: se sia lei che Yuichiro erano stanchi, perché mai uno dei due doveva disturbarsi a cucinare?
Con una telefonata si era fatta portare a casa due scodelle di ramen fumanti.
Il cibo era arrivato quasi subito, il fattorino talmente provato dalla salita lungo la scalinata del tempio che lei gli aveva dato una mancia extra. Aveva donato un sorriso a lui e a se stessa.
Era stato un piacere accogliere Yu in casa con due piatti di cibo già pronti.
Sentendo il profumo dei ramen appena serviti, lui si era rilassato. Si era seduto a tavola e il peso della giornata di lavoro era letteralmente scivolato via dalle sue spalle.
Rei aveva avuto un pensiero nuovo: forse avrebbe dovuto pensare più spesso a preparare da mangiare?
Cucinare faceva parte della gestione della casa e, per una regola non scritta, Yuichiro lo aveva sempre considerato parte del proprio lavoro. Naturalmente cucinava anche lei, ma meno spesso rispetto a lui. Non aveva mai pensato che al suo Yu quel compito risultasse pesante perché... beh, non era così: a lui piaceva cucinare, mettersi con calma davanti ai fornelli, chiedendosi che cosa preparare di buono per riempire le pance di tutti. Non era un grande chef, ma non gli mancava l'inventiva. Aveva perfezionato delle specialità, piatti a cui aveva imparato a dare un sapore personale.
Rei aveva già notato che anche a lui piaceva trovare il cibo pronto in tavola - ovviamente, sarebbe stato strano il contrario. Ma quella sera, per la prima volta, le venne in mente che valeva la pena renderlo felice più spesso in quel modo. Era piacevole stampargli in faccia un sorriso grato per una cortesia tanto basilare quanto normale.
Yuichiro meritava di farsi servire un po' da lei, di tanto in tanto.
... Il sesso le aveva fatto male?
Afferrò con le bacchette l'ultimo pezzo di carne e se lo portò alla bocca.
Il sesso le aveva fatto qualcosa, decise. Non solo a lei, a tutti e due.
Per cominciare, ora lei era dotata di una mente dieci volte più perversa. Al pari suo, Yuichiro stava impugnando una coppia di bacchette da cibo - un gesto abitudinario, completamente innocente. Le dita di lui stringevano decise i due bastoncini, piegandosi lievemente, abbassandosi e rialzandosi sul piatto.
Il movimento lento e calcolato le faceva venire in mente una carezza, un massaggio deliberato che scorreva lungo tutto il suo corpo, fino ad arrivare in punti in cui bramava di essere stimolata ancora più a lungo della sera prima, con infinita attenzione.
Saziò l'acquolina alla gola con altro cibo.
Se Yuichiro aveva i suoi stessi pensieri, in quel momento non lo dimostrava.
Dopo che avevano passato due ore assieme agli altri, durante la riunione di quel giorno, lui era corso a recuperare il tempo perso. Si sentiva ancora più responsabile in assenza di suo nonno: aveva assistito i numerosi visitatori del fine settimana e aveva fatto risplendere il legno usurato dei pavimenti del tempio. Anche per via della nottata precedente, sembrava stanco.
Appena si fosse ripreso, lei voleva verificare quello che credeva di aver capito di lui: nel sesso Yuichiro si... liberava, diventava quello che gli andava di essere. Dimenticava più spesso di fare quello che voleva lei e pensava maggiormente ad accontentare se stesso. Non era una cosa che avrebbe mai potuto crearle problemi: il massimo desiderio di Yuichiro sembrava essere proprio lei, tutto quello che poteva fare a lei, di lei, con lei.
Rei lo aveva intuito da mesi, ma per tutto quel tempo, molto spesso, lui le era sembrato felice solo nello sperimentare tutte le maniere in cui poteva baciarla, prendendosi un abbraccio e standole vicino. Forse i quattro anni di attesa lo avevano segnato, si era detta, o forse lui era semplicemente paziente. Poteva essere tutte e due le cose, aveva concluso. Non ne aveva fatto un problema capitale.
Per i primi mesi, ignara com'era stata, si era goduta l'attesa quasi quanto lui. Le era piaciuto tenerlo sulle spine a piacimento, di tanto in tanto, e anche giocare. Quanto mi ami? Si era sentita soddisfatta così. Fare l'amore con lui era stato un bisogno che era cresciuto lentamente in lei, facendosi vivo a volte in picchi più intensi, ma mai eccessivamente travolgenti. Almeno fino a che non erano andati in vacanza insieme. A Izu si erano ritrovati a stare quasi da soli, lontani dal tetto di suo nonno. Tra loro, una sera sulla spiaggia, si era sciolta qualche... briglia.
Da allora lei era entrata in lotta con se stessa.
Da Yuichiro aveva iniziato a desiderare di più, ma lui - tranquillo - l'aveva sempre frenata. Con un gesto, con una mano, senza rifiutarla apertamente. 
Perché lui non la desiderava tanto da non poter aspettare?
Ogni volta che si era posta quella domanda, era cresciuta la sua determinazione a farlo cedere per episodi. Lo aveva portato nella propria camera - quando le capitava - oppure si era fatta audace nei loro abbracci - quando era sicura che fossero soli in casa.
Lui non era impazzito per il bisogno di averla, ma lei non se l'era presa davvero. Di quei mesi ricordava ancora gli interminabili baci, a volte rubati in qualche angolo della casa, a volte assaporati tanto a lungo che le era parso un peccato interromperli per andare oltre. Non avrebbe neppure mai scordato gli sguardi che Yuichiro aveva fatto scorrere su di lei da lontano - o da vicino, quando pensava di non essere visto.
Erano stati mesi di preliminari, lo capiva solo ora.
Nell'impazienza non ne era stata sempre felice, e aveva trovato il modo di vendicarsi per la troppa attesa. Non le bastava forse negare a Yuichiro una carezza per renderlo infelice? Certo, e se decideva di non parlare con lui, gli rovinava la giornata. Aveva fatto uso di entrambe le armi quando si era sentita frustrata o di cattivo umore.
Hm. Se avessero tergiversato di meno sui loro istinti, avrebbero anche litigato di meno.
La conclusione non le piacque. No, il suo umore non poteva essere influenzato talmente tanto da...
Bah.
In fondo, le cose si erano risolte proprio come si era immaginata. La loro relazione era diventata più intima in maniera naturale: loro due si amavano, necessitavano l'uno dell'altra. Si era immaginata che i loro baci sarebbero diventati più profondi, che i vestiti non avrebbero più ostacolato le loro carezze. Si sarebbero amati in modo intenso, come già facevano ogni giorno.
Sull'ultimo punto la sua convinzione non si era rivelata del tutto esatta.
Mentre facevano l'amore, tra loro l'equilibrio era... diverso. Lei, che tendeva a prendere il controllo su tutto, a volte se lo lasciava sfuggire di mano. Aveva scoperto un piacere quasi inaspettato nel concedersi quell'abbandono, mentre Yuichiro, a cui del controllo non era mai importato nulla, era pronto a prenderlo da lei in qualunque momento. Persino quando lei avrebbe preferito mantenerlo. E quella era una cosa... eccitante. La imbarazzava, la inquietava pensarla a quel modo.
«Domani passiamo la pittura sulle pareti della tua stanza?»
Lei tornò a focalizzare la vista annebbiata. «Hm?»
«Le pareti della tua stanza. Se vogliamo dipingerle domani, dobbiamo mettere via le tue cose stasera.»
Sotto gli occhi Yuichiro aveva due ombre sbiadite, frutto delle poche ore di sonno.
L'espressione quieta di lui le faceva venire in mente quella mattina, quando si era svegliati entrambi di buon'ora, mezzi morti dalla stanchezza e nudi sotto le coperte del letto. Infreddolita, lei aveva strofinato la schiena contro il petto di lui; lo aveva sentito chiaramente contro il fondoschiena, già pronto. Si era girata per svegliarlo, con l'intenzione di invitarlo a farla riaddormentare con un sorriso sulle labbra. La sveglia aveva scelto quel momento per perforare le orecchie di entrambi.
... 'Mettere via le tue cose stasera'.
Oh. Giusto.
Mettere via? «Non sei stanco?»
Yuichiro posò sul tavolo le bacchette e stiracchiò le braccia verso l'alto. Rei si stupì nel trovare vuota la sua ciotola di ramen: quando aveva finito di mangiare?
«Un po'» le disse lui. «Ma il grosso della stanchezza mi è passato. Tornerò ad avere sonno più tardi.»
Già. Lei funzionava allo stesso modo: non riusciva a riposarsi quando la giornata non era ancora finita. Il suo corpo si ricaricava da solo, come a dichiarare che era inaccettabile dormire prima che facesse notte.
Rei pensò alla propria stanza. «Ci sarebbero da mettere via i miei libri. I mobili possiamo spostarli verso il centro, no?»
Lui scrollò le spalle. «Sì. Ma dovremo portar via il materasso, altrimenti si impregna dell'odore di pittura.»
Un'eventualità da evitare. «Va bene. Vado a vedere come organizzare lo spostamento.»
Lui si alzò. «Io penso a lavare queste ciotole.»
Rei ebbe un istinto immediato; senza pensarci, gli diede ascolto. «No, ci penso io. Tu va' a cercare gli scatoloni per i libri.»
Yuichiro rimase interdetto. «... Okay.» Uscì dalla stanza.
In piedi, lei abbassò lo sguardo sulle ciotole sporche, da riportare al ristorante nel giro di una settimana.
Gradiva lavare i piatti tanto quanto imparare a memoria un dizionario. Era una cosa fastidiosa, snervante. Eppure, in due soli giorni, era la seconda volta che si offriva spontaneamente di farlo.
Sì, il sesso per certi versi le faceva male.

«Bah, Usagi ha messo tutto in disordine. Qui non si riconoscono né numeri né serie.»
Rei fece piazza pulita dello scaffale più alto della sua libreria.
Yuichiro si concesse un sorriso: quel gesto era tipico di lei. Rei amava sistemare le cose, ma quando poteva disfaceva tutto per rifarlo daccapo, meglio di prima.
Per terra si era formato un mucchio disordinato di manga di vario genere.
Lui riconobbe un titolo fantasy e persino alcuni shounen sportivi - di Adachi. La maggior parte dei volumi però erano semplici shoujo. Non ne fu sorpreso: in passato aveva notato i titoli nei dorsi dei volumi, scritti con caratteri delicati e pieni di parole romantiche.
Piegandosi sulle ginocchia ne prese uno a caso. «Sai che non ho mai letto uno di questi?»
Continuando a svuotare la libreria, Rei gli lanciò un'occhiata. «Shoujo? Beh, non ti piacerebbero.»
Sì, ma lui non aveva pensato agli shoujo in generale, solo a quelli presenti nella libreria di lei.
Non ne aveva mai aperto uno, di proposito. Per tanti anni si era divertito a chiedersi che tipo di shoujo potesse piacerle, che genere di ragazzo o di amore lei cercasse. Quando si erano messi insieme, aveva deciso che aveva già soddisfatto quelle curiosità: Rei aveva scelto lui e nessun manga avrebbe mai potuto spiegargli che cosa le era passato per la testa. Si era fidato dell'istinto e di lei: aveva preso a scoprirla giorno per giorno, lentamente, mentre Rei scopriva se stessa stando insieme a lui. Si era trattato di questo: tutti e due erano cambiati un poco quando avevano iniziato a stare insieme.
Col tempo lui aveva lanciato più occhiate a quei manga, ma lo aveva divertito immaginare le trame solo leggendo il titolo. Gli piaceva l'idea di fantasticare su Rei e sui suoi gusti, sui suoi sogni. Era un modo per sentirla ancora misteriosa come in passato e, al contempo, studiarla con un intuito che apparteneva solo a lui.
La conosco meglio di chiunque altro.
A volte Rei gli raccontava spontaneamente di se stessa, confermandogli aspetti di lei che lui aveva già compreso dopo lunghe osservazioni e riflessioni. Quando accadeva, Yuichiro sentiva di poter capire e rispondere a ogni bisogno di lei. Nel suo piccolo si sentiva potente nell'unico modo che gli interessava: forte per Rei, in grado di crearle attorno un mondo che le potesse dare tutto quello che desiderava.
Nonostante tutto quello che capiva di lei, non mancavano mai i momenti in cui Rei lo sorprendeva.
Sono una guerriera Sailor.
Non era stata una bella scoperta. Come ho fatto a non capire? Davvero non aveva mai pensato che ci fosse qualcosa di strano in lei. Nulla, proprio niente?
Aveva dato per scontate per anni le capacità sovrannaturali di Rei, quel suo leggere nel fuoco del tempio, ma... sì, non aveva mai voluto leggervi alcun significato particolare. Quella stranezza per lui era stata solo un altro aspetto della magnificenza di lei, di quell'aura di mistero e forza che aveva tanto ammirato. Forse non aveva voluto intuire la verità; aveva negato per principio che in Rei ci fosse qualcosa di... anormale.
Perché non c'è.
Prese a sfogliare le pagine del volume.
Avevano superato quel momento. Ora lui era in grado di ricordare anche le sorprese più miti e piacevoli: Rei che diventava gelosa per sciocchezze, che aveva nostalgia di lui già dopo pochi giorni di separazione, che era in grado di arrabbiarsi seriamente per cose incredibili, che-
Lo sguardo gli cadde su una vignetta che occupava tutta una pagina del manga. Sollevò in coppia le sopracciglia.
Rei che leggeva shoujo... spinti.
Lei si girò proprio in quel momento. «Trovato qualcosa di interessante?» Adocchiò la sua lettura; la riconobbe e spalancò lentamente la bocca.
Sul viso di lei l'imbarazzo era un sentimento talmente raro che per lui rimanere ad osservarlo fu inevitabile.
Rei ebbe il tempo di cambiare espressione; tentò una scrollata di spalle. «Ho... un paio di serie come quella. Le tenevo nascoste dietro le altre.»
Nascoste? Per poterle avere in casa, si rispose da solo. Per usufruirne in privato.
Sentì che in gola cominciava a mancargli la saliva. «Da... quanto le hai?»
Lei si era accucciata sui manga. «Mah... Due anni?» Prese un paio di volumi e li appoggiò nell'angolo dello scatolone che avevano aperto. Con un braccio gli sfiorò il ginocchio. Per mantenere l'equilibrio, lui dovette spostare il peso sull'altra gamba.
«Sai una cosa?» Il sorriso di lei si fece sottile. Gli sfilò il volume dalle mani, lasciando che la ruvidezza delle pagine scivolasse piano sulle sue dita. «Era stata proprio colpa di questo manga.» Lo mantenne aperto sulla scena dell'amplesso e, con un polpastrello, prese a tracciare le linee di uno dei due corpi.
Nemmeno se lo avesse toccato direttamente avrebbe ottenuto una reazione più intensa.
Fu difficile persino deglutire. «... cosa?» 
«Il sogno di cui ti avevo parlato. Quello che avevo avuto l'estate scorsa su... di noi.» Rei girò il manga verso di lui e picchiettò con delicatezza la pagina. «Mi ha influenzata questo.»
Quel disegno?
Mordendosi la bocca sollevata sugli angoli, lei scosse piano la testa. «No, il mio sogno era più... classico.» Riportò il volume sotto gli occhi e lo contemplò. «Ma questo... un giorno potremmo provare.»
Mille volte. Sarebbe morto col sorriso sulle labbra.
Rei non disse altro. Rimase ferma, seduta sui talloni, la mano che teneva aperto il manga. «Ti va di fare un gioco?»
Lui annuì in automatico.
«Te ne parlo se vieni più vicino.»
Ma appena provò a farlo, lei si tirò indietro con un sorriso, finendo con la schiena contro la libreria.
«Non ho detto che sarei rimasta ferma.»
Yuichiro allungò un braccio in avanti e ancora non riuscì a toccarla: Rei si era dileguata di lato, salendo oltre lo schienale del letto, sopra il materasso. Lui finse di alzarsi con calma, ma lei si preparò a saltare via dal letto, un felino pronto a scattare. Spalancò la bocca quando si trovò la via di fuga bloccata.
Lui si lanciò ad afferrarla per la vita e, non seppe come, sbatté la testa contro il muro opposto.
«Ahiaa.»
Rei imitò il suo lamento divertito. «Ti sei fatto male?»
«Prenderti non è mai stato facile.»
Il sospiro di lei contenne altre risate. «Quante lamentele. Guarda com'è semplice ora.» Si sdraiò su di lui, schiacciandolo contro la parete. Si stiracchiò sopra tutto il suo corpo, un gatto in pantaloni neri e maglioncino rosso pronto a gustarsi la cena.
Sollevando la testa, lui anticipò il bacio. L'assaporò come un bicchiere di vino pregiato, goccia per goccia. Ne aveva assaggiato uno una volta, offerto da suo padre per festeggiare in famiglia la conclusione di un affare. Non dimenticava la raccomandazione. Non in fretta, Yuichiro. Piano, questo va gustato. È il risultato di anni di pazienza e cura.
Rei era meglio. Dal sapore più dolce e intenso, lei era ancora più inebriante e, soprattutto, inesauribile. Non vi era limite alla sua riserva, ma ognuna delle sue sfaccettature era di valore, frutto di anni di esperienze e di forza di volontà. Non ricordarlo equivaleva a gustarsi solo metà del sapore di lei.
Scostò la cortina di capelli neri che erano caduti su di loro e li riportò sulla schiena di lei, soffici e leggeri. Ebbe campo libero e si dedicò al collo che aveva sulla bocca, sofficee tremante: quello era un campo minato di sensazioni. A trovare il punto giusto da baciare, si sentiva il sangue che pulsava insistente sottopelle.
Rei cercò di sollevarsi sulle braccia, ma non completò il movimento. «Non vuoi... conoscere il gioco?»
«Hm-mh.» Vibra un po' di più.
La voce di lei si perse in un respiro più forte. «È... su questo manga.»
Quello lo distrasse. «Cosa?» Si guardò attorno e notò che Rei aveva il volume sul materasso. In un qualche modo, era riuscita a portarlo lì con sé.
«Il gioco è...» Prima di continuare lei si allontanò a gattoni, indietreggiando.
Lui si mise seduto e ricevette il manga in mano.
«Apri una pagina a caso. La prima scena interessante che trovi, noi... la copiamo.»
Lui non era che un comune mortale: avrebbe dovuto ricevere notizie come quella con mesi di preavviso. Come poteva resistere altrimenti a lei che gli diceva una cosa come 'mi metto in tutte le posizioni che vuoi'? Non che gli avesse detto proprio quello, ma... Ritrovò la parola. «Sì.»
Certo che sì. Diavolo, avrebbe resistito. Dopo quattro volte con lei - benché concentrate in sole ventiquattro ore - sentiva di essere diventato quasi bravo.
Il sorriso di Rei si mostrò vincitore. «Sei nervoso?»
«No.» Solo che stava già sopra qualche nuvola d'estasi. E ci avrebbe fatto arrivare anche lei, perché se c'era una cosa nella sua vita che si era rivelata soddisfacente, estremamente appagante, gratificante oltre ogni limite-
«Non sfogli le pagine?»
Già. Lo fece e si fermò su un punto qualunque. Ebbe un sussulto.
Destino?
Le mostrò la sequenza di vignette esplicite.
Come prima cosa, Rei sfilò il maglioncino da sopra la testa, un unico movimento fluido. «Bene, allora tocca a me.» Mangiò il suo stesso sorriso.
A coprirle il petto aveva un reggiseno rosso, trasparente nei pochi punti in cui non c'erano decorazioni.
Lui iniziò a chiedersi se lo voleva indosso a lei o sul pavimento.
Sporgendosi in avanti, Rei lo invitò a sdraiarsi sulla schiena, premendogli entrambe le mani sul torso. «Farò un bel lavoro. Quello che tu mi hai impedito di completare ieri.»
Impedito? Non l'aveva fatto apposta, ma quando se l'era ritrovata seduta sul bacino, ad offrirgli di nuovo di un'esperienza indimenticabile, non era riuscito a restare fermo.
Troppa impazienza, aveva ancora quel problema.
Gustarsi Rei senza perdere la testa era semplice solo finché non si trovava dentro di lei: non aveva mai sentito tanto piacere in vita sua. E si trattava di un doppio bombardamento, le sensazioni che provava lui stesso e quelle che sentiva arrivare da lei. Rei faceva un suo suono, un piccolo respiro mozzato, quando iniziava a sollevare i fianchi senza più controllo.
Per lui era un circolo vizioso. Più udiva quel suono e meno voleva trattenersi, ma faceva 
ugualmente tutto ciò che poteva per sentirlo ancora, più forte e più spesso, dentro la testa e nelle orecchie, intorno a lui, fino a...
Rei si era messa in piedi sul materasso. Stava tirando via i pantaloni; la stoffa nera scivolò via da lei come se non vedesse l'ora di liberarla.
Rei saltò giù. Atterrò sul pavimento a gambe unite, senza quasi piegarle, senza fare rumore. La grazia lasciò spazio al gioco. A passettini rapidi, quasi una corsa furtiva, Rei indietreggiò verso la scrivania. «Fortuna che ieri ne abbiamo lasciato un paio qui. Li prendo prima di dimenticarcene.» Si voltò con un sorriso largo.
Da dietro sembravano coprirla solo i capelli, così lunghi da lasciar visibili solo le gambe.
Una ciocca. Solo quella lui aveva sperato di poter sfiorare per anni, con Rei che lo guardava. Il gesto gli era parso di un'intimità estrema, un dono impossibile da agguantare.
... ecco.
Avrebbe pensato alla ciocca. Aveva già toccato i capelli di lei un numero infinito di volte, ma era ingiusto smettere di considerarlo speciale.
Tornando indietro, Rei notò la sua espressione. Divertita, non capì. «A che stai pensando?»
«A una cosa.»
Lei salì sul letto e vi gattonò sopra. «Sembra molto romantica. Hai la faccia di quei momenti.» Lo accarezzò su una guancia. «Finisci col farmi cambiare umore.»
Sarebbe stato un peccato. «Facciamo un mix.» Si sporse in avanti e si trovarono insieme.
Baciare. Abbracciandosi, stretti l'uno all'altra da capo a piedi, incastrati.
Non ci credo. A volte era bello non crederci e fingere di svegliarsi nella realtà, scoprendosi con la bocca su di lei, a provarne per la prima volta il sapore.
A Rei passò un brivido lungo il corpo e il tremito contro le sue mani fu così... morbido. Rei era impossibilmente soffice e lui l'aveva percorsa con le mani dappertutto per cercare un punto che fosse almeno un poco ruvido, umano. Quando l'aveva trovato sulla pianta dei piedi, Rei aveva sottratto le gambe alla sua presa, come se fosse un difetto imperdonabile. La rendeva meravigliosamente imperfetta invece, accessibile anche a lui.
Rei infilò le mani tra loro e iniziò a slacciare freneticamente il nodo della tunica pulita che lui aveva indossato quella sera, dopo il lavoro.
Non l'aveva tolta. Era ancora completamente vestito, che stupido.
Il sorriso di lei parve concordare col suo giudizio. Afferrò un capo del nastro azzurro, allentato, e glielò sfilò dalla vita con un tiro secco. Il nastro volò in aria.
Rei continuò ad aprirgli la tunica e salì con le mani fino a farla scivolare giù dalle sue spalle. «Cos'hai da ridere?»
«Niente.» Lui chiuse le labbra sul mento di lei e portò le mani sulla sua schiena. «Devo essere all'altezza.» Trovò il gancio del reggiseno e cercò di ricordarsi come si slacciava da dietro: con Rei non aveva ancora avuto l'occasione di sperimentarlo. Forse era passato troppo tempo perché fosse ancora in grado di- La chiusura saltò.
Come andare in bicicletta.
«Bravo» sorrise lei.
Oh, voleva sentirle fare tanti complimenti come quello.
Rei gli stava seduta sulle ginocchia e fu davvero semplice per lui abbassare la testa e leccare via il tessuto rosso fuoco, trasparente, scostandolo lontano, dove non poteva dare più fastidio. Con le dita, abbassò le spalline del reggiseno.
Ansimando, Rei cercò col petto la sua bocca prima di tirarsi indietro. «No. Sdraiati, ora... faccio io.»
«Per arrivare alla posizione del disegno c'è tutta... l'introduzione.»
Lui si adagiò sulla schiena, ma non smise di toccarla, lasciando che le mani le incorniciassero la vita, la tenessero. Amava toccarla e vedersi mentre lo faceva era...
«Tu non ne hai bisogno.» Negli occhi le passò un lampo che la trasformò in una creatura di sensazioni. «Nemmeno io.» Si accarezzò un fianco e incontrò le dita di lui; le portò giù. «Se mi tolgo queste, sono già pronta.»
Col respiro mozzato, lui provò a toglierle le mutandine rosse ma Rei indietreggiò di nuovo, passando a svestire lui dell'hakama azzurro. L'immagine della striscia di tessuto color fuoco attorno alle gambe di lei, abbassata per il minimo indispensabile, gli fece sentire una stretta dura di piacere in tutto il bassoventre. Proprio perciò per Rei non fu semplice sfilargli l'hakama, ma la difficoltà la lasciò soddisfatta. Passò a togliere i propri slip; lui non resistette e l'aiutò con una mano. Con le gambe libere, Rei tornò sopra di lui e scosse la testa. «Fermo. Sdraiato.»
Non era convinta di quegli ordini, ma poiché li stava dicendo ugualmente, lui scelse di ascoltarli.
Rei recuperò il preservativo, aprendolo. Lui strinse i denti, preparandosi, ma non bastò: sentì scendere su di sé la plastica, le mani di lei, e non gettò la testa all'indietro per miracolo, solo per vedere.
La carezza di Rei indugiò senza fretta, continuò a scendere. Lo tormentò fino all'ultimo, regalandogli una stretta finale. «Mi chiedo... come sarebbe senza.»
Lui sussultò.
Ciocca. Ciocca di capelli, ciocca.
Rei si sollevò, allineando i loro bacini. I suoi capelli neri caddero attorno a loro. Lei non li aveva legati.
Yuichiro li lasciò scorrere tra le dita, setosi, meravigliosi per come le scivolavano addosso, e udì il suono di un breve sorriso.
«Sai cosa non riesco a capire di noi? Questo mix, come lo hai chiamato tu.» Rei strinse piano il suo polso, impedendogli di continuare. «Questa voglia di sedermi su di te e muovermi fino a non avere più fiato e... questo.» Intrecciò le dita con le sue. «Questo toccarci così piano che non vorrei fare altro. Non vorrei contemplare nient'altro che...»
Oh sì, sapeva di cosa stava parlando.
Lei lasciò andare un sorriso infelice. «È crudele dover decidere.»
Lui non riuscì fisicamente a rimanere fermo. Si tirò su, seduto, e la strinse. «Mix. Fammi restare così. Tu pensi alla prima cosa e io alla seconda.»
«Tu alla seconda?» Lei si riprese la propria gioia. «Partecipo un pochino, hm?» Lo abbracciò, e posò un bacio leggero tra la sua guancia e il suo orecchio. «Ti amo, Yu.»
Quel sussurro prese a battergli nel petto. Si fuse in lui, in ogni angolo del suo petto.
La tenne forte, sentendo che smetteva di essere una cosa separata da lei. Bastavano due parole per dare un significato a tutto ciò che era. Ogni volta che le sentiva, ogni volta-
Rei si aggrappò a lui e scese piano coi fianchi.
Ogni volta.
La sentì unirsi a lui, lentamente, e ogni volta anche lì, anche così. La sensazione migliore, più unica-
Il suo corpo acquisiva un nuovo significato quando lo sentiva incastrarsi dentro quello di lei. Era semplice, ovvio: aveva occhi per guardarla in quel momento, per vedere l'espressione resa quasi sofferente dalle troppe sensazioni. Aveva una pelle ricettiva per sentire quanto era calda quella di lei, pronta quanto la sua a ricevere continui stimoli. Aveva un senso del tatto che palpitava con un coro di ad ogni suo movimento. Udiva, toccava e parlava solo per arrivare a trasmetterle una minuscola parte di quello che- che...
Non so dirlo, Rei. O non c'erano parole adatte, e per questo esistevano i sensi.
Continuò a far scorrere le mani su di lei, a trovarla con le labbra, ad accarezzarla. Le dita sui suoi seni, a farla tremare, gridare senza voce.
Che fortuna, che dono divino.
Si perse nell'abbracciarla. La sentì scoprire l'angolo d'incastro migliore e insistette con lei su quello decine di volte, senza mai provare meno piacere. Per torturarla le catturò la bocca, le rese difficile respirare. La lasciò andare e le strinse in una morsa i fianchi, premendola contro di sé, tenendola ferma, imponendole di-
Le anche di Rei si mossero con scatti minuscoli, velocemente, senza sosta, di corsa.
All'orecchio lui udì un soffio di estasi, le tre parole che lo avevano acceso. Anche io e voleva sentirla contro di sé per sempre, mentre ogni parte di lei - fisica e astratta - andava in frantumi per la troppa stimolazione.
Accadde a metà pensiero e si gustò tutto. La schiena rigida di lei, arcuata, il petto morbido aderente al suo e il quasi graffio delle unghie sulle spalle; le esclamazioni senza senso - solo sospiri, l'inizio di parole brevissime, deliziose. Lo scatto regolare dei fianchi contro i suoi e il ventre bollente, stretto oltre ogni limite, che cercava di assorbirlo. Godette di quello sopra ogni cosa, lo percepì meglio di qualunque altra volta.
Rei si accasciò in avanti. «Aah...» Riprese fiato, più volte. «Oh, oh... che idea.» Vorace, cercò un bacio aperto.
Lui lo ricambiò senza freni. Non sapeva cosa mettersi a fare: aveva troppe idee, tutte in una volta, troppi bisogni.
«Ma...» 
Rei tirò indietro la testa, e lo osservò con una sequenza di espressioni incerte. «Yu, tu...» Si decise per una risata priva di fiato. «E io che mi sono impegnata tanto.»
«No, sei stata di più, tu....» Indescrivile. Quello era stato l'orgasmo più bello che le avesse mai visto avere, che avesse mai sentito. Forse solo perché gli altri non li aveva vissuti con la stessa chiarezza; questa volta lui...
Il sorriso di Rei fu più convinto. «Non dirmelo...» Lasciò scendere le labbra lungo il suo naso. «Riesci solo se stai sopra?»
«No.» E glielo aveva già dimostrato, dentro la vasca da bagno.
Lo ricordò anche lei. «Allora solo se ti muovi?»
Doveva esserci del movimento, ma- Gli venne da ridere. «No, non hai sbagliato niente.» Era solo lui che era riuscito a controllarsi meglio, senza per questo perdersi nulla. Era un successo, non un fallimento.
Rei non fu d'accordo; tremava ancora, ma sorrise. «Ti sfido a essere originale.» Si allungò all'indietro e ritrovò il manga. Chissà come, erano riusciti a non buttarlo giù dal letto. «Scegli un'altra prova.»
Cominciò a preoccuparsi lui. «Non... ti è piaciuto come le altre volte?» Perché a lui, in quel momento, sarebbe andata benissimo finire in quel modo. Dovevano solo girarsi un po' e con lei sul materasso lui...
«Stupida domanda di uno stupido di Yu.» Rei sospirò. «Sai quanto mi è piaciuto, è solo che... Su, te lo spiego dopo.»
Dopo? Beh, in realtà qualunque posizione gli sarebbe andata bene - persino lei che riprendeva il movimento interrotto. «Non possono esserci cose troppo diverse.» Fece scorrere il bordo delle pagine del manga sulle dita, fino a fermarsi. «Ecco, ad esempio...»
Spalancò gli occhi.
Già, a meno che non si stesse consultando un certo libro centrato sul sesso, le posizioni a cui poteva pensare uno shoujo manga erano limitate. E tolte due tra le più valide alternative - da loro entrambe già provate - la più quotata era quasi sempre...
Lanciò un'occhiata all'espressione di Rei e chiuse il manga. «No. Possiamo stare solo su un fianco.» Ecco, aveva avuto una buona idea.
Rei rilasciò un lungo sospiro. Si sollevò, spostando la gamba di lato e staccandosi da lui. Si sdraiarono l'uno accanto all'altra.
Yuichiro pensò che andasse tutto bene fino a che non la vide deglutire.
«Sai... questa è una questione di controllo. A suo modo.»
... cosa?
«Non ci penso sul momento, solo che... Sì, non mi è dispiaciuto avere il controllo poco fa. E non mi dispiace nemmeno quando sei tu ad averlo, ma...»
Era un discorso confuso. «Non c'entra il controllo.» A seconda della libertà di movimento uno dei due si muoveva più dell'altro, tutto lì.
«So che non è un modo per imporsi.» Rei scosse decisa la testa. «Questo non c'entra affatto con noi, però...»
Però non era da lei tergiversare così tanto e non spiegarsi in modo chiaro quando voleva dire qualcosa.
Rei prese a guardarlo negli occhi. Annuì, un gesto pensato più per se stessa. «Oggi pensavo che mi piace quando... controlli tu, quando mi lascio andare. Non avere il controllo o sentire che... mi viene tolto.»
Lui sentì volare le sopracciglia. «Ma io non...» Fece un paio di collegamenti ed evitò la risata vuota. «Ma quello era solo...»
«Sì certo, andava benissimo!» Rei scattò ad appoggiarsi sui gomiti. Il manga cascò sul pavimento. «Sto cercando di dire una cosa stupida: non mi piace che mi piaccia perdere il controllo.»
Lui ci mise un momento a comprendere il gioco di parole. Non fece in tempo a commentare.
Rei si era abbassata a riprendere il volume. Lo sventolò nella mano. «Stavo usando questo come scusa!» Lo ributtò lontano. «Un gioco per smettere di avere questo pensiero idiota. Che poi nemmeno ho! È' solo una cosa che-»
«Ho capito.»
Rei si morse un labbro. «Scusa. Tante storie mentre tu...» Si sdraiò sulla schiena, voltata per metà nella sua direzione. Lo invitò ad avvicinarsi. «Mi piace stare con te, sempre. Su questo non ho dubbi.»
Lui sentì crescere un sorriso. «So cosa stavi cercando di dire prima.»
«Lascia stare.»
«Non stavi dicendo che avevi paura. Nemmeno che ti piace o non ti piace perdere il controllo; volevi solo... farmi vedere la tua debolezza.» Le strinse una mano, felice. Rei cercava solo accettazione; questa volta, a differenza di altre, platealmente. Per lei che si mostrava forte proprio per dimostrare di non aver bisogno dell'approvazione di nessuno, quello era un grande passo. Non solo: era un modo di metterlo e mettersi alla prova, concesso solo perché si fidava enormemente di lui. Rei aveva voluto conoscere la sua reazione davanti alla rivelazione di un dubbio che le era sembrato... grave.
Non riuscì a non riderne. «Sai perché prima non ero scontento?»
Rei stava ancora riflettendo. «Eh?»
«Non ero scontento per non aver finito assieme a te» chiarì lui, «perché tutte le altre volte mi sono sforzato moltissimo per non anticiparti.»
Rei sollevò un sopracciglio. «Abbiamo sempre fatto... insieme. Quasi.»
«Sì. Non riuscivo a trattenermi un secondo di più.»
Amava quando lei lo guardava come se fosse stupido.
«Perché diavolo avresti dovuto trattenerti?»
«Non dovevo, ma se avessi potuto mi sarei... goduto meglio il percorso.» 
Forse erano cose che poteva capire solo un uomo, perché Rei non sembrò cogliere.
«Okay. Eri nervoso e non ti concentravi su quello che provavi.»
Poche parole ed eccolo smentito.
«Cos'è questo, un confessarci difetto per difetto?» Rei schioccò la lingua contro il palato. «Il tuo 'problema' non l'avevo nemmeno notato. Se hai impiegato un giorno per risolverlo era solo questione di prendere l'abitudine. Il mio problema invece l'ho inventato io.» Scosse la testa. «Risolviamolo.» Si appoggiò col petto sul materasso, le braccia conserte, una delle posizioni meno sensuali che le avesse mai visto assumere.
Ne rise solo nella sua testa. «Perché non torniamo al... classico?» Così lo aveva definito lei. «Lo preferisco.»
Rei piegò la testa, appoggiandola nell'incavo di un braccio. «Che bugiardo. Ti ho visto mentre guardavi quel disegno.»
Sì, ma anche lui aveva visto lei. «Mi va bene come al solito.» Come se fosse qualcosa di cui lamentarsi. Come se, dopo un giorno, avessero davvero bisogno di novità. Poteva essere un gioco divertente, ma-
«Yu.» Gli occhi viola di lei fermarono il tempo tra loro. «Non mi darà fastidio. Voglio... provare.» Sorrise e scostò tutti i capelli di lato, via dalla schiena. «Più mi dici di no, più per me è sì. Non posso credere che non ti vada.» Le sfuggì una risatina rapida. «Non è forse così che abbiamo cominciato?»
Quello era un colpo basso.
Mentre lui pensava, lei piegò un ginocchio e lo usò per sollevare un poco tutta la parte inferiore del corpo, creando con la schiena una curva talmente...
A gola secca, Yuichiro sentì che tutti i progressi che aveva fatto si scioglievano come neve al sole. «Se facciamo come al solito, durerò di più.» Un inno alla crudezza, ma non aveva il cervello per elaborare giri di parole.
«Che importanza ha? Il mio turno è già passato, questo è il tuo.» Rei trattenne a stento una risata. «Comunque ci stai mettendo troppo ad accettare. Ritiro l'offerta in cinque... quattro... tre...»
«Va bene.» Sarebbe stata comunque una tortura, no? Lei gli aveva detto di avere problemi con l'idea del controllo, ma il modo in cui gli stava offrendo di stare era quanto di più sottomesso potesse esistere. Al solo pensarci lui non riuscì quasi più a pensare. «Rei. Voglio che sia piacevole per entrambi.» Per questo la voltò verso di sé e cercò di porre fine a tutta quella storia, tornando alla loro piccolissima normalità.
Il divertimento di lei fu cauto. «Sai che è così che ti stai imponendo sulla mia volontà?»
Lui ritirò di scatto le mani.
Rei rimase sdraiata su un fianco, e dopo un momento di riflessione, si dipinse il volto di serenità. «Fa freddo.» Si mise seduta e cominciò a tirare il piumino che copriva il letto. Per non ostacolarla, lui scese sul pavimento.
«Ecco.» Terminando di trafficare con la coperta pesante, Rei vi si infilò sotto. «Al caldo. Torna qui con me.»
Il piumino sembrava quasi una protezione. Confortevole, pensato per il riposo, poco agevole ai movimenti.
Yuichiro vi si racchiuse dentro.

Nel suo letto, pensato per una sola persona, c'era spazio per lui soprattutto tra le sue braccia. Accoglierlo lì fu come sentirlo tornare al proprio posto, poiché non c'era - non poteva esserci - posto più giusto dove Yuichiro potesse stare.
Lui aprì la bocca per parlare e lei scosse la testa. Gli diede un bacio e pensò... No, non pensò.
Gli chiese di muoversi con lei, con semplici carezze. Si abbracciarono, incrociarono le gambe tra le loro. Scelsero naturalmente che fosse lei a dover riposare sulla schiena e fu lì che Rei che intervenne con un sorriso, girandosi sotto di lui prima di non poterlo più fare. Sentì il materasso contro il petto e il calore di tutto un corpo dietro il proprio.
L'unica cosa che fece fu prendersi una mano di lui, cercando di avvolgerla completamente con la propria. Non riuscì, ma sentì la risposta delle dita che facevano come voleva lei, cercando di piegarsi e farsi piccole. Ne sorrise. Avvicinò un polpastrello di lui alla bocca e lo prese tra le labbra, strappandogli un ansito.
Con quel gesto lo fece sentire abbastanza sottomesso da non far più pensare nemmeno lui.
Pensare era il problema: a lei non piaceva pensare di perdere il controllo e a lui non piaceva pensare di prenderlo. Stupidi. Se già lo facevano entrambi quando non ci riflettevano troppo...
Il tocco sulla parte bassa della schiena la fece sussultare, chiudere gli occhi. La carezza le causò un brivido meraviglioso di abbandono, giusto, la sensazione più piacevole che-
Di fronte al vero contatto tra loro, rimase a bocca aperta, ma offrì senza un pensiero, per istinto, una curvatura più agevole coi fianchi. Divisa, si sentì magnificamente e a disagio, senza difese, bloccata. Sparirono i capelli dalla sua schiena, lasciati cadere di lato per un bacio a fior di pelle sul collo. Una richiesta.
"Posso?" Oh, ricordava ancora la voce di lui e quella domanda tenera di tanti mesi fa, come se davvero ci fosse stato bisogno di un'autorizzazione per darle un bacio anche lì.
No, niente permessi.
Fu il suo stesso corpo a ribadire quella verità quando, trovato l'angolo giusto, lo accolse senza opporre la minima resistenza.
La parte migliore fu quella, sentire la rigidità sconvolta di entrambi e aver voglia di muoversi tanto, subito, a fondo e veloce. Volle agitarsi, ma non poté far altro che rimanere a sentire, fidarsi.
Riprese la mano di lui in bocca, due dita invece che un unico polpastrello. Le mordicchiò, dovette tormentarle. Le sembrò di averlo trafitto e, di riflesso, la sensazione si trasmise al bassoventre di lei, una fitta continua e insistente di piacere che la prendeva.
Non resistette, usò tutta la forza che aveva per cercare di sollevarsi e spingere di rimando all'indietro. Lui la assecondò e finirono per metà adagiati sul fianco, tanto da permetterle di muoversi senza essere davvero libera. Oh, non voleva libertà. Coi fianchi impresse scatti che chiesero a Yu di tenerla in trappola, incastrata. Premette sul braccio di lui che artigliò le lenzuola, circondandola per la vita, cercando un appiglio per fare forza. Bastarono due movimenti - maledettamente perfetti - per far venire via l'intero tessuto.
Per fermare il disastro lei corse a raccogliere un ginocchio verso il petto. Fu l'idea più geniale che avesse mai avuto, bastò una spinta per scoprirlo.
Prese a pugno le lenzuola, poi si accorse che poteva voltare la testa.
Baciarsi a dovere fu impossibile, ma fu sufficiente stuzzicarsi, far incontrare le labbra per caso. Il nervo del collo protestò tanto da costringerla con la guancia sul cuscino, con tutti gli arti che tremavano, le gambe che cercavano di darle un appoggio minimo per completare in senso contrario gli affondi. Quando non riusciva, le sembrava ugualmente di non poter ottenere di più, vicina ad un esaltante sovraccarico. «Ah...
» Senza voce, gemette. «Così
Yuichiro si irrigidì all'improvviso. Stringendola forte si mantenne immobile, tremando.
Nonono- «Cosa c'è?!»

«Aspetta...» Tra i denti stretti, lui le fece arrivare il respiro perso sulla tempia.
Oh, capì lei. Abbassò una mano tra le proprie gambe. «Non fermarti.» Al contatto, ansimò. «Pensa a te, solo a te, io...»
Sopra i vestiti era già arrivata a toccarsi in quel modo, per stimolarsi goffamente, ma non aveva mai sentito contro le dita la propria carne scivolosa che palpitava al tocco. Sospirò, gemette di nuovo. E udì un'esclamazione scomposta.
Da quell'attimo vi fu solo movimento, bisogno, altre dita che si univano alle sue, i loro fianchi che diventavano ripetutamente parte di un corpo unico e lei che ansimava e diceva qualcosa, senza essere la sola. Delle loro follie non capì nemmeno una parola. L'unico linguaggio che ascoltò fu quello del pulsare del sangue e dei muscoli tra le gambe, suoi e quelli di lui.
Toccarono l'apice e continuarono, impossibilitati a smettere.
Si fermarono solo per stanchezza e Rei sentì che non avrebbe mai più spesso di provare piacere. Continuò a rabbrividire al pensiero.
La sensazione scivolò via con calma, disperdendosi dentro il suo corpo. Solo allora il peso sulla schiena iniziò a farsi sentire come tale.
Non aveva ancora la forza di chiedere nulla, ma non desiderò neppure farlo.
Rimase sdraiata contro il proprio braccio, il ginocchio piegato in alto, la testa sul cuscino, incastrata sotto di lui. Tenuta stretta, protetta.
... della mancanza di controllo temeva il senso di impotenza. C'era stato un tempo in cui aveva capito che la sola persona che avrebbe protetto lei e i suoi sentimenti di bambina sarebbe stata... lei stessa.
Ma questo è Yu. Mi ama in un modo così stupido e folle che non esiste male con lui. Non c'è.
Se lo disse e crebbe un altro poco. Cresceva quando si diceva in faccia le cose; in fondo era sciocca, perché non le bastava comprenderle e sentirle.
«Scusa.»
Lo sentì ritrarsi e, prima che lui potesse allontanarsi troppo, si girò e lo trovò per un bacio. Finì col ridere. «Potevi rimanere.»
Yuichiro sembrò più dispiaciuto di lei nello scuotere la testa. «Devo andare a buttare questo.»
Rei abbassò lo sguardo, poi lo puntò sconsolata al soffitto. Già.
Si abbandonò sulla schiena, coprendosi col piumino.
La natura non sapeva cos'era il divertimento.
Lui tornò a sdraiarsi e lei anticipò l'abbraccio. «La mia voglia di sistemare la libreria è scesa a zero.»
«Aspettiamo.»
Per vedere se più tardi ritrovavano l'energia?
Sbadigliò. Stava così bene tra il piumino, lui e il relax del proprio corpo, che lasciò scendere le palpebre.
Massì, un sonnellino.

Si svegliò alle due del mattino.
Si arrabbiò talmente tanto per la serata persa e per la stanza in disordine che Yuichiro preparò un té caldo per entrambi, per farsi perdonare di essersi addormentato a sua volta.
Ricevendo la tazza fumante in mano, Rei fu soddisfatta: aveva resistito all'impulso di andare a preparare il tè in prima persona.
Servile sì, ma a piccole dosi.
Provarono a terminare di inscatolare i manga, ma per un po' si fermarono a rileggere uno dei volumi di Adachi e per l'altro po'...
Era colpa sua se aveva manga pieni di belle idee?
Sì, sorrise: era tutta colpa sua.

FINE



NdA - Straaaapant! Su questa storia sono stata giorni! Siccome è Agosto mi sono un po' riposata, ma pensavo di tirare fuori prima questa one-shot. Invece per elaborare la trama ho impiegato un bel po', forse anche per via delle troppe distrazioni del tempo libero.
Penso di aver iniziato ad analizzare troppo la mia scrittura durante la stesura. Personalmente la chiamo la maledizione del troppo leggere e mi auguro che finisca quando avrò finalmente compreso meglio alcune cose di come si scrive bene.
Passando alla storia, ne sono piuttosto soddisfatta ora come ora e, beh, naturalmente mi piacerebbe sentire che ha soddisfatto anche voi ;) Ma se così non fosse stato sarei felice di sentirvi ugualmente, il confronto può aiutarmi.
Due note finali: Mitsuru Adachi è un autore di manga di cui vi consiglio lavori come Rough (soprattutto questo) e Touch. Quest'uomo è poetico, a lui servono poche parole o mere espressioni per comunicare un mondo di sentimenti.
L'idea alla base di questa storia, come forse sapete, è pronta da quando ho scritto sulla pagina Facebook l'indizio per questa one-shot (Rei/Yuichiro - gioco), però poi ho organizzato un concorso di fanfiction e ho ricevuto una storia che conten'eva anch'essa l'idea dell'ispirazione da un manga per certi... giochi ;) La cito, perché è una bella storia che merita, dove troverete una giovane Makoto molto lanciata (:D)
Decisamente di Morea
Alla fine non ho deciso di cambiare la trama, come avevo inizialmente scelto di fare, perché mi sono accorta che la storia dell'ispirazione dal manga in fondo era già accennata negli altri due episodi di Rei e Yuichiro che avevo elaborato per questa raccolta e scritto già mesi addietro. Comunque, per essere sicura di non farmi influenzare, ho lasciato passare qualche settimana dalla lettura della storia di Morea prima di buttare giù questo ultimo episodio sulla coppia.

Mi raccomando, se avete letto sono qui che aspetto di sapere che ne pensate :)

Alla prossima!
ellephedre
   
 
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