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Autore: Vanilla Pancake    12/08/2011    3 recensioni
******Partecipante al concorso estivo "One Shot dell'Estate"******
 
A tutti quelli che due sere fa non avevano idea che fosse la notte di San Lorenzo.
A tutti quelli che due sere fa hanno passato la notte sotto le stelle.
A tutti quelli che due sere fa hanno espresso un desiderio.
A tutti quelli che non lo faranno mai, perché non ci credono.
 
Debora non fa molto caso al 10 agosto, che cadano stelle o no, per lei è una notte come le altre.
Lorenzo invece ci crede e lui ce l'ha, un desiderio.
Tanto sanno entrambi che quello che chiedi alle stelle non si può realizzare, ma attento a quello che desideri, perché si potrebbe avverare.
 
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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San Lorenzo San Lorenzo

Toc toc
-Chi è?-
-Sto cazzo.-

Sbuffo e apro la porta. Faccio il medio alla persona che sta fuori e la richiudo sbattendola.
Routine.
Il campanello parte a suonare, ma lo ignoro versandomi del succo d'arancia nel bicchiere. Il brutto di questo appartamento al mare è che i suoni di un'abitazione si sentono in tutta la struttura e in quelle nell'arco di cinquanta metri.
L'antipatico insistere di quello sgradevole suono si placa per cinque secondi e poi riparte sulle note di "Jingle Bells".
Quanto odio quel demente.
Il vicino, tale Salvo Imprevisti, siciliano, fa da sottofondo maledicendomi in dialetto:-Afantoculu!-
Fingerò di ignorare il significato di tale scurrilità e non proverò nemmeno a intuirlo per assonanza. La vecchia al piano di sotto sicuramente è l'unica che non sente, mentre ascolta il TG5 a tutto volume, Marco Tozzi e Luana Ranconti, la coppietta al piano sopra, sarà troppo occupata con le reciproche lingue per mettere assieme un insulto e Ivan e Igor, i gay allo stesso piano della vecchia, sono usciti ore fa, quindi devo solo ignorare le ingiurie di Salvo e sperare che lo strimpellatore si dia per vinto.
Qualche secondo dopo entrambi cessano la loro attività.
Con un sospiro di sollievo, accendo anch'io il TG5 e finisco di sparecchiare nella beatitudine del silenzio.
Fino a quando qualcosa, tipo un masso giurassico, si schianta contro la finestra.
La apro gurdando di sotto, sapendo già di trovare sempre quella persona.
-Hey!- mi urla agitando la mano.
-Taci, ci sono persone che vivono qui, non siamo nella giungla in cui credi di essere!- ribatto.
Si mette a ridere e indica la tubature della grondaia:-Puoi scendere?-
-Certo, aspettami lì, arrivo subito.- gli sorrido e poi chiudo la finestra, ritornando al mio tavolo da sparecchiare.
Il conduttore di Canale 5 annuncia che fra poche ore il cielo sarà tempestato di luci e millemila desideri saliranno a lui, sperando solo di essere esauditi. I gay sono usciti proprio per festeggiare San Lorenzo assieme, mentre io preferisco, come ogni anno, rimanere a casa e aprire la finestra a mezzanotte, tanto per.
I desideri che fai alle stelle non si avverano mai, è per questo che non mi voglio illudere provandoci. Sono solo stelle.
Di nuovo la mia finestra viene colpita e stavolta insistentemente, tanto che me la immagino in pezzi entro qualche istante. Corro a risparmiarmi una cifra per la riparazione del vetro e la riapro, facendo un balzo indietro per lo spavento.
-Cazzo, Lorenzo!- esclamo vedendo il demente di prima in equilibrio sul mio davanzale.
-Se Maometto non va alla montagna...- fa balzando in casa:-E' permesso?-
-No, tornatene fuori.-
Si lascia cadere sulla poltroncina, asciugnadosi la fronte abbronzata:-Quella grondaia era più salda una volta.-
Mi pianto di fronte a lui e lo esamino dalla testa ai piedi:-Lorenzo, che cosa vuoi?-
Lui si alza di nuovo in piedi e raggiunge la porta, aprendola:-Farti vedere una cosa, ma prima devi smetterla di fare la lumaca che si rintana nel guscio.-
-Tu sei iperattivo, io sono tranquilla.- lo correggo:-Non serve che mi paragoni a un insetto.-
-La lumaca non è un insetto.-
-Qualsiasi cosa sia!-
Sorride in quel modo irritante che trovo irritante da venti irritanti anni:-E' un mollusco appartenente alla classe dei gasteropodi terrestri.-
-Mhm...Lorenzo!- vorrei soffocarlo con le mie stesse mani.
-Ti prego, dolce Lumaca...- sorride, avvicinandosi a me. Afferra il telecomando e spegne la tv, poi mi prende per mano e mi trascina verso l'uscita.
Non mi oppongo alla sua forza solo perché so che non ce la faccio. Quando eravamo bambini lo stendevo sempre giocando a braccio di ferro, ma dai quindici anni in poi ho cominciato a evitare sfide del genere, prevedendo una sconfitta.
Lorenzo Bernardi è il mio vicino di casa marittimo. So che sembra strano, ma tre mesi su dodici siamo effettivamente vicini di casa. Entrambi abbiamo sempre frequentato questa località fino ad affittare e poi comprare un appartamento. La sfortuna ha deciso che crescessimo insieme per via dell'amicizia nata tra le nostre madri e ora come ora, entrambi ventenni e liberi dai genitori, lui si ostina a tormentare la mia vita. Non  è mai stato veramente il mio ideale con cui passare il tempo poiché non ho mai visto due persone più opposte di me e lui. Quand'ero bambina mi piaceva provocarlo e vedere come reagiva, sfociando sempre il lotte epiche tra la sabbia, quando poi è subentrata l'adolescenza piangevo perché assieme al suo gruppetto di amici mi prendeva in giro e nel periodo in cui ci laureavamo, speravo che cambiasse luogo di vacanza, magari Siberia o Tanzania. Niente. Lorenzo è sempre rimasto qui e ha ottenuto un lavoro estivo come bagnino dando sfogo alla sua passione per il nuoto e continuando i suoi studi in scienze veterinarie, mentre io, incallita tradizionalista, ho deciso di non partire assieme ai miei per Atene e godermi qualche settimana in pace con me stessa.
Pace nello stesso luogo in cui risiede Lorenzo è come predicare il Vangelo a La Mecca.
-Cosa mi devi far vedere?- sbuffo mentre continua a trainarmi per l'isola come se dubitasse delle mie capacità motorie.
-Lo vedrai.-
-Niente giochi di parole, Dottor Doolittle.- lo prendo in giro sapendo quanto odi questo soprannome.
-Vedi di non chiamarmi così, o ti faccio vedere io.-
-Adesso ti ammazzo.-
-Vedremo.-
E' impossibile, davvero, davvero irritante.
Sbuffo lasciandomi guidare e fissandomi sulla sua schiena coperta dalla maglia dello stabilimento balneare in cui lavora. Le sue spalle sono larghe e abbronzate, molto più di quando era solo un bambino più basso di me.
Camminiamo fino alla spiaggia, nella luce del tramonto riflessa dalle onde e mi torna alla mente quanto io ami queste tonalità calde.
-Che posto suggestivo, Lor, peccato che l'abbia già visto diciamo...ieri e tutte le estati scorse?-
Lui sbuffa alzandosi i capelli castani dalla fronte. Li ha sempre avuti lunghi e a volte gli cadono sugli occhi, facendogli fare un'espressione che io trovo veramente carina. Mi è sempre piaciuto Lorenzo...per come Madre Natura l'ha fatto esteriormente.
-Debby.- dice mettendomi una mano sulla spalla:-Tu credi che sio sia un ritardato, non è così?-
-Sono così facile da interpretare, Lor?-
-Un libro aperto.- fa, sarcastico:-Ma forse a volte chi odi può non odiare te.-
Si allontana verso una rete che delimita la sabbia da un'area cespugliosa. Lo guardo in silenzio. Non ho mai detto di odiarlo e ora mi sento una persona cattiva. Lui pensa che io lo odi.
-Dai, vieni.- dice.
Lo raggiungo, mentre forza la rete e ci passa sotto con una mano. Alza un ramo di un cespuglio e capisco perché mi abbia portata lì.
Sa fin da quando eravamo piccoli che amo le tartarughe. A casa ne ho quattro e la mia camera è tappezzata da foto subacquee con tutte le specie di tartarughe conosciute. Sorrido vedendo quella mamma nell'intento di scavare una buca in cui deporre le uova e allungo la mano anch'io, per accarezzarle il guscio.
Mi volto verso Lorenzo e scopro che mi sta guardando, con quei suoi occhi sfumati d'ambra, ancora più caldi nel rosa del tramonto.
A volte anche chi odi può sorprenderti.
-L'ho chiamata Debora, come te.- rompe il silenzio sorridendo e accarenzando la sua nuova adozione.
-Una tartaruga è meglio di una lumaca, stavolta te ne do atto.- gli sorrido anch'io, sentendomi stranamente bene, molto meno nervosa di prima:-Come hai fatto a...?-
-Stavo controllando i bagnanti e ho visto un bambino che istigava la povera Debora con un bastone. L'ho presa e l'ho portata in salvo, scoprendo che doveva deporre, quindi le ho trovato una zona sicura.-
-Non hai comprato la laurea, allora, Dottor Doolittle.- scherzo.
Lui mi dà un pugno sulla spalla:-No, dolce lumaca, e questa tua omonima ne è la prova.- si alza in piedi:-Ora, se vuoi scusarmi...-
-Che fai?-
-Voglio farla finita, Debby, addio.-
-Cosa?-
Il demente si tuffa in mare senza nemmeno togliersi i vestiti  e in pochi secondi raggiunge a nuoto la bandierina per poi scomparire sott'acqua.
Passo un minuto a ridacchiare, scettica, ma poi lo scetticismo si trasforma in qualcos'altro. Mi alzo in piedi e scruto il mare, mosso e di color arancio...e dannatamente deserto.
-Lorenzo?-
Nessuno mi risponde o sale in superficie e nel mio corpo comincia a diffondersi uno stato di panico assoluto.
Non mi sono mai piaciuti scherzi del genere, perché non riesco mai a capire fino a quando possa durare uno scherzo.
-Lorenzo?!?- urlo, più forte stavolta, abbandonando il cespuglio e correndo verso il mare.
-Lorenzo, stupido idiota, esci!- oltre allo sconforto nel non ricevere risposta, il mio orologio interno trilla gridandomi che il tempo scorre.
Un minuto, due, tre...il mio cuore scalpita e non riesco a trattenere la voglia di piangere. Mi sfilo le scarpe e mi tuffo anch'io, appellandomi a Nettuno perché ho sempre fatto schifo come nuotatrice, figuriamoci come bagnina.
-Lorenzo! Ti prego, non fare il cretino!- grido, avanzando nell'acqua.
Ho paura e non oso pensare al peggior finale per questa situazione. Se gli fosse successo qualcosa sott'acqua? Se avesse sbattuto la testa sugli scogli nel fondale? Se una medusa l'avesse punto o che so io?
Sotto non vedo nulla, il blu scuro della sera è troppo intenso, perciò non mi resta che raggiungere la bandierina.
Mi guardo attorno, girando su me stessa, ma non c'è nessuno.
Non posso salvare Lorenzo se non so nemmeno dove sia.
Qualcosa si aggrappa alle mie caviglie e mi porta giù, facendomi bere e prendere un colpo.
Naturalmente quel qualcosa è quel decerebrato di Bernardi.
-Emerita testa di cazzo!-
Appena risaliamo in superficie, lui senza fiato per le risate, tutta la preoccupazione di prima naviga via assieme alla corrente e l'unica cosa che mi fa sentire bene è cominciare a picchiarlo come facevo quando avevamo solo cinque anni.

Ormai il cielo è di un blu notte e le onde del mare si sono fatte più alte e vivaci, accompagnate da una fresca bava di vento.
Mi siedo sulla sabbia, bagnata ed esausta e mi lascio cadere all'indietro.
Siamo rimasti ad annegarci a vicenda per tutto questo tempo e, anche se detesto ammetterlo, non mi sono mai divertita così tanto. Ho bevuto più di quanto faccia in una giornata e ho riso più di quanto faccia in un mese. Lorenzo mi ha caricata sulla schiena e dopo essere stata impanata nella sabbia, mi sono vendicata abbassandogli il costume mentre nuotava. Non che sia riuscita a vedere, ma per lo meno il plancton o qualsiasi altra cosa viva lì sotto si è fatta gli occhi.
Mi sono sentita ancora una ragazzina e più rideva, più io ridevo.
-Aaah.- si corica accanto a me, portandosi le mani dietro la testa:-Forse Debora ha già deposto.- dice.
-In tal caso congratulazioni per essere diventato padre.-
-Grazie, congratulazioni per essere diventata madrina.-
-Grazie.-
Comicia a ridacchiare, alzandosi i capelli bagnati dalla fronte.
-Che c'è da ridere?- gli chiedo, controllando la mia camicia e i miei capelli. Sembra tutto a posto.
-Debby, tu non cambi mai.- risponde, scuotendo la testa.
-Mhm...nemmeno tu, purtroppo.- ribatto.
-No, sul serio. Intendo dire che sei sempre la solita testarda, rompi palle, sarcastica, manesca, stronza,...-
-Ok, può bastare, ho afferrato.- lo zittisco, offesa:-Tu sei il solito infantile, iperattivo, irritante, insopportabile, stronzo,...-
-Però eccoci qua.- ora è lui a interrompermi:-Due ragazzi che non si sopportano su una spiaggia la notte di San Lorenzo.-
-E con questo?- domando alzandomi a sedere e guardandolo.
-Volevo solo farti ridere, Debby.- dice serio:-Mi piace quando ridi, o sorridi...o quando ti diverti e non mi tratti come un povero abbietto, perché è questo che fai tutto il tempo, no?-
-Oh, beh...di certo non ti aspettavi un trattamento speciale dopo che hai reso le mie vacanze un inferno per vent'anni, vero, Lorenzo?-
Anche lui si alza a sedere, arrabbiato:-E poi a chi dai dell'infantile, eh? Eravamo bambini, per Dio! E' questo che fanno i bambini, si divertono a prendersi in giro! Ma tu sei sempre stata così, mi hai sempre odiato e per una sera volevo pensare che dopo ben vent'anni avessi smesso di farlo. Forse mi sono illuso per niente, forse non ho mai capito che è questa l'opinione che hai di me e non la cambierai.-
Lo fisso incredula e offesa allo stesso tempo. Così è questo quello che pensa di me.
-Ce ne hai messo di tempo ad arrivarci!- sbotto, senza riuscire a reprimere l'orgoglio.
-A volte ti riscopri a odiare le persone che ti odiano.- dice allora, deluso, alzandosi in piedi.
-Te ne vai, adesso?- gli chiedo, trattenendo malamente il tremore della voce.
-Non sarei nemmeno dovuto venire qui.- ribatte incamminandosi lungo la battigia, senza che io riesca a reagire.
Do un calcio alla sabbia e mi siedo, affondando la faccia nelle mani.
Mi odio perché mi sto sentendo un verme. Non dovrebbe importarmi di essere stata così stronza con un demente del genere e invece è tutto il contrario. Ho detto quelle cose perché non riesco ad ammettere che in realtà anche a me piace vederlo sorridere e divertirsi, che ho adorato la sorpresa della tartaruga e non sono nemmeno riuscita a dirgli grazie. Ha ragione: sono una persona orribile ed è logico che mi odi. Io e il mio stupido orgoglio.
Alzo gli occhi sulla distesa scura sopra il mare, un manto bucherellato dai cui fori escono migliaia di raggi di luce e vedo una stella cadente e il suo riflesso sull'acqua.
Vorrei poter ricominciare tutto da capo...
Sì, è il mio desiderio, ma so che non si avvererà, quindi mi lascio cadere sulla sabbia e inizio a piangere in silenzio.
Lacrime per essere stata stronza, per essere me stessa e non capire quanto valgano gli altri per me.

-Debby...Debby...-
Qualcuno mi scuote, perché a quanto pare devo essermi addormentata.
Apro mezzo occhio e riconosco il viso di Lorenzo sopra il mio, lo sguardo preoccupato.
-Grazie a Dio non sei morta!- sospira di sollievo, mettendosi a sedere vicino a me.
-Perché dovrei esserlo?- apro entrambi gli occhi, ma vengo accecata da una luce artificiale che conosco molto bene: quella del mio lampadario.
-Dove diavolo siamo?-
Mi metto a sedere e mi guardo intorno riconoscendo pian piano il mio appartamento. Guardo fuori dalla finestra e scopro con orrore che è rotta su uno sfondo arancio-rosa.
-Oddio, no...- Lorenzo mi accarezza la fronte e io raggiungo i 57 gradi, diventando color sangue arterioso.
-Che...che fai?-
Mi guarda con una punta di panico:-Sei più grave di quanto sembri...sai chi sono io?-
-Sì, cretino, lo so.-
Sospira un'altra volta e mi fa vedere l'appartamento:-Questa è casa tua.-
-Ma mi prendi per scema? Lo so dove sono, la mia domanda è...perché siamo qui? Come ci siamo arrivati?-
-Beh, tu ci vivi. Io ero venuto per...- guarda in basso, mordendosi un labbro:-Senti, mi dispiace, quando ho lanciato quel sasso non miravo al vetro e di sicuro non volevo colpirti, è solo che non mi aprivi la porta! Non volevo farti male, sul serio. Penserai che sono anche un violento.-
Lo guardo un po' spaesata:-No...veramente...che giorno è?-
-Oh Gesù!- si mette le mani nei capelli, sull'orlo della disperazione.
Mi viene da ridere perché si sta preoccupando per me, quando poco prima ci siamo scambiati parole d'odio profondo.
-E' il 10 agosto, Debby. Ti porto all'ospedale.-
Il 10 agosto...al tramonto...
-No! Portami dove volevi portarmi!- lo fermo, trattenendolo per un braccio.
Mi guarda corrucciato e spaesato:-Non ho detto che ti avrei portata da qualche parte...-
Sorrido e lo abbraccio di slancio, qui, sul pavimento dell'appartamento in cui sono cresciuta, estate dopo estate, assieme a lui.
-E con questo...?- mi chiede, sempre più confuso.
-Non lo so, è solo che mi è capitato di pensare...non credi che siamo cresciuti per continuare a odiarci?-
-Lo...credo, sì.- si gratta la testa, guardandosi intorno:-Per caso ti è anche capitato di pensare che ti avrei chiesto di venire alla spiaggia con me?-
Mi alzo in piedi:-Niente scherzi sott'acqua?-
Sorride, a metà tra il sorpreso e il divertito:-Niente scherzi sott'acqua.-
-Allora andiamo.- dico sorridendo.
-Poi però mi spieghi.- fa, seguendomi e trascinandomi fuori dalla porta.
-Solo dopo aver guardato assieme le stelle cadenti.-
-Ma tu non credi a quelle cose...-
-Ci credo, ci credo.-


Salve a tutti, non avevo idea che avrei pubblicato qualcosa per questo concorso. Beh...a dire il vero non avevo idea che avrei pubblicato. Ma eccomi qua; ho sentito al TG della notte di S.Lorenzo e non ho resistito.
E' una storiella senza pretese...qualcosa per sentirmi parte del concorso e aggiungere un po' si sole all'estate ;)
Spero vi sia piaciuta e che mi lascerete un commentino!

***Per ringraziare il mio angelo custode, vi spedisco dritte dritte a leggere la sua storia, di cui non si può non innamorarsi: 
Io e te è grammaticalmente scorretto

Baci baci,

Vanilla P.
  
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