Ed il Cavaliere giace nel cielo esanime con squarci roventi di baci sul torace - il dovere colpisce forte.
il Principe rimane stordito da tale violenza.
Quando il sole crolla sfinito nel cielo, Arthur si concede il lusso di pensare a Merlin.
Lui ha dei sorrisi che riempiono le cicatrici del cavaliere, devastandole.
Si sente disarmato, come se fosse costantemente senza armatura e spada.
Vorrei prendere a schiaffi la tua insolenza, baciarti e non sentire che le stelle sopra di noi.
Il Principe non è libero. Ha serpenti velenosi che gli afferrano gli avambracci, e stringono; dilaniato nelle regole, il Principe non può respirare.
Arthur può e lo fa ed è dannatamente perfetto, ora che Merlin è premuto contro il muro - quel corridoio così vuoto, insensibile alla notte - ed eccessivamente caldo, le mani aggrappate alle sue spalle - piccolo spiraglio di luce nel buio totale, dove tutto è accostato al sangue, alla guerra, all'etichetta-.
Lui respira gli ansiti di Merlin - e si sente affogare, solo un po’.
Poi - quando il sole traccia confini con la fertile terra e il suo sogghigno colpisce Camelot - Arthur torna a sentire la mancanza d’ossigeno, poiché solo nella notte può aspirare l’eternità del suo servitore ed affondarla tra la piaghe della sua anima, che non gli sembra neanche più tanto sua.
Ed il Cavaliere giace nel cielo esanime con squarci roventi di baci sul torace - il dovere colpisce forte.
il Principe rimane stordito da tale violenza.
Però Merlin cura le sue ferite - la bocca rossa ed umida traccia lievi percorsi di parole sussurrate sul suo cuore.