*
Sotto
un cielo sconosciuto cadde e non
si rialzò.
Gli occhi limpidi rivolti alle nuvole,
riflettevano l'immensità serena delle sue paure.
Cadde e non si
rialzò più.
La vita passava di là, le scorreva
accanto
implorandola di alzarsi, camminare con lei: non l'ascoltò.
Danzava una danza le cui melodie
conosceva solo il suo cuore
e non si
rialzò.
Aveva tentato di amare una voce,
due
occhi e un cuore ma solo il cielo fu degno
del suo malato, assurdo amore.
La sua più grande paura e il suo più
fervente desiderio:
trovò il modo di conciliare se stessa.
Il nodo si stava sciogliendo, il mondo
scompariva.
Notti sopra di lei, sogni blu, vuoti e senza
regole.
Non era mai stata amata da nessuno.
L'urlo nero del suo corpo non era stato ascoltato.
Viveva in un mondo estraneo, una vita da estranea,
consapevole di non appartenergli.
Nessuno l'aveva mai nutrita,
smise di mangiare l'aria.
Nessuno,
mai, le aveva accarezzato i capelli eccetto il cielo.
Una batteria smise di suonare,
qualcuno tese l'orecchio, in ascolto.
Un'ultima volta.
Credeva che le
canzoni l'avrebbero salvata,
riempito il niente
nel suo petto: la
malinconia la inghiottì.
Sguazzò leggera, nella sua immensa pancia buia
e sorrise.
Chiuse gli occhi assaggiando, finalmente,
uno spiffero di profumata felicità.
Da qualche parte, in quell'istante,
una batteria riprendeva a suonare.
*
220 parole.
Volevo scrivere,
qualsiasi cosa. E' nata lei. Spero
non sia stata del tutto incomprensibile, a me piace così.
Grazie in anticipo, per tutto.