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Autore: Edian    12/08/2011    2 recensioni
Lascia che ti dica una cosa, Re Edmund: io ti amo. Io ho aspettato tre anni senza essere sicuro che ti avrei rivisto, notte e giorno, non penso che a te e a quanto vorrei ucciderti ... a quanto vorrei amarti. A quanto mi piacerebbe essere destinato in qualche modo a te. (Caspian/Edmund).
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Caspian, Edmund Pevensie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: A letter from Narnia

Autrice: Edian and Suicidal_love

Paring: Caspian/Edmund

Rating: Giallo

Avvertimento: Slash

N.A: Questa fanfic nasce come uno scambio di lettere (mai ricevute) fra Caspian e Edmund.

Io, Edian, scrivo le lettere riguardanti il punto di vista di Caspian, mentre Suicidal_love le scriverà dal punto di vista di Edmund.

 

A LETTER FROM NARNIA

 

 

Caro Re Edmund Il Giusto, non posso credere che tu te ne sia andato.

La nostra ultima avventura a bordo del veliero non era stata poi così burrascosa, non siamo stati costretti a nasconderci, a trattenere gli ansiti nascosti dai cespugli di biancospino, stando attenti ai passi di tuo fratello.

Anzi.

Abbiamo fatto sesso sul ponte, sfidando la notte, ci siamo rotolati contro barili di legno, abbiamo rischiato di affogarci a vicenda, e poi è apparso Aslan e tu te ne sei andato come se nulla fosse accaduto, pronto a tornare dal tuo Peter, il tuo fratellone che un giorno si sposerà e ti lascerà da solo, usandoti come la puttana domenicale.

Dov’è andato a finire tutto quello che sentivamo, dov’è finito il groppo in gola che ci veniva se ci fissavamo troppo negli occhi, dove siamo finiti noi e le nostre scopate?

Non credo che tu te le sia portate a Londra e non penso che siano rimaste qui perché non le trovo. Forse le hai lasciate scritte sul retro della tela di quel dipinto che ti ha portato a me, ma ne dubito fortemente.

Perché nei tuoi occhi ho già visto da tempo la tua voglia di cancellare, di non ricordare, di non aver diritto a questo.

Lascia che ti dica una cosa, Re Edmund: io ti amo. Io ho aspettato tre anni senza essere sicuro che ti avrei rivisto, notte e giorno, non penso che a te e a quanto vorrei ucciderti ... a quanto vorrei amarti. A quanto mi piacerebbe essere destinato in qualche modo a te.

Quanto vorrei conoscere i posti che te e tua sorella nominate nel buio se vi perdete a ricordare aneddoti divertenti che vi sono accaduti.

“Ricordi quel gelato che la mamma ci portò a mangiare, quella domenica vicino Birmingham?”

“Oh sì. Era il gelato più buono del mondo, almeno così pensavo!”

“E il ponte dove la domenica inseguivamo i gabbiani!”

“O le strade deserte di Piccadilly dove giocavamo a Campana, saltando fino ad arrivare…”

 

Che importa dove arrivavate?

Tu avevi qualcuno che te lo ricordava, e se io ti avessi detto che da piccolo mio zio mi portava a cacciare i daini sui Monti Orientali e che mi perdevo nella Valle di Cair Paravel, tu avresti capito. Tu c’eri già stato a Narnia.

Solo io non riesco a capirti.

Se parli di Piccadilly o Leicester o quel posto così grande  - che mi pare sia… Metropolitana, sì. – io non capisco una parola e immagino paesaggi strani e figure vaghe che aleggiano nel vento. Parli di automobili e aerei e altre cose così strane che a volte penso che anche l’amore sia diverso nel tuo mondo, e forse è per questo che non sei rimasto, è per questo che volevi dimenticare.

Perché un’automobile, ti fa scordare quanto il cuore possa battere forte, magari fa un rumore più forte.

La guerra di cui parli, forse anche quella fa guarire l’insana e umana passione di innamorarsi.

 

Però io credo che anche se conoscessi tutte queste cose, non scorderei, né vorrei scordare mai di averti sentito piangere accanto a me, una notte come un’altra. Non credo che riuscirei – neanche volendo – a scordare come il cuore mi martellava forte nel petto quando ti vedevo andare incontro ad una sorte incerta, come io non abbia potuto fare niente tranne urlare il tuo nome quando quel mostro ha distrutto la gomena e io temevo avesse distrutto anche te.

 

Nel tuo mondo si riesce a dimenticare quanto caldo possa essere un abbraccio?

Quanto sia bello il rumore di un bacio?

Quanto sia rilassante fermarsi e ascoltare la neve che cade?

Nel tuo mondo si crede ancora a qualcosa?

 

Quando sei qui provi nostalgia di quei luoghi, e difatti ci sei tornato appena hai potuto. Però appena sei lì non vedi l’ora di tornare… che strana magia è questa?

 

Non penso di essere uno scolaro inetto, so che ci sono tante cose che devo ancora imparare.

Sono un re giovane e con poca esperienza, ma di certo sono sicuro nel dire quello che non voglio imparare. Voglio conoscere queste stregonerie che ti mangiano i sentimenti e che ti fanno rimangiare le parole, ma non voglio apprenderle, e questa è una sfumatura diversa.

 

…Sento più freddo stanotte di quando ha nevicato.

Non posso crederci che non tornerai mai più, dopo quelle cose che mi hai detto.

 

Ma di certo non cambierà quello che ti ho promesso e giurato io.

Se chiudo gli occhi sento ancora il vento fischiare nelle nostre orecchie, penetrare nei nostri vestiti. Sento il mare fare l’amore con il vento, alzarsi ed abbassarsi in un ritmo antico come la Terra, sento le tue mani strette nelle mie e le mie labbra che ti accarezzavano l’orecchio e la mia voce flebile, diretta al tuo cuore.

 

“Qualsiasi cosa accadrà, giuro – e Aslan mi è testimone – che nessuno sarà più nel mio letto, né io sarò mai nel letto di nessuno, se non ci sarai mai te in quel letto!”

 

Se tu vuoi scordare queste parole, se tu vuoi scordare il rossore che hai cercato in tutti i modi di nascondere, non credo che faresti cosa buona e giusta. Cancellare le emozioni, che senso ha? Cancellare quei pochi momenti in cui ci siam sentiti vivi, quei momenti in cui non si vive come automi, in cui trovi un senso per ogni tua cazzo di azione, persino un senso del perché muovi il piede destro davanti a quello sinistro.

 

No, non ho mai visto il tuo mondo, ma non credo che gli esseri umani siano diversi, al massimo lo sono diventati.

 

Ti prego, non scordare il profumo della Baia di Ramandù dove abbiamo fatto l’amore l’ultima volta, credendo di morire, non sapendo nulla circa il nostro fato. Non scordare l’odore delle alghe che di notte salivano in superficie, così come non hai scordato il gelato di Birmingham.

 

Perché alla fine, sono queste le cose che contano, non un automobile che passa. Non stare seduti nella Metropolitana, come fai la maggior parte delle volte. Sono più preziose solo le cose che accadono raramente e che – come quelle che ti ho elencato – non posso accadere mai più.

 

Non ti chiedo di piangere, non lo sto facendo. Ma  ti prego,  custodiscimi nel tuo cuore come io farò con te

                                                                                                  King Caspian X.   

 

 

 

   
 
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