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Autore: jede    11/08/2011    5 recensioni
Estate anche a casa Weasley e una piccola vacanza per rinfrescarsi con Rose e Hugo.
Dal capitolo:–Grazie-.
-Come?-, le chiese distratto.
Lei chinò un po’ il capo all’indietro per incrociare il suo sguardo. –Per oggi. Bè, grazie-.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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EVERYTHING

-Quando le cose vanno troppo bene, è meglio non dirlo mai ad alta voce-

 

tu vedi tutto

vedi ogni cosa

vedi tutta la mia luce

e ami il mio buio

porti alla luce tutto ciò

di cui mi vergogno

non c'è niente che tu

non possa raccontare

e sei ancora qui

 

Se c’era una cosa di cui Hermione si pentiva ogni volta che metteva piede fuori casa era aver spinto Ron a soddisfare quella ripicca che aveva avuto sin da subito dopo la pace nel mondo magico e cioè quella di prendere la patente; quella babbana, per auto babbane, guidate da babbani e costruite da babbani.

Ecco di quello si pentiva davvero.

E lei si pentiva di pochissime cose, questo era risaputo. Ma per quello si era concessa un piccolo spiraglio in cui ammetteva che mai e poi mai, se avesse trovato un qualche incantesimo per tornare indietro nel tempo, mai lo avrebbe ancora spinto verso quel suo testardo quanto folle desiderio;

Desiderio che però, anche se barando, si era avverato, contro ogni buon senso e contro ogni preghiera che la ragazza aveva fatto per tutto quel tempo.

Ora però si ritrovava un’altra volta davanti ad una semplice scelta: salire in macchina con quel folle di suo marito o procedere a piedi assieme ai suoi figli, per non rischiare la sorte più del lecito, e solo Dio sapeva quante volte l’avessero rischiata!

-Oh eddai Hermione non fare quella faccia-, borbottò il marito intercettando l’occhiata spaurita che aveva lanciato al mezzo, -Fidati no? Mica mi hanno dato la patente tanto per fare!!-.

La strega gli lanciò uno sguardo obliquo e Ron si affrettò ad aggiungere. –Era lucido per la metà dell’esame, cara la mia streghetta, e sono stato bravissimo per tutto il tempo-, sorrise sperando di cavarsela almeno stavolta.

Speranza vana. –Hai barato, Ronald, non cercare di rigirarti i fatti come preferisci-, sbottò infatti la riccia e tanto per sottolineare il tono contrariato posò le mani sui fianchi in completo stile Molly Weasley.

Il rosso incassò il colpo, imbronciandosi. -Esagerata! E non è colpa mia se la marcia era troppo dura!-.

L’espressione di Hermione era molto chiara ma degli schiamazzi improvvisi le impedirono di continuare la paternale che il marito aveva già piu volte ascoltato. Due pargoletti infatti si erano lanciati a rotta di collo fuori dalla porta di casa correndo a piu non posso, spintonandosi per raggiungere per primi la meta e il padre sapeva benissimo di cosa si trattava; Infatti, all’oscuro dalla madre, ogni volta che lui usciva solo con i bambini o solo uno di loro, il primo che arrivava all’auto poteva accomodarsi sul posto accanto al guidatore, stratagemma inventato solo per non arrivare troppo tardi o metterci troppo a convincerne uno alla volta a montare in auto. Degni figli della madre, pensò il rosso, una sfida è proprio quello che gli serviva per ottenere quello che gli serviva, ma prima che le cose precipitassero e la riccia scoprisse quello che faceva fare ai figli quando lei non c’era, Ron cercò una rapida soluzione per impedire ai bambini di commettere quello che avrebbe portato alla sua giovane e prematura morte. Peccato che i figli erano già troppo vicini e troppo eccitati per comprendere i segnali che cercasse di fargli arrivare.

Con un ingegnosa mossa il piccolo di casa Weasley riuscì a superare la sorella e raggiungere cosi la porta per primo con un urletto di gioia.

Hermione passò lo sguardo dal piccolo alla bambina e si chiese che diavolo avessero per essere cosi agitati benchè non avessero mangiato nulla di dolce quel pomeriggio, e sapeva che c’era un unico modo per scoprirlo: afferrò il rosso più piccolo e se lo tirò in braccio fino a portare il visetto accaldato ed entusiasta del bambino alla pari del suo.

-Che succede?-, chiese con un tono meno autoritario di come avesse voluto, ma era impossibile non resistere a quegli occhioni cosi simili ai suoi; forse sentendo comunque la voce severa della mamma Hugo gli strinse le braccine intorno al collo, troppo furbo già all’età di tre anni, sorridendogli.

-Vitto-.

Hermione lo scrutò confusa. –Vinto? Cosa piccolo?-.

Hugo indicò il posto a lui aspettato dove si era parata di fronte la sorella con le braccia incrociate e un’espressione imbronciata. –Hugo lì-.

La confusione di Hermione non si placò per nulla ma anzi aumentò; Come mai il piccolo voleva salire sul posto davanti? Di solito stava sempre dietro con la sorella a giocare, perché tutto d’un tratto voleva andare lì? Anche Rose però aveva la stessa idea, com’è po…La riccia capì.

Ron dalla sua postazione vide l’espressione della moglie mutare dal circospetto, al confuso ed infine vide la scintilla che le passava sempre negli occhi quando capiva qualcosa, e in quel momento odiò l’intelligenza della Grifondoro e si preparò all’occhiata accusatoria che gli avrebbe rivolto e che non si fece molto attendere.

-Ronald!!-, ecco già il fatto che avesse ripreso a chiamarlo col nome completo non era un buon segno.

Cercò subito un appiglio. – Hermione lo sai che io non…-.

-Non provarci neppure-, lo bloccò sul nascere la riccia, -Come hai potuto dir loro che avrebbero potuto salire davanti con tutti i rischi che avrebbero potuto correre? Sei completamente pazzo?!-.

Okay, il rosso era nei guai. –Non vorrai mica litigare davanti ai bambini, vero?-, provò l’ultima spiaggia e tanto per rimarcare il fatto prese in braccio Rose che infossò il visetto nell’incavo del collo del papà , imbronciata per la sconfitta che aveva avuto dal fratello. Le carezzò la schiena notando come l’espressione della ragazza mutava pian piano fino ad arrivare al solito sguardo che parlava chiaro quando voleva fargli sapere che non era di certo finita cosi la discussione.

Hugo attirò di nuovo la sua attenzione posando una mano sulla sua guancia. –Potto di Hugo-.

Hemione si concesse un attimo per trovare una soluzione diversa dal normale… -No, Hugo è molto pericoloso-, cercò di essere il più dolce possibile anche se sapeva benissimo cosa sarebbe successo a minuti e come ogni volta le avrebbe stretto il cuore. Infatti il piccolo comprendendo il tono deciso della mamma abbassò gli occhietti sporgendo il labbro inferiore e stringendo appena i ricci che gli solleticavano le braccia che la donna portava sciolti;

-Mama-, borbottò prendendo un grande respiro e lanciando un’occhiata al sedile visibile dal finestrino abbassato, -Vitto-.

La guardò come per convincerla di una cosa ovvia ed Hermione si chiese da chi avesse preso quelle espressioni cosi…adulte! A volte non sembrava affatto un bambino, soprattutto quando voleva una cosa, e come la sorella ne inventavano di mille colori per ottenere ciò che volevano e le venne spontaneo guardare il marito che non sembrava in una posizione migliore. Si consolò però vedendo che lui doveva lottare contro la testardaggine della piccola che diversamente dal fratello che usava gli occhietti dolci per ottenere qualcosa, lei era piu tipo da puntare i piedi e ribellarsi con uno schietto e deciso “NO” che molte volte aveva fatto capitolare il papà troppo tenerone. Con lei funzionava di meno perché, a detta di Ron, erano uguali di carattere.

Hugo nel frattempo aveva cominciato a mordicchiare il laccio della felpa che indossava mentre scrutava l’espressione della madre cercando un tacito consenso a riscuotere il suo premio. Peccato che la madre non volle cedere, non quella volta e non per una cosa del genere.

-No Hugo-, lo guardò seria, -Questo no, ma appena arriviamo ti prometto che puoi sederti vicino al papà-, il piccolo la guardò corrucciato prima di annuire, forse non capendo del tutto quello che aveva detto la madre ma con passo da bravo soldato si accomodò dietro.

La madre gli sorrise prima di passargli la cintura intorno al pancino e chiudere la portiera, attendendo Ron e accomodandosi al suo posto.

Il rosso infatti era ancora alle prese con al bambina che dalla sua postazione, non dava segni di voler cedere; benchè avesse superato già da un po’ l’età per essere tenuta in braccio il papà non riusciva mai a resistere alla tentazione di stringere quel piccolo mostriciattolo tra le braccia, la sua piccola Hermione in miniatura che gli data più tormento dell’originale e che riusciva a farlo capitolare troppo facilmente. Più volte la moglie si divertiva a rinfacciargli quel suo lato troppo accondiscendente con i figli e a torturarlo ipotizzando i vari fidanzatini che un giorno gli avrebbero girato attorno una volta cresciuta, quelli che gli avrebbe portato a casa e il fortunato che un giorno gliela avrebbe portata via dalla loro casetta; immagini che lui rifiutava di prendere anche solo in considerazione ed eclissando ogni volta il discorso con un “ci penserò io” che suonava come una minaccia, e lo sarebbe stata, verso tutti quegli scarafaggi che provavano ad allungare gli occhi sulla sua piccola Rose.

Tanto per sottolineare il fatto strinse poco più forte la presa sul corpicino della bimba, coperto da un vestitino estivo che aveva comprato con la madre il mattino stesso, quando lui gli aveva esposto la sua idea. Infatti aveva pensato che dato il caldo e il poco tempo in cui potevano concedersi una meritata vacanza, una gita al lago sarebbe stata perfetta: molte famiglie infatti andavano lì per rinfrescarsi ed era un posto bellissimo dove passare la giornata. Così aveva convinto la moglie e avevano preparato tutto l’occorrente informando i bambini che si andava a nuotare, cosa che gli aveva fatti scalpitare dal primo minuto e neanche mezz’ora dopo della notizia se li era già trovati pronti ti tutto punto in salotto che attendevano lui ed Hermione. Entusiasmo che avevano dovuto un po’ placare perché solo nel pomeriggio sarebbero partiti e dovevano passare ancora un aio di orette che però per loro furono lunghe un’eternità.

Sorrise spostando un ciuffo rubino che gli solleticava il naso. –Dai piccola, partiamo sennò non arriviamo più al lago-, la scostò un po’ da sé guardandola negli occhi, -Non vuoi andare al lago a nuotare?-.

Come da prassi, e testarda come la madre, Rose si imbronciò scalciando appena contro le sue gambe. –Hugo ha barato-, borbottò.

Le carezzò la chioma rossa, identica alla sua e lanciò un’occhiata oltre le sue spalle per accertarsi che nessun altro componente della famiglia lo udisse. –Lo so e dato che non si bara la prossima volta Sali tu davanti con me, okay?-, la bambina non sembrava molto convinta di quella proposta forse sicura di poter ottenere di piu ma si arrese e annuì prima di posare un bacio sulla guancia un po’ ruvida del padre.

Gli concesse un sorriso prima di metterla a terra e accomodarsi nell’auto, controllando che entrambi avessero la cintura addosso e fossero apposto, girò la chiave nella toppa. –Allora avete tutto?-, chiese per sicurezza sistemando lo specchietto retrovisore ricevendo tre chiari si.

Guardò Hermione sorridendole. –Hai preso i tuoi libri?-.

Lei lo fulminò. –Fai meno lo spiritoso Ronald Weasley, sei ancora in una posizione precaria-, gli ricordò.

Decise che tanto valeva giocarci un p su, sicuro che solo in quel modo la ragazza si sarebbe rilassata di più. -Per fortuna che ti ho sposata, allora-.

Sorrise all’espressione confusa della sua riccia. –Ho tutto il tempo per farmi perdonare-.

Hermione alzò gli occhi al cielo voltandosi verso il finestrino e ignorando il rosso che ridacchiava per conto suo, lasciandosi andare contro lo schienale della macchina e vagare lo sguardo sul panorama che pian piano scorreva sotto di lei.

 

 

 

C’era stato una volta Ron da piccolo in quel laghetto ed era stato proprio lì che aveva imparato a nuotare, lo ricordava bene. Lui, Fred, George e Ginny erano usciti a fare una gita da soli senza genitori, gli altri fratelli a giocare da un’altra parte, e si erano ritrovati lì, davanti a quella distesa d’acqua che da piccolo Ron pensava fosse il mare, con attorno alberi di ogni tipo che riparavano le famiglie dai raggi di sole troppo forti, delle panchine non lontane dall’acqua e una piccola passerella che conduceva dritti diritti in acqua.

Ne aveva avuto paura da piccolo, perché essendo sempre stato alla Tana non era mai stato portato spesso in posti con acqua profonda, anzi non c’era proprio mai stato e i gemelli si erano subito offerti di insegnargli a nuotare, cosa alquanto sospetta ed infatti la ricordava come un’esperienza alquanto traumatica; Non aveva voluto tornarci per un mese di fila, ma poi quando il caldo era diventato troppo  da sopportare si era arreso ed aveva seguito la famiglia in acqua, anche se con qualche precauzione.

Ora, invece, vedere quel posto dopo cosi tanto tempo gli riempì il cuore di gioia, perché impresso tra quelle panchine e tra gli alberi c’era uno dei ricordi piu belli che possedeva di suo fratello, Fred, quando l’unica cosa che davvero poteva spaventarlo era quella distesa d’acqua. Era come un’altra vita e per nulla al mondo avrebbe dimenticato la sua presenza, incisa nella sua pelle.

Hermione vedendolo cosi concentrato gli posò una mano sul braccio teso e gli sorrise leggendo negli occhi del rosso un’immensa tristezza e gioia che poche volte gli aveva visto;

-Papà!-, l’urletto della figlia lo distolse dal viso di Hermione che con un colpo di bacchetta sbloccò le porte, permettendo cosi ai due piccoli di scendere e ammirare un po’ il paesaggio che non avevano mai visto e solamente immaginato.

Scambiatosi un’occhiata con la moglie scesero anche loro dall’auto e si avvicinarono ai figli prima che sparissero; entrambi avevano le boccucce spalancate e si guardavano intorno curiosi, osservando un po’ tutto quello che gli circondava. Hermione approfittò di quella loro temporanea assenza per acciuffare Hugo e prendere per mano Rose.

-Intanto voi andate-, le sorrise Ron, -Io porto l’auto più in fondo-.

Hermione annuì dandogli un bacio a stampo e incamminandosi con il piccolo stretto a se e Rose che la trascinava verso l’acqua; sorrise ammettendo che l’idea di Ron era davvero ottima vista la reazione dei bambini. Con la coda dell’occhio vide una testa rossa e bloccò la corsa di Rose per trascinarla verso un’altra direzione.

Una famigliola si era già posizionata su una panchina di legno e stavano sistemando qualcosa lì accanto ma appena la videro si bloccarono avvicinandosi invece a lei e salutarla. La prima che l’abbracciò fu Ginny anche se un po’ goffa per il carico che portava ancora Hermione, ma liberò Rose che corse in contro ai suoi cuginetti che a poca distanza stavano giocando con alcune palline. Il piccolo la volle imitare ma prima di riuscire a guadagnare terreno la madre lo afferrò per il cappuccio e lo guardò dritto negli occhi.

-Non allontanarti da tua sorella o dai cugini okay?-, il piccolo annuì cercando di liberarsi e poi corse dagli altri.

Si rivolse a Ginny. –Siete arrivati da tanto?-.

La rossa negò.- No poco fa; anzi ti devo ringraziare di averci invitato: non avrei mai pensato a venire qui-, si guardò attorno.

-Devi ringraziare Ron, è una sua idea-, si incamminarono verso il tavolo dove la riccia stritolò in un abbraccio soffocante Harry impegnato invece a controllare i piccoli. Il Bambino Che è Sopravvissuto sobbalzò ma riconobbe subito l’amica e ricambiò senza mollare lo sguardo dai bambini che si erano raddoppiati; Le sorrise cercando il rosso. –Sta arrivando-, disse Hermione, -bel posto vero?-, chiese guardandosi attorno.

-Si-, Harry la imitò, -Non lo conoscevo anche se ne ho passato di tempo alla Tana-.

-Bè almeno non sono la sola, allora-, rise e vide Rose avvicinarsi.

Si fermò di fronte alla ragazza e alzò le braccia. -Mamma-, le sfilò l’abitino dalla testa lasciandola col costume e prima che avesse il tempo di dire qualcosa corse via dagli altri che si erano liberati anche loro degli abiti o che si stavano facendo aiutare dai genitori. Quando tutti si erano sistemati e dopo i consueti raccomandazioni, si diressero verso la passerella dove i piu coraggiosi si lanciarono subito mentre gli altri si misero a giocare prima di immergersi del tutto.

Ron si avvicinò al gruppetto intento a fissare il punto dove i bambini stavano giocando e salutò tutti prima di circondare la vita di Hermione e stringerla in un abbraccio.

-Sei arrivato finalmente-, disse la ragazza.

Ginny sospirò alzando gli occhi al cielo distraendolo. –Ah, avrà voluto fare un’entrata in scena speciale-.

Lui la fulminò. –Sempre gentile, sorellina, eh?!-, borbottò, -Ma per tu sfortuna stavo solo spostando la macchina-, calcò sull’oggetto sapendo che per lei era un punto debole. Infatti la rossa non era riuscita a superare l’esame pratico e c’era rimasta male.

Ricambiò l’occhiataccia. –Almeno io non ho barato-.

Fece per ribattere ma Harry la portò via con una scusa e lasciò soli i due cogniugi, che rimasero immobili in quell’abbraccio mentre la riccia osservava i piccoli e lui osservava lei. Non incrociava il suo sguardo e solitamente lo faceva sempre: qualcosa non andava.

-Ancora arrabbiata?-, chiese appoggiando il meno sulla sua spalla e chinando il capo per poterla comunque guardare.

Lei non rispose e lui lo prese per un si.

Sospirò. –Lo sai che non farei mai nulla che possa mettergli in pericolo-.

-E perché allor..-.

La interruppe. –Perché sono stato stupido e ho sbagliato-, borbottò e la vide sorridere, contenta di non dover essere obbligata ad offenderlo quando lo faceva lui da solo.

-Scusa-, aggiunse capendo di averla fatta cedere quando lo guardò, dall’alto al basso. –Non farlo mai più-, gli disse, -è pericoloso, okay?-.

Ron annuì avvicinandosi e posando un bacio all’angolo della bocca, mentre lei si lasciava cullare da lui e dal suo modo di coccolarla, passando i palmi sul suo ventre come sapeva la facevano calmare sempre;

Rimasero per un po’ cosi prima che la ragazza si scostasse con calma. –Dai andiamo a sederci-, gli sorrise indicando col capo Harry e Ginny che si erano gia accomodati al tavolo e stavano parlando allegri. Ron annuì prima di vedere con la coda dell’occhio una cosa che lo fece desistere. –Si, te vai io ti raggiungo tra poco-.

Hermione lo guardò per un attimo confusa seguendo il suo sguardo e annuire capendo. –Okay ti aspetto lì-.

Ron gli posò un bacio sulla fronte e si diresse verso la passerella dove si sedette accanto ad Hugo che stava muovendo i piedini in acqua da solo, mentre gli altri erano già andati piu avanti. In quel punto l’acqua era bassa, ma abbastanza per immergere i piedi e l’acqua limpida per vedere il fondo.

-Hei piccolo perché sei qui solo?-, chiese guardandolo.

Lui alzò le spalle, imbronciato.

-Avete litigato?-, tentò allora.

Il piccolo scosse la testa. –No-.

Gli arruffò i capelli. –E allora che c’è: se me lo dici possiamo trovare una soluzione-.

Hugo alzò gli occhi per guardarlo di sfuggita e poi gli riabbassò, prendendo un respiro profondo prima di rialzarlo sul padre. –Accua-.

Ron aggrottò la fronte. –Hai paura dell’acqua-.

-No-, sbottò subito il piccolo.

-Non devi vergognarti se è cosi, tante persone hanno paura dell’acqua-, gli sorrise comprensivo, ma capì di non averci azzeccato; -Cosa ti spaventa?-, chiese.

-Atta-, mosse i piedini con piu forza nell’acqua.

-Puoi stare dove non è tanto alta, se vuoi. Anche Lily non si allontana, vedi?-, indicò la bambina che insieme a Rose stavano giocando con una ciambella, -Puoi stare con loro-.

Lui scosse la testa, tenendo lo sguardo basso e Ron si perse per un attimo a guardare le spirali che il figlio disegnava sulla superficie dell’acqua.

-Anche il papà aveva paura dell’acqua, lo sai?-, sorrise alla sua espressione incredula e imitò il suo gesto di poco prima tornando a guardare l’acqua cristallina. –Da piccolo non sapevo nuotare e cosi gli zii mi insegnarono come fare-, sorrise ricordando Fred che lo prendeva di peso assieme a George e lo lanciavano in acqua dicendogli che era il metodo più rapido per imparare, -Bè, ecco, non fu un gran successo ed ebbi il terrore dell’acqua per un bel pezzo, finchè un giorno zia Ginny non mi convinse ad accompagnarla qui, perché faceva tanto caldo-.

Il piccolo lo guardò. –Oddi caddo-.

Ridacchiò. –Si, hai ragione, anche oggi è caldo e fu proprio per quello che entrai anch’io in acqua dopo un po’, per rinfrescarmi-, spiegò con calma, -E la zia vide che avevo paura cosi mi prese per mano e mi portò un po’ piu lontano dalla riva, dove l’acqua era alta ma si toccava-, di riflesso posò lo sguardo sul punto dove lo aveva portato, -E non lasciò mai la mia mano-, continuò, -Sapeva che avevo paura e non mi lasciò-.

Spostò lo sguardo sul piccolo e gli sorrise. –Pian piano mi passò la paura e mi divertì moltissimo-, gli allungò la mano e lo tranquillizzò con lo sguardo, -Che ne dici: ti fidi?-, gli strizzò l’occhio.

Hugo spostò lo sguardo indeciso da lui alla sua mano prima di posare la sua su quella del papà e lasciarsi trascinare in acqua, che gli arrivava quasi alle ginocchia; La guardò, il piccolo, mentre pian piano, come aveva fatto Ginny con lui, Ron si spostava, seguito dal figlio che non alzò lo sguardo neanche una volta.

-Sai Hugo non devi aver mai paura di nulla se ci siamo io e la mamma, okay?-, abbassò la testa per incontrare gli occhietti del piccolo, -Ti vogliamo troppo bene perché ti possa accadere qualcosa e l’amore è la cosa più potente di ogni altra, quindi non temere-, gli carezzò i ciuffetti rossi senza lasciare la presa dall’altra mano.

Annuì il figlio sorridendo al papà e stringendo piu forte la sua mano, grande e calda che tenne la sua per tutto il tempo.

 

 

 

Dopo la prima titubanza Hugo si era messo a giocare con le ragazze e ora era con loro, che si faceva trasportare dal loro entusiasmo; Harry e Ginny avevano dato loro il cambio in acqua ed ora Ron ed Hermione erano seduti al tavolo a far la guardia agli zaini e a prendersi un attimo di pace prima di chiamare gli altri per mangiare.

Seduti su di una coperta avevano ripreso la posizione di poco prima e stavano entrambi guardando i bambini giocare tra di loro e con i due adulti; Ron spostò un ciuffò di Hermione che gli ricadeva proprio davanti agli occhi e le fece una carezza sul ventre.

La sua voce lo sorprese, essendo stati troppo a lungo in silenzio a godersi semplicemente il silenzio e il paesaggio. –Grazie-.

-Come?-, le chiese distratto.

Lei chinò un po’ il capo all’indietro per incrociare il suo sguardo. –Per oggi. Bè, grazie-.

Le sorrise sfiorando le labbra contro la pelle morbida della sua guancia. –Di nulla. E’ stata davvero una bella idea-.

La riccia annuì. Stettero un po’ in silenzio prima che alla ragazza sorse una domanda spontanea. -Ron?-.

Lui posò la fronte nell’incavo del suo collo, rilassato dal profumo di sua moglie. –Hum?-.

-Ma che vi siete detti te e Hugo, prima?-.

Sorrise contro la sua pelle: sempre curiosa la sua Grifondoro. –Nulla. Cose da maschi-.

-Fingerò di crederti-, borbottò la riccia appoggiandosi contro il suo petto caldo, riscaldato dai raggi del sole. Chiuse gli occhi domandandosi se tutto non poteva restare per sempre cosi, loro due, i loro bambini, la loro famiglia allargata e felice, per sempre e la risposta le sorse spontanea: si, poteva e sarebbe stato cosi per sempre, perché è la perfezione. E si sa: quando le cose vanno troppo bene è meglio non dirlo mai ad alta voce e lei avrebbe fatto in modo di tenerselo per sé.

Posò una mano sul braccio di Ron che la circondava dicendosi che il pranzo poteva aspettare ancora un po’; in fondo erano in vacanza…

 

 

NdA:)

 

Innanzitutto buone vacanze a tutti:) X chi è a casa e ha letto questa piccola One spero gli sia piaciuta e ne abbia sorriso un pochetto!!Anche i Weasley vanno in vacanza ogni tanto eh?;) Mica possono sempre stare a casa con quelle due bestioline;)

Bè basta cosi…se volete lasciate un commentino che fa sempre piacere;)

Bacioni Je:)

   
 
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