Storie originali > Soprannaturale
Ricorda la storia  |      
Autore: Thefoolfan    11/08/2011    0 recensioni
Un semplice tema di un ragazzo delle superiori si rivela essere qualcosa di più di quello che appare.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Driiiin.

 

Maledetta campanella dissi staccandomi dal muro sulla quale ero appoggiato per dirigermi verso l'ingresso della scuola. Era appena finito il quarto d'ora di pausa e io non ero nemmeno riuscito a mangiare tutto il panino che mi ero comprato. Sempre colpa di Andrea che non perdeva occasione per farsi ridire la lezione studiata per l'interrogazione che lui immancabilmente non preparava mai. Il fastidio però non derivava tanto da quello ma dal fatto che mettendo insieme tutte le nozioni apprese da me, Paolo, Lucia o Giorgia, riusciva a prendere sempre un 6 pieno se non 7 alle volte, senza considerare che i prof avevano anche il coraggio di dirgli “Bravo Nardi, vedi che quando ti impegni ottieni buoni risultati”. Scrollai la testa ed entrai nell'atrio della scuola giusto in tempo per venir fermato dal bidello.

 

“Eh no caro Silvestri, le conosci le regole. Non si mangia per i corridoi”

“Eddai Eugenio ancora due morsi e poi lo rimetto nel sacchetto”

“Va bene ma sappi che se trovo anche una sola briciola..”

“Verrò io a pulire mettendomi il grembiule di Teresa e la retina per i capelli di Angela, lo so lo so. Eugè ci si vede”

 

L'unica nota positiva di quella scuola erano appunto i bidelli. Tutte te le facevano passare vinte. Quando arrivavi in ritardo che i cancelli erano già chiusi ti facevano passare dal portone sul retro, quando ti nascondevi per fumare qualche sigaretta ti facevano da palo con i professori, una volta durante un assemblea ci facemmo pure portare una pizza da Eugenio facendocela passare dalla finestra del primo piano e poi di corsa su in ascensore.

Come al solito quelli in ritardo per la lezione eravamo io e Gabriele. Ci soprannominavano in tutti i modi, le due lumache, lento e più lento, i cugini scemi di flash gordon, ma noi non ce la prendevamo anzi ridevamo spesso su queste cose, in fondo era la realtà, Gabriele ed io avevamo i nostri tempi per fare le cose, punto e basta.

 

“Silvestri e Carinci vi ringrazio per avermi degnato della vostra presenza. Ora se gentilmente volete accomodarvi al vostro posto cosi iniziamo la lezione”

“Si prof. Pallanza”

 

Era la nostra professoressa di italiano. A differenza di molti altri di cui sentivo i racconti lei non era nulla, era un pezzo di pane come si suol dire. Magari anche perchè a differenza di tutte le altre prof che avevano quasi raggiunto la sessantina di anni lei ne aveva solo 46 e sapeva ancora come divertirsi.

Gabriele ed io ci sedemmo ai nostri posti. Io vicino a quel secchione di Iacopo, lui vicino a quella tanto cara quanto svogliata ragazza di Anna. Mi abbassai per tirare fuori dalla cartella il libro dei promessi sposi e il libretto certo che mi avrebbe interrogato, in fondo oltre a me mancavano solo altri 5 alunni quindi c'era una buona possibilità di essere tra i nominati, senza contare l'incentivo datole arrivando in ritardo alla lezione.

 

“Bene ragazzi. Ritirate libri e quaderni in cartella o sotto il banco e prendete un foglio protocollo. Oggi facciamo un tema”

 

Un susseguirsi di no invase la classe. I temi non li sopportava nessuno. Era possibile che a 17 anni si facessero ancora i temi. Mi sembrava di esser tornati alle medie. Mancava solo il tema sul migliore amico o su cosa hai fatto questo week end ed eravamo a cavallo.

 

“Ragazzi lo sapete che vi servirà per l'esame di maturità”

 

La donna ora si era alzata e si era messa vicino alla lavagna alla ricerca del gessetto che immancabilmente era sparso per il pavimento dato che Luigi e Luca si divertivano a tirarselo addosso durante le lezioni matematica, ovvero le prime due ore di quella mattinata già iniziata male.

 

“Rosa mi andresti a prendere dei gessetti dal bidello per favore”

“Con molto piacere professoressa Pallanza”

 

Con molto piacere professoressa Pallanza le fece il verso Andrea seduto davanti a me. Rosa proprio era insopportabile, non era una di quei secchioni intelligenti e simpatici, era una di quei secchioni che ti venivano a rompere le scatole vantandosi di sapere quanto dista la terra dalla luna oppure dicendo di sapere come si chiamavano tutti i presidenti d'Italia con inclusa la durata del loro mandato. Alla sua ennesima perla di saggezza non richiesta Andrea le disse papale papale.

 

“Ah Rosa, io sò tutta la formazione dell'inter anno 65-66 compreso allenatore, massaggiatore e pure chi portava l'acqua ma mica me la tiro tanto quanto fai te cara ragazza. E dacce un po' de tregua”

 

E in questo modo Rosa per una settimana, sua record personale, non ci ruppe su quanto aveva appreso dopo una giornata passata a vedere national geographic. Ancora prima di iniziare il tema ero già scocciato. Continuavo a far roteare la penna tra le dita mentre tenevo appoggiata la testa sulla mano sinistra in procinto di addormentarti. Colpa di mio fratello Lorenzo che aveva giocato fin le 3 di notte alla playstation, mannaggia a lui che andava all'università e decideva quando andare o non andare alle lezioni. Intanto Rosa era tornata. Non con un gessetto, ma con una scatola intera.

 

“E che sei andata a rubare in cartoleria Rosa?”

“Nardi. Basta. Composto sulla sedia e pronto per il tema”

 

La professoressa ci dette la schiena scrivendo la traccia di quanto dovevamo fare sulla lavagna e io ne approfittai per lanciare a Gabriele pezzi di gomma che tenevo sempre pronti nell'astuccio per le nostre guerre quotidiane. Appena la prof si fermò dallo scrivere noi tornammo seduti composti, con la schiena dritta e le mani sul banco, aria da perfetti innocenti, anche se tanto nessuno ci credeva, anche perchè Gabriele aveva l'ultimo pezzo di gomma ancora incastrato nei capelli.

 

“Allora ragazzi ultimamente sono usciti molti libri di fantascienza, romanzi sovrannaturali che voi avete di certo letto”

 

Libri di fantascienza? Libri in generale?. Il topolino varrà come libro mi chiesi. Avevo pure letto quello ambientato nell'antico Egitto quindi si potevo dire di aver letto libri di fantascienza nell'ultimo periodo.

 

“Ecco ora voglio che siate voi a scrivermi qualcosa a riguardo. Un breve racconto di fantascienza”

“Tipo Twilight prof?”. Gli domandò Lucia alzando la mano.

“Si anche quel genere può andare bene”

 

Luigi e Luca iniziarono il loro spettacolino. Uno che faceva finta di tagliarsi i polsi l'altro che mettendo l'indice della mano destra e quello della mano sinistra la dove aveva i canini faceva finta di azzannare il collo di Lucia seduta davanti a lui.

 

“Ihhh voglio succhiare tuo sangue muahah”

“Luca e che schifo, smettila cretino”. Disse Lucia allontanandosi da lui con la sedia e dandogli qualche sberla sulle mani.

“Miglio e Rizzato direi di smetterla”

 

“Ma io ho bisogno di sangue”

“E io sento il bisogno di darti una nota. Secondo te qual'è il più impellente dei due”

 

E Luca e Luigi si rimisero seduti buoni buoni lasciando finire la prof nella sua spiegazione di quanto dovevamo fare con quella traccia scritta in stampatello sulla lavagna.

 

“Voglio che mi raccontiate una storia breve su personaggi dell'immaginario, tipo dei antichi, mostri, vampiri, alieni come preferite. Ma deve essere originale, non voglio solo parodie di quanto visto ai cinema intesi?”

 

Forse era meglio il tema del migliore amico, pensai. Mi misi li a guardare quel foglio bianco. Non ero fantasioso, non mi piaceva la fantasia, c'era da pensare, da scervellarci ed io e il mio cervello avevamo stretto un patto. Io non lo avrei sforzato più del dovuto e lui mi avrebbe suggerito le frasi più in voga per flirtare. Poi ebbi un illuminazione. Perchè no, ci poteva anche stare. D'altronde era una storia nuova e qualcosa dovevo pur scrivere se non volevo prendermi due. Cosi presi la penna e lasciai che le parole si formassero sotto i miei occhi.

 

**

 

Mi chiamo Fillippo, ho 17 anni e vivo in un paese al nord dell'Italia di cui è inutile che vi dico il nome tanto non ve lo ricordereste. Sono nato il 19 luglio, un martedi mattino, il cielo era stellato, gli uccellini cantavano, il sole stava sorgendo. Tutto normale. Come normale agli occhi degli altri poteva esser stata la mia infanzia. Giocavo con mio fratello, andavo al parco con mia madre, seguivo le partite di calcio con mio padre come tutti i bambini della mia età ma, essi c'è un ma, tutto cambiò quando compii 10 anni. All'iniziò non compresi subito quanto stava accadendo ma poi ci pensò mio padre a chiarirmi le idee. Mi portò da MR. L. Essi come L'A-team aveva Mr T noi avevamo Mr.L. Solo lui che di mr.t non aveva nulla. Lui era un signore sui cinquantanni, magro e con un po' di barba e senza un dente. Da piccolino mi faceva veramente ribrezzo vederlo. Comunque sia quando mi accompagnò li notai che non ero solo, con me c'erano altri 4 bambini. Tutti della mia stessa età e tutti insieme al padre. Poco dopo ci divisero da loro e ci fecero andare in una saletta dove trovammo una donna Miss F. Lei invece era graziosa. Avrà avuto avuto sui trent'anni e ci parlava in modo dolce per metterci a nostro agio.

 

“Avrete notato che le cose attorno a voi vi sembrano strane alle volte. Il fatto è che voi siete speciali. Siete nati in 5 giorni diversi della settima e ognuno di voi ha ricevuto un dono al momento della nascita, un dono di cui solo oggi verrete a conoscenza. Ma prima dovete sapere un altra piccola cosa. Questo mondo non è abitato solo dagli esseri umani, ma anche da spiriti che prendono le sembianze di uomini e donne. Tra questi spiriti vi è una cerchia che noi chiamiamo “le Ombre”. Hanno intrapreso una strada malvagia e si trasformano in essere umani per nutrirsi delle emozioni, in particolare paura e amore che sono le più forti, sfruttano le persone per far si che provino questi sentimenti. E tocca a persone come voi fermarle”

 

Bene, ora immaginatevi cosa un bambino di 10 anni potesse pensare di tutta quella storia?!. All'inizio credetti di essere dentro uno dei miei videogame dove dovevo uccidere il cattivo di turno e salvare la fanciulla in pericolo. Poco a poco però capii che mi ero sbagliato. Tre volte a settimana venivamo portati da Mr L e Miss F per imparare il mestiere del “ripulitore”. Il nostro compito era quello di scovare le Ombre e imprigionarle, un gioco da ragazzi no. E cosi ci allenammo per giorni e giorni, anni e anni. Fino all'età di 14 quando avemmo la nostra iniziazione. Ci mandarono a Milano e ci dissero semplicemente.

 

“Prendete questa boccetta, trovate un'Ombra e imprigionatela qua dentro”

 

Quando presi in mano quella bottiglietta di vetro mi sembrò una pazzia, dovevamo affrontare un Ombra senza mai averne vista una,in completa solitudine, il tutto ovviamente senza mostrare al mondo i nostri poteri?. Essi perchè come detto in precedenza noi 5 avevamo dei poteri.

 

Nadia, nata di lunedi, aveva il potere dell'acqua. Sapeva trasformarsi in acqua, sciogliersi come neve al sole o diventare dura come il ghiaccio.

Io, nato di martedi, avevo il potere del fuoco. Mi bastava una schiocco di dita per far nascere una fiamma. Una specie di torcia umana diciamo. Solo che la mia arma preferita era la spada di fuoco, di mia invenzione.

Gabriele, nato di mercoledi, suo il potere dell'aria. Con un soffio solo ti poteva scaraventare a metri e metri di distanza.

Fabio, nato di giovedi, si divertiva con i fulmini e l'elettricità. Lo chiamavamo il teaser umano. Se lo infastidivi ti dava una scossa elettrica che ti lasciava a terra per più di qualche minuto.

Sofia, nata di venerdi, lei aveva dalla sua parte la natura. Toccava un po' di terra e nasceva un giardino oppure quando ti vedeva si sfregava le mani dalla qualche faceva spuntare una margherita.

 

Da quanto mi ricordo come prima volta andò abbastanza bene. Notai l'Ombra mentre era al bar che si mangiava il gelato insieme ad un altro uomo. Stavano sorridendo e chiacchierando. Amore, di quello si nutriva. Un sentimento nobile peccato che per raggiungere il loro scopo le Ombre annebbiassero la mente dei loro prescelti. Mi bastò passarle di fianco perchè lei mi notò. Era come un sesto senso, ci individuavamo anche in mezzo a centinai di persone. La superai e mi diressi dentro il bar guardandomi indietro di tanto in tanto, con la coda dell'occhio, per esser certo di esser seguito. Lei lo fece, non mi perse di vista per nemmeno un secondo e insieme scendemmo nelle cantine. Mi voltai e la ritrovai davanti a me, distante di qualche passo, nella sua forma originale. Ammetto di aver avuto un po' paura, un conto era la descrizione altro era vederli dal vivo, e lei faceva paura. La pelle era squamosa e di un marrone molto chiaro, beige direi, i capelli partivano da metà della nuca, suddivisi in treccine e lungo tutto il corpo delle catene. Io mi misi in posizione e feci scaturire dalle miei mani una grossa fiamme che si trasformò subito in una spada infuocata. Quell'essere mi corse subito incontro mentre le sue mani prendevano la forma di una grossa falce pronta a tagliarmi in due. Lo spazio in cui mi muovevo era piccolo ma abbastanza da consentirmi di fare una capriola e non esser colpito. Mi alzai subito e feci roteare la spada in aria prima di colpire l'Ombra con un fendente alla schiena. Lo sentii urlare mentre dalla ferita iniziò a sgorgare sangue nero. Rimasi cosi basito alla vista di quello tanto che non notai il suo braccio muoversi velocemente e colpirmi al mento scaraventandomi cosi contro il muro. Per la violenza del colpo rimasi semi intontito e un po' traballante mi rimisi in piedi. Ancora quell'essere mi attaccò cercando di colpirmi sia all'altezza del collo che allo stomaco. Non mi mossi. Aspettai il momento opportuno come mi avevano insegnato. Dovevo agire solo quando mi trovavo vicino a loro oppure mi sarebbero sfuggiti. Mi era praticamente addosso ma ancora rimasi saldo con i piedi ma quando vidi il braccio tendersi per poi affondare nel mio collo mi abbassai di colpo cosi che quell'arma fini contro il muro mentre io, rannicchiato a terra, riusci a tagliare l'altra mano dell'Ombra. Un altro urlo agghiacciante mi perforò le orecchie ma approfittai di quel momento per infilzare la spada dritta nel cuore di quello spirito. Subito vidi una sfera bianca uscire dalla ferita e mi ricordai della boccetta. L'aprii in direzione della sfera che venne risucchiata dentro. Trionfante me ne ritornai al punto di incontro contento di vedere che anche i miei compagni erano riusciti nella missione. Da quel giorno eravamo veri e proprio “ripulitori”. Ma non è di quel giorno che voglio raccontare. Voglio parlare di un evento successo non poche settimane fa e di cui molti nemmeno si sono accorti. Erano mesi che seguivamo questa banda di spiriti che agivano in gruppo, cosa rara da parte loro e che per questo li rendeva pericolosi. Eravamo solo Gabriele ed io ad occuparcene. Gli altri tre nostri compagni erano impegnati nella ricerca di altri spiriti pericolosi che si aggiravano nei pressi di Venezia. Una sera Gabriele ed io eravamo al bar a berci una birra quando entrano questi tre tizi che iniziarono a spintonare i presenti. Uno sguardo e abbiamo visto il loro vero aspetto. Ormai veniva naturale. Bastava solo osservare a fondo una persona e si capiva se erano spiriti o semplicemente degli essere umani. Guardai il mio amico con un cenno di intesa. Dovevamo aspettare, non potevamo scatenare una rissa nel locale se no loro si sarebbero alimentati della rabbia e della paura e sarebbero stati imbattibili per noi due. Decidemmo di attendere una loro mossa, sapevamo che ci aveva riconosciuti quindi sarebbe stata una breve attesa. Due di loro però iniziarono ad attaccar briga con una compagnia di ragazzi e gli animi si surriscaldarono. Si sentiva l'odore della rabbia impregnare la stanza, dovevamo fermarli ed affrontarli. A Gabriele bastò un gesto dell'indice che una leggera brezza si alzò in direzione dell'allarme antincendio e lo fece scattare. Tutti scapparono tranne noi 5. Ci alzammo dal tavolo e ci preparammo allo scontro. Il mio amico si assicurò anche di non essere disturbati mettendo una barra contro le maniglie dell'uscita di emergenza e un tavolino contro la porta d'ingresso. Nessuno sarebbe entrato, ma nemmeno uscito. Tre energumeni loro, due ragazzini noi, di certo in svantaggio, ma poteva andare peggio. Subito presero la loro forma naturale e quello che era il capo della banda si mise a riderci contro.

 

“Che pensate di fare voi due eh? Siete dei novizi in questo campo. Nemmeno i ripulitori più esperti hanno saputo imprigionarci”

“Vorrà dire che dalla nostra parte avremo la fortuna del principiante”. Dissi facendo comparire la mia spada.

 

Il capo si allontanò sedendosi su un tavolino, lasciando che gli altri due si occuparono di noi. Erano agili, veramente svelti nei loro movimenti, forse i più veloci che avevamo visto fino quel momento.

Quello che mi venne addosso era alto quanto me ma più muscoloso e la lama al posto della sua mano sembrava molto affilata ma di certo non volevo scoprirlo a spese mie. Un fendente e ancora un altro. Potevo solo schivarlo, non riuscivo ne a colpirlo ne ha bloccarlo. Fece partire poi il braccio sinistro con un movimento da basso verso l'alto. La punta della falce diretta alla mia gola. Riuscii a spostarmi all'ultimo secondo ma la lama mi tagliò comunque tutta la guancia sinistra. Sentivo il sangue in bocca e la paura crescere in me, questa volta non ce l'avremmo fatta. Vidi l'ombra respirare a pieni polmoni e diventare ancora più muscolosa. Prima regola Filippo, quando combatti dimentica tutti i sentimenti, non devi provare nulla. Dandomi la spinta sulle caviglie mi scagliai contro il petto dell'essere afferrandolo con una di quelle prese rugby che si vedono in televisione. Cademmo tutti e due all'indietro. Io sopra di lui pronto a infilzargli la spada nel cuore quando con la coda dell'occhio vidi una lama lucente venirmi contro. D'improvviso fui scaraventato contro un tavolo ma non per via dell'Ombra ma fu Gabriele con il suo potere che mi permise di evitare di venir colpito. Ora basta era già andato troppo oltre. Creai un altra spada nella mano e cominciai a duellare contro l'Ombra. Sembravamo due schermidori ma era lui ad avere la meglio. Ogni volta che affondavo il colpo e lo mancavo lui riusciva a sfiorarmi. Avevo diversi tagli su tutta la maglietta e da alcuni di quelli sanguinavo ancora. L'Essere fece per colpirmi ancora sul volto ma mi spostai, solo che quello era un trucco infatti quella cosa mi colpi in pieno stomaco con un poderoso calcio che mi fece finire contro il bancone senza fiato. Sentii un altro tonfo vicino a me. Aprii a mala pena gli occhi e vidi Gabriele ferito quanto me se non di più.

 

“Come va?”. Gli chiesi ridendo e sputando sangue.

“Una passeggiata”. Mi rispose lui sedendosi contro la parete del bancone.

“Che si fa? Questi ci ammazzano. Senza contare che poi c'è pure il capo la”. Dissi indicandogli la terza Ombra che ancora non si era mossa dal tavolo sulla quale si era seduta preferendo godersi lo spettacolo.

“Uniamo i poteri. Almeno per questi due”. Suggeri Gabriele alzandosi ed io con lui.

 

Sventolando le mani mi liberai delle spade e al loro posto feci comparire due sfere infuocate.

 

“Ehi tu”. Dissi ad alta voce rivolgendomi al capo dei tre.

“Non è ora che scendi in campo pure te”

 

 

Detto questo scagliai più forte che potevo le sfere contro di esso che si alzò dal tavolo e portò le braccia a incrociarsi davanti alla faccia facendosi scudo, gli altri due ignari che osservavano. Al capo quelle sfere non avrebbero fatto nulla ma ai suoi due sottoposti si, sopratutto se erano disattenti. In un attimo Gabriele fece scaturire dalle sue mani due folate di vento che sospinsero le due sfere contro le due Ombre che in pochi secondi vennero carbonizzate. Dalla loro cenere vedemmo uscire le sfere di luce e velocemente aprimmo le boccette e le imprigionammo li dentro. Ma avevamo ancora un problema da risolvere. Il capo, che non aveva preso bene il nostro trucchetto. Inspirò e inspirò ancora diventando quasi il doppio di quanto era prima, toccava quasi il soffitto. Mosse la lama contro di noi. Io la evitai saltando sul bancone, Gabriele compiendo una capriola in avanti trovandosi però proprio sotto la mano sinistra dell'Ombra. Quella si stava muovendo pronta a colpire il mio amico e perciò creai una spada e la lanciai contro l'arto dell'essere sperando di tagliarglielo. Le fiamme però gli si spensero contro. Aveva come una corazza. Con un colpo di vento il mio amico fu di nuovo vicino a me chiedendomi con lo sguardo di inventare qualcosa. Mi voltai avevo la risposta proprio alle mie spalle.

 

“Fai una raffica di vento più forte che puoi per tenerlo fermo li dove”. Dissi a Gabriele saltando dietro il bancone. Lui esegui senza fare domande e un forte vento si alzò nel locale, facendo volare via tavoli, sedie, vedevo i vetri che tremavano e le porte sbattere per la violenza della raffica che il mio amico aveva creato. Presi quante più bottiglie riuscii a portare di vodka, rum e sambuca e mi avvicinai all'Ombra cercando di non cadere vittima anche io del vento.

 

“Fai un vortice contro di lui”.

 

Urlai cercando di farmi sentire. In un attimo l'aria avvolse quell'essere e io ne approfittai per rovesciarci dentro tutto l'alcool che avevo con me. Gabriele aveva capito le mie intenzioni e aumento la pressione dell'aria sull'Ombra che in un attimo si trovò completamente bagnata da quegli alcolici. Non persi tempo e gli diedi fuoco mentre l'aria cessò di colpo. L'essere iniziò a dimenarsi avvolto dalle fiamme ma quello non sembrava bastare, era troppo forte. Ci attaccò ancora una volta con le sue lame affilate. Io venni colpito al braccio il mio amico alla gamba. Dovevo agire e subito. Appena lo vidi pronto ad attaccarci di nuovo alzando il braccio gli corsi in contro scivolando il pavimento. Vidi la lama mancarmi di poco fino a che non mi fermai sotto il petto dell'Ombra. Infuocai la mano e con tutta la forza che mi rimaneva la conficcai tra le costole di quel mostro andando ad afferrare il suo cuore prima di dare una fiammata più potente. Un altro urlo e poi mi ritrovai cosparso di cenere. Tossii e tossii mentre vidi la sfera di luce venir catturata da Gabriele.

 

“Ehi quella era mia, me l'hai rubata”. Dissi ridendo mentre ero steso per terra appoggiato sui gomiti a guardare il mio compagno di tante battaglie seduto contro un tavolo mentre si teneva la gamba che sanguinava copiosamente.

 

“Che ne dici di chiamare MR L”. Mi suggerì ed io lo feci subito. Di li a poco sarebbero arrivati i pompieri e noi dovevamo dileguarci, non dovevamo lasciare tracce della nostra presenza. Quando sentii in lontananza le sirene vidi anche una grande luce apparire dal di fuori della finestra e aprirla. Era Miss F che veniva a recuperarci. Cosi sopravvivemmo a un altra giornata di lavoro come ripulitori. Non era un mestiere semplice ma era il nostro lavoro, era necessario che lo facessimo. Al mondo servivano persone come noi che impedissero a questi essere di sfruttare gli essere umani. Inoltre, se proprio volevamo ben vedere, adoravo e ancora adesso adoro essere un ripulitore.

 

**

 

Sentii la campanella suonare. Erano già passate due ore? Nemmeno me n'ero accorto. La prof passò di banco in banco a prendere i nostri temi e Gabriele mi osservò. Gli bastò guardarmi per capire di cosa aveva scritto e si mise a ridere richiamando l'attenzione di tutti.

 

“C'è qualcosa che ti fa ridere?” Chiese la prof curiosa mettendosi vicino a lui e guardandosi attorno alla ricerca di qualcuno che avesse combinato qualcosa per scatenare la reazione del giovane cosi improvvisa.

 

“No no. Solo stavo pensando a quando leggerà la storia di Silvestri. Le piacerà molto”.

 

E cosi fini un altra giornata di scuola. Consegna del tema più interrogazione di diritto. Non vedevo l'ora di andare a casa. Feci per dirigermi alla stazione quando una macchina si appostò vicino al marciapiede sul quale stavo camminando.

 

“Ehi Filippo. Ha chiamato Mr L. Gli altri tre compari sono tornati da Venezia e abbiamo un lavoretto da svolgere tutti insieme. Diverse Ombre sono state individuate nei pressi della bocciofila. Ci stai?”. Era Gabriele che mi parlò dopo aver tirato giù il finestrino e assicuratosi che non avessi nessuno accanto

 

“E me lo chiedi?” Domandai retoricamente aprendo lo sportello della macchina e richiudendolo dietro di me una volta che mi sedetti sul sedile. Gabriele rimise in moto e partimmo verso la nostra sede e dopo un po' mi chiese.

 

“Ma che hai scritto davvero di noi?”Mi chiese mentre si prese una sigaretta cercando l'accendino nella varie tasche ma non trovandolo.

“Si” Risposi sorridendo immaginando la faccia della professoressa quando l'avesse letto. Probabilmente mi avrebbe dato un 5 per l'assurdità della storia.

“Dell'attacco al bar?” Mi stancai di vederlo tastarsi ovunque quindi schioccai le dita e accesi una piccola fiamma con la quale finalmente Gabriele riusci ad accendersi quella dannata sigaretta.

“Già”

“Tu sei pazzo”. Risi alla sua constatazione. Forse un poco di ragione l'aveva anche. Mi misi gli occhiali da sole, appoggiai il piede destro contro il parabrezza osservando fuori dal finestrino notando alcune Ombre. Ci vedremo presto, pensai. Poi tornai a guardare il mio compare e risposi alla sua affermazione.

“No sono un ripulitore e adoro esserlo”.

 

----------------------------------------

Ore 3.35. Questa storia l'ho scritta in 45 minuti non avendo la benchè minima traccia di sonno, ma è sempre tardi quindi è probabile che comunque ci siano degli errori. Giusto uno storiellina per passare il tempo prima che il letto richieda la mia presenza.

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Thefoolfan