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Autore: lis2    12/08/2011    9 recensioni
Severus Piton si sveglia una mattina di agosto con al suo fianco una bambina dai capelli rossi che lo chiama Papà. Non ricorda niente, solo l'altra sua vita e la morte nella Stamberga Strillante. Adesso però ha di fronte una nuova possibilità.
Snevans ovviamente.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Premessa: è la mia prima fanfiction. Ne ho scritte altre ma questa è la prima che mi sento di pubblicare. Devo ringraziare http://lily-fox.deviantart.com/ e questo suo disegno che mi ha ispirato: http://lily-fox.deviantart.com/art/In-another-life-wake-up-243813421. Thanks lily-fox, thanks a lot. Grazie per avermi fatto da musa ispiratrice e per avermi dato il tuo permesso per pubblicare questa storia. Purtroppo lei non potrà leggerla perchè non sa l'italiano, ma forse un giorno qualcuno si prenderà la briga di tradurre questo mio lavoretto.

Ok, credo di aver detto tutto. Se volete commentate eh=)=)

 

Una nuova vita.

 

Un tiepido sole mattutino filtrava appena dalle finestre socchiuse.

 

“Papà, Papà....” la voce di una bambina.

 

L'uomo dai capelli corvini si mosse appena nel letto.

Di nuovo quella voce leggera e un profumo di biscotti: “Papà sei sveglio? Mamma dice che la colazione è pronta”.

 

Severus era sveglio, ma non voleva aprire gli occhi. Tutto ciò che ricordava era la morte. La sua morte. Voldemort, gli occhi rossi simili a fessure, la realizzazione del Signore Oscuro che per ottenere il possesso della Bacchetta era necessaria la morte di colui che riteneva ancora il suo servo fedele. Nagini, il sapore del sangue, l'accecante dolore provocato dal veleno e poi gli occhi, gli occhi di “lei” sul volto di quel ragazzo, la cicatrice a forma di saetta ed infine la sua ultima richiesta: “Guardami”.

Severus sapeva che non doveva finire così: Harry doveva sapere, il piano di Silente doveva essere portato a compimento e infondo lui voleva che quello sciocco ragazzo capisse, che lo vedesse per ciò che era veramente e non per ciò che aveva lasciato che tutti credessero che fosse. Alla fine però ci era riuscito; lo ricordava nitidamente, prima che la morte lo ghermisse aveva ceduto ad Harry i suoi ricordi e sapeva che quel ragazzino era troppo impulsivo, troppo curioso, troppo come suo padre, per non precipitarsi immediatamente nel pensatoio di Silente ed entrare così nei ricordi del suo ex-professore di Pozioni. Severus aveva dunque portato a termine la sua missione e aveva così potuto abbracciare la morte con maggiore tranquillità.

 

Qualcosa però, evidentemente era andato storto, soprattutto se adesso sentiva voci di bambine e profumo di biscotti.

 

Severus Piton non era un idiota.

Aveva deciso di immolare la sua vita ad un defunto amore, ma nel frattempo aveva coltivato le sue passioni e tra queste c'era anche l'Alchimia. In virtù di questo suo interesse sapeva pertanto, cosa lo aspettasse dopo la morte.

La paura dell'exitus non era una prerogativa dei soli babbani; l'unica differenza era che questi vi rispondevano creandosi idoli da adorare; nel mondo magico, invece, fior fior di alchimisti erano riusciti ad andare più in profondità e a scoprire ciò che forse nessun uomo, né mago né babbano, desidererebbe mai sapere.

Ovvero che dopo la morte non c'è assolutamente niente, il tuo corpo si ricongiunge alla terra e il tuo spirito sopravvive solo nei ricordi di chi resta.

 

E Severus era certo di essere morto e sapeva anche che i morti non sentono voci, ne tanto meno profumo di biscotti. Suo malgrado si risolse ad aprire gli occhi, perché sì aveva ancora gli occhi e le orecchie e sentiva persino la lingua nella sua bocca e il cuore nel suo petto. La luce del mattino per poco non lo accecò, gli sembrava di aver dormito per anni. Quando riuscì a mettere a fuoco il volto di una bambina gli si parò davanti. La piccola non poteva avere più di sei anni, capelli rosso scuro, una spruzzata di lentiggini e profondi occhi neri. Gli regalò un sorriso sdentato ed esclamò: “Finalmente Papà! Corro di sotto ad avvertire la mamma che sei sveglio. Abbaimo fatto i biscotti.” rise entusiasta e corse via.

Severus si sentiva sempre più confuso, si alzò dal letto notando che si trattava di un grosso letto matrimoniale e che qualcuno aveva decisamente dormito al suo fianco. Del resto se aveva un figlia doveva necessariamente avere anche una moglie.

Il pensiero lo fece rabbrividire.

Cominciò a perlustrare la stanza e notò che la bacchetta, la sua bacchetta quella che aveva acquistato ad undici anni da Olivander, era riposta sul comodino di fianco al letto. La cosa lo rincuorò non poco e corse ad afferrarla. Capì, però, ben presto che quella paura che lo attanagliava era frutto soltanto del suo stordimento e che in un posto come quello era del tutto inappropriata. Dalla parete lo osservavano, infatti, fotografie sorridenti di due bambine dai capelli rossi, in una di queste riconobbe la piccola che lo aveva appena svegliato, l'altra era più grandicella aveva i capelli di un rosso ancora più scuro e gli occhi leggermente più chiari illuminati da un sorriso malandrino. Sul pavimento di quella stanza era poi sparso di tutto: fogli imbrattati da disegni infantili, pastelli magici che continuavano imperterriti a disegnare fiorellini e unicorni, anche se ormai l'unica superficie libera rimasta erano le pareti della stanza stessa, e poi areoplanini di carta incantati e svolazzanti, magliette colorate e cd dall'aria decisamente babbana. Severus si abbassò e ne raccolse uno, cercò con gli occhi lo stereo; era un mago ma chissà come era certo che con quegli strani dischi argentati fosse necessario comportarsi così. Trovò l'apparecchio sommerso da abiti decisamente femminili, tra i quali non poté fare a meno di soffermarsi su un reggiseno lilla con il pizzo bianco, che osservò imbarazzato per poi gettarlo a terra insieme a tutto il resto. Infilò il cd, quel gesto gli venne sorprendentemente naturale, e la musica si diffuse subito nell'aria:

 

Hey Jude don’t make it bad,
Take a sad song and make it better,
Remeber, to let her into your heart,
Then you can start to make it better.

Hey Jude don’t be afraid,
You were made to go out and get her,
The minute you let her under your skin,
Then you begin to make it better.”*

 

Sempre più frastornato schiacciò frettolosamente il tasto off e a quel punto udì una voce, non più di bambina, ma di donna: “Severus lascia lo stereo acceso e per Merlino scendi di sotto a fare colazione”.

Il suo cuore iniziò a battere all'impazzata, quella voce, la voce di “lei”, non l'avrebbe mai dimenticata. Individuò la porta e scese le scale a balzi: due, tre, quattro scalini per volta. Seguì l'odore di biscotti, di zucchero, di lievito e di felicità e raggiunse la cucina. Lei era là. Lily gli dava le spalle mentre con abili incantesimi rassettava la cucina. Severus le corse incontro e l'abbracciò forte, fu una specie di placcaggio a dir la verità; poi affondò il viso nei suoi capelli e inspirò avido l'odore di lei. Lily sapeva di gigli. Severus ricordava quell'odore, fin da quando era bambino per lui quello era il profumo della felicità.

Poi Lily parlò: “Sev ti prego lasciami mi stai stritolando”. Lui allentò un poco la presa. “Ecco così va meglio” disse la donna, poi continuò: “Buongiorno amore mio, finalmente sei riuscito ad alzarti dal letto. Le bambine hanno già fatto colazione e sono andate in giardino a giocare con gli snasi*. Quei buffi animaletti ad agosto ci invadono il cortile. Tu vuoi un po' di caffè?”. Severus non riusciva a parlare, mugugnò qualcosa che Lily prese evidentemente per un sì e poi si lasciò spingere verso il tavolo di cucina dove si sedette con le gambe molli e il fiato corto. Non ci capiva più niente, quella era Lily, la sua Lily e lo aveva appena chiamato amore mio.

Lilian gli porse una tazza fumante di caffè nero accompagnata da biscotti al cioccolato dalle forme buffe, evidentemente opera di quelle che aveva capito fossero le sue bambine. Severus avrebbe desiderato porle mille domande ma aveva paura che aprendo bocca quell'incantesimo, perché di questo doveva trattarsi, si spezzasse. Si limitò pertanto a specchiarsi sul dorso del cucchiaio con il quale sua moglie, perché Lily doveva per forza essere sua moglie, gli aveva appena girato il caffè per notare con sollievo che lui era sempre lui. Dalla superficie convessa e argentata del cucchiaio lo osservava infatti un uomo sulla quarantina con il naso un po' adunco, occhi scurissimi e lisci capelli neri lunghi fin sotto le orecchie.

Poi fu di nuovo Lily a rompere il silenzio: “Sei taciturno stamattina. Hai dormito male? Stanotte non sono proprio riuscita a portare Laurie* nel suo letto, insisteva per voler dormire abbracciata a te e poi tu appena hai appoggiato la testa sul cuscino non ti sei più mosso.” Severus a quel punto non poté fare a meno di risponderle, le parole gli uscirono di bocca senza nemmeno pensarci: “No amore mio, è stata la notte più bella della mia vita”. Lily rise, di una risata cristallina, e lui ebbe timore che quel sogno si spezzasse, ma invece non accadde niente. Lily passò il resto della mattinata ad enunciargli i loro programmi per il pomeriggio: dovevano andare a Diagon Alley, Holly* aveva bisogno di tutto il necessario per la scuola, il treno per Hogwarts partiva il primo settembre e la loro primogenita era ansiosa di iniziare questa nuova avventura. Era convinta che sarebbe finita a Grifondoro, proprio come la sua mamma, del resto nessuno poteva negare che fosse una bambina coraggiosa. Lily gli rammentò di come a tre anni quella piccola peste avesse ingaggiato una lotta senza tregua con lo gnomo che aveva deciso di stanziarsi sotto il suo cespuglio di more preferito. Risero insieme e passarono le ore restanti che li separavano dal pranzo a fare progetti per i giorni futuri. Severus non era mai stato così felice e smise di farsi domande. Decise che si sarebbe goduto questa nuova vita che gli era stata concessa fintanto che fosse durata. Aiutò Lily a preparare il pranzo e poi apparecchiarono in giardino, sotto le fronde di un salice che troneggiava in mezzo al piccolo orticello della casa in campagna dove vivevano. Severus non aveva mai consumato un pasto migliore, parlò con le sue bambine apprezzando le loro voci leggere e il loro modo schietto di rivolgersi a lui. Laurie, la più piccola, si impuntò affermando che se a Diagon Alley avessero comprato “cose nuove” solo a Holly, lei non avrebbe più rivolto parola a nessuno. Per tutta la durata del pranzo però Severus non smise mai di guardare sua moglie: sua moglie mentre si portava alla bocca il bicchiere riempito a metà di succo d'uva scuro, sua moglie mentre rideva, mentre mangiava, mentre rimproverava le bambine che si tiravano molliche di pane e sua moglie mentre gli si avvicinava con le gambe sotto il tavolo per accarezzarlo appena con il dorso del piede.

Lily portò poi in tavola il dolce, una torta di more e panna, e poi si rivolse alle bambine: “Holly, Laurie appena avete finito di ingozzarvi di dolce correte di sopra a prepararvi. Dobbiamo finire tutto il nostro giro di compere prima delle cinque, perché io e vostro padre per quell'ora dobbiamo essere al San Mungo.” Le due ragazzine ingurgitarono l'ultimo boccone e corsero di sopra.

Severus invece era rimasto a fissare Lily con una faccia da perfetto pesce lesso. Al San Mungo?! Perché dovevano essere là alle cinque? Lily stava male? Non poteva perderla di nuovo, non dopo quella giornata. Che stava succedendo?! Si rivolse pertanto alla sua amata balbettando le sue perplessità.

Lily lo guardò come se fosse appena uscito ricoperto di melma viscida da un lago abitato solo da Sirene della Cornovaglia*. Poi lo apostrofò risentita: “Va bene essere distratti Sev, ma tu esageri. Te ne ho parlato giusto ieri. Oggi entro nel secondo trimestre; tra appena sei mesi darò alla luce il nostro terzo bambino e tu non ti ricordi nemmeno degli appuntamenti dal MediMago.”

Severus adesso doveva avere la faccia di un Troll, perché Lily si alzò sbruffando e si diresse in cucina.

Lui rimase all'ombra del salice con la gioia nel cuore. Un bambino, un altro bambino suo e della sua Lily e lei stava bene, andava tutto bene, non avrebbe potuto chiedere di più.

 

I mesi successivi passarono placidi e felici. Holly fu smistata a Grifondoro e riempiva i suoi genitori di lettere entusiaste un giorno sì ed uno no. Laurie passava le sue giornate giocando come qualsiasi seienne che si rispetti e Severus amava.

Amava tutti, amava le su bambine, amava il suo lavoro, si era dedicato alla stesura di un libro di pozioni che lo stava impegnando non poco, e soprattutto amava la sua Lily e la pancia di lei che cresceva giorno dopo giorno.

 

Il mattino del 28 febbraio corsero in ospedale. Il travaglio fu rapido e Lily mise al mondo un maschietto poco dopo mezzogiorno. Non appena Severus lo vide, capì immediatamente chi gli ricordava quel frugoletto dalla pelle bianca come il latte, capelli nerissimi e occhi verdi, gli occhi della sua mamma. Gli ricordava un'altra vita, un altro bambino, un altro ragazzo, un altro figlio di Lily. E quando quest'ultima affaticata, ma felice, glielo pose in braccio e gli chiese che nome avesse scelto per il piccolo, Severus non ebbe dubbi:

 

“Harry, tesoro mio. Si chiamerà Harry.”

 

 

*snasi: (Nifflers) da “Animali fantastici, dove trovrli” sono creature che Hagrid propone ai suoi studenti nel corso del quarto anno. Sono talpe speciali in grado di trovare l'oro, poiché ne sentono l'odore.

 

*Laurie: in inglese deriva dal latino laurus, alloro in italiano simbolo di vittoria.

 

*Holly: in inglese dal latino aquifolium, agrifoglio. Sempre per restare in tema silvestre insomma=)

*Sirene della Cornovaglia: totalmente inventate da me, sono però rinomate per abitare solo specchi d'acqua puliti.

*La canzone è "Hey Jude" dei Beatles ovviamente.

  
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