Harry uscì lentamente dall’ufficio del Preside, era giusto rimettere la bacchetta dov’era prima che Voldemort la prendesse? O aveva ragione Ron, a dire che doveva tenerla per sé?
Quella bacchetta aveva dato solo problemi, era davvero meglio sbarazzarsene, e poi anche Silente era d’accordo con lui.
-         Hermione, Ron, riportate voi la bacchetta nella tomba di Silente? Io sono un po’ stanco, credo che me ne andrò a dormire. – Harry sbadigliò sfinito.
-         Ma certamente! Riposati. – rispose dolcemente Hermione, che, seguita da Ron, prese la strada per l’uscita di Hogwarts.
“Hogwarts, distrutta, infondo è anche colpa mia.” pensò triste Harry. “Ho distrutto la scuola per combattere Voldemort, ma ce l’ho fatta.”
Sorrise un po’ sconsolato e si avviò verso la torretta di Grifondoro. Era quasi arrivato davanti al quadro della Signora Grassa (anche quello ridotto malaccio), che si sentì chiamare.
-         Harry, Harry!
Chi era adesso? Dovevano proprio disturbarlo? Si girò, e si trovò a qualche metro da Ginny.
Aveva un grande sorriso, ma gli occhi erano ancora lucidi; Harry non poteva biasimarla, aveva appena perso un fratello. Povero Fred, che brutta fine.
-         Ciao.
-         Ciao. – rispose lui sorridendo.
-         Bè, insomma, hai sconfitto Voldemort. – per lei era ancora strano pronunciare quel nome.
-         Così dicono. – la voglia di Harry di tenere un discorso era pari allo zero. Ma non voleva deluderla. Ginny aveva sempre avuto una cotta per lui. E anche Harry, dall’anno prima, se n’era innamorato sul serio.
La ragazza salì qualche gradino: era sporca, e ferita, ma il suo sorriso dolce era ancora lì.
-         Siamo tutti molto fieri di te Harry, Ci hai salvati. Sei una delle persone più coraggiose che Hogwarts abbia mai conosciuto.
Il cuore di Harry fece un balzo all’indietro. Tutto passò davanti ai suoi occhi: i pomeriggi passati con Ginny, il loro primo bacio, la battaglia, Ron, Hermione, e, trattenendo il respiro, Fred, Lupin e Tonks.
-         Grazie. Ma non dovreste essere fieri di me. Fred è morto proprio perchè stavamo combattendo, è come se fosse colpa mia.
-         Che dici? Non è colpa tua. Fred sarebbe orgoglioso della sua morte, è morto per salvarci. – una piccola lacrima scese dall’occhio di Ginny.
Harry scese i gradini e l’abbracciò: - Grazie.
Lei sorrise con le lacrime agli occhi, e scese.
Il ragazzo arrivò davanti al quadro: la Signora Grassa spalancò gli occhi spaventata, poi, guardandolo bene, lo lasciò passare, senza la parola d’ordine.
Harry entrò, aveva voglia solo di dormire tutto il giorno, anche due giorni. Ad un tavolino infondo alla saletta c’era Angelina, e vicino a lei c’era… Fred. Oh no, il suo gemello.
Harry si avvicinò. Vicino a George c’era una sedia vuota, la spostò, fece per sedersi, ma la voce roca di Angelina lo fermò: - No. – sussurrò stanca e triste. – Lì c’è Fred.
Non aveva neppure terminato la frase che aveva ricominciato a piangere; George sorrise debolmente.
Non era quello di sempre. Era verdognolo e pallido, e la luce brillante e scherzosa nei suoi occhi si era spenta.
Harry si alzò stanco, e si buttò su una poltrona. La Sala non era molto distrutta, anzi era praticamente apposto, bè, meglio così, pensò il ragazzo, almeno qui si è salvato quasi tutto.
Gli occhi iniziavano a chiudersi, la testa era già da un’altra parte, passarono pochi minuti, ed Harry si addormentò stanco.