Logan
P.O.V.
Per
una volta ero arrivato non in orario, ma addirittura in anticipo! Era un
miracolo!
Ma
adesso mi stavo annoiando, così continuavo a fumare, poggiato al muro della
sala prove, con le bacchette in tasca: ormai le portavo sempre dietro. Buttai a
terra il mozzicone ormai finito e guardai il mio piede schiacciarlo. Marlboro
rosse: mai più. Non mi piacevano per niente, io adoravo le mie care
Chesterfield blu. Non avrei dovuto
fidarmi di quel cretino Josh.
“Logan!”
ed eccolo là, tutto trafelato, mentre mi correva incontro. Come faceva a
correre con quei jeans ancora me lo chiedevo, ma a detta sua erano comodi. Bah,
meglio non provare.
Si
fermò davanti a me, ansimando “Ehi Brandon, riprenditi, su” Mi guardò male
visto il modo in cui lo avevo chiamato, ma ormai ci ero abituato e sorrisi
divertito. Ehi, era lui che somigliava a Brandon Lee e quel modo di vestirsi e
di portare i capelli, di certo non lo avrebbe aiutato.
Fece
un respiro profondo e si tirò su, togliendosi da sopra al naso gli occhiali da
sole alla Jhon Lennon (vedete un po’ che razza di soggetto era il mio
bassista).
“Allora,
Log. Come mai sei già qui?” scrollai le spalle “Per una volta non avevo niente
da fare e allora mi sono avviato” mi accesi un’altra sigaretta “E tu perché
correvi?” “Solito”
Ah
certo, non si era mai capito cosa lui intendesse per “solito” e se si provava
ad insistere non faceva altro che
continuare a dire “solito” quindi era inutile continuare a chiederglielo, ma
continuavo a chiederglielo sperando che prima o poi mi rispondesse in modo
differente (speranze vane).
Si
accese una sigaretta e si poggiò vicino a me “Allora? Non mi racconti niente?”
“Cosa vorresti sapere?” lo guardai di sottecchi. Voleva sempre sapere tutto, ma
lui non diceva mai granché di sé.
Ormai
ci ero abituato, lo conoscevo dalle elementari, quando ci eravamo picchiati per
il cuore di una bambina. Mi ricordo che era la più bella della scuola, con i
boccoli ramati e gli occhi cioccolato. Finimmo per diventare amici e mollare la
bella bimba lì.
“Non
saprei, tipo.. che mi dici della bionda dell’altra sera?” lo guardai e con un
mezzo sorriso gli risposi “Il solito” alzò gli occhi al cielo e mi liquidò con
un gesto della mano prima di guardarsi attorno. Poi tornò a guardarmi, mentre
ancora ridevo “Senti, dobbiamo finire questo lavoretto” e mi mostrò il disegno
sul suo braccio, ancora da colorare. Alzai gli occhi al cielo.
Maledetto
me quando avevo accettato di fargli quel tatuaggio così grande.
“Ti
ho detto che devi aspettare ancora qualche giorno. Devi richiudersi,
vedilo
come se fosse una ferita, ok? Non fare stronzate come andare al mare o
metterti
a prendere il sole. Se ti fa infezione sono cazzi amari”
aprì la bocca in una
“O” perfettamente tonda e fece una finta espressione
sconcertata. Cominciai a
ridere “Sembra che lo hai preso in bocca!” gli si
afflosciarono le spalle e
tornò normale “Non è divertente” “Oh,
si che lo è!” “Cosa c’è di così
divertente?” voltai la testa e trovai davanti la mia chitarra
solista “Ciao
Zoey” la salutammo in coro.
Zoey
era una chitarrista eccezionale, era la ragazza più intelligente e simpatica
che conoscessi ed era anche parecchio carina, anche se adorava tingere i
capelli di colori molto poco naturali (adesso, per esempio, erano rosso fuoco
con un sacco di sfumature nere, tutti scalati che arrivavano appena alle
spalle), ma io la adoravo e adoravo gli assurdi tatuaggi che si faceva fare dal
sottoscritto.
Perchè
non era la mia ragazza? Beh, era mia sorella. Non biologicamente parlando,
perché lei era stata adottata (come anche me, del resto), ma per lo Stato e per
noi spessi eravamo fratelli. Mi conosceva meglio di chiunque altro su questa terra
ed ero abbastanza sicuro che lo stesso valesse per me con lei.
Scrollai
le spalle e mi ripresi dalle mie risate “Niente di ché, stavo notando quanto
Josh fosse esperto nel prenderlo in bocca” sghignazzò pure lei, ma si ricompose
prima di me “Bene, cominciamo ad entrare?” annunciò avvicinandosi alla porta,
mentre io le prendevo la chitarra per facilitarle il lavoro di cercare le
chiavi “Aspettavamo te, altrimenti l’opzione era entrare per la finestra” dissi
tranquillo, guardandomi attorno. Josh intanto trafficava col cellulare.
Dopo
poco entrammo e ognuno andò a sistemarsi al proprio posto, io trafficavo dietro
alla batteria, aspettando che arrivassero anche Bert e Mich (Robert, cantante e
Michelle, chitarra ritmica oltre che mia ex con la quale però andavo
stranamente d’amore e d’accordo, molto meglio di quando stavamo insieme).
Cominciai a fare un sacco di caciara con Bessie, ovvero la mia batteria, fra le
solite lamentele degli altri (che ignoravo puntualmente). Mi arrestai quando
vidi arrivare Mich nello stesso stato di Josh poco prima, solo con un foglietto
in mano “Ehi Mich, adesso ti chiederò “Cosa è successo?” se rispondi anche tu
“Il solito” comincerò a rincorrerti a calci in culo” annunciò Zoey facendo
ridere tutti.
Fece
una pausa e chiese “Cosa è successo?” Michelle si tirò sopra smuovendo la sua
lunga chioma platino che sfumava fino ad diventare nera alla radice.
Per
un secondo ripensai a quando anche io avevo i capelli platino. In un gesto
automatico mi passai una mano nella chioma corvina (che arrivava alle spalle
con delle leggere curve) e mi passai una mano sul viso, grattandomi un attimo
la barbetta corta e ispida. Zoey diceva che somigliavo ad una capra.
Quando
Michelle si riprese del tutto, puntò diritto su di me. Per un secondo quello
sguardo mi terrorizzò “Che ho fatto?” chiesi automaticamente, forse dovevo aver
combinato qualche danno sabato sera e logicamente non me ne ricordavo (visto
anche quanto avevo bevuto).
“Cosa?
Oh no niente” si affrettò a chiarire sorridendo. Michelle era sempre stata una
ragazza dolce, tranne quando arrivava quel qualcosa che la faceva scattare o la
interessava sul serio, allora diventava combattiva e agghiacciante, come pochi
secondi prima.
Per
un secondo pensai a quando ero stato io l’oggetto del desiderio di quella
ragazza tanto dolce quanto passionale e combattiva. Scossi la testa a quel
pensiero. Ormai erano tempi andati (e non solo per colpa mia, come di certo
penserete).
Tornai
alla realtà e alzai il sopracciglio sinistro “E allora mi guardi così perché…..?”
“Conosci gli Avenged Sevenfold?” “I Chi?” Ma che razza di nome era?
“Mai
sentiti?” chiese anche agli altri che si guardavano in cerca di qualcuno che ne
sapesse qualcosa “Mi sembra di averli già sentiti… sono per caso quelli di
quella canzone… era una canzone che aveva a che fare qualcosa… con i
pipistrelli, mi pare..” disse Zoey pensando. Certo che quella ragazza ascoltava
davvero di tutto.
Mich
annuì e le sorrise “Bat Country” Zoey schioccò le dita “Ecco! Esattamente!”
Certo che anche le canzoni aveva davvero dei bei nomi… assurdo che certa gente
ce la facesse a sfondare e noi no.
“Ecco….
Hai mai visto i componenti del gruppo?” Zoey scosse la testa, poi Mich si voltò
verso di me che dovevo ancora avere una faccia ebete “E tu Lò: mai visti?” “Non
riesco a pronunciare il loro nome, figurati se so che faccia abbia questa
gente” “Quindi non sai nemmeno chi sia Synyster Gates?” cominciai a ridere come
anche Josh, ma molto meno di me, e caddi dallo sgabello “Ahahhaha! Come si
chiama?!?!??!?! Aahhahahah!!! Oh Cristo!! Ahahahaha!!!” mi arrampicai e tornai
a sedermi, con le lacrime agli occhi.
Michelle
mi avvicinò alla faccia una foto, ma era troppo vicina e non riuscivo a vedere
niente. Allontanai la testa e presi la foto. Mi ci volle un secondo prima di
riuscire a vedere bene.
“Ma
che diamine…..?!” fu tutto quello che riuscii a dire “Esattamente quello che ho
pesato quando l’ho visto” disse Mich annuendo convinta.
“Cosa?
Che cosa?” Josh venne dietro di me e si mise a scrutale l’immagine “Oh Cristo
Santo!” Zoey si fece largo scostando Michelle e girando attorno a Bessie e
rimase anche lei pietrificata a guardare l’immagine “Ma….?!” Fissavo
quell’immagine,davvero sconcertato.
A
quanto sembrava, il cosiddetto Synyster Gates era la mia copia sputata. Eravamo
davvero identici! Non una somiglianza casuale, proprio uguali! Aveva anche la
mia stessa fedora se proprio vogliamo! Le uniche differenze erano i tatuaggi
(io avevo più buongusto e, anche se parecchio colorate, le mie braccia non
erano di certo ricoperte di strani mostri) e i pircing (lui aveva un cerchietto
al naso, mentre io avevo il pircing al sopracciglio sinistro) per il resto
eravamo identici, davvero identici.
Zoey
continuava a fissare prima me e poi la foto, così di continuo, come se
assistesse ad una partita di tennis.
“E
sai quando è nato?” completò Mich “Posso immaginarlo….” Dissi continuando a
guardare la mia copia “Il 7 luglio, giusto?” annunciò Zoey e Mich confermò con
un cenno della testa.
La
porta si aprì e arrivò Bert “Ehi raga…. Che diamine mi sono perso?” disse
scrutandoci, sconvolto.
Ed eccomi con una nuova storia! :D
Eheheheheheheh!
Spero di avervi incuriositi almeno un pochino pochino (dai,
che forse ci sono riuscita)
Spero vi piaccia! :D
The Cactus Incicent